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RACCONTO DI UNA STORIA PORCELLA


di RedTales
14.02.2016    |    15.000    |    1 9.4
"Probabilmente anche il fisico minuto, i corti capelli biondi e il dimostrare diversi anni meno dei miei mi condussero su questa strada..."
Lorenzo lo ho conosciuto con il classico annuncio. Cercava un maschio più grande di lui, deciso e autoritario. Poteva ospitare ma preferiva recarsi a casa del suo ospite. Ci siamo scritti, sentiti, incontrati per una rapida conoscenza e abbiamo concretizzato in pochi giorni. Abitava relativamente vicino a me e un sabato pomeriggio, quando entrambi eravamo liberi, è venuto a trovarmi. Era decisamente un bel ragazzo. Mi ha detto di avere trentacinque anni, ma ne dimostrava almeno una decina di meno. Corti capelli quasi biondi, molto ben rasato e completamente depilato. Come avevamo concordato abbiamo subito interpretato ognuno il proprio ruolo. Io quello di un maturo severo e autoritario e lui quello di un giovane sottomesso e disponibile.
Abbiamo fatto sesso, o meglio mi ha fatto fare sesso, per buona parte del pomeriggio restandone entrambi soddisfatti. Insomma. è stato proprio un bell'incontro e la storia che mi ha raccontato veramente eccitante.
Lorenzo è finito in una comunità a quattordici anni per problemi familiari. L'ambiente non era grande perché c'erano una decina di ospiti tra i dodici e i diciotto anni. Tutti ragazzi “difficili”, a parte lui che si era trovato proiettato in un mondo che non era il suo. La timidezza e l'aspetto lo avevano fatto diventare fin dal primo giorno l'oggetto delle attenzioni del suo vicino di camera, un quasi diciottenne che di li a poco avrebbe dovuto abbandonare quella casa per… raggiunti limiti di età. Tutto era cominciato con un piccolo sopruso, poi con delle richieste di servizi e infine, vedendolo sempre così disponibile e arrendevole, lo aveva trasformato nel suo personale giocattolo sessuale.
Prima lo aveva pesantemente toccato nel suo intimo, poi lo aveva fatto spogliare quindi si era fatto toccare e, passo dopo passo glielo aveva messo in bocca e infine se lo era scopato. In tutto questo Lorenzo si era dimostrato prima arrendevole, poi schivo e infine entusiasta. Ai primi momenti di imbarazzo era seguito un incerto rifiuto per quanto doveva fare che, in pochi giorni, si era trasformato in una felice partecipazione ad ogni genere di sottomissione che gli veniva richiesta. E la cosa era talmente evidente che la notizia della sua totale disponibilità ad ogni richiesta, in particolare sessuale, fece il giro di tutta la comunità. In meno di due settimane tutti gli ospiti avevano approfittato di lui almeno una volta, per non parlare del suo vicino che con quel nuovo giocattolo si divertiva ogni volta che poteva non essere visto dagli educatori. E anche tra questi, alcuni, saputo quanto accadeva, invece di intervenire, non vollero mancare di “farsi un giro” con lui.
“In un mese mi ero trasformato dall'ingenuo ragazzino timido e solitario in un navigato disponibile e malizioso maschietto molto ricercato da tutti. Probabilmente anche il fisico minuto, i corti capelli biondi e il dimostrare diversi anni meno dei miei mi condussero su questa strada.”
Il Lorenzo che ho conosciuto, un felice ragazzo vicino ai trentacinque anni, racconta la sua vita quasi divertito.
“Anche se la prima volta che ha voluto che glielo prendessi in bocca lo ho odiato, poco dopo lo ho amato perché è stato lui a farmi scoprire quanto mi piacesse obbedire ai suoi ordini e quanto desiderio avevo di giocare con un altro maschio”.
“Quindi nella comunità ci stavi con tutti?”
“Praticamente si.”
“Ma i preti?”
“Mai accorti di nulla. Era come se non ci fossero. Facevano tutto gli educatori. A parte uno che, venuto a sapere cosa mi facevano, un giorno mi convocò nel suo ufficio.”
Quel sacerdote però non aveva alcuna intenzione di far cessare le vessazioni che Lorenzo subiva, voleva semplicemente aggiungere il suo contributo personale. Così dopo essersi fatto raccontare ogni particolare di quanto gli accadeva, anche i più scabrsi, alla fine, sempre fissandolo negli occhi, gli ordinò di spogliarsi perché voleva controllare il suo corpo e concluse l'ispezione con una decisa anche se rapida penetrazione.
“E da quel giorno ha cominciato a convocarmi nel suo ufficio un giorno si e uno no. Le prime volte mi è anche piaciuto poi è diventato di una noia mortale. Faceva sempre, ma proprio sempre la stessa cosa. Chiudeva a chiave la porta, mi faceva tirare giù i pantaloni e si metteva dietro di me. Mi spingeva la testa verso la scrivania per farmici appoggiare sopra e poco dopo mi bagnava con la saliva e mi prendeva. Durava sempre pochissimo e ce l'aveva piccolino. Ma non me lo ha mai fatto vedere. Appena fatto usciva, si sistemava e per dirmi che potevo tirarmi su mi dava uno sculaccione. A quel punto dovevo ricompormi, ringraziarlo, salutarlo e andarmene. Lo fece per quasi quattro anni… Però ogni tanto, la domenica, mi portava al cinema. Solo me. In sala, appena si spegnevano le luci dovevo aprirmi la cerniera e mettermi o la giacchina o una felpa sopra e lui mi toccava in continuazione. Cercava di non farmi venire, ma qualche volta non si è fermato in tempo. In quelle uscite mi aveva ordinato di non mettermi le mutande. Quando sentivo le sue mani sul mio uccello mi piaceva moltissimo e mi restava duro per tutto il tempo. Le prime volte ero preoccupato pensando che, se c'erano dei vicini, potessero accorgersi della cosa, ma con il tempo questa possibilità mi eccitava ancora di più e credo intrigasse anche lui.”
Devo dire che mentre Lorenzo mi raccontava queste cose, sdraiati sul letto, con la mia mano che lo accarezzava, mi eccitavo moltissimo e dovevo interromperlo per chiedergli di succhiarmi e lui lo faceva immediatamente e nel migliore dei modi possibili. A volte bastava una decina di minuti per farmi rilassare e per fargli continuare la sua storia, altre volte sentivo proprio la voglia di concludere e poteva essere direttamente nella sua gola o nel suo culetto. Ma non mi dispiaceva nemmeno osservarlo completare la sega con la mano e vedermi schizzare, magari sulla sua faccia. Poi poteva riprendere la storia.
E la sua narrazione era precisa, dettagliata. Diciamo che dopo diverse volte che ci siamo incontrati, forse non sono arrivato nemmeno a metà. In ogni caso sentirlo mentre descrive le sue esperienze è decisamente più stimolante di molti video.
Di quei quattro anni posso dire di saperne molto. Furono ricchi di normalità quotidiana che mi accennò brevemente ma ancor più pieni di singoli episodi da farlo diventare duro ad una statua. Quando, dopo l'ennesimo malizioso racconto, in preda a continue e ripetute erezioni gli dissi che mi sarebbe piaciuto narrare le sue esperienze nei miei racconti volle saperne di più e quando gli mostrai questo sito si illuminò.
“Redtales!”
“Ma io li ho letti tutti i tuoi racconti.”
“Ma dai!”
“Si!”
E per dimostrarmi che era vero ne citò alcuni che ricordava.
Si dimostrò felice di diventare il protagonista di uno di loro. Mi chiese solo di renderlo non riconoscibile anche perché mai avrebbe voluto che qualche suo cliente potesse riconoscerlo.
“Adesso faccio un bel lavoro.Mi piace, ma nessuno sa cosa faccio nella mia vita privata e tanto meno cosa ho fatto prima...”
Concordammo una mascheratura e che lo avrebbe letto prima della pubblicazione per sentire se gli andasse bene e ne fu contento. Questo è il primo che scrivo.
Da quel giorno ci siamo visti parecchie altre volte dove, oltre al sesso farcito di comandi e obbedienza, passo ore ad ascoltarlo. E' bravissimo nel farlo, soprattutto per il modo naturale con cui parla della sua vita e di tutto quello di incredibile che ha fatto. E' superbo anche per l'atmosfera di eccitazione che sa creare. Certo che a volte sembra quasi impossibile che siano capitate proprio tutte a lui ma luoghi, date, persone che cita non possono che confermare quanto mi dice.
Ma forse è meglio che la smetta di girarci intorno e riprenda a parlare di lui.
Eravamo rimasti al prete che lo portava al cinema. Oltre che al cinema, qualche volta lo portava a comperare dei vestiti. Era sempre tassativo che uscisse senza slip. Era un ordine e lui, diligentemente, lo eseguiva. Gli indumenti li poteva scegliere ma doveva sempre provarli e questa era la parte che piaceva di più al sacerdote perché gli aveva imposto, una volta entrato nel camerino prova, di spogliarsi completamente. Doveva togliersi perfino le calze! Solo allora poteva indossare il nuovo capo. E l'uomo, dalla tendina scostata o dalla porta socchiusa guardava sempre tutto. “Così posso darti un parere su come stai.” era la sua motivazione per sbirciarlo. Le prime volte si era sentito molto in imbarazzo, proprio come al cinema, ma poi aveva sentito qualcosa che lo faceva godere di quella situazione.
“A volte, magari con addosso solo una felpa, mi faceva uscire per potermi guardare meglio. Ricordo ancora lo sguardo di una commessa che mi squadrò mentre avevo solo una t shirt e rimase immobile ad osservarmi con mezzo culetto… fuori. Non disse niente e se ne andò poco dopo ma… chissà cosa avrà pensato di noi. Ovviamente il prete in queste occasioni si vestiva come noi e non si poteva capire che era un prete, anzi, si spacciava per mio padre.”
Di queste uscite mi parlò molto e, forse, ognuna di esse meriterebbe un racconto. Ma ci vorrebbe troppo tempo. Ma non si sa mai…
L'acquisto di una giacca, fatta da un sarto amico del prete è quella che mi ha soddisfatto di più.
“Oggi ti compro una giacca. Una giacca speciale. Fatta su misura per te. Di quelle che si fanno sempre di meno. Oggi si compra tutto pronto...”
Mi portò in un laboratorio che conosceva bene. Un gentile sarto, decisamente anziano, ci mostrò della stoffa grigia e quindi mi disse che doveva misurarmi per poter preparare la giacca.
“Vai nel camerino. Fai come sempre...”
Prima di entrare il ragazzo provò a chiedere timidamente se doveva fare proprio come sempre: “tutto tutto?”
Lo sguardo fu così esplicito che non gli restò che obbedire.
“Hai fatto?”
“S… si.”
“Vieni, vieni che adesso ti prende le misure.”
Uscì con le mani davanti, per coprirsi almeno un pochino, ma un deciso “bene le mani lungi i fianchi.” lo fecero avanzare e ammirare in tutta la sua splendida giovanile nudità ai due uomini.
“Proprio un bel ragazzo.”
“E ubbidiente e assai servizievole.” aggiunse il don.
Il sarto mi fece indossare una camicia e poi iniziò a prendere tutta una serie di misure.
Quando aveva quasi finito abbassò lo sguardo e prese nella conca della mano il pacco del ragazzo: “tutto ben depilato… Ti piace depilarti?”
“Guardai don Felice che rispose per me.”
“Si, gli piace. E piace anche a me. Da un aria pulita e più fresca. Di gioventù. Sembra ancora più giovane dei suoi anni.”
Quelle mani scarne e rugose si spostarono dai genitali e accarezzarono una gamba per terminare sui glutei prima di ritirarsi.
“Eh si! Carne fresca. Profuma di gioventù. E' da tanto che ce l'hai?”
“Da qualche mese.”
“E vieni ancora da me?” disse stupito il vecchietto.
“Mai buttare via niente… e poi noi ci conosciamo da così tanti anni… come potrei rinunciare al tuo sederino...”
Fu allora che Lorenzo capì che il sarto era uno degli amanti a cui aveva accennato il prete.
I due uomini si avvicinarono e cominciarono a baciarsi. Il sarto, con difficoltà cominciò a sbottonarsi la camicia che l'altro tolse subito e, dopo essersi aperto i pantaloni, seduto su una sedia, li tolse e fece altrettanto con scarpe e calze. Anche lui era completamente senza peli e… senza slip. Il prete gli si avvicinò e lui, lentamente, iniziò a spogliarlo. Prima il giubbotto, poi gli aprì la camicia. Passò ai pantaloni che aiutò a far scendere. Si piegò per togliergli le scarpe e poi le calze. Si alzò e completò il lavoro con la camicia. Il ragazzo osservò che era ben messo in quanto a dotazione ma spostò subito lo sguardo su don Felice. Era la prima volta che lo vedeva completamente nudo.
Era peloso dappertutto...
“Facciamo presto, oggi non ho molto tempo.”
Il vecchietto annuì e, sedutosi nuovamente sulla sedia iniziò a preparargli l'uccello con le mani e la bocca. Quando raggiunse una decisa erezione si alzò di nuovo, si piegò sullo schienale di una poltrona e gli aprì il culo che fu subito penetrato e scopato con foga. Si comportarono come se lui non fosse li. Osservò tutto ma durò assai poco perché dopo aver emesso un basso suono gutturale il prete si fermò e si staccò. Si girò verso Lorenzo e gli ordinò di pulirlo per bene con la bocca, dicendo contemporaneamente al sarto di rimanere fermo.
“Mi inginocchiai perché a lui piaceva questa posizione e presi a leccarlo come mi aveva insegnato. Come se fosse un gelato. Dovevo partire da metà cazzo e risalire fino alla punta e rifarlo dappertutto fino a togliere ogni traccia di sperma. Come le altre volte, mentre lo facevo l'erezione si sgonfiò e quando passò del tutto me lo infilai completamente in bocca per passarci sopra la lingua fin dove potevo arrivare. Era lui a dirmi quando dovevo smettere.”
“Va bene, basta così, adesso pulisci per bene Carlo. Muoviti, non vedi che gli sta scendendo lungo la gamba...”
Mi avvicinai e provai a piegarmi ma fui interrotto da un brusco.
“In ginocchio, sempre in ginocchio...”
“Di culi sgocciolanti me ne avevano fatti leccare tanti, ma era la prima volta che dovevo farlo ad un vecchio. Finora mi ero trovato davanti solo ragazzi, al massimo gli educatori che non arrivavano alla trentina e il don che più o meno ne aveva una cinquantina. Guardai le gambe esageratamente magre e la pelle ruvida e come macchiata ma cominciai a passarci sopra la lingua. Il sapore era leggermente diverso dal solito che conoscevo bene. Dalle gambe salivo fino al fondoschiena e alle natiche. Anche queste erano scarne e mollicce. C'era più sperma del solito e dal buchetto ne continuava ad uscire.”
“Bene li, puliscilo bene. Non deve restare traccia del seme. Bene la lingua, anche dentro.”
“Feci del mio meglio e lui ne fu contento perché non mi ordinò altro fino a quando mi disse di smettere.”
“Vestiti, veloce, dobbiamo rientrare.” mentre raggiunsi il camerino, lui salutò il suo amico:
“La prossima volta che torniamo te lo faccio assaggiare. Ti piace la carne fresca… vero?”
Rispose di si. Gli disse ancora che era stato bravo e che era sempre piacevole incontrarlo nonostante i tanti anni.
Appena il ragazzo uscì salutarono e si avviarono verso casa. E qui terminò il suo raccontare.
Che dire, per tutto il tempo, nonostante fossi venuto già due volte, me lo ritrovai completamente duro, tanto che dovetti chiedergli di soddisfarmi di nuovo. Lo fece con gioia, divertendosi nel vedere quanto resistevo. Lo lascia continuare con mani e bocca fino che non raggiunsi, per la terza volta in un pomeriggio, il traguardo.
Quando uscì avevo già voglia di un nuovo racconto, delle sue mani, della sua bocca, del suo culo. Ma… era appena andato via.
Lo avrei sentito presto, ne ero sicuro.
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