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IMMOBILIZZATO E BRUTALIZZATO CONTRO VOGLIA


di RedTales
30.07.2023    |    5.130    |    1 7.7
"Quando vuoi farti un’altra scopata passa…” Mi ritrovai per strada agitato, confuso, smarrito, disorientato, turbato..."
Quanto leggerete si è svolto quasi trent’anni fa e lo avevo completamente rimosso dai miei ricordi anche se appena ho iniziato a rileggerlo ogni istante di quella sera è riapparso nitido come se lo avessi appena vissuto. Ho pensato molto se trasformare le quasi dieci pagine del diario scritto allora in un racconto perché questo è stato il peggior incontro della mia vita, di quelli che vuoi solo lasciarli alle spalle. Alla fine ho deciso di scriverlo magari per far riflettere su certe… avventure vissute troppo “allegramente”.

Il 29 dicembre del 1994 era un venerdì e avevo trentadue anni. Avevo passato una tranquilla serata a cena con un vecchio amico. Tutti e due eravamo stati lasciati da poco. Io da due mesi, dopo quattro anni e mezzo di convivenza, lui da due settimane. Storie più o meno simili la mia e la sua e ne avevamo parlato per tutto il tempo. Prima di salutaci eravamo andati a bere qualcosa nel primo bar che avevamo trovato aperto lungo la strada. Era quasi mezzanotte e c’era poca gente. Prendemmo due chinotti e ci accorgemmo che due uomini ci guardavano, probabilmente incuriositi dalle movenze di Giuliano. Erano due belle persone e, chissà perché, cominciammo un gioco di sguardi, come se fossimo due ragazzine, con la complicità dei due sconosciuti che sembravano starci.
Infatti, non molto dopo, si alzarono e vennero a sedersi al nostro tavolo e, audaci e sfrontati, iniziammo subito a conoscerli. Ovviamente non scendemmo in particolari piccanti, restandocene sempre sul vago, anche se ci fu più di qualche allusione neanche tanto velata…
Che dire, quando ci alzammo uscimmo tutti e quattro assieme e poi ci separammo… a due a due. Io seguii la macchina di Luigi mentre Giuliano, che era venuto con la mia macchina, salì proprio con l’altro signore.
Per Giuliano la serata finì con una bella scopata a casa di quel tipo, per me fu un incubo.
Raggiunsi un paesino della prima periferia e poco dopo mi trovai a casa di Luigi. Ovviamente ero ben cosciente che mi avrebbe scopato, ero andato lì proprio per far questo ma, appena chiuse a chiave la porta mi strinse in un forte abbraccio e iniziò a baciarmi con gran impeto. Sul diario scrissi: “non mi ha dato nemmeno il tempo di respirare. Un’idrovora. La sua lingua dappertutto. Lunghissima, fino in gola. La sua saliva dappertutto. Una lingua forte ed invadente. Come un tentacolo. Muove la mia lingua con la sua come se fosse una vela al vento. Non riesco a far resistenza. E sento quasi subito il suo cazzo duro premere sulla pancia.”
Fin qui tutto bene, si comportò come un maschio deciso con una gran voglia. Aveva una cinquantina d’anni ma sembrava davvero… affamato.
Dopo una decina di minuti di “lingua in bocca” mi spinse all’indietro facendomi sedere sul divano tanto che gli dissi: “mh. Ce l’hai già duro. Mi hai sparato la lingua in bocca e adesso in bocca mi vuoi mettere qualcos’altro, vero?”
Ovviamente lo dissi scherzando perché quel tipo focoso, anche se un po’ troppo deciso, mi stava facendo ipotizzare una gran bella scopata.
Non colse la battuta ma si abbassò i pantaloni mettendomi davanti alla faccia il cazzo duro. Era grosso ma non lunghissimo e sapeva di… non troppo pulito. Intatti scrissi: “a mezzo metro il suo cazzo è bello grosso ma a dieci centimetri si sente che ha bisogno di una doccia. Ma non c’è né il modo di dirglielo né il tempo perché mi ordina di aprire la bocca e me lo ficca dentro fino al pelo. Dovevo capire che con uno così bisognava finirla lì ma… ho troppa voglia. È da ottobre, da quando mi ha lasciato Roberto, che il buchetto è rimasto vuoto e l’incontro casuale sembra una buona occasione per riempirlo. Intanto mi ha riempito la bocca. Se a guardarlo è grosso, ad averlo in bocca lo è ancora di più.”
Lo lasciai sprofondare ma subito dopo mi spostai indietro e lo afferrai alla base con la mano per mettere un po’ di distanza tra la sua pancia e le mie labbra. Non gli piacque. Prima mi tolse la mano e si spinse nuovamente dentro quindi mi afferrò la testa con le mani ed iniziò a scoparmi con la stessa violenza con la quale mi aveva baciato. Provai a spostargli le mani ma gridò di stare fermo. Lo fece in un modo così brutto che: “mi spavento. Grida e bestemmia. Non devo toccargli le mani. Vuole scoparmi in bocca a modo suo. Dice che le troie come me sono fatte per prendere cazzi. Lo ha capito fin da quando ha visto quell’altra troia che era con me al bar. Ci definisce: culi rotti da riempire fatti solo per svuotarsi. Vacche da monta. Provo ancora a liberarmi e mi da un pugno in testa che mi stordisce e minaccia di darmene altri. Ho paura. Sono suo prigioniero.”
Sul diario riempii due pagine per dire, ripetendomi in continuazione, che mi sentii completamente assoggettato alla sua volontà e sottomesso alla sua forza fisica anche se non quantificai per quanto tempo rimasi in balia di quell’uomo. In modo crudo descrissi la nausea che provai, i conati di vomito che quasi mi soffocarono, le lacrime che mi riempirono gli occhi, il naso gonfio di muco, la saliva che copiosa, assieme a tutto il resto che uscì dalla bocca, si rovesciò su maglione, pantaloni, divano e pavimento.
L’uomo, incurante di tutto ciò, andò avanti fin quando lo ritenne piacevole per poi staccarsi e, testuale dal diario: “mi afferra per i capelli e mi tira indietro. Respiro. È il primo respiro pieno che faccio da quando mi è entrato in bocca. Tossisco, sputo, sono uno schifo, puzzo di vomito, ho il naso chiuso. Sono uno straccio, abbasso gli occhi e mi vedo lurido e puzzolente. Un odore così pungente che mi fa schifo. Sputo, sputo e sputo ancora. Mi pulisco la faccia con la manica del maglione mentre lui urla e bestemmia perché gli ho sporcato il divano ed il tappeto. Non so cosa fare e scoppio a piangere mentre inizia a darmi dei forti schiaffoni su tutte e due le guance. Tanti. È un bastardo. Ho paura. Mi fa malissimo. Ho sempre più paura ma poi penso che Giuliano sa che sono con quest’uomo e questo mi rassicura un po’. La testa sbatte di qua e di la e mi lascio cadere indietro per appoggiarmi allo schienale. Tutto si ferma mentre singhiozzo. Ma dura solo qualche attimo.”
Infatti quasi subito mi spinse per farmi sdraiare e in modo sbrigativo mi spogliò completamente vincendo immediatamente la debole resistenza che provai a fare con altri due schiaffoni. Mi ritrovai così nudo, sporco, sconvolto ed impaurito alla completa mercé di quell’uomo che, spostandomi come se fossi un burattino, mi sistemò a pancia in giù e un istante dopo mi si mise sopra e iniziò a scoparmi. La penetrazione mi fece male e la descrissi così: “il bastardo mi ha messo sotto ed è entrato. Male, malissimo. Sicuramente sente male anche lui perché non scorre bene. Sono asciutto. Ma continua. Mi da dei colpi fortissimi. Gli grido di fermarsi, che mi fa male, ma tutto quello che ottengo sono degli schiaffi in testa. Non posso fare niente. Mi tiene fermo e bloccato sotto di lui e mi scopa. Bastardo, bastardo, bastardo…”
Dopo una lunga serie di bordate mi girò su un fianco e riprese a sbattermi: “mi fa ancora male ma sto fermo. Mi ha girato su un fianco. È in piedi piegato su di me e mi scopa il culo. Mi tiene aperta con forza una gamba in una posizione che mi fa male. Continua a sbattermi. Trattengo il fiato e aspetto che finisca ma continua. Ho la faccia schiacciata su un cuscino che puzza di vomito.”
Quel suplizio terminò dopo che fui messo in un’ultima posizione: a cavalcioni dello schienale del divano. Lui dietro.
“Esce ma mi afferra per i capelli e mi trascina sullo schienale del divano. Entra di nuovo e riprende a sbattermi. Muove tutto il divano. Ogni colpo lo fa tremare e scuotere. Mi sbatte con una forza disumana. Non finisce più. Che sia maledetto per quello che mi fa. Ti odio bastardo sconosciuto.”
Il diario è zeppo di ripetizioni nelle quali provo anche a cercare un perché ma non ci riesco.
Ripropongo svariate volte gli stessi concetti: dolore, sofferenza, odio, impotenza, stupore in lunghe frasi “buttate giù” a caldo la stessa notte. Spesso sono quasi prive di significato ma chiarissime come questa: “ci da dentro porco schifoso col culo che fa male e rotto e va e non viene e spinge che non viene porco maledetto che mi rompe il culo.”
Alla fine, come capita sempre anche nelle situazioni più scabrose, raggiunse l’appagamento dei sensi e mi riempì e, subito dopo, come per confermare il suo possesso su di me, oggetto a sua disposizione, si pulì il cazzo: “dappertutto, sulle cosce e sulla schiena. Bastardo. Si strofina per pulirsi e quando ha finito mi viene di fianco e me lo striscia sulla faccia e sui capelli. È ancora duro e mi vien voglia di morderlo ma non lo faccio.”
Dopo mi strattonò per farmi alzare e mi impose di vestirmi e di uscire: “sono stanco, vattene che mi hai rotto le palle con lo schifo che mi hai lasciato in giro. Quando vuoi farti un’altra scopata passa…”
Mi ritrovai per strada agitato, confuso, smarrito, disorientato, turbato. Potrei dirne altre ma queste sono le parole che trovo più e più volte nel diario.
Rientrai a casa, dove vivevo da solo, come svuotato. Talmente incapace di reagire che… mi misi a scrivere. A confidare al mio amico segreto quella terribile esperienza. Dedicai interi paragrafi alla paura di contrarre chissà quali malattie: “il bastardo mi è venuto sicuramente dentro. Chissà cosa posso aver preso. Devo lavarmi…”
La narrazione si interruppe perché dopo aver messo nero su bianco sette pagine, finalmente misi a fuoco che dovevo pulirmi.
Lo feci accorgendomi anche di aver perso perfino del sangue e di sentir bruciare il sapone e l’acqua calda come fossero dell’alcol su una ferita aperta. In ogni caso mi ripulii per bene accorgendomi con sorpresa di avere diversi ematomi e quindi mi medicai con un unguento.
Ripresi successivamente, ma sempre nella stessa notte, a scrivere esprimendo ulteriore disprezzo per quell’uomo e dandomi dello sciocco per aver accettato quell’invito al buio.
Fortunatamente andò tutto bene. Lì dietro passò tutto anche se con l’aiuto di altre pomate che comprai la mattina seguente. Il dolore e il bruciore (anche per fare la cacca…) durò parecchi giorni. Per mesi continuai a vedere, come in un film al rallentatore, quell’uomo sopra di me che mi picchiava e violentava e per anni vissi con il dubbio di scoprire all’improvviso di avere qualcosa di brutto. Solo un test, fatto però solo nel 1999, ben cinque anni dopo, mi confermò che… ero sanissimo. Era andata bene e quell’orribile violenza si dissolse fino a sparire. Da allora incontrai tanti uomini facendo però molta attenzione… La prudenza divenne una saggia amica…
Di quell’uomo non seppi mai più nulla e nemmeno lo cercai. Se fosse ancora vivo oggi dovrebbe avere più di ottant’anni ma, sinceramente di lui non mi importa più nulla. Mi è indifferente. È completamente passato anche se quella sera, se ci penso, è ancora tutta qui…
Ripeto, non so perché ho voluto farvi partecipi di questa orribile esperienza ma ho sentito che mi andava di farlo, forse soltanto per dimostrare a me stesso che ormai fa solo parte delle tante cose negative vissute e che ne posso parlare… “quasi” serenamente. D’altronde la vita che ho fatto e che… continuo a fare è ricca di avventure e di passioni a trecentosessanta gradi, senza limiti o inibizioni nonostante gli anni che passano. E continuo a divertirmi un mondo, anche a fare lo slave, ma ho scelto io di farlo.
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