Gay & Bisex
QUELL'INCREDIBILE ESTATE DEL 1982
di RedTales
24.04.2022 |
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"Con le mani mi allargò le chiappe e iniziò a farci scorrere la lingua in mezzo, ma soprattutto attorno e dentro al buchetto..."
Era l’estate del 1982 e con Claudio ci divertimmo un mondo ad andare a cercare cazzi. A noi andavano bene tutti: belli, brutti, giovani, vecchi, ricchi, poveri, alti, bassi… Insomma, come si dice: bastava che respirassero e noi ci lasciavamo sbattere dappertutto. Possibilmente insieme.Ovviamente erano altri tempi rispetto ad oggi e certe cose bisognava farle con parecchia riservatezza ma noi, in quella località turistica sul mare, ci saremmo dovuti stare solo un mese e decidemmo di divertirci il più possibile.
Facemmo quasi solo sesso occasionale e assolutamente non protetto. Forse perché di AIDS non si era ancora sentito parlare o forse perché, da perfetti irresponsabili, sapevamo poco o nulla delle malattie sessualmente trasmissibili. O forse semplicemente perché a vent’anni ancora da compiere si è spesso imprudenti... e lo eravamo anche quando giravamo con i nostri motorini truccati… Fortunatamente ci andò sempre bene, nonostante la smisurata, almeno per noi, quantità di cazzi che riuscimmo a fare nostri.
Bazzicavamo in tutti i posti dove si potevano trovare maschi interessati a fare del sesso con due disinibiti giovincelli poco più che diciottenni che, grazie ad una legge del 1975, erano già considerati maggiorenni.
Io e Claudio ci conoscemmo proprio in quella città sul mare, l’estate prima e, chissà perché, ci trovammo molto simili e ci raccontammo tante cose, perfino le nostre voglie di… altri maschi.
A lui piacevano quelli maturi, molto più grandi di lui, possibilmente alti e robusti. Se poi erano esageratamente pelosi, specialmente sulle gambe, non riusciva a capire più nulla. A differenza di me aveva già provato tutto. Il suo “maestro” era stato un “tipo” ed era successo nell’oratorio che aveva frequentato. Claudio aveva solo parole di stima ed ammirazione per quell’uomo che, piano piano, e senza alcuna forzatura, gli aveva fatto scoprire i piaceri che il corpo poteva dargli.
Dopo quella prima esperienza aveva incontrato ancora altri tre uomini ma sempre con la paura di poter essere scoperto. Cose che potevano capitare in un piccolo paese di provincia dove quasi tutti si conoscono. Lo ascoltai molto anche perché io potei raccontargli solamente che… ero ancora vergine. Di voglia tanta ma di esperienza ancora nulla. Con lui feci le prime scoperte perché mi insegnò a masturbarlo con la mano e con la bocca. Purtroppo il mese finì troppo in fretta e ritornammo nelle nostre città, purtroppo molto lontane tra loro. Continuammo a scriverci ma in modo “criptico” per il timore che la nostra corrispondenza potesse essere intercettata e letta da qualcuno.
L’anno dopo ci incontrammo il primo giorno che arrivammo al mare. Eravamo un po’ cresciuti e Claudio mi raccontò cose incredibili. Ad inizio anno era diventato maggiorenne e si era concesso davvero di tutto. I primi giorni rimasi ad ascoltarlo per ore, quasi incredulo e perfino sbigottito quando tirò fuori alcune foto Polaroid in cui lo si vedeva chiaramente mentre faceva, in modo che più esplicito non si poteva, sesso con degli uomini.
Quando toccò a me, quasi vergognandomi, gli riferii che… non avevo ancora fatto nulla e che l’ultimo cazzo che avevo toccato era stato proprio il suo… un anno prima.
“Ma ti piace il cazzo?”
“Certo, ci penso in continuazione e lo sogno sempre quando mi faccio le seghe…”
“Allora devi cominciare a concretizzare.” Sì, disse proprio così, a concretizzare.
“Conosco un posto qui dove si trovano cazzi facilmente.”
“Andiamoci!”
“Frena! E una volta che ce l’hai? Cosa fai? Non vorrai mica fare la figura di quello che si spaventa e scappa via…”
Effettivamente aveva ragione.
“Prima devi imparare a fare.”
Cominciai così ad andare nella sua camera d’albergo. Qui, segretamente e nonostante il mio iniziale imbarazzo, ci mettevamo nudi e lui mi guidava alla scoperta di quanto avevo sempre sognato di fare. In pochi giorni mi insegnò a baciare con la lingua e a leccare dappertutto, buchetto compreso. Riprendemmo a masturbarci e questa volta mi mostrò come inghiottire. E, almeno le prime volte, non fu proprio facile da accettare quello strano sapore decisamente acido. Infine iniziò ad infilarmi uno, due, tre dita nell’ano.
“Questo lo devi avere ben aperto perché mettere il cazzo nel culo è la cosa che piace di più agli uomini. Sembra che vogliano solo scoparti in culo. Gli piace anche tutto il resto ma se non te lo sbattono nel culo… non sono soddisfatti.”
Lentamente me lo aprì, prima con le dita, poi con delle bottiglie ed infine, anche se con pochissima convinzione, con il suo pene e lo fece in modo così graduale che non mi fece mai male.
“Sei fortunato. Forse sei proprio elastico… Io le prime volte ho patito le pene dell’inferno. Ma forse Giovanni aveva un cazzo che era il doppio del mio…” e rise.
In pochi giorni ero pronto e venne il giorno di provarlo. Prima di avviarci Claudio mi ricordò di farmi un buon lavaggio intimo e mi raccomandò di mettermi della crema di glicerina: “a volte li trovi così grezzi che nemmeno si accorgono che è asciutto. E non ci mettono nemmeno un po’ di saliva. E fa male...”
Ricordo benissimo il tardo pomeriggio che, con i nostri Ciao, andammo in quella zona tranquilla ed isolata dove lui sapeva esserci “giro”. Lo seguii in modo quasi inconsapevole anche se sapevo benissimo cosa stavamo andando a fare ma nemmeno pensai alle possibili conseguenze o a chissà che cos’altro, perché in quel momento stavo vivendo una fantasia. Un sogno che stava diventando realtà. Ed era anche la prima volta.
Non fu facile arrivarci e sbagliammo diverse volte strada ma, una volta giunti sul posto, fummo subito fortunati perché poco dopo aver parcheggiato incontrammo un uomo molto più vecchio di noi, completamente nudo, che indugiava sul sentierino. Ci guardò e ci sorrise.
“Bene! Il posto è giusto. Questo è in cerca come noi. Andiamo avanti. Magari ci spogliamo.”
Ero eccitatissimo e, al tempo stesso, intimidito. Non sapevo bene cosa sarebbe successo e mi era venuta pure un po’ d’ansia ma mi fidavo ciecamente di Claudio che mi sembrava sapere tutto.
Stupidamente gli chiesi: “perché questo non va bene?”
“Ma lo hai visto? È anche lui alla ricerca di cazzi, quindi vuol dire che ci sono. Siamo nel posto giusto.” Non ebbi il coraggio di chiedergli cosa avrei dovuto vedere in quell’uomo…
Continuammo a vagare tra quei sentieri fin quando lui non mi fece notare un altro uomo, anche lui sulla cinquantina: “questo sembra uno giusto.”
Era fermo, però completamente vestito. Ci avvicinammo e lui ci osservò. Ci fermammo ad alcuni metri da lui e Claudio si girò verso di me: “adesso mi accarezzo il culo, dimmi cosa fa.”
L’uomo si portò la mano sul sesso: “si tocca davanti.”
“Bene, vuol dire che gli interesso. Vediamo se adesso si avvicina.”
Con rapidi movimenti si abbassò i jeans e poiché non indossava altro restò con il sedere al vento.
“Cosa fa?”
“Viene verso di noi.” Fu un attimo e la mano dell’uomo iniziò ad accarezzargli le chiappe: “cosa cercate?”
“Un cazzo.”
“Tu o tutti e due?”
“Tutti e due.”
“Lo prendete in bocca?”
“Sì e non solo lì…”
“Anche in culo?”
“Sì.”
“Tutti e due?”
“Sì.”
“Andiamo di la che stiamo tranquilli.”
Claudio si tirò su i pantaloni e lo seguimmo in un angolino dove i cespugli erano più fitti.
Dopo aver dato un’occhiata in giro l’uomo si tolse pantaloni e slip mostrandoci il suo sesso ribaltato in avanti. Claudio, con altrettanta rapidità, si spogliò restando solo con le scarpe da tennis e mi fece un cenno per farmi capire che dovevo farlo pure io. Anche se molto imbarazzato mi tolsi tutto.
“Cazzo che bei bocconcini. Oggi carne fresca… Ma quanti anni avete?”
“Diciannove.”
“Anche lui? Sembra più giovane.”
“No, diciannove anche lui.”
Claudio intanto si abbassò e iniziò a toccarlo, leccarlo e quindi a succhiargli il cazzo mentre io mi ritrovai le sue mani, sempre più indiscrete, dappertutto. Cominciò ad accarezzarmi e poi a stringermi le palle, a tirarmi il pene e quindi continuò strizzandomi le chiappe per poi passare ad accarezzarmi proprio lì ed infine a risalire nell’ano dove infilò un dito, completamente dentro.
Provai dei lunghi brividi ed in un attimo mi esplose una grande erezione che fece dire all’uomo: “ti piace? Ti piace il dito nel culo. Vedrai che bello tra poco. Ho un gran cazzo e te lo darò tutto.”
Osservai che Claudio continuava a spompinarlo senza risparmiarsi, poi l’uomo piegò la testa verso la mia e iniziò a baciarmi. Mi ritrovai la sua lingua quasi in gola e risposi cercando di farla sbattere contro la mia, come mi aveva insegnato Claudio ma lui sembrava quasi schivarla, poi l’aspirava tra le sue labbra, la imprigionava e quindi la mordeva. Lo lasciai fare, sentendomi come sopraffatto. Anche la barba pungeva. Mentre ci baciavamo iniziò a muovere il dito che aveva spinto dentro di me come per simulare una scopata. Lo sentii scorrere avanti e indietro ma non mi procurò alcun piacere, anzi, una specie di fastidio.
“Basta, sono pronto. Dagli una bella leccata che glielo metto. È già aperto…”
Claudio si alzò e si accucciò dietro di me. Con le mani mi allargò le chiappe e iniziò a farci scorrere la lingua in mezzo, ma soprattutto attorno e dentro al buchetto. Mi riempì di saliva mentre io restai a fissare il cazzo dell’uomo che era lì davanti a me. Lo vidi grosso, dritto, duro e istintivamente lo afferrai con la mano. Mi riempì il pugno e lo trovai caldissimo. Me lo lasciò per poco perché mi disse di girarmi e di piegarmi in avanti. Tutto avvenne talmente in fretta che non riuscii nemmeno a pensare a cosa stava per fare. Lo sapevo che mi avrebbe inculato ma ugualmente tutto mi sembrò lontano, come se non stesse per succedere a me. Anche se lo avevo già provato con Claudio ebbi un certo timore e, per un attimo ebbi paura. Pensai che forse potevo anche non farlo. Attimi, davvero attimi e, quasi senza avere una precisa coscienza di cosa stesse accadendo, me lo trovai dentro la pancia. Lanciai un urlo per l’improvviso affondo che mi fece male, forse più per la sorpresa, e strinsi i pugni per sopportare quella fitta che durò poco. Infatti provai subito una forte sensazione che proveniva dall’interno, stranissima, che un attimo dopo si trasformò in puro piacere. Un piacere che cominciai a sentire dentro, dappertutto. Strinse le braccia attorno alla mia pancia sia per potersi affondare meglio dentro di me con delle possenti bordate senza scivolare fuori sia per non farmi spostare. Non so quanto durò ma fu puro piacere che cessò di colpo. Disse solo: “adesso tu” e mi ritrovai libero.
Un attimo e si avvinghiò con le braccia a Claudio e, senza esitazione, lo penetrò iniziando a sbatterlo. Rimasi lì, al loro fianco, spostando lo sguardo dal cazzo, avvolto da tutto quel pelo, che entrava ed usciva dal culo e il pene di Claudio che, completamente moscio, era sballottato dappertutto e rimasi come ipnotizzato da quei vorticosi movimenti. Ricordo che mi sorpresero i continui gemiti e le ripetute grida che il mio amico si mise a lanciare alternandole con espliciti inviti a continuare e a… sfondarlo sempre di più tanto che nemmeno mi accorsi quando raggiunse l’orgasmo. Lo capii perché tutto si fermò: gli schiocchi della pancia sul culo, gli urletti di Claudio, l’ansimare dell’uomo.
Poco dopo vidi spuntare quella mazza dura, completamente luccicante di umori dal suo culo che rimase aperto, come una voragine. Nuovamente stupefatto da quella visione ripresi a spostare lo sguardo dal cazzo teso e rosso all’ano di Claudio che, ancora aperto, iniziava a far sgocciolare fuori parte di quello che gli era stato versato dentro.
Non ebbi nemmeno il tempo di gustare tutto quello che si focalizzava davanti a me che mi trovai di nuovo penetrato da quell’uomo. E anche questa seconda penetrazione fu una sorpresa, ancor più incredibile della prima. Continuò a lungo fin quando non scivolò fuori e, dopo alcuni tentativi di rientrare, si arrese.
Davanti a me vidi un uomo sudato, stanco, senza fiato ma con un’espressione soddisfatta.
“Ci vediamo ancora?”
“Se ti va” rispose prontamente Claudio.
“Certo che siete due belle scrofette. Si capisce che vi piace il cazzo. E poi siete giovanissimi! Merce rara oggigiorno. Siete nuovi di qui, vero? Da dove venite? In vacanza? O venuti a fare la stagione? Ma siete fratelli?” E andò avanti ancora.
Dio! Ci rovesciò addosso una valanga di domande.
Io guardai Claudio che rispose vagamente, come se fosse smaliziato ed abituato a farlo.
Prima di andare l’uomo gli lasciò un numero di telefono: “se vi va mi chiamate e magari andiamo a fare un giro con la mia barca. È grande. Andiamo al largo e… ci divertiamo.”
Mentre stavamo tornando Claudio si fermò e, spento il motorino, volle sapere le mie impressioni: “come è andata? Lo sai che questa te la ricorderai per tutta la vita! È la prima.”
Fui un po’ generico su quello che avevo provato, quasi vergognandomi di condividere con lui le mie emozioni ma fu evidente che ero contento.
La nostra complicità durò tutto il mese e ne facemmo di tutti i colori, nel vero senso della parola, considerando che ci scoparono davvero in tanti, compreso un venditore di souvenir del Senegal. Dio! Che strano il cazzo nero. È incredibile vederlo sparire, così nero, tra le chiappe bianche...
È stato bello ricordare questa prima avventura giovanile. Le altre di quel mese le lascio correre libere nei miei pensieri senza condividerle perché per farlo, per rivivere l’intero “parco giochi” che incontrammo in quelle settimane, ci vorrebbero centinaia di pagine, sempre che la memoria riesca a recuperarle tutte. Mi sembra di avere solo bei ricordi di allora o semplicemente o rimosso quelli meno belli...
Con Claudio ho vissuto in modo “spericolato” anche l’estate successiva poi non ci siamo più visti. Non è ritornato al mare d’estate. Ci siamo scritti diverse volte, c’è stata qualche telefonata e poi tra una lettera e l’altra è passato sempre più tempo. Alla fine uno di noi non ha più risposto e… ci siamo dimenticati. Una decina di anni fa ho provato a cercarlo ma non ci sono riuscito.
Ripensando a quell’estate credo che siamo stati proprio fortunati perché non abbiamo incontrato brutte persone e non abbiamo contratto nessuna malattia.
Come dicevo mi sono rimasti solo dei bei ricordi, quasi inimmaginabili. Ma che ricordi! Altri tempi, altre esperienze, altra gente. Forse tutto era più naturale e spontaneo e il rischio di incontrare “avventurieri” era assai più remota.
Quello che abbiamo vissuto allora credo sia impossibile da vivere oggi. Eppure successe solo quarant’anni fa...
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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