trans
Storia di Yara. Verso la transizione Cap. 2
di Lorella65Trav
12.08.2024 |
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“In che senso, sono qui per te?” le chiesi con meraviglia..."
Questo racconto, come il precedente Cap. 1, è totalmente frutto della fantasia così come lo sono i nomi e i personaggi dell'intera storia e come lo saranno anche i successivi capitoli. Ero molto contento di aver conosciuto “Nove”, era bella e affettuosa ed ero sicuro che saremmo diventate amiche e, soprattutto, che sarebbe diventata il modello a cui ispirarmi per la sua grazia e per il portamento che mi era parso molto elegante sia nel corpo che nei gesti.
Pensai anche che finalmente avrei potuto seguire la mia vera natura che avvertivo, adesso, ancora più pressante forse perché libero, ormai, di comportarmi come una femminuccia senza più l'assillo degli altrui giudizi.
E il mio pensiero andò subito a mia madre che mi aveva sempre appoggiato fin dal primo giorno in cui le avevo confessato di sentirmi femmina e che aveva pagato duramente questo suo amore nel difendere questa mia “particolarità” subendo ulteriori percosse da mio padre e fino ad arrivare a quel gesto estremo che le era costata la vita.
Ma, adesso, la domanda più importante in assoluto a cui dovevo dare precisa e definitiva risposta a me stesso, era se volevo rimanere un ragazzo semplicemente effeminato oppure se volevo diventare una donna e, se questa fosse stata la strada da me scelta, intraprendere poi il percorso di cui mi aveva parlato “Nove”.
Ci pensai a lungo mentre ero steso sul letto con ancora l'accappatoio addosso e non riuscivo a prendere sonno perché le emozioni che mi affollavano la mente, il desiderio di realizzare il sogno ma anche la paura di prendere una decisione di prendere o l'una o l'altra strada sarebbe stata quella che avrebbe cambiato per sempre la mia vita.
Alla fine, quando ormai era già notte fonda, presi coscienza che quello che nel profondo del mio animo desideravo era quello di diventare una donna.
Ma, anche questo, poneva un ulteriore interrogativo forse ancora più importante, volevo solo diventare una donna oppure una vera trans come quelle che avevo visto sul lungomare, e sperare,
sopra ogni cosa, di diventare anche bella come la mia nuova amica.
La risposta che mi diedi fu che quest'ultimo era esattamente quello che sognavo di diventare e già mi vedevo alta, bella, slanciata, molto femmina e desiderabile insomma una vera gran figa.
Perciò, aprii, di nuovo l'armadio ed iniziai ad esaminare quello che conteneva e che era tutto e solo per me, dalle gonne di vari tipi e colori ai top molto belli, per passare poi ad una serie di abitini, alcuni dei quali cortissimi e sexy, quattro paia di scarpe di cui un paio di décolleté con tacchi da 8 e 12 cm. e due paia di sandali aperti ciascuno con tacchi da 12.
La lingerie, poi, era bellissima e di gran classe, costituita da svariate paia di calze da quelle velatissime da agganciare agli splendidi reggicalze di vario colore a quelle, invece, a rete piccola o a rete larga tutte autoreggenti e, da ultimo, una gran quantità di perizomi o tanga di tutti i tipi e colore.
“Come farò mai ad imparare a vestirmi, ad agganciare i reggicalze e, soprattutto, ad imparare a camminare su quelle scarpe?” pensai con molta preoccupazione, poi mi dissi “Da domattina, lo saprò di sicuro e se non direttamente dal “Professore”, sicuramente potrò saperlo da “Nove” e dalle altre ragazze. Per adesso metterò questa lingerie per il resto della notte e, domattina, deciderò come vestirmi sperando di non apparire ridicolo sia nel caso in cui dovessi indossare qualcosa femminile che nel mettere una delle magliette e un paio di pantaloncini che avevo portato con me.”
Mi infilai, allora, un babydoll rosso e la prima sensazione piacevolissima che provai fu quella sentirmi accarezzata dal suo tessuto leggerissimo e morbido e dandomi un'occhiata allo specchio, onestamente, pur vedendomi un po' strano, non mi sembrò di essere proprio ridicolo.
All'improvviso, in quello stesso momento mi accorsi che pensavo a me usando ancora aggettivi e articoli ancora al maschile ma, considerato che la mia decisione irrevocabile era stata ormai presa, iniziai subito ad usare qualsiasi termine coerente con la mia vera natura e, perciò, messami a letto tutta nuda e vestita solamente dal babydoll, il piacere di sentire le cosce, le gambe e il torace dolcemente accarezzate da quella stoffa e dalle lenzuola fu tanto forte che lentamente scivolai nel sonno cullata da tante immagini di me che furono solo al femminile.
La mattina successiva, quando ormai la luce del giorno aveva già rischiarato l'intera stanza ed ero sul punto di aprire gli occhi, sentii nuovamente bussare leggermente alla porta, mi alzai pensando che fosse qualcuno dei collaboratori del “Professore” che passava a sollecitare tutti per la colazione.
Con mio grandissimo piacere, era invece “Nove” che con un bellissimo sorriso mi disse “Buongiorno, cara amica. Dormito bene? E' ora di andar giù per la colazione.”
“Buongiorno a te, tesoro. Sì, ho dormito benissimo e mi sento in piena forma per affrontare questa mattinata che, credo, sarà parecchio impegnativa.” le risposi raggiante.
“Wow! Vedo che hai indossato un bellissimo babydoll e che ti sta davvero benissimo! Brava!”
“Grazie, sono molto contenta di sentirtelo dire.” le risposi raccontandole in breve delle domande che mi ero posta e della decisione che alla fine avevo assunto e, poi, le chiesi “Ma adesso, come mi vesto per la colazione e per tutto quello che dovrò affrontare a partire dal “Professore” e con le altre ragazze, perché non ti nascondo che sono letteralmente terrorizzata dalla paura di sbagliare.”
“Tranquilla, qui nessuno mai giudica gli altri. Se vuoi ti aiuto a scegliere qualcosa di carino e ho notato che hai già iniziato ad usare termini femminili e di questo sono davvero felice.” rispose.
“Menomale che ci sei, sei davvero un tesoro ed io mi affido totalmente a te ma, immagino, che ovviamente non potrei indossare cose come le tue che sei già una bella ragazza, con due bellissime tette e un corpo già parecchio femminile ed io sono ancora molto maschile nel fisico.” risposi.
“Certo, adesso è così ma quando sono arrivata qui due anni fa ero esattamente come te, quindi facciamo le cose step by step e con un po' di pazienza aspettare di diventare così. La prima cosa, però, che ti consiglio è quella di essere sempre in ordine sia nel vestire che nel camminare perché il “Professore” ci tiene molto a questo.”
Andai a farmi una veloce doccia e nel giro di dieci minuti ero davanti a lei con l'accappatoio bianco ancora addosso.
Mi disse di toglierlo perché voleva guardarmi bene per poter scegliere qualcosa di adatto a me.
“Beh, sono contenta di vedere che hai belle gambe lunghe e slanciate, un corpo sottile per niente troppo maschile e, soprattutto quello che hai di splendido, è un bellissimo sedere, rotondo e sodo che non è proprio da tutte averlo “nature” e credo proprio che ti aiuterà molto una bella gonna corta di colore nero, una camicetta carina con le maniche lunghe e, un paio di décolleté con tacco 8 che te lo farà alzare ulteriormente anche se di poco rispetto a quello che avrai con un tacco 10 cm.”
mi disse e, quando, indossai quello che aveva scelto, mi guardò con gli occhi che brillavano.
“Credo proprio che quando inizierai il percorso di transizione, le cose andranno sempre meglio e ti stupirai, come è successo a me, nel vederti poco alla volta il seno crescere, i fianchi allargarsi fino a cominciare a prendere una forma più femminile e sono felice della decisione che hai preso. Fin quando sarò in questa villa, ti seguirò come una sorella maggiore e sono sicura che anche tu diventerai una sventola di ragazza. Adesso, però, affrettiamoci che è già ora di scendere.”
Pochi minuti dopo arrivammo in vista della sala della colazione dalla quale si sentivano provenire varie voci due che sembravano femminili ed una di un ragazzo che, però, vibrava nell'aria in modo alquanto giocoso e civettuolo.
Appena entrati, si ammutolirono un breve istante, poi i tre si alzarono da tavola e con grande gioia quasi mi accerchiarono e sentii i loro corpi che mi abbracciavano stretta.
“Ciao, noi siamo i tuoi nuovi amici e siamo felici di conoscerti. Io sono “Undici”, lei invece è “Dieci” e lui, che è arrivato solo due mesi fa, è “Dodici.” mi disse una ragazza molto carina, rossa naturale con bellissimi occhi verdi e una pelle bianca come la porcellana e con un seno con capezzoli scuri in areole più chiare che spingevano sotto il top bianco di tessuto leggerissimo.
“Undici”, invece, era l'esatto contrario, scura di pelle con occhi il cui bianco risaltava enormemente nel viso e, con al centro, pupille nerissime come olive nere. Alta poco più di me ma con un corpo già in chiara fase di transizione, vestiva un leggera camicia lunga appena sbottonata nella parte bassa e, da quello spacco, uscivano due bellissime gambe lunghe e ben tornite e con un fondoschiena straordinariamente rotondo appoggiato su sinuosi fianchi.
“Dodici” invece era un ragazzo più o meno della mia età, alto ma anche lui con un fisico magro, quasi esile come me, con dei lineamenti molto piccoli e grandi occhi che mi guardavano con simpatia. Era esattamente come lo avevo immaginato sentendo la sua voce, un femboy molto carino, con gli occhi truccati e le ciglia con un leggerissimo mascara vestito con con dei leggerissimi leggins neri talmente stretti che mettevano in gran risalto un magnifico culo che sporgeva in modo imponente ma che rientravano dentro lo spacco delle natiche, sopra una camicetta color crema aperta fin quasi all'addome, orecchini a clip e un bel taglio di capelli corti sbarazzino e pieno di ciuffi nerissimi con punte di blu.
Ma, tra di loro, era “Nove” che spiccava per bellezza, femminilità e grazia, con una minigonna cortissima che faceva risaltare le bellissime gambe, lunghe e slanciate, le cosce già ben tornite di rotondità pressoché perfetta e, attraverso la camicetta bianca, aperta di qualche bottone, che lasciava intravedere i seni, forse una seconda misura, perfetti e con capezzoli duri e sporgenti e, così, la sua straordinaria femminilità, anche se ancora “in divenire” ma superbamente presente, si accentuava ancor più anche grazie a un'andatura sinuosa, leggermente ondulante sopra altissimi tacchi.
Dopo i convenevoli di rito, ci sedemmo tutti a tavola e iniziammo a mangiare quella che non era proprio un semplice colazione ma una quantità esorbitante di cose buonissime da mangiare e succhi di frutta, tè e frullati di qualsiasi genere da bere.
Stavamo quasi per terminare quando una collaboratrice del “Professore” venne a dirmi che mi avrebbe condotto da lui per il consueto colloquio con i nuovi arrivati.
La seguii allora, attraverso un meandro di corridoi fino ad arrivare, finalmente, nel suo studio e, dopo che la collaboratrice gli ebbe riferito che ero lì, ebbi il permesso di entrare.
Elegante come lo era il giorno prima, era seduto dietro una grande scrivania e mi invitò a sedermi.
“Eccoti qui, caro “Tredici” dormito bene? “ mi disse affabilmente.
“Sì molto bene, Professore.” risposi.
“Sono contento. Hai conosciuto anche i tuoi nuovi amici, che ne pensi, sono stati affabili con te?”
“Si, molto. Sono simpatici e mi hanno accolto con grande dimostrazione di amicizia.”
Parlammo a lungo, mi raccontò che anche lui era rimasto orfano in giovanissima età ed era stato cresciuto dalla sorella di sua madre, una bellissima donna ma molto licenziosa e che, perciò, conduceva una vita priva di freni e di ritegno morale al punto che, spesso era stato spettatore degli amplessi che lei aveva frequentemente con amanti occasionali.
Raggiunta la maggiore età, ereditò tutte le enormi disponibilità economiche e la villa e si diede anche lui fare una vita simile a quella della zia.
Furono anni molto intensi sotto il profilo del sesso fino a quando conobbe una trans di una spettacolare bellezza e femminilità e, da quel giorno, la sua vita cambiò radicalmente.
Facevano sesso fin dal primo risveglio mattutino ed anche più di una volta al giorno, era una vera passione quella che li aveva travolti ed erano entrambi felici di darsi l'uno all'altra ma non fu solo, tuttavia, una questione di esso perché se l'attrazione inizialmente traeva la sua forza proprio da quella, l'amore poco alla volta ne prese il posto e il legame che li univa divenne indissolubile.
Era bellissimo guardarla mentre si vestiva elegante ma con una spiccata sensualità nel corpo, nell'andatura dei suoi passi e nel parlare e talmente bella e femminile che nessuno avrebbe mai potuto capire che era trans bensì una splendida e desiderabile donna sia quando facevano una passeggiata che quando andavano al cinema, al ristorante, insomma ovunque andassero.
Quella bellissima relazione andò avanti per quasi sei anni, poi un brutto giorno, un incidente stradale del tutto fortuito pose termine alla sua vita giù ad una scarpata mentre stava tornando da lui.
E lui, si sentì, nuovamente solo al mondo perché gli era venuto a mancare l'unica persona che dava senso alla sua vita e fu allora, che decise che avrebbe aiutato tutti i ragazzi,anch'essi orfani, che inseguivano un sogno che era quello di diventare donne.
Perciò, metteva a disposizione esperti medici che li avrebbero seguiti prima, durante e dopo, qualora fosse stata diagnosticata e certificata l'assoluta fondatezza del loro desiderio/sogno per tutto il periodo della terapia ormonale ma anche tutor che avrebbero insegnato loro a parlare con voce femminile, a camminare sui tacchi alti, a vestirsi da donna in modo elegante, a imparare le regole del “bon ton”, a saper comunicare con le persone, affinché diventassero come era il suo grande amore ma senza, comunque, forzature di alcun genere perché i sogni vanno sempre rispettati.
Ed era stato per questo che, come anche per le altre ragazze sue ospiti, saputo che avevo una forte disposizione naturale del mio animo verso la femminilità, mi aveva accolto e aveva fatto riempire l'armadio di abiti, vesti e tutto quanto facesse parte dell'abbigliamento femminile compreso anche quelli intimi ma sempre, però, se io avessi liberamente accettato di seguire il mio desiderio.
“Tutto questo che ti ho raccontato ma anche tutto il resto, presuppone però che tu abbia fermamente deciso di voler realizzare la tua aspirazione a diventare donna. Perciò, ti chiedo formalmente di confermarmi se la tua decisione sia questa.” mi chiese guardandomi dritto negli occhi.
“Sì Professore, è esattamente quello che voglio e che ho sempre desiderato.” risposi.
“Bene” mi disse e poi aggiunse “Allora da questo momento, riferendoti a te dovrai sempre usare il femminile, poi, quando starai per concludere il percorso di transizione, ti sceglierai il nome che più ti piacerà per la nuova identità che ti faremo avere, avvalorata da documenti formali e ufficiali.”
Da ultimo, mi parlò delle regole che bisognava rispettare nel modo più assoluto ma che, comunque, non erano proprio tante.
La prima riguardava l'assoluta riservatezza, verso persone non facenti parte dei suoi collaboratori, riguardo la mia permanenza nella villa e di come avrei trascorso le giornate.
La seconda che mi sarei impegnato a seguire tutti i corsi e le lezioni tenuti dagli esperti docenti e ovviamente seguire nei minimi particolare le prescrizioni dei medici.
Infine, almeno tra quelle più importanti, il rispetto assoluto della puntualità sia per quanto riguardava i pasti e sia per la frequenza dei corsi e di andare a dormire non oltre le 22:00.
Ritornai, allora, nella mia stanza con l'intento di godermi, con calma, la vista di tutto quello che c'era nell'armadio, erano tutti capi bellissimi, morbidi al tatto e di classe e, mentre li accarezzavo pensai che sicuramente avrei potuto indossare quelli della lingerie, in fin dei conti avevo un bel fisichino con un giro vita 60 cm e non avevo le spalle larghe e le braccia muscolose come gli altri ragazzi amici di inizio adolescenza.
Le gambe, poi, erano lunghe, magre e ben fatte senza la caratteristica sporgenza del ginocchio e il fondoschiena bello rotondo e durissimo che sicuramente sarebbe stato messo in risalto dai tanga che si appoggiavano ai lati superiori dei fianchi anche se, essendo troppo piccoli per nascondere il mio “pacco” che, a riposo, già era 15 cm inevitabilmente, sarebbe uscito fuori da sotto.
Per gli abiti, le camicie, i top e le minigonne, però, avevo molti dubbi di poterle già indossare perché temevo di rischiare di essere ridicola ma mi rassicurava non poco l'idea di diventare presto come “Nove” quando avrei cominciato la cura ormonale che avrebbe addolcito i miei lineamenti, che, però, erano già piccoli e il grasso si sarebbe distribuito sui fianchi, sulle gambe e sarebbero cresciute anche le tette.
Mentre pensavo a queste cose, sentii le voci dei miei nuovi amici che allegramente parlavano e scherzavano tra di loro.
Mi feci coraggio, allora, e andai a bussare leggermente alla porta della stanza da cui li sentivo e non posso nascondere che il cuore mi batteva a mille mentre aspettavo che qualcuna di loro aprisse quella porta.
Da quel momento, iniziò la grande amicizia che rimase tra noi cinque per tutto il tempo in cui vivemmo assieme quell'avventura che ci avrebbe portato, una dopo l'altra, alla completa transizione, un gruppo di ragazze che, però sarebbe rimasto solo numericamente sempre lo stesso mentre invece, sarebbe cambiato per la composizione, visto che ogni volta che una finiva l'intero iter, compreso anche gli interventi chirurgici necessari per diventare completamente femmina, avrebbe lasciato la villa e il suo posto sarebbe stato rimpiazzato da una nuova futura ragazza e poi donna.
Il tempo passò ed era trascorso un anno e mezzo dal mio arrivo, nel corso quale, dopo aver fatto tutte le analisi possibili e immaginabili dalle quali era risultato che ero totalmente in perfette condizioni fisiche e sanitarie, avevo anche iniziato primi colloqui con un psicoterapeuta finalizzati a diagnosticare l'esistenza della “Disforia di genere” che avrebbe giustificato la terapia ormonale come primo passo verso la transizione e, perciò, avevo frequentato tutti i corsi del primo anno con i vari tutor di cui mi aveva parlato il “Professore”
Un giorno, arrivarono due bellissime ed eleganti donne che, dopo essere state a colloquio col “Professore”, vennero a prendere possesso ciascuna di una stanza di fianco alle nostre camere.
Quando chiesi a Mireia (questo era il nome che “Nove” aveva scelto) chi fossero e se conosceva il motivo per cui, pur non essendo ospiti come noi, fossero nella villa, mi rispose “Sono due ex ospiti che già da qualche anno sono diventate trans in tutto e per tutto e sono qui per me.”
“In che senso, sono qui per te?” le chiesi con meraviglia.
“Sono qui per completare la mia femminilizzazione come si è sempre fatto qui.” rispose.
“Ma non sei già femmina, anzi una bellissima femmina?” le chiesi di getto.
“Esteticamente sì, sono una femmina ma manca ancora un importante passaggio prima di sottopormi ad una serie di interventi chirurgici, al viso, al seno, al collo per ridurre il pomo d'Adamo, alle natiche e, non da ultimo, al pene per farlo diventare molto più grosso.”
“E in che cosa consisterebbe questo importante passaggio?” chiesi con crescente curiosità.
“Posso solo dirti che anche tu e le altre ragazze, quando arriverà il momento, sarete interessate da ciò. Comunque, vista la tua grande curiosità che penso sia anche delle altre, se volete, potreste di nascosto assistere col favore del buio stanotte stando fuori nel balcone in comune con le altre stanze ma, mi dovete giurare che lo farete in assoluto silenzio e limitarvi a guardare attraverso le tapparelle che lascerò leggermente aperte. Da fuori sarà difficile vedervi mentre dentro accenderò più luci.”
“A che ora inizierà questo rito?”
“Verranno da me alle 23 in punto.” rispose Mireia.
“Ma non hai paura di come si compirà” le chiesi preoccupato.
“Tutt'altro, sono felice che sia arrivato finalmente il momento di essere femminilizzata, lo aspettato tanto e l'ho sognato ad occhi aperti fin dal primo giorno.” mi rispose con naturalezza.
Quella sera incombeva un buio profondo visto che non c'era la luna e tutte le luci notturne del parco lo potevano rischiarare poco.
Perciò, poco prima delle 23:00, con passo felpato, io e le altre tre ragazze, si avvicinammo alla tapparella della stanza di Mireia che era invece parecchio illuminata dalle varie lampade alle pareti e ai lati del letto e noi poggiammo i nostri occhi ai fori della tapparella, dentro si vedeva benissimo.
Mireia era seduta su una poltroncina e sembrava molto tranquilla, e quando alle 23 esatte, la vedemmo alzarsi per andare ad aprire la porta, notammo che era anche più bella del solito, tutta in tiro ma con solo una vestaglia nera di pizzo e raso trasparente al punto che, passando davanti ad una lampada si vedeva che sotto era completamente nuda e con solo, i consueti altissimi tacchi.
Aprì la porta e le due trans entrarono, l'abbracciarono e la baciarono sulle guance.
“Ciao care amiche Brenda e Isabela. Come sempre siete davvero splendide.” disse Mireia
“Grazie, cara Mireia. Tra qualche mese anche lo diventerai e già adesso sei bellissima.”
Notai subito che le due avevano smesso gli abiti eleganti che avevano al loro arrivo e, adesso, anche loro indossavano un bellissimo kimono che le rendeva anche particolarmente sensuali.
Isabela, chiara di pelle e capelli biondi lunghi fino al prosperoso seno, alta almeno 1,90 con i tacchi 12, gambe lunghissime, bellissimo viso talmente femminile che non avresti mai immaginato potesse essere quello di una trans.
Brenda, di carnagione olivastra scura, semplicemente stupenda, occhi lunghi e splendenti che ti sembravano che ti potessero trafiggere tanto erano intensi, capelli lisci nerissimi fino alle spalle, ricordava una bellissima attrice di film di una decina di anni addietro e con un passo che sembrava quello quello di una pantera nera, lento ed elegante intenta ad avvicinarsi alla preda di turno.
Isabela, chiese a Mireia “Allora, bellissima sei pronta?” e lei rispose subito “Sì, finalmente è arrivato il momento che ho tanto atteso e, adesso, sono tutta per voi.” e dicendo questo, si lasciò cadere ai piedi la vestaglia rimanendo totalmente nuda e in tutta la sua straordinaria bellezza.
“Bene, allora cominciamo!” disse Brenda mentre anche lei si sfilava il kimono imitata subito dalla sua amica e restarono entrambe vestite del solo reggiseno e del perizoma neri per la Bionda e bianchi per Brenda ma, tutte e due eleganti nel portamento e nei gesti.
“Siamo contente di essere noi a femminilzzarti così come era successo anche a noi qualche anno fa. Cercheremo di non farti troppo male ma, se il tuo sogno è questo, sono sicura che dopo sarai felicissima. Ti insegneremo tutto quello che ti servirà, poi e magari un giorno sarai tu stessa a fare questo ad altre ragazze.” disse Brenda e, un attimo dopo, si sfilarono il reggiseno e i perizomi.
Rimanemmo a bocca aperta, quando vedemmo i loro prosperosi seni ma ancora più basiti quando vedemmo i loro cazzi ergersi verso l'alto.
Ci sembrarono enormi, lunghi sicuramente più di 22/23 centimetri e larghissimi che solo una mano grande e con lunghe dita avrebbe potuto circondarli interamente e con cappelle ancora più larghe delle aste.
“Non sarai mica spaventata, spero.” disse Isabela ma tutti e tre, con gli occhi incollati sui fori delle tapparelle, notammo il viso di Mireia che ci sembrò piuttosto preoccupato.
“Dai! Comincia a prendere confidenza con i nostri cazzi. Accovacciati e comincia a leccare le cappelle e poi prova a prenderli fino in gola.” la esortò Brenda.
Vedemmo, allora, Mireia accovacciarsi davanti a loro, prendere con una mano ciascuno dei poderosi bastoni di carne e, lentamente, iniziare a leccarne le due cappelle a turno.
“Brava, continua così, stai andando alla grande. Mi raccomando, il segreto per fare un sontuoso pompino sta nel bagnarlo a lungo con tanta saliva che, tra l'altro poi, ti permetterà di essere facilitata quando lo prenderai tutto in bocca.” le disse Isabela.
Mireia fu bravissima e seguì pedissequamente i consigli e dopo aver bagnato con tanta saliva le due cappelle, e dopo spalancando enormemente la bocca inforcò il cazzone nero passando dalla cappella fino a poco più della metà, poi, con una nuova e abbondante salivazione, spinse la testa in avanti fino ad arrivare quasi alla base.
“Wow! Che brava che sei. Adesso comincia ad andare avanti e indietro e fammi sentire il caldo della tua bocca fino a prenderlo tutto.” le disse Brenda.
Mireia, chiaramente eccitata dalla sensazione di avere in bocca quell'enorme cazzone ma soprattutto fiera di essere arrivata a sentirlo battere in fondo alla gola, aumentò il ritmo della fellatio mentre la trans iniziava a gemere per i piacere.
“Adesso, però, fa' la stessa cosa con lei perché per la tua bravura, rischio di sborrare.”
Ubbidiente Mireia, fece la stessa cosa con Isabela e, poiché aveva capito cosa fare, nel giro di pochi minuti le stava già facendo un favoloso pompino con una velocità impressionante mentre Brenda le toccava, da dietro, il roseo fiorellino ancora vergine.
“Ottimo lavoro! Diventerai una succhiacazzi strepitosa. Adesso però è venuto il momento di aprirti per bene e farti diventare una completa femmina in tutti i sensi. Appoggia, perciò, le tue ginocchia sul bordo del letto e allarga le gambe ma mi raccomando, devi stare molto rilassata e spingere il tuo ano verso l'esterno, così faciliterai l'entrata.”
Il sogno della nostra amica stava per avverarsi ed io, col cuore in gola già pensavo a quando anch'io sarei stata deflorata da un cazzo simile fra qualche anno.
Intanto che la mia fantasia correva, Isabela era già intenta a riempire tutt'intorno all'ano e, dopo, anche dentro fin dove arrivavano le dita, con abbondante gel lubrificante.
Poi, dicendo a Mireia che era tutto pronto, la prese per i fianchi, appoggiò la cappella sul fiorellino e con un unico colpo di reni entrò attraversandolo di qualche centimetro oltre la sola cappella.
Un urlò squarciò il silenzio della stanza quando l'ano cedette di botto.
“Tranquilla, il più è fatto. Adesso entro tutta dentro di te, sentirai ancora un forte dolore ma ti assicuro che dopo sentirai solo un piacere che crescerà sempre di più e al termine sarai femminilizzata come di deve” le disse con dolcezza.
Mireia, con le mascelle strette per l'immenso dolore, riuscì solo ad annuire con la testa e rivolgendosi a Isanela le disse. “E' quello che ho sempre desiderato e prciò non mi spaventa il dolore che sto provando in questo momento e quello che sentirò fra poco. Entra tutta fino alla base e sfondami bene e fammi diventare finalmente femmina.”
La trans bionda, allora, entrò con un nuovo colpo di bacino, a Mireia sfuggì un nuovo grido di dolore che aumentò quando, centimetro dopo centimetro, la cappella seguita da quella lunga e larga asta, le aprì tutto quello che trovava nel suo percorso fino a quando fu tutto entrato causando il classico secco rumore delle palle che sbattevano contro il culo.
A quel punto, quel palo di carne iniziò l'andirivieni dentro di lei, all'iniziò lentamente per farla abituare ad averlo dentro e, poi, sempre più velocemente e profondamente per farle sentire il piacere di cui le aveva parlato e che presto sarebbe aumentato andando a sostituire il dolore poco alla volta.
La scopò per qualche minuto, poi uscì e inondò la cappella e l'intera asta con nuovo e abbondante gel e la infilò nuovamente ma stavolta il cazzone filava facile tra il buco e le profondità delle visceri per un tempo che mi parve infinito.
Poi, uscì lasciando il posto a Brenda che aveva un cazzo ancora più largo di quello della sua amica.
Il dolore fu nuovamente lancinante, l'ano cedette anche a quella esagerata circonferenza che sembrava che potesse aprirla in due.
Allo stesso modo, cedette anche la seconda “porta” del suo intestino e Mireia, per spostare la sua attenzione su qualche altra cosa, girò prima lo sguardo verso la tapparelle dietro la quale c'eravamo noi e, subito dopo, afferrò il cazzo Isabela, che si era posta, nel frattempo, davanti a lei per accarezzarla e tranquillizzarla, e lo ingoiò con una avidità inaudita iniziando un nuovo, quasi disperato pompino e, più volte, sotto le spinte di Brenda, andò ad ingoiarlo tutto fino alla base.
Le scoparono il culo e la bocca per quasi venti minuti sempre più velocemente e profondamente mentre lei già aveva iniziato a gemere per il piacere che la stava invadendo fino a quando le trans, contemporaneamente iniziarono a sborrarle vistosamente e abbondantemente nella bocca e nel culo ma continuarono negli affondi senza fermarsi un solo istante e perciò rivoli di sborra cominciarono a colarle lungo il mento e a fuoriuscire dallo sfintere, ormai enormemente dilatato.
Finito tutto, andarono a farsi una doccia che, per Mireia fu particolarmente lenitiva, poi, tornarono sul letto e per quasi un quarto d'ora stettero abbracciate le une all'altra fino a quando, la nostra amica, con nostra grande meraviglia, non cominciò di nuovo a stuzzicarle prendendo nuovamente a turno i due cazzoni che, nel giro di poco, ripresero vigore e la infilarono a turno di nuovo e per molto più tempo.
Sotto i potenti colpi che le infliggevano, Mireia sembrava una indemoniata e per due volte si impalò da sola su quei pali di carne mentre Isabel e Brenda erano stese sul letto e continuò fino a quando non sborrarono di nuovo ma stavolta entrambe nella sua bocca mentre lei ingoiava tutto goccia per goccia per poi ripulirli con cura totalmente.
Alla fine, ormai erano quasi le due di notte, le due trans abbracciarono ancora una volta Mireia e andarono via.
La vedemmo un po' dolorante toccarsi l'ano e la pancia più volte, evidentemente l'avevano rotto il culo alla grande ma, rivolgendosi verso di noi, mostrò il pollice in su, ci mandò un bacio con la mano e andò nella stanza da bagno non senza prima fermarsi davanti allo specchio per guardare il suo volto ancora stravolto.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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