trans
Storia di Yara.Un gioco con 2 black.Cap.3 P.3
di Lorella65Trav
03.09.2024 |
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"All'improvviso, quello che stavo succhiando iniziò ad aumentare la velocità della scopata in gola ed io sentii molto chiaramente le contrazioni del suo cazzo..."
Una settimana dopo la partenza di Sheyla e Naomi per andare a sottoporsi ai vari interventi chirurgici per completare la loro transizione, arrivarono due nuov* ragazz* ed io e “Dodici” facemmo conoscenza con loro all'ora di pranzo.Il “professore” ce l'aveva anticipato la mattina all'ora della colazione “Anche loro sono sol* come voi e abbiamo fatto giusto in tempo a salvarl* dall'essere stuprate da un gruppo di delinquenti dediti a rapire ragazzi e ragazze e portarl* in qualche loro casolare sperduto.”
“Perché mai fanno cose così orribili?” chiesi
“Per soldi, tanti soldi. Per questi farabutti, ragazz* così, sono una vera miniera di danaro.” rispose.
“Allora per questo motivo l* stuprano?”
“Anche se non sono effeminat*?” chiese “Dodici
“Certo e tutto questo, per i ragazzi, è fatto proprio in funzione del farli diventare quanto più effeminati possibili per poi farli diventare trav o trans.“
“Allora, siamo state veramente fortunate ad essere state accolte qui da lei.” dissi.
“Beh, credo che lo possiate ben dire anche se la finalità è sempre quella, nel senso che, come avete potuto vedere, Mireia, Sheyla e Naomi sono state sodomizzate anche loro con la sostanziale differenza, però, che quello era il loro sogno diventare trans e, quando arriverà anche il vostro momento, sarà anche per voi la realizzazione del vostro.” rispose il “Professore”.
“Questo è verissimo e, inoltre siamo state seguite, e lo siamo ancora, da medici esperti e da altri che ci hanno insegnato tantissime cose. Ma sarebbe stato così anche per loro?” chiesi
“Purtroppo no, se non fossimo riusciti a portarli qui, sicuramente avrebbero ricevuto tutt'altro trattamento.” rispose il “professore” con una nota di dispiacere nella voce.
“Ci sta dicendo, forse, che l avrebbero stuprati e, subito dopo, li avrebbero gettati in strada?”
“Non subito. Da una serie di indagini che, poi, avevano portato all'arresto di un'altra banda di delinquenti, emerse anni fa che una volta portati via con la forza qualche ragazzo e qualche ragazza, dopo averli chiusi a due a due in stanze, appunto di un casolare, e tenuti per un giorno intero senza cibo ma solo un po' di acqua da bere, la sera entravano in due o tre e violentavano le ragazze ripetutamente sia davanti che dietro e obbligate a fare fellatio a tutti gli stupratori per ore e ore e, poi, anche per le sere seguenti e la stessa cosa avevano fatto ai ragazzi, che per ovvi motivi, venivano sodomizzati e costretti a fare anche loro pompini a tutti e, così per vari giorni.”
“E poi li sbattevano sulla strada?” chiese “Dodici” con partecipato stupore.
“Solo con le ragazze. Dopo averle violentate nuovamente e sistematicamente per giorni e giorni con crescente cattiveria, le terrorizzavano per le conseguenze che avrebbero patito se avessero tentato di sfuggire alla loro ingrata sorte.
Poi fornivano di minigonne cortissime, stivali sopra il ginocchio e camicette che coprivano appena i capezzoli e, infine, le accompagnavano su qualche marciapiedi e controllavano che facessero quello che le era stato ordinato di fare e, se al termine del “lavoro” non portavano a “casa” una cifra sufficientemente alta, una volta tornate al casolare le picchiavano con forza e riprendevano a violentarle, a turno, anche più volte al giorno fino a quando non le riportavano sulla strada con l'ordine di fare quante più marchette possibili altrimenti avrebbero ricominciato con le percosse e le violenze carnali.” spiegò il “Professore”.
“Scusi, e i ragazzi?” chiese di nuovo “Dodici”
“Ai ragazzi era riservato un diverso trattamento. Dopo averli sodomizzati per più giorni e averli costretti a succhiare i cazzi di tre/quattro complici, iniziavano a trattarli apparentemente meglio ma li obbligavano a vestire abiti femminili e a parlare con modi altrettanto femminili e, se qualcuno si rifiutava, ricominciavano sempre in tre o quattro a sodomizzarlo a turno anche per nottate intere fino a quando non si adeguava ai loro voleri.
Poi, con la complicità di qualche medico, iniziavano a somministrare loro i farmaci che avete assunto anche voi e, quando, la transizione terminava, accompagnavano anche queste “nuove” ragazze sulla strada o le mettevano in un appartamento a ricevere clienti dalla mattina a notte fonda e, dopo, consegnando a quei farabutti tutti i soldi che ricevevano per le loro prestazioni. Comunque, fra poco arriveranno e l* potrete conoscere e diventare loro amiche ma, mi raccomando, non fate parola di quello che vi ho detto” concluse.
“Posso fare un'ultima domanda che riguarda noi?” chiesi con trepidazione nella voce.
“Certo” rispose e aggiunse “A questo punto potete chiedermi qualsiasi cosa e risponderò, come sempre ho fatto, con sincerità.”
“Anche noi, finiremo sulla strada o in qualche casa a soddisfare le voglie dei clienti?” chiesi senza alcun preambolo.
“Cara “Tredici” ciascuna di voi è libera di decidere cosa vorrà fare nella sua vita. Come avete visto, qui nessuno mai è stata costretta a fare una scelta tanto è vero che ho sempre chiesto quale era il vostro desiderio, il vostro sogno e se lo volevate realizzare in modo libero.
L'unica cosa, assolutamente più importante era che foste chiaramente decise e sicure di intraprendere il percorso di transizione e, questo, è stato certificato da esperti psicologi e psichiatri dopo i numerosi colloqui avuti con ognuna di voi.
Quindi, il dopo, sta nelle vostre mani, se vorrete rimanere “soltanto” una donna trans che svolga un lavoro, una attività, una professione come la stragrande maggioranza delle persone e che, magari, si innamora e va a vivere con un uomo, va benissimo.
Se, invece, qualcuna deciderà di fare la escort perché il suo desiderio è fare sesso in un posto sicuro e con persone selezionate e con grandi disponibilità di denaro e, perciò, poter guadagnare tanto da potersi permettere una vita agiata, andrà benissimo allo stesso modo.” rispose il “Professore”.
“Come le trans che sono venute qui per il “rito” di femminilizzazione fisica? Anche Mireia ha fatto questa scelta?” chiesi.
“Anche loro sono state qui in villa per qualche anno e hanno fatto quella scelta così come l'hanno fatta anche Mireia che ha già cominciato a lavorare e Sheyla e Naomi che dopo gli interventi chirurgici a cui si stanno sottoponendo, fra cinque/sei mesi, inizieranno anche loro. Ma ora, andiamo ad accoglierl*” rispose.
Eravamo già a tavola quando, accompagnati dal “Professore” i nuovi ragazzi entrarono nella stanza adibita alla prima colazione, comprensibilmente un po' timidi, erano due bellissimi ragazzi sia di viso che fisicamente, fortemente effeminati e ai quali il “Professore” aveva già dato i “nomi” di “Quattordici” e “Quindici.
Li accogliemmo con grande cordialità e affetto e soprattutto da parte di “Dodici” perché si riconosceva totalmente in loro e anch'essi in qualche modo si sentirono in perfetta sintonia con lei e si stabilì da subito un'amicizia che andò, giorno dopo giorno, a diventare molto stretta.
Lo stesso pomeriggio, presero possesso delle stanze lasciate da Mireia e Naomi e ci raccontarono la loro vita e quello che era successo quando, tre energumeni erano scesi da un auto mentre stavano facendo una passeggiata in un posto un po' isolato e stavano per farli entrare con la forza dentro la stessa auto ma, per fortuna, erano intervenuti tre uomini grossi come un armadio e li avevano salvati mettendo in fuga quei delinquenti.
Nei mesi seguenti, la mia trasformazione andò accentuandosi e grazie alla terapia ormonale, la pelle era diventata più lucida e morbida, le guance si erano leggermente riempite dandomi un ovale nel viso molto carino e che metteva maggiormente in risalto gli occhi e le ciglia, i fianchi inoltre avevano assunto un'ulteriore curvatura e le cosce erano diventate molto più tornite.
Anche il seno, seppur leggermente, era diventato più grande ma quello che mi faceva ancora più femmina, era il culo che, pur essendo già per natura ben rotondo e sodo, mi appariva nello specchio come i celeberrimi “culi brasiliani”.
Mi piaceva molto guardarmi nello specchio e, spesso, immaginavo come sarei diventata al termine della terapia ma, soprattutto, come sarei diventata dopo gli interventi chirurgici per l'aumento del seno, che volevo voluminoso e sodo di almeno una quarta misura, fianchi ancora più marcati, un viso con gli zigomi alti ma non in modo eccessivo e gli occhi allungati e con le palpebre più grandi.
Avevo poi sentito dire che avrei potuto anche sottopormi ad un intervento di allungamento del pene forse di 4 /5 centimetri che, sommati ai miei 19, quando si verificavano le erezioni prima dell'inizio della Terapia, l'avrebbero portato ad essere un bastone di almeno 23 cm. che sicuramente sarebbe stato apprezzato moltissimo non solo dalle donne, che adoravo, ma anche da qualche uomo desideroso di prenderlo nel culo anzi, a dire il vero, il mio sogno era quello di poter far sesso con coppie per il piacere di entrambi.
I mesi passarono in fretta e un altro anno si aggiunse ai tre che che erano già trascorsi dal mio arrivo alla villa, forse perché era molto forte il mio desiderio di arrivare al giorno in cui si sarebbe svolto il “rito” della femminilizzazione fisica, seguito poi dai vari interventi chirurgici che, insieme, avrebbero completato la trasformazione e sarei diventata così una donna trans e quel giorno finalmente non era più lontanissimo e tutto ciò mi procurava una crescente eccitazione e un piacevole senso di grande fiducia nel il mio futuro.
Nel frattempo, però, era già arrivato il grande momento del “rito” per Alyssa, che era il nome che “Dodici” aveva scelto già da tempo al termine della terapia ormonale che l'aveva trasformata dal ragazzo effeminato che era quando l'avevo conosciuta ad una bellissima e provocante ragazza trans.
Sempre perfettamente in ordine, truccata benissimo grazie alle lezioni della make-up artist che l'aveva seguita per molti mesi, alta, belle gambe lunghissime, capelli non più con taglio sbarazzino ma lunghi fin oltre le spalle, corporatura che si era andata ad assottigliare nel girovita ma anche nelle braccia, in poche parole una vera bellezza che sarebbe diventata sicuramente uno schianto di donna dopo i vari interventi chirurgici.
Per l'occasione, tornarono le nostre grandi amiche Mireia e Naomi che già da tempo avevano iniziato la loro nuova vita e che, quando le vidi, rimasi stupita dalla loro elegante bellezza, portamento e stile e nel sentirle parlare con voce così femminile e aggraziata, mi fece sperare che anch'io sarei potuta diventare a breve come loro.
Non mi dilungherò nel raccontare di come si svolse il “rito” con Alyssa protagonista in mezzo alle due altre nostre amiche, posso solo dire che, quando Mireia e Naomi si sfilarono le vestagliette cortissime di filo e raso, restai a bocca aperta nel vedere le dimensioni dei loro cazzi che erano vertiginosamente grossi.
Quello di Mireia con una larga cappella che troneggiava su un'asta appena più larga e che, nel momento in cui la prese con una mano e l'accostò all'addome, superava di qualche centimetro l'ombelico mentre quello di Naomi, più largo e lungo di quello della sua amica, era attaccato attraverso il frenulo ad una cappella, nerissima e lucida parecchio più larga al punto che sperai che non le squarciassero il culo aprendole una caverna al posto dell'ano.
Sentii Alyssa gemere e gridare entrambe le volte che prima l'una e poi l'altra la penetrarono ma la vidi anche stoicamente sopportare quei pali che andavano avanti e indietro mentre lei, nello stesso tempo, succhiava avidamente il cazzo di quella che le stava davanti a portata di bocca.
La scoparono per oltre due ore e, per due volte, le sborrarono in bocca e nel culo con lei che, cessati gli urli, gemeva come una cagnolina in calore.
La prima volta a pecorina, la posizione che Mireia preferiva in assoluto e, dopo una breve pausa, Naomi, prendendo il suo posto, l'aveva infilzata dall'alto con i piedi ben piantati sul letto mentre la seconda volta, Alyssa preferì salire, a turno, sull'una e sull'altra, mentre erano sedute sopra una robusta sedia e, ponendo la gambe ai lati di questa, si era lasciata cadere direttamente sul cazzo, ben lubrificato e soprattutto ben aperto, che le aste erano penetrate fino alla base senza alcuna difficoltà.
Non posso nascondere che quella scena, forse per la conoscenza diretta e l'amicizia che mi legava a Mireia e Naomi, mi fece correre un brivido lungo la schiena per il desiderio di voler essere io al posto di Alyssa ma, per fortuna, non eravamo lontane da quel giorno.
E, finalmente, quel giorno arrivò e il “rito” venne fissato per la sera dell'ultimo giovedì del mese.
Già la mattina di quello stesso giorno in cui il “rito”era stato fissato per la settimana successiva, ero particolarmente eccitata all'idea che quella sera avrei perso quella residua parte di me non ancora femminilizzata e mi tornarono in mente i pomeriggi insieme alle ragazze mie amiche.
In quei lunghi pomeriggi, parlavamo, scherzavamo e, da brave femminucce, spesso facevamo piccoli pettegolezzi ed io le imitavo nel modo di parlare, ridere, scherzare e di gesticolare.
Mi piaceva talmente tanto che anche a casa avevo iniziato ad atteggiare il viso, le mani, lo sguardo in un modo femmineo mentre stavo da sola seduta su una sedia o sul letto, con le gambe unite, leggermente inclinate di lato, con le mani una sull'altra sul ginocchio e girare lo sguardo un po' di qua e un po' di là con un femminile sorriso negli occhi.
Quante volte avevo desiderato mettermi qualcosa di carino come li avevano loro e un giorno, quando a casa di una delle amiche, non c'era nessuno in casa, per la prima volta indossai un abitino leggero e un paio di scarpe col tacco 8 e mi misi a ballare felice mentre tutte le ragazze che c'erano ridevano e mi sollecitavano a camminare sculettando e a muovermi come le modelle di moda.
Il giorno in cui venne stabilita la data in cui mi avrebbero portato via la verginità anale, sull'onda dei ricordi, feci allora, la stessa cosa nella mia stanza davanti allo specchio a figura intera ma mi resi conto, con gioia, che non sembravo più ridicola, come forse mi vedevano le amiche, perché nello specchio vedevo solo una bella ragazza, elegante nella figura e nel modo di camminare e che stava per diventare una donna che, almeno così mi vedevo, era decisamente desiderabile e sexy forse anche per come ero fisicamente, un corpo esile, alta poco più di 1,60 cosa che sicuramente sarebbe stata apprezzata da molti maschi perché, con i capelli nerissimi, sciolti e lunghi, occhi neri come olive su carnagione appena ambrata, avevo proprio l'aria di una bambolina.
Chissà quanti uomini mi avrebbero desiderato, pensai e, all'improvviso, mi venne un'idea che, all'inizio mi sembrò subito da scartare ma poi, poco alla volta mi sembrò che potesse essere fattibile e, allora, mi chiesi da sola. “Perché perdere la verginità solo rispettare un rito? Non sarebbe meglio essere sodomizzata da un uomo per una cifra molto importante visto che avrei fatto la escort di alta classe con persone che, come aveva detto il “Professore” erano selezionatissime e piene di soldi? “.
Lo stesso giorno, allora, gli chiesi se gli potevo parlare e, ricevuta risposta positiva, alle 16:30 entrai nel suo studio nel quale era seduto con aria molto severa.
“C'è qualcosa che non va?” mi chiese appena mi sedetti sulla poltroncina davanti alla scrivania.
“Non c'è nulla che non vada, avevo solo voglia di comunicarle che il mio nome sarà Yara ma volevo anche parlarle di una idea che mi è balzata in testa.” risposi accavallando le gambe in modo che si vedessero bene attraverso lo spacco vertiginoso del vestito.
Mi disse che Yara era un bellissimo nome e che gli piaceva molto perché rendeva bene il suo significato perché ero diventata davvero una splendida farfalla, poi, mi chiese di parlargli dell'idea che mi era balenata in mente ed io glielo spiegai guardandolo dritto negli occhi.
“Devo dire che col tuo arrivo c'è stata una ventata di novità e questa è una cosa che mi piace molto e anche questa tua idea mi sembra veramente straordinaria e, ne deduco, che la possibilità di fare molti soldi già a partire dal farsi rompere il culo da una persona ricca, faccia parte di quello che vuoi ottenere tra non molto.
Aggiungo, poi, che sei anche molto bella e, dopo che avrai fatto tutti gli interventi chirurgici, sarai davvero uno schianto e nessuno mai potrà capire che sei una trans perché già adesso hai un viso, un portamento e una innata classe che ti fanno già molto donna e, perciò, saranno in molti a voler passare una notte con te e, quindi, lavorando poco ma incassando tantissimo, sarà il massimo.”.
Due settimane più tardi, lasciai la villa per sottopormi agli interventi chirurgici, vestita sobriamente e con scarpe tacco 8, salutai le due ragazze che erano da ultime arrivate e, poi, entrai nella macchina di grossa cilindrata che mi aspettava appena fuori dalla villa nella quale avevo trascorso quasi quattro anni.
Ero piena di speranze, quel giorno segnava l'inizio della parte finale del mio percorso e non ero affatto preoccupata per gli interventi a cui sarei stata sottoposta perché sapevo che ero in buone mani e dovevo semplicemente aspettare che passassero veloci i periodi di tempo post operatorio.
Durante il tragitto, i due collaboratori del “Professore”, seduti uno al volante e l'altro nel posto passeggero, ogni tanto si scambiavano due chiacchiere in una lingua che non conoscevo e continuavano a sorridere mentre quello che guidava, spesso mi guardava dallo specchietto retrovisore sorridendomi con gli occhi.
Mi ricordai, allora in quel momento, che entrambi erano quelli che avevano partecipato alla deflorazione di Sheyla e Naomi e mi tornò chiara nella mente la scena in cui avevano ulteriormente aperto i culi delle due ragazze con le loro mazze da “donkey dick” ma anche del brivido che mi aveva percorso tutta la schiena per il pensiero che mi sarebbe piaciuto essere io al loro posto e, ad essere sincera, sentii un nuovo brivido attraversarmi dalla base del capo fino all'osso sacro.
“Posso permettermi di dirle una cosa, signorina, ma solo se mi giura di non parlarne con nessuno?” mi chiese il “mandingo” al volante.
“Certo che può, stia tranquillo che la mia bocca la terrò assolutamente chiusa.” gli risposi.
“E' diventata davvero molto bella, complimenti.” replicò mentre l'altro si girava verso di me.
“Grazie, è molto gentile.” risposi e, forse senza neanche accorgermi di quello che facevo, mi sbottonai di due asole il leggero vestitino.
“Siamo contenti sia io che il mio collega ma, se posso permettermi ancora di dire qualcosa, sarebbe bello che la sua bocca così perfetta la potesse, se vuole, tenerla serrata magari dopo. Se vuole.” disse calcando il tono sul “se vuole”.
Allora capii dove volevano arrivare ma, la mia decisione di restare vergine fino al giorno in cui un uomo mi avrebbe deflorata, era ferma e irreversibile, tuttavia, sentii che mi stava salendo velocemente una forte eccitazione.
Mi dissi, allora, “Beh, alla fin fine non ti andrebbe di assaggiarli tutti e due quei magnifici cazzi?”
La risposta che mi diedi fu “Certo, e quando mi capiterà più di aver due cazzoni di quelle dimensioni!” e, allora, mandai un segnale molto chiaro, aprii leggermente la parte superiore del vestitino e, infilando la mano, prima accarezzai i capezzoli e poi ne scoprii uno.
L'auto, immediatamente, prese per una stradina di campagna fino ad arrivare a due passi da un boschetto piuttosto fitto di alberi e cespugli.
I due black uscirono dall'auto, uno dei due mi aprì la portiera ed io scesi mentre il cuore correva all'impazzata dentro il petto già immaginando cosa mi aspettava.
Entrammo in un grosso cespuglio molto alto, dentro c'era sufficiente spazio per contenere tutti e tre.
Iniziarono a slacciarsi le cinture, di fronte a loro ero ancora più piccola al punto che, a malapena, la mia testa arrivava a poco più su dei loro ombelichi.
“Non lo prendo però nel culo, al massimo vi farò un pompino!” esclamai con grande fermezza.
“Non ti preoccupare, va benissimo anche un pompino. Lo sappiamo bene che ci è vietato scoparti.” disse uno dei due mentre tirava fuori dallo slip il cazzo dalle dimensioni equine che, nonostante lo avessi già visto all'opera, mi fece deglutire per l'acquolina che mi aveva già riempita la bocca e che svettava all'insù così come l'altro cazzo equino del suo amico.
“Ho le palle che mi scoppiano per quanta sborra ho accumulato. Datti da fare e succhiamelo bene che ho voglia di scaricarla tutta nella tua gola.” disse il black autista.
Mi tolsi il vestitino mettendo alla loro vista il mio corpo ancora un po' acerbo.
“Sei di una bellezza straordinaria!” disse l'altro e aggiunse “Che peccato non poterti fare il culo!”
Non fu neanche necessario che io mi accovacciassi davanti a loro due, potevo tranquillamente succhiarli in piedi cosa che iniziai a fare subito dopo, presi il primo con entrambe le mani, era caldo, ben scappellato perché circonciso e la grossa cappella, nera e lucidissima, era lì davanti a me che aspettava solo la mia bocca che subito spalancai quanto più potevo ma era talmente grossa che a stento riuscii a prenderne solo una parte.
“Mettici tanta saliva e vedrai che, con un po' di pazienza lo prenderai quasi tutto.” mi disse.
Cominciai a leccargli l'enorme, per me, cappella e contemporaneamente la riempivo di quanta più saliva le mie ghiandole riuscivano a produrre.
Un mugolio gli sfuggì quando riuscii ad andare oltre la cappella che già da sola mi riempiva totalmente la bocca.
Lui mi prese per il capo e mi tirò a sé, una quindicina di centimetri entrarono subito, ebbi la sensazione di non riuscire a respirare. Una nuova spinta dietro la mia testa ed almeno altri 7/8 centimetri scomparvero dentro il mio cavo orale e la sensazione di non riuscire a respirare aumentò di molto ma il desiderio e il piacere mi diedero la forza di dare, io stessa, un'ulteriore spinta in avanti fino a quando la punta mi toccò il fondo della gola e dovetti fermarmi e mettendo la mia mano sulla parte alta del collo, avvertii chiaramente che si ingrossava ad ogni affondo.
Con la bocca strapiena di saliva, allora, uscii e sentii colarne lunghi rivoli dai lati delle labbra.
Mi girai verso l'altro che già tenevo ben stretto nella mano e feci le stesse cose anche con il suo leggermente meno largo ma molto più lungo del primo.
Andai avanti leccando e succhiando quei bestioni di carne alternandomi tra l'uno e l'altro con maggiore bravura perché avevo capito la tecnica per un super sontuoso pompino per i due super dotati “mandingo” al punto che passavo da uno all'altro con maggiore scioltezza mentre anch'io avevo iniziato a mugolare e poi a gemere per il piacere che fece subito aumentare anche il loro.
Trovammo il ritmo migliore, mentre io affondavo la bocca loro davano colpi in avanti e anche grazie alla enorme quantità di saliva che continuavo ad emettere, riuscirono a farmi arrivare a pochi centimetri dalla base e dai grossi coglioni.
All'improvviso, quello che stavo succhiando iniziò ad aumentare la velocità della scopata in gola ed io sentii molto chiaramente le contrazioni del suo cazzo ma volli continuare aumentando a mia volta la velocità della bocca lungo quella immensa asta sapendo bene che stava per sborrare.
Un fiume di sborra calda mi colpì ripetutamente la gola ed io altrettanto ripetutamente ingoiai tutto per non soffocare ma nonostante questo, la bocca mi si riempì lo stesso totalmente tanto che, un po' per la quantità esagerata dei fiotti di sperma e un po' per la forza con cui veniva scaraventata, lunghi rivoli di sborra iniziarono a fuoriuscire e scendendo lungo il collo, poi proseguirono la loro corsa fino a i capezzoli e infine fino ai fianchi cadendo, infine, per terra.
Con la bocca ancora mezza riempita agguantai l'altro mega cazzo e per l'enorme piacere che avevo appena provato nel bere quel fiume di sborra, imboccai anche questo con una avidità e una eccitazione che non avrei mai immaginato che potesse essere così forte.
Da un lato, la sborra che ancora sostava in bocca e ai lati delle stessa e dall'altro le dimensioni appena più piccole in larghezza di quel cazzo, favorirono un andirivieni molto più scorrevole.
Lui assecondava il ritmo dei miei affondi mentre io ne aumentavo la velocità mentre la bocca scorreva liscia attorno alla sua asta che, essendo parecchio più lunga di quella del suo amico, mi percuoteva in continuazione fin giù il fondo della gola.
Andai avanti per molti minuti, guaendo come una cagna e con la bocca spalancata e sentendo l'asta che passava lungo tutta la lingua fino al fondo, avanti e indietro, avanti e indietro, più e più volte sempre più velocemente fino a quando, grugnendo, l'autista scaraventò forse sette/otto fiotti di sborra lunghi e densi che andarono a colpire ogni volta il fondo e che anche questa volta, ingoiai
per non rischiare di soffocare ma anche dopo essere uscita il mio viso continuò ad essere investito da nuovi e numerosi fiotti che sembravano uscire da una canna di gomma collegata ad una fontana.
Chiesi, allora, che qualcuno mi portasse il mio trolley per prendere un asciugamano per potermi in qualche modo pulire da tutta la sborra che mi aveva quasi interamente coperto il viso, il collo, i seni, l'addome e il pube.
Poi, visto che a pochi metri scorreva lentamente un fiume e che eravamo alla fine dell'estate e, quindi, non sembrava ci stesse un'anima viva, mi tolsi anche il perizomino rosso che era il mio colore preferito, mi tolsi le scarpe ed entrai nell'acqua.
Era un po' freddina e, perciò, subito mi si accapponò la pelle ma presto passò e mi piacque moltissimo calarmi fino al collo e sentire l'acqua limpida scorrere, spinta dalla corrente, su tutto il corpo e sui capezzoli diventati durissimi e che io toccavo per assaporare appieno l'intimo e intenso piacere che le dita e l'acqua mi stavano regalando mentre la stessa corrente portava via velocemente la sborra che si era accumulata per le fortissime e corpose eiaculazioni dei due.
Giusto il tempo di asciugarmi, di godere per un po' dei raggi del sole di fine estate e del piacere che mi dava sfiorarmi con le mani i piccoli seni, l'addome, i fianchi e le cosce e mi resi conto che era arrivato il momento di ripartire, perciò, mi vestii in fretta e risalimmo in auto per riprendere la strada principale verso la destinazione della clinica.
“Sei stata grandissima, ci hai fatto godere uno dei più bei pompini mai avuti.” disse l'autista guardandomi di nuovo nello specchietto.
Gli sorrisi e, provocatoriamente, mi passai la lingua sul labbro superiore.
“Sapete una cosa? Sono impazzita di piacere con i vostri cazzoni e ho scoperto di essere pure una grandissima troia perché più vi succhiavo più ne volevo e, con gioia ho bevuto tutto quello che avete sparato con i vostri straordinari cannoni.”
“Mi hai fatto toccare il cielo con un dito con la tua bocca così avida di piacere e appassionata nel succhiarmelo. Penso proprio che diventerai una grande professionista e, sicuramente, quando inizierai la tua attività, verremo a trovarti spesso.” disse l'altro.
“Mi sono trovata molto bene con tutti e due e non mi dispiacerebbe affatto passare una notte intera con entrambi ma solo se avrete almeno uno stipendio intero da darmi.” risposi.
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