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GLI HO FATTO DA FEMMINA PER SEI MESI


di RedTales
30.09.2024    |    9.042    |    12 9.4
"Ne fu entusiasta e, da quel giorno, in casa, continuai ad indossare solo abiti da donna..."
Finalmente, dopo sei mesi, riesco a trovare di nuovo un po’ di tempo per scrivere.
È stato un periodo davvero intenso perché ho ospitato un medico brasiliano e… gli ho fatto da donna. Nel verso senso della parola. Ed è stato davvero bellissimo, coinvolgente e molto impegnativo.
Lui si chiama Emilio. Lo avevo conosciuto alcuni anni fa quando era ritornato in Italia per esercitare come medico. Bell’uomo, bella dotazione e… tanta voglia.
Quest’anno ci siamo ritrovati quasi casualmente mentre era alla disperata ricerca di un alloggio per alcuni mesi prima di trasferirsi in una grande città del nord. Tra una chiacchiera e l’altra gli offrì di venire da me, ben ricordando quanto mi aveva soddisfatto. Accettò e, armi e bagagli, si trasferì.
Ovviamente il sesso cominciò a farla da padrone fin da subito e iniziò a scoparmi con l’impeto e la voglia che gli erano propri.
E qui faccio un breve inciso per sottolineare come, in virtù dei suoi splendi quarantadue anni, la sua voglia era davvero impetuosa e non passava giorno che non mi prendesse almeno una volta anche se erano assai di più quelle che mi dava il suo bel cazzo anche per due volte durante la giornata e… non era mai stanco.
Vivendo a stretto contatto iniziammo subito a confidarci e, dopo pochi giorni, mi svelò che a lui piacevano molto i maschi effeminati e ancor di più se travestiti, con tanto di trucco e parrucca e mi parlò di alcune trans che aveva conosciuto in Brasile. Infatti mi disse che gli piacevo proprio perché ero sempre perfettamente depilato, liscio e morbido… L’idea mi intrigò e un pomeriggio, quando rientrò dal lavoro, mi feci trovare perfettamente al… femminile. Ne fu entusiasta e, da quel giorno, in casa, continuai ad indossare solo abiti da donna. Il tutto condito con trucco e parrucca.
Le sue prestazioni, che già erano ottime, divennero esplosive e ben presto iniziò a regalarmi vestitini, calze, reggiseni, intimo e quant’altro gli piaceva che indossassi. Io lo facevo con grande felicità, certo della ricompensa… anale che ricevevo. Quando eravamo a casa anche i ruoli divennero ben definiti seguendo uno stereotipo di vecchia famiglia: lui era il maschio quasi padrone che lavorava mentre io la donna che badava alla casa: cucinavo, pulivo e gli facevo fare sesso ogni volta che lo voleva.
Come da suo desiderio iniziai ad indossare solo minigonne o corti vestitini che gli rendevano facile avvicinarsi e allungare le mani per palparmi il culo o per buttarmi da qualche parte per scoparmi. La cosa mi divertì molto ed entrai completamente nella parte rendendomi completamente disponibile a tutte le sue voglie.
Molto spesso facevamo l’amore in cucina perché Emilio si eccitava nel vedermi sculettare, indossando quel poco che mi aveva comperato e che gli piaceva. Così, mentre facevo qualcosa, capitava spesso che iniziava ad accarezzarmi il culo e magari dopo aveva voglia di qualcosa di più...
La posizione che usavamo di più era quella in cui mi appoggiavo, piegato a novanta, da qualche parte in cucina. Solitamente sul piano di lavoro ma anche sul tavolo o sulla penisola della colazione.
Come dicevo tutto iniziava spontaneamente, magari mentre parlavamo della giornata appena trascorsa con lui seduto o in piedi a fissarmi mentre, di schiena, ero intento a preparare la cena. A quel punto, dopo aver guardato un po’, mi veniva dietro e, stringendomi tra le braccia, iniziava a baciarmi. Partiva dal collo per arrivare alla bocca. Ci perdevamo così in lunghissime effusioni con le lingue che svettavano rincorrendosi e accarezzandosi. Quando era sazio di ciò mi invitava a piegarmi in avanti e, se indossavo la minigonna o un vestitino, me lo sollevava sulla schiena lasciando scoperto il culo sul quale appoggiava entrambe le mani per accarezzarlo, passando ben presto a leggeri pizzicotti, calorose strette o decise divaricazioni. Solitamente dopo aver allargato per bene le chiappe, sedendosi su una sedia, ci affondava dentro la testa per leccare l’intero solco, dedicandosi verso la fine soltanto al buchetto. Al termine non gli restava che alzarsi e infilarsi con il sesso, ormai duro all’inverosimile, in quel caldo ed umido pertugio. Cominciava così la cavalcata che in una manciata di minuti lo portava a svuotarsi riempiendomi con l’abbondante colata. In preda all’orgasmo menava gli ultimi colpi continuando a tenermi fermo stringendomi i fianchi con le mani e quindi si fermava. Assaporava ancora un po’ il piacere e quindi usciva. Solitamente ci scambiavamo ancora un lungo bacio e quindi andavamo insieme in bagno a pulirci. Lui perlopiù si risciacquava sul lavandino mentre io mi accomodavo sul bidet.
Anche se il tutto non superava quasi mai la mezz’ora, era bellissimo e dolcissimo e ci procurava una immensa soddisfazione per quell’unione di corpi così profonda che andava ben oltre la classica scopata.
Un altro modo di farlo era sul divano. Non era molto frequente e capitava all’improvviso, magari mentre vedevamo un film seduti vicini vicini. In queste situazioni era solito accarezzarmi a lungo le gambe per poi intrufolarsi sotto il vestitino per raggiungere i capezzoli. Ovviamente io ricambiavo allungando le dita dentro i comodi boxer che era solito indossare in casa per prendermi cura dell’intero... contenuto. Dalle carezze si passava ai baci e quindi Emilio, eccitato e con un sesso ormai pronto, dopo essersi leggermente allungato, mi invitava a sedermi sopra di lui a gambe larghe. Con le dita umide di saliva mi lubrificava leggermente e quindi, dopo essermi ben appoggiato con mani e piedi, mi lasciavo scendere fino a farlo entrare tutto. A quel punto mi cingeva delicatamente i fianchi con le mani ed iniziava a guidare il ritmo che voleva che seguissi. Spesso, mentre lo facevamo mi piegavo all’indietro con la testa per fondere le nostre bocche in un lunghissimo bacio fin quando Emilio, ormai spossato per il piacere dell’orgasmo, restava letteralmente senza fiato mentre mi sbrodolava il suo piacere sotto forma di crema in profondità. E anche se la penetrazione durava i soliti dieci minuti scarsi quel restare così compenetrati mi appagava immensamente con un piacere interiore che andava oltre la mera stimolazione fisica che in altre situazioni mi portava ad un orgasmo quasi… meccanico. Con Emilio godevo con il corpo ma soprattutto con la testa. Una volta finito correvamo in bagno, soprattutto io, per espellere quanto iniziava a colarmi lungo le gambe. Bellissimo! Anche quando lo facevamo così era dolcissimo perché l’intesa che c’era tra di noi rendeva il rapporto molto più profondo di una qualsiasi altra sveltina.
La terza “modalità” in cui lo facevamo era quella che potrei definire “classica” perché eravamo sdraiati, io mi mettevo a pancia in giù e lui mi veniva sopra. Ciò avveniva quasi sempre quando eravamo già a letto e perciò entrambi nudi. Anche in queste occasioni, prima della penetrazione, adorava iniziare con dei preliminari che prevedevano degli interminabili baci e delle sue lente e scrupolose “passate” di lingua tra le chiappe con particolare “accanimento” finale sull’ano. In questi casi era solito concedermi il cazzo a lungo, permettendomi di saziarmi con la bocca, stando però ben attento a fermarmi prima che potesse succedere l’irreparabile. Infatti a Emilio non piaceva molto schizzarmi in bocca ma prediligeva… l’altro canale. Quindi, una volta finito questo piacevolissimo reciproco “rituale”, si sistemava sopra di me reggendosi sui gomiti per non pesarmi ed entrava godendosi spesso la sensazione che provava appena varcava la soglia per parecchi secondi prima di iniziare a muoversi. Inutile dire che, mentre mi scopava, abbassava la testa per cercare la mia bocca che gli offrivo girando il capo su di un lato. Solitamente continuavamo a baciarci per tutto il tempo in cui si dava da fare ben piantato dentro di me… dall’altra parte.
Ovviamente queste tre erano le posizioni che ripetevamo spesso ma ne provavamo anche altre, seppur di rado.
Naturalmente la nostra vita non era fatta solo di sesso ma era riempita da tutte quelle situazioni che ci legavano sempre di più condividendo uscite a cena, visioni di film, gite “fuori porta”, incontri con suoi e miei amici, senza dimenticare le quotidiane necessità come fare la spesa, o acquistare dei vestiti… Abbiamo anche passato quattro weekend lontani da casa ed un’intera settimana d’estate in vacanza al mare.
Purtroppo, come mi aveva detto fin dal primo momento, la nostra convivenza era a… tempo. Infatti a metà settembre se ne è andato. Un nuovo contratto con una clinica privata lo aspettava a più di seicento chilometri da qui. Inutile dire che è stato un addio difficile e doloroso per entrambi. Ovviamente ci rivedremo qualche fine settimana ma non sarà più la stessa cosa…
Peccato perché l’intesa era bella e per tutti questi mesi non ci siamo mai “stancati” l’uno dell’altro.
Adesso che sono passate due settimane, sto lentamente riprendendo le mie abitudini e, tra queste, aggiornare il diario che per tutto questo tempo ho completamente trascurato.
Mi era già capitato altre volte di… abbandonarlo a lungo, in occasione di due convivenze, anche se allora, in concomitanza di alcuni momenti negativi avevo scritto qualcosa. Questa volta non è stato necessario perché tutto è stato sempre meraviglioso.
E che strana coincidenza! Sono trascorsi esattamente dieci anni da quando era finita l’ultima convivenza perché “l’anniversario” cadeva nel settembre del 2014. Quella voltala vita di coppia era durata quattro anni.
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