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INCESTO FAMILIARE… ALLARGATO.


di RedTales
22.05.2016    |    61.280    |    7 9.5
"” La porta si aprì, quel ragazzo uscì guardandolo con aria di sufficienza e se ne andò via..."
L'agenzia li aveva informati che l'unica persona alla quale andavano bene i loro orari non era una signora ma un uomo. Ottime referenze, parecchi anni che svolgeva quelle mansioni, disponibile da subito. Dopo un iniziale momento di incertezza perché avevano sempre avuto in casa una donna come aiuto domestico, decisero di conoscerlo, senza impegno.
Quando si presentò fece una buona impressione. Aveva quarantun anni, assai ben portati, bel fisico, decisamente disponibile e, all'apparenza, capace e rapido nel capire cosa avrebbe dovuto fare. Lo assunsero. Avrebbe cominciato proprio domani mattina. In casa ci sarebbe stata la signora, cioè Giuliana, la classica donna che lavora e che ha bisogno di una mano a casa. Ovviamente una famiglia con una certa disponibilità economica ma molto attenta anche a chi “si mette in casa”. Infatti Paolo sarebbe venuto due mattine, nelle quali ci fosse stato sempre a casa qualcuno e l'intero sabato, in cui entrambi i coniugi erano presenti. Infatti oltre a Giuliana in casa c'era suo marito Federico, un tranquillo cinquantacinquenne di dodici anni più grande della moglie e il figlio Tommaso, di vent'anni.
Le prime settimane passarono tranquille e Paolo, un po' alla volta, entrò sempre più in confidenza con i suoi datori di lavoro finché, un giorno, all'improvviso dalla stanza di Tommaso cominciarono a levarsi delle urla che attirarono la sua attenzione. Si fermò per ascoltare. Lui ed un suo amico si erano messi a litigare, e di brutto.
“Sei solo uno stronzo. Possibile che non vuoi farmi neanche un pompino? Oggi non mi va… oggi mi fa un po' male… adesso c'è quel rompicoglioni che pulisce la casa...”
“Ma è vero, è di la!”
“Ma che cazzo me ne frega se è di la! Oggi sono venuto qui solo per scoparti, mica per sapere che quello è di la...”
“Ma ci sente. Non mi va che ci senta...”
“E che cazzo me ne frega se ci sente!”
“Dai, ti prego...”
“No, guarda, mi hai rotto. Prima i tuoi, poi tua madre, poi che sono troppo grande, poi che sei giovane, poi, poi, poi...”
“Dai, non fare così...”
“No, guarda, adesso basta. Non ha senso. Troppi casini. Un culo lo trovo dove voglio...”
“Dai… non dire così… va bene, facciamo… guarda, mi spoglio...”
“No, adesso mi sono scazzato. Non mi tira neanche più. Ti saluto e la finiamo qui.”
La porta si aprì, quel ragazzo uscì guardandolo con aria di sufficienza e se ne andò via. Adesso dalla stanza sentiva giungere un pianto soffocato ed entrò a vedere. Tommaso era raggomitolato sul letto, completamente nudo, con le braccia si teneva le gambe, fasciate da delle calze autoreggenti, e la testa era appoggiata sulle ginocchia. Piangeva. Gli si sedette accanto e lo abbracciò, stretto, molto stretto. Per un istante tirò su la testa, forse sperando che Giulio fosse tornato, ma vide Paolo e riabbassò la testa.
“Dai, non fare così… capita a tutti… magari dopo torna...”
Tra i singhiozzi rispose: “adesso lo sai anche tu...”
“Veramente lo sapevo da tempo.” Sollevò di nuovo la testa per guardarlo. Gli sguardi si incrociarono e rimasero fermi a fissarsi.
“Da quanto?”
“Dal terzo giorno che sono arrivato qui. Ho sentito che stavate scopando, anche se cercavate di non farvi sentire… Poi vi ho sentiti anche l'altro giorno quando tu lo pregavi di smettere e lui voleva continuare. Gli dicevi che ti bruciava e lui non voleva fermarsi...”
“E' quando hai cominciato a passare l'aspirapolvere nel corridoio?”
“Si. Volevo entrare ma… non sapevo la tua reazione, così ho pensato di fare le pulizie davanti alla tua camera… Scusa se te lo dico, ma uno così è… uno stronzo…”
Lungo silenzio di entrambi.
“Si, lo so, ma… sono suo...”
“Eri suo.”
Riprese a piangere.
“Lasciami da solo, ti va?”
“Come vuoi.”
Si alzò e si girò. Per terra un tanga, un reggiseno e una gonnellina. Li raccolse e guardò il ragazzo che balbettò un: “mi voleva donna… la sua donna… la sua troia… anche lui...”
Non dissero altro e Paolo se ne andò chiudendosi la porta alle spalle. Quel ragazzo aveva bisogno di stare da solo, almeno per il momento.
Riprese a riordinare la casa.
Due giorni dopo fu Tommaso a cercarlo. Voleva ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto e lo fece come sapeva farlo, gli gettò le braccia al collo e gli diede un lunghissimo bacio che dalla guancia si spostò sulle labbra. Paolo ricambiò con intensità e, quando le loro bocche si staccarono, il ragazzo lo tirò gentilmente nella sua stanza. Per un attimo pensò di non seguirlo, ma poi ne fu attratto e ne divenne complice.
Lo guardò spogliare completamente quell'efebico corpo e ne ammirò le forme invitanti che accarezzò percorrendo con le mani ogni centimetro di quel giovane corpo che gli si donava e, poco dopo, cominciò ad assaporarlo. Gli morsicò i capezzoli e gli strinse i genitali, percorse le sue cosce per giungere all'ano che si lasciò violare da un dito, dimostrando di esserne felice. E dopo lenti e lunghi preliminari i loro corpi si unirono e il pene dell'uomo sprofondò e riemerse lungamente nel suo intimo pertugio e entrambi raggiunsero quella soddisfazione che cercavano.
“Resti con me?”
“Si.”
“E mi farai felice?”
“Si.”
“”Solo con me?”
“Non posso promettertelo...”
“Va bene… anche con me...”
“Si, anche con te...”
“Ora devo ritornare a fare i lavori...”
“Va bene… per oggi ti lascio uscire… però domani...”
La loro intesa continuò e le settimane passarono sempre tranquille e piene di sesso per entrambi. In un altro giorno di normale attività domestica in casa c'era solo la signora. Gli piaceva Giuliana, decisa, sicura, sapeva sempre cosa c'era da fare e poi era sempre gentile con lui. Quando poteva la osservava perché i vestiti che indossava erano decisamente intriganti e sexy. Ma era quando usciva con il marito che il suo look era ancor più… provocante. Calze con la riga dietro, gonne corte, scollature che facevano vedere senza pudore buona parte di quel meraviglioso seno, leggins che fasciavano le sue forme in modo spudorato… insomma, si potrebbe dire che era una donna che si faceva notare.
Quel giorno ci mise parecchio ad aprirgli e quando arrivò sulla porta riuscì a stupirlo. Indossava solo un accappatoio che teneva chiuso con le mani.
“Scusa, mi ero dimenticata che dovevi arrivare prima del solito...”
“Non importa, adesso ci sono… da dove comincio?”
“Cucina, comincia dalla cucina.”
Notò che, per la prima volta esitò, ma non ci fece particolarmente caso
“Ti va un caffè?”
“Volentieri.”
Si mise a prepararlo e poco dopo appoggiò due tazzine sul tavolo, lo invitò a sedersi e gli si mise vicina.
“Come ti trovi qui con noi?”
“Bene. Molto bene.”
“Posso chiederti un favore?”
“Certamente!”
“Mi puoi dire che impressione hai di mio figlio?”
“In che senso?”
“Dai, non far finta di non capire. Lo sai com'è Tommaso. Non dirmi che non lo sai. E sai anche di quel bastardo del suo amico. Me lo ha detto che lo hai difeso e che hai anche cercato di consolarlo. Mi ha anche detto che gli piaci… tanto.”
“Ma dai.” Non riuscì a dire altro. Rimase sorpreso e senza parole. Non riuscì a capire quanto sapesse di loro ma, da quello che disse, forse nulla. Il ragazzo non le aveva detto niente del loro rapporto.
Lei si alzò e gli si mise in piedi, dritta davanti. Allungò una mano per accarezzargli il viso e lasciò che l'accappatoio si aprisse scoprendole completamente il corpo. Non riuscì a trattenere lo sguardo sul viso e lasciò che si abbassasse su quei due seni perfetti e poi scese sul sesso, liscio, lucido e completamente glabro.
“Vuoi?”
Come rifiutare un invito così. Portò una mano sul viso di lei e la fece scendere quasi subito ad accarezzare quelle sode poppe e quei duri capezzoli. Lei si piegò in avanti e cominciò a baciarlo mentre le mani iniziarono a spogliarlo per raggiungere immediatamente il suo pene che era già… pronto. Le loro lingue continuarono a intrecciarsi mentre i corpi cercarono immediatamente soddisfazione nell'unico modo che entrambi conoscevano. Lui la sollevò facendola sedere sul tavolo per poi tirarla verso di lui e prenderla. Lei cominciò a godere immediatamente anche se lui non avesse una dotazione particolare, ma ci sapeva fare e la portò in pochi minuti a raggiungere un orgasmo profondo e intenso che riuscì a prolungare a lungo.
Fu in quel momento che nella sua mente porcella era arrivato il momento di esplorare anche il secondo canale di quella bella signora, così uscì da lei, la sollevò ancora e la girò per metterla in una posizione migliore per prenderla di nuovo ma nel secondo canale. Fu allora che si accorse che il buchetto era chiuso da un tappo lucido.
“Vuole che lo tenga sempre... così sono sempre pronta per lui… lui mi vuole avere solo nel culo e deve essere sempre ben aperto.”
Restò sconcertato ma reagì immediatamente e, tolto il plug, si affondò in quel morbido anfratto sprofondandoci fino alle palle.
“A voi maschi piace sempre tanto il culo...”
Si divertì ancora dentro di lei sena venire e, quando si sentì pronto la fece abbassare e raggiunse l'orgasmo da solo, aiutandosi con la mano, nella bocca che, capendo le sue intenzioni, si era prontamente spalancata davanti a lui e che completò meravigliosamente il suo piacere succhiandolo in un modo splendido e con una spettacolare abilità. Fu a quel punto che Paolo riuscì a stupire la signora perché le si attaccò con la bocca, come fosse una ventosa, alla vagina e iniziò con le labbra e la lingua a soddisfarla superbamente, tanto che ricominciò a gemere e a contorcersi per quello che le stava facendo. Lui si ritrovò la bocca piena del suo liquido che colava dappertutto, nonostante ne inghiottisse più che poteva, ma non si staccò da lei nonostante lo supplicasse. La fece godere in un modo spettacolare, lasciandola senza fiato.
“Era da tanto che non godevo così, sei stupendo.”
“Sei tu che sei stupenda...”
“Grazie, ma adesso vestiti.”
Lei andò in camera a sistemarsi e lui fece altrettanto.
Quando rientrò lo guardò, gli sorrise con malizia: “mi faresti anche un piccolo favore? Mio figlio ha detto che gli piaci… puoi stare anche un po' con lui? Se lo fai saprò ricompensarti...”
La donna non precisò come doveva “stare” con il ragazzo, ma era fin troppo chiaro che cosa intendeva la signora...
Non rispose ma fece un cenno d'assenso con il capo e cominciò a preparare il bucato per la lavatrice poi le sussurrò: “te lo sei rimesso?” Si riferiva al plug.
Lei non rispose annuendo con il capo e portandosi un dito sulle labbra come per chiedergli di non chiederlo più.
Per Paolo era diventato più difficile seguire tutti i lavori che c'erano da fare in quella casa perché spesso, anzi quasi sempre, parte delle sue ore le trascorreva nella camera del ragazzo o in quella della madre. Ovviamente con la signora si appartava solo quando erano soli ma con Tommaso lo faceva sia quando erano soli in casa ma anche se c'era Giuliana, anzi, era lei a spingerlo ad andare dal figlio e a fare sesso con lui. Proprio per terminare alcune mansioni, qualche volta si stava attardando oltre l'orario concordato, come stava succedendo proprio quel giorno perché doveva assolutamente stirare tutti quei vestiti che la signora gli aveva pregato di finire. Sicuramente ci sarebbe riuscito senza ritardare se non si fosse trattenuto per quasi due ore con il ragazzo. Ma era capitato che dopo aver scopato alla grande, fossero rimasti, stanchi e soddisfatti, a chiacchierare di tutto abbracciati nel suo letto e… il tempo era volato. Mentre continuava il suo lavoro sentì il signore che, dal piano sotto, lo chiamava. Evidentemente era rientrato a casa. Non rispose perché da li si sarebbe dovuto mettere a gridare, finì di stirare quella difficile gonna con tutte quelle pieghe e, terminato, si avviò verso la sala. L'uomo non c'era ma sentì delle voci al piano di sopra e si diresse in quella direzione. Lui non lo sapeva ma Federico era tornato a casa con un'idea ben precisa, scoparsi il figlio perché quel giorno ne aveva una gran voglia. E, di quest'intesa lui non ne aveva avuto il minimo sentore. Infatti il padrone di casa, appena rientrato, lo aveva chiamato proprio per essere sicuro che in casa ci fosse solo Tommaso e, non avendolo visto ne sentito, si era diretto subito nella camera del ragazzo. Il loro rapporto ormai durava da parecchi mesi, esattamente dal giorno in cui lo aveva scoperto mentre veniva inculato dal suo amico Giulio. Ci fu una grande scenata in cui il padre prese letteralmente per i capelli l'amante del figlio e lo sbatté, nudo, fuori di casa, gettandogli pure i vestiti dalla finestra. Ritornato dal ragazzo e vedendolo tutto nudo, completamente depilato, perfettamente truccato da donna e per di più piangente fu come preso da un raptus e, senza nemmeno pensarci, lo buttò supino sul letto e… se lo inculò, completando quando aveva iniziato l'altro ragazzo. Fu una grande scopata sia perché quella prima volta eccitò moltissimo il padre, sia perché la sua notevole dotazione fece godere tantissimo il figlio che, dopo un iniziale disorientamento, sottolineò il suo piacere con continui urletti e profondi sospiri. E, da quel giorno, quella tresca non finì più, ripetendosi ogni volta i due si trovassero soli in casa.
Non sapendo tutto questo, Paolo raggiunse la stanza di Tommaso, alla ricerca del padre e… lo trovò, ma intento a fare qualcosa che mai si sarebbe aspettato di vedere. Infatti, arrivato davanti alla porta aperta, vide l'uomo di schiena ma completamente nudo con suo figlio accovacciato davanti a lui intento a succhiargli il cazzo. Restò pietrificato, pensando che in quella casa succedessero fin troppe… cose. Poco dopo l'uomo fece sollevare il ragazzo e lo spinse verso la poltroncina. Dalla sua posizione non li vide più. Per un attimo pensò di andarsene, tanto non lo avevano notato, ma poi la curiosità ebbe il sopravvento e, attento a non farsi scoprire, mise la testa dentro la stanza. Federico aveva fatto sdraiare Tommaso sulla poltrona e gli si era messo cavalcioni e lo stava scopando di gran lena… in bocca. Continuò a guardare, a lungo, fin quando l'uomo, soddisfatto, non lo rigirò con il culetto in alto e continuò il suo dentro-fuori in quell'altro buchetto. Mentre si spostò Paolo gli vide l'uccello che era decisamente lungo ma, soprattutto, molto grosso. Ma quella visione durò poco perché sprofondò subito all'interno di quel profumato buchetto che aveva assaggiato pure lui solo due ore prima. Si ritrovò con una decisa erezione e, certo di non essere visto, dopo essersi abbassato un po' i pantaloni, si mise a masturbarsi, non riuscendo a resistere all'eccitazione che quello spettacolo gli stava dando.
Improvvisamente Federico si girò e guardando verso la porta lo vide. Restò impietrito per essere stato scoperto e cercò di girarsi per andarsene ma prima che potesse farlo, impedito anche dai calzoni che erano scesi fino alla caviglia, fu afferrato dalle grosse mani dell'uomo per le spalle e trascinato in camera e spinto sul letto.
Non pronunciò nemmeno una parola, anche perché non c'era nulla da poter dire.
“E così ti piace guardare? Ma non ti piace solo guardare… visto come ti tira ti piace anche fare… E adesso ti accontento...”
Lo sguardo di Paolo scese dal viso dell'uomo ai suoi genitali. Visti da così vicino erano ancora più grandi di quanto aveva potuto scorgere prima, una misura davvero super. Pensò anche perché mai dovesse pensare a questo proprio in quel momento. Il ragazzo si era messo li vicino. Osservò che si era truccato veramente bene mentre si sentì sfilare pantaloni e slip e, subito dopo la maglia. Lasciò fare, sapendo benissimo cosa sarebbe accaduto. Anche se era da diverso tempo che non ne prendeva uno, immaginare di soddisfare un pistolone così glielo fece ritornare duro. Assecondò le richieste del capofamiglia e si mise gattoni con il culo in alto. Provò a chiedergli di lubrificarlo perché era da tanto che non ne prendeva uno ma ottenne solo due sputi che aiutarono di poco la penetrazione. Cazzo se gli fece male l'ingresso. Non si ricordava nemmeno più di aver provato una tale fitta nemmeno tanti anni prima. Evidentemente i suoi partner o erano stati più delicati o non ne aveva mai presi di così grossi. Ma dopo i primi istanti ci fu solo piacere perché quell'omone ci sapeva fare molto bene. Se lo scopò con calma, facendo scorrere lentamente il suo sesso dentro di lui e procurandogli un profondo orgasmo. Il ragazzo era rimasto li a fianco e sembrava che si gustasse quel fuori programma. Federico non rallentò ne si riposò per una buona mezz'ora quando Paolo cedette di colpo, lasciandosi cadere sul letto. Fino a quel momento nessuno aveva parlato e queste furono le prime parole: “non ce la faccio più. Sono già venuto e non riesco più a farcela. Non ce la faccio...” L'uomo non replicò ma ordinò al figlio di mettersi nella stessa posizione che aveva lui e… continuò con lui, con la stessa calma ed esasperante lentezza. Il tutto durò ancora un buon quarto d'ora poi, dopo aver spinto Tommaso sul letto a fianco di Paolo, terminò, aiutandosi con la mano, e li ricoprì con diversi schizzi che sottolinearono che pure lui era giunto al traguardo.
“Pulisci!” fu l'ordine perentorio che diede a Paolo, ma poiché lui non si mosse, si rivolse al ragazzo che immediatamente si mise a leccare le gocce che poteva vedere sulle gambe e sulla pancia di Paolo mentre il padre, si diresse verso la porta. Tommaso finì di leccare il suo amante, poi gli sorrise e gli sussurrò che “papà non sa niente di noi...”
“Ma… voi...”
“Si...”
“Ma… e la mamma lo sa?” fu la sola frase sensata che riuscì a pronunciare.
“Si. Si, si. A volte papà incula me e la mamma assieme, è bellissimo. A lui piace solo il culo. Mi fa morire, mi toglie il fiato da quanto mi piace, ma alla mamma piace ancora di più e grida così tanto che glielo fa restare duro per ore. E da quello che ho visto adesso, vedrai quanto ti piacerà. Lui basta per tutti e tre e forse anche per più di tre. E'… insaziabile. A volte scopa me il pomeriggio, la mamma prima di cena e poi vuole averci tutti e due di sera per, come dice lui, chiudere in bellezza… e gli tira sempre.”
Così Paolo, con il culo ancora un po' dolorante andò a spegnere il ferro da stiro e se ne andò, pensando… al “duro” lavoro dei prossimi giorni in quella casa.
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