incesto
Mia sorella Jolanda e mamma Cap. 6
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12.02.2025 |
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"Quella “scoperta” del tutto casuale, però, mi fece capire tre cose che mi cambiarono la vita,
La prima, che avevo un punto all'interno della vagina..."
Capitoli precedenti di questa storia, pubblicati nelle seguenti date:26/02/24 Sezione Trans Cap. 1
03/03/24 “ “ Cap. II
27/03/24 “ “ Cap. III
10/04/24 “ “ Cap. IV
12/01/25 “ Incesto Cap. 5
Devo confessarlo: sono una grandissima troia, una vacca che adora il cazzo e mi fa impazzire di piacere sentirlo stantuffarmi con forza la figa e non solo quella.
Non ho preferenze specifiche. Che sia di medie dimensioni o che sia abbondantemente più lungo, che sia di un “bianco” piuttosto che di un “black” o di un“arabo”, che abbia la cappella molto larga oppure piccola ma con l'asta che si allarga fino alla base, non me ne importa proprio nulla.
Quello che mi interessa davvero, invece, è che deve essere durissimo, che duri a lungo e riesca a scoparmi tre/quattro volte in un solo pomeriggio o anche più volte in un'intera notte.
Ma, il mio sogno più grande, resta quello di un cazzo XXLL di una trans di carnagione olivastra, vista in un video porno che, incredibile, sborra undici fiotti di filato di cui i primi cinque scagliati violentemente in alto e, e gli altri a diminuire nel getto ma non nella quantità.
Vorrà dire che se non trovo un maschio con questa capacità di schizzare almeno tre dita sborra in bicchiere da vino, non mi dispiacerebbe affatto cercare una trans, potente come quella del video.
Spero solo che non resti un sogno e voglio sperare che, da qualche parte, esista un maschio o, come detto, una trans con quelle capacità e che perciò, prima o poi, riuscirò a vederlo realizzato!
Devo dire che non sono una donna che ha scoperto tardi questa esagerata predisposizione al sesso perché, fin da quando avevo poco più di 13 anni, avevo già cominciato a “sentirla” un giorno che, fatta la doccia e passando energicamente l'asciugamano tra le cosce, venni investita da un piacere talmente intenso che, continuando a sfregarlo sulla parte alta della vagina, arrivai al mio primo violento orgasmo che mi fece uscire una specie di liquido che mi bagnò completamente le cosce.
Allora, mi lavai di nuovo per rimuovere quegli umori ma, rifacendo asciugandomi con una seconda lavetta, quel piacere si ripresentò ancora una volta con la stessa forza del primo.
Mi dissi da sola “Se succede questo con un tessuto di cotone, perché non provare con le dita della mano a strofinarmi quel “bottoncino” così immensamente sensibile?”
Perciò, appoggiai la lavetta sul mobiletto del bagno, allargai le cosce e cominciai a strofinarlo con tre dita, prima lentamente per vedere se la mia intuizione fosse fondata, poi non appena un nuovo piacere iniziò a palesarsi, aumentai il ritmo e quel piacere salì di molto in intensità.
Presi, allora, coscienza che ne stavo diventando preda ma anche del fatto che potevo spingermi più oltre fino ad arrivare ad un secondo e più violento orgasmo.
Quella “scoperta” del tutto casuale, però, mi fece capire tre cose che mi cambiarono la vita,
La prima, che avevo un punto all'interno della vagina sensibilissimo che si chiama clitoride e che quello che avevo fatto non era altro che una masturbazione.
La seconda, molto più incredibile, era che potevo farlo tutte le volte che avrei voluto ma, soprattutto, che l'avrei potuto fare “comodamente” nel mio letto magari di sera tardi quando tutti dormivano e non c'era pericolo che sentissero i miei gemiti, poi lamenti e, infine, gli urli che avrei potuto in qualche modo “soffocare” ma che, comunque, sarebbero stati piuttosto forti.
Quella stessa sera, allora, lo feci di nuovo augurandomi di trattenere al massimo ogni rumore.
Mi spogliai nuda, mi stesi sul letto, allargai quanto più potevo le gambe e iniziai a masturbarmi il clitoride e, nel giro di pochi minuti, dovetti schiacciare forte la faccia sul cuscino perché fu talmente forte il piacere che provai nel momento in cui arrivai all'orgasmo che avrei fatto tremare le pareti.
Quella sera che presto divenne quasi notte, lo rifeci ancora due volte ma, inserendo un immagine nella mente di avere dentro di me un cazzone di un uomo di mezza età, grande e grosso, che mi scopava in modo animalesco penetrandomi e/o mi sodomizzava con furia e, in entrambe le volte, gli orgasmi furono così devastanti che mi fecero fremere il corpo come una foglia al vento mentre il respiro diventava affannoso.
Ormai era chiaro che il meccanismo dell'immaginazione associata allo sfregamento del clitoride produceva, un circolo “virtuoso” di auto alimentazione perfetto al punto che, una volta affinato quel meccanismo e diventata padrona di quella parte del corpo, riuscivo ad arrivare anche a tre/quattro orgasmi consecutivi che, però non riuscivano ad acquietarmi tanto facilmente e andavo avanti per ore fino a quando rimanevo senza fiato ma, fortemente bagnata da un fiume di umori che cadevano su una traversa impermeabile che, opportunamente, avevo steso sul mio letto.
Tranne questo aspetto legato al sesso, comunque, la mia vita trascorreva tranquilla, come tutte le ragazzine, tra casa e scuola salvo uscire con un'amica qualche pomeriggio di sabato o domenica.
Poi, un giorno, quella “tranquillità” andò in frantumi quando i mie genitori, che mi erano sempre apparsi molto uniti e innamorati, si separarono senza che io ne conoscessi la ragione.
Solo tempo dopo, mia madre con la quale vivevo insieme al mio fratellino di circa tre anni meno di me, prendendola da lontano mi confidò che cosa era successo tra loro due.
“Vedi tesoro, talvolta durante il matrimonio può capitare che avvenga che uno dei due conosca un'altra persona di cui e che se ne innamori e, quindi, se ne vada via da casa a vivere con lui/lei.”
“Mi stai dicendo che papà si è invaghito di un'altra donna?” le chiesi
“Tuo padre non sarebbe mai stato capace di fare una cosa del genere, era troppo preso dal lavoro ma, ora che sei grande per poterlo capire, posso dirti che era anche poco propenso a darmi quelle cose che una donna si aspetta e non mi riferisco solo al tenore di vita ma anche ad altro.”
“Allora, questa cosa è accaduta a te?” le chiesi.
“Cinque anni fa conobbi un uomo durante un corso di formazione nel quale lui era un docente di “Comunicazione e Marketing”, una materia davvero molto interessante. Non saprei dirti né il come e né il perché ma quell'uomo risvegliò la fanciulla che ero stata ma che sembrava si fosse perduta.”
“In che senso, mamma, non riesco a seguirti.”
“La fanciulla che sognava il suo “Principe Azzurro”.
“Mamma, ma quella è solo una fiaba! Te lo devo dire io?”
“Certo lo so bene che è una fiaba! Era solo una semplificazione, sei ancora una ragazzina e certi argomenti sono davvero troppo difficili da affrontare.”
“Forse perché c'è di mezzo, il sesso, è così?”
“Per le donne che sono o si sono trovate nella stessa situazione, forse non è una questione di sesso ma “solo” di un forte senso di solitudine o di stanchezza per un rapporto matrimoniale senza più amore o anche solo affetto. Quando sarai più grande ti dirò molte cose sul sesso, così non rischi di credere a tutte le fandonie che vengono raccontate da altre ragazzine che non ne sanno proprio nulla ma ne parlano solo per sembrare più grandi e fanno le saputelle.”
“Posso farti solo una domanda, mamma?”
“Certo che puoi ma, come ti ho già detto, non sull'argomento “sesso”
“Quando avevi la mia età, sognavi il “Principe Azzurro” che ti avrebbe fatto innamorare e con la fiaba che finiva con “...e vissero felici e contenti?” ma che, come è successo, invece, è finita con la separazione o desideravi, piuttosto, di fare l'amore con l'uomo che un giorno avresti incontrato?”
“Posso dirti solo che è una cosa comune di molte ragazze della tua età e con uno spiccato desiderio di stare con un uomo e, in effetti, in fondo in fondo, era proprio quello il mio sogno.”
“Qualcosa tipo non riuscire a dormire la notte per quel desiderio, o meglio quella voglia?”
“A cosa ti riferisci, in particolare?”
“A qualcosa simile a quello che fanno i maschi quando hanno tanta eccitazione!”
“Il fatto di masturbarsi?”
“Si mamma, proprio quello!”
“Ma che domande fai ma, soprattutto perché le fai?”
“Ti prego, mamma. Per me è importantissimo saperlo.”
“Perché è così tanto importante?”
“Perché voglio capire se, a quella età, eri come me.”
Lei restò a lungo in silenzio scrutandomi intensamente, forse cercava di capire quale intendimento fosse celato in quella domanda così intima e, perciò, pensai che stesse valutando cosa rispondermi visto che avevo usato il superlativo “importantissimo” che richiedeva, pertanto, una risposta sincera e precisa che avrebbe potuto influire molto sulle mie aspettative di fiducia nei suoi confronti.
Un solo attimo di titubanza residua e, poi, finalmente, mi rispose.
“Vedi, la scoperta della sessualità rappresenta il passaggio fondamentale nella crescita dei ragazzi e delle ragazze. Per la generalità delle femmine, di solito questo richiamo del sesso non è fortissimo ma, per altre invece, lo è e diventa una specie pensiero fisso a cui è difficile resistere.”
“Lo conosco bene quel pensiero che altro non è che una immensa voglia che non mi dà tregua.”
“Nel senso che non riesci a frenare quella forza interiore e che, perciò, ti tocchi nelle parti intime?”
“Mi vergogno a dirlo ma è proprio così e quando incomincio vado avanti fino allo stremo.”
“Credo proprio che sia arrivato il momento di dirti tutto perché, da quello che dici, sei molto più avanti della tua età e, perciò, non posso più nasconderti nulla. So bene di cosa parli e che cosa ti sta succedendo perché anch'io ero così quand'ero addirittura più piccola d'età. Mio padre tornava a casa giusto in tempo per preparare la cena e, poi, stanco morto andava a letto ed io che, nei lunghi pomeriggi che ero sola in casa non avendo nessuno che mi tenesse compagnia perché mia mamma, purtroppo era venuta a mancare quattro anni prima e non avevo nessun fratello né sorelle, sotto lo stesso identico impulso che tu hai, anch'io mi stendevo sul letto ed iniziavo, come te, a toccarmi lì passando, con le dita di una mano, il clitoride mentre guardavo la sua reazione dentro uno specchio, che sorreggevo con l'altra mano, vicinissimo alle piccole labbra e questo faceva aumentare la mia eccitazione fino ad arrivare a urlare per l'intensissimo piacere che provavo.”
“E' incredibile, siamo in tutto e per tutto uguali.” esclamai quasi con fierezza.
“E' una caratteristica delle donne della nostra famiglia, tutte molto sensibili al richiamo sessuale.”
“Di quale altra donna parli? Cos'altro non so?”
“Come ti ho detto, mia mamma venne a mancare quando io ero piccola e lei ancora molto giovane. Papà, l'amava tantissimo e si era innamorato di lei fin dal primo sguardo e si sposarono appena diventati maggiorenni e la loro fu una bellissima unione piena d'amore dell'anima e del corpo ma era posseduta dal demone del sesso e, non passavano giorni in cui, non andasse a far sesso con qualche uomo già conosciuto o occasionale. Mio padre andava a cercarla dappertutto, qualche volta la vedeva in giro in cerca di uomini e, allora, la riportava a casa mentre lei sbraitava di lasciarla andare dove voleva, molte altre volte, poi, non rincasava per giorni interi e tornava con le occhiaie e stremata per quello che aveva fatto che tu, adesso puoi immaginare. Alla fine, lui non andò neanche più a cercarla e lei, ormai priva di qualsiasi legame, spariva per settimane intere. Qualche sbruffone, iniziò a raccontare che, almeno due giorni a settimana, lei si recava a casa di un uomo, una villetta appena fuori il paese, nella quale sistematicamente si dava totalmente e completamente a decine di uomini durante un intero giorno e parte della restante sera e notte. Mio padre volle a quel punto cambiare città ma anche lì, mia madre non smise le sue frequentazioni ma, un brutto giorno, le venne diagnosticato un male incurabile alla testa che la portò, nel giro di pochi mesi, alla fine.”
“Era in poche parole una ninfomane? Non è che lo sono o che lo diventerò anch'io?” chiesi.
“Lei lo era, forse a causa di quello che le venne diagnosticato ma, tranquilla, noi due non lo siamo di certo. Quello che ci accomuna, invece, è solo una fortissima attrazione verso il sesso che, peraltro, è diffusa tra tantissime donne ma, adesso non è il momento di continuare su questo argomento. Per ora pensa solo a studiare e a diventare, fra qualche tempo, una donna adulta e, soprattutto, che si gode la vita come meglio crede.”
“E tu te la stai godendo la vita?”
“Nei limiti del possibile, sì e ne sono contenta.” mi rispose.
Da quel dì, il rapporto con mamma cambiò radicalmente perché avevamo scoperto di essere uguali in tutto e per tutto e, questo, rese il nostro vivere nella stessa casa, molto più sereno e schietto.
Nel frattempo, lei continuava a uscire col suo uomo ma da quello che mi aveva detto, non solo con lui sia prima di conoscerlo che dopo.
Poi, un giorno mi comunicò che Giacomo, il suo amante, sarebbe venuto a stare da noi per qualche tempo perché stava ristrutturando la casa che aveva acquistato e nella quale sarebbe si sarebbe trasferito appena finiti i lavori e lasciando la sua città che era in tutt'altra città.
Giacomo arrivò, qualche giorno dopo, seguito da un tassista con due voluminose valigie che furono depositate nell'ingresso insieme alle altre due che lui stesso aveva appena portato.
Beh, devo dire che mia madre aveva scelto proprio bene, Giacomo era proprio un bell'uomo sulla cinquantina o poco più, elegante, con un fisico nella norma ma soprattutto, colto e affascinante e, quando me lo presentò, immediatamente tra di noi scattò una reciproca simpatia. Evidentemente io e mamma avevamo proprio gli stessi gusti in fatto di uomini.
Lei, che già di norma vestiva elegante mi sembrò anche che avesse cambiato qualcosa nel suo aspetto. La vedevo più bella e più sorridente del solito. A quell'epoca, poco meno che quarantenne, era nel fiore degli anni e, passata la “bellezza del somaro” della giovinezza, era diventata una donna con una sensualità nella voce e nel corpo che avrebbe fatto morire di invidia molte ragazze e donne.
Nelle mie fantasie sessuali, Giacomo diede un volto all'uomo che vedevo sopra o dietro di me che mi penetrava, diventando così l'oggetto del mio desiderio e, sapendo che in quei momenti stava penetrando mia mamma perché sentivo, attraverso la parete della mia cameretta, i suoi lamenti ritmati all'unisono col rumore delle palle di Giacomo contro le sue natiche, sempre più veloci e infine i suoi gridi all'arrivo dei numerosi orgasmi cui arrivava, cercavo anch'io il ritmo di quegli affondi col mio titillarmi il clitoride e godere nello stesso momento facendo però attenzione a non lasciarmi andare a lamenti e urli troppo forti che avrebbero potuto sentire anche loro, compreso il mio fratellino che, per fortuna a quell'ora dormiva beatamente nella sua stanzetta che era abbastanza lontana dalla camera da letto in cui loro scopavano e dalla mia cameretta dove io mi masturbavo.
A quei tempi, erano passati ormai tre anni da quando Giacomo era arrivato a casa nostra e non si era più trasferito nella sua nuova casa dopo la fine dei lavori dandola in affitto, mio fratello era appena all'inizio dell'adolescenza e, pur se 13enne, non sembrava ancora interessato al sesso solitario anche se, ogni tanto, lo vedevo entrare nella stanza da bagno e restarci per quasi una mezz'ora e, poi, uscire rosso in viso ma con aria soddisfatta.
Probabilmente, al di là di quello che pensavo, aveva già iniziato a masturbarsi come tutti i maschietti a quell'età, forse perché aveva qualche interesse nei confronti di qualche ragazzina che, come si sa, alla stessa età erano in piena trasformazione del corpo e, talvolta, sfoggiavano anche seni di terza o quarta misura e fianchi già ben marcati.
Era proprio un bellissimo ragazzino, con un viso dai lineamenti piccoli, begli occhi grandi, un corpo esile e capelli che mia mamma aveva voluto che fossero un po' lunghetti fin quasi alle spalle.
Una sera, mi chiese se poteva dormire vicino a me perché stava attraversando un brutto periodo di cui, però, non volle parlarne ma si vedeva chiaramente che era triste e turbato da qualcosa.
Quando entrò nella mia cameretta, ero già a letto abbastanza acquietata dopo aver goduto per tre volte nel giro di quasi un'ora e non l'avevo sentito entrare ma, quando mi parlò, mi girai e vidi nel suo sguardo una richiesta d'aiuto, allora scostai il lembo del lenzuolo e lo accolsi nel mio letto.
“Dai, stai tranquillo. Adesso dormi e vedrai che domattina sarà tutto passato.” gli dissi con affetto.
“Mi abbracci fino a quando non mi sono addormentato?” mi chiese con l'aria di un cucciolo.
Allora, si girò dall'altra parte ed io lo abbracciai ma, nel momento in cui, lo strinsi a me per dargli un po' di conforto, mi resi conto che ero completamente nuda e, allora, mi girai dall'altra parte.
Durante la notte, però, mentre ero nelle “braccia di Morfeo”, avvertii una leggerissima sensazione di qualcosa che mi sfiorava il ginocchio e, ma sempre in modo leggerissimo, saliva lungo la coscia.
Mi destai, allora, senza muovermi per non svegliarlo ma, con mia grandissima sorpresa, mi resi conto che quel leggerissimo sfioramento era la sua mano che, ormai, era già arrivata al mio inguine.
“Hai capito il fratellino, che birbante è? Chi lo avrebbe mai immaginato!” dissi tra me e me.
Rimasi per un po' a meditare cosa dovevo fare, avrei potuto spostarmi più in là ma rischiavo di cadere dal letto, oppure prendere la sua mano e spostarla per fargli capire che non volevo.
Mentre ragionavo su cosa fare, la sua mano si spostò sul mio pube e subito mi procurò una iniziale eccitazione e, allora, pensai che forse quel suo modo di fare era dovuto ai primi turbamenti sessuali di un adolescente e, visto, che era così turbato e triste, forse l'avrei dovuto lasciar fare e, perciò, lentamente e facendo sempre finta di dormire, piano piano allargai le cosce.
Si fermò per qualche secondo trattenendo il respiro e, fu in quel momento che decisi di lasciarlo fare perché, da un lato, volevo vedere dove voleva arrivare ma, dall'altro, il piacere che mi procurava quel leggerissimo tocco, mi stava facendo venire i brividi.
Allora, mi girai nel letto mettendomi supina e aspettai la sua reazione che non si fece attendere.
Si girò sul fianco e ricominciò a far scorrere la sua mano meno lentamente e, quando la sentii appoggiata di nuovo sull'inguine, facendo finta di sognare qualcosa di piacevole, aprii ancora un po' di più le cosce mentre emettevo un delicato mugolio.
Forse era convinto che stessi davvero sognando o forse aveva intuito che, pur sapendo quello che stava facendo, gli stavo permettendo di farsi quell'esperienza, fatto sta che la sua mano si era già appoggiata sulla vagina e un dito stava iniziando a passare lungo le grandi labbra della mia figa immediatamente reagì iniziando a bagnarsi.
Evidentemente, se ne era accorto anche lui perché restò per un attimo fermo ed io avvertii che si stropicciava il dito con il pollice per quel senso di appiccicaticcio che sentiva.
Poi, sembrò aver capito che non era nulla di anormale e, allora, con maggiore decisione ma sempre con molta delicatezza, infilò nuovamente la punta del dito appena fuori il mio orifizio vaginale e, subito dopo, cominciò a salire fino ad arrivare al mio clitoride.
Una scossa di piacere immensa mi attraversò tutta la schiena ed io mi lasciai sfuggire, senza riuscire a fermarlo, un nuovo mugolio.
Probabilmente non conosceva come era fatta una vagina e men che meno che ci stesse quel “bottoncino” che così frequentemente strofinavo fino all'orgasmo, infatti si fermò per qualche secondo prima di cominciare a palparlo e, poi, far scorrere delicatamente il dito su e giù.
Ci “giocò” per un paio di minuti, poi, all'improvviso si girò dall'altra e si addormentò quasi immediatamente ed io ne fui certa dal respiro regolare che aveva, pago di quella esperienza.
Ma, ormai, la mia eccitazione era arrivata talmente al massimo che non riuscii più a frenarmi e, senza gemere troppo, mi masturbai con crescente vigore fino al momento in cui dovetti “silenziare” il violentissimo orgasmo a cui ero pervenuta.
Non ne parlammo mai di quello che era successo e il nostro rapporto non fu minimamente turbato ma, quel ricordo insieme all'immagine di Giacomo che mi scopava anche il culo, fu al centro di tutte le altre volte che mi masturbai senza trovare pace se non dopo almeno quattro/cinque orgasmi.
Passarono un paio di mesi e un pomeriggio di un sabato in cui che ero da sola perché il mio fratellino “birichino” era andato al mare a casa dei nostri zii per una decina di giorni, mi ero fatta ben due docce con acqua fredda per cercare di darmi una calmata perché, dopo essermi titillata il clitoride, preda di una voglia di straordinaria impellenza che mi aveva portata a godere già tre volte la mattina, ci provai in tutti i modi ma la voglia, anziché diminuire, restava forte alimentata come sempre dall'immagine di Giacomo che mi sbatteva furiosamente come un toro.
Mi dissi, allora, che non c'era nulla fare, quel demone che mi aveva reso sua schiava era impossibile combatterlo e, se non proprio sconfiggerlo, almeno potevo provare ad acquietarlo per un po'.
Faceva molto caldo, quel pomeriggio, e decisi di non stendere la traversa sul letto, poi, mi spogliai totalmente e, mentre con le dita della mano sinistra mi accarezzavo e, poi, strizzavo i capezzoli, con tre dita dell'altra mano, ben bagnate dagli umori che erano già usciti, cominciai a titillarmi il clitoride che presto si inturgidì e si gonfiò per l'afflusso di una grande quantità di sangue.
Stavo già, godendo appieno del piacere crescente che la stimolazione continua e sempre più frenetica mi stava procurando e stavo per raggiungere un nuovo intensissimo orgasmo, quando si aprì la porta della cameretta ed entrò Giacomo.
Care lettrici e cari lettori, se questo racconto vi è piaciuto e vi interessa conoscere come continua, lo potrete leggere nel prossimo capitolo. Vi prego di lasciarmi un commento che potrà aiutarmi a capire se continuare o meno a scriverne altri. Grazie.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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Commenti per Mia sorella Jolanda e mamma Cap. 6:
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