Gay & Bisex
L'ORGASMO FINALE DELLO SCHIAVETTO
di RedTales
18.09.2015 |
17.370 |
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"Se non sto attento vengo subito..."
Questa volta voleva sorprenderlo.Aveva passato l'intera mattinata a sistemarsi di nascosto e facendo attenzione a non farsi scoprire perché il suo patrigno era in casa. Si era passato nuovamente l'epilatore della mamma su tutto il corpo, facendo particolare attenzione alle zone più difficili, si era limato benissimo le unghie e aveva cercato dei vestiti, anche tra quelli della sua sorellastra che, almeno secondo lui, potevano rappresentare quell'idea di troia che piaceva tanto al suo padrone. Il gioco gli era piaciuto perché più volte se lo era sentito diventare dure mentre faceva queste cose. Alla fine aveva scelto un corto paio di shorts di jeans elasticizzati che lo fasciavano terribilmente e per questo non aveva messo sotto null'altro e una maglietta corta in vita. Il tutto accompagnato con delle scarpette basse. Per uscire si era coperto con una larga tuta indossata sopra quella mise che si tolse davanti alla porta di Federico un attimo prima di suonare.
Appena lo vide non riuscì a nascondere un'espressione di stupore, ma si riprese subito immergendosi prontamente nel ruolo di staccato padrone: “si, questi vestiti ti si addicono, sembri ancora di più uno schiavetto pronto per ubbidire.”
Lo squadrò dalla testa ai piedi, soffermandosi sulle gambe, lunghe, slanciate, completamente lisce e messe decisamente in mostra da quei corti pantaloncini e dalle scarpe basse. Ma anche il ventre piatto che si faceva ben notare nello spazio lasciato vuoto da quei jeans a vita molto bassa e dalla maglietta decisamente troppo corta, troppo scollata e con un giro maniche pure lui troppo largo lo incantò. Si, era decisamente eccitante quel ragazzo e lui era perfettamente cosciente che lo teneva in pugno ed era pronto ad esaudire ogni sua voglia. Visto da dietro era ancora più invitante, con quella fetta di chiappaeche fuoriuscivano dal bordo degli shorts e non resistette, palpandogli per bene il culo.
“Anche senza slip, come le vere professioniste!”
David gli sorrise e, per risposta ottenne un duro e deciso: “mettiti con le spalle contro il muro e baciami.”
Indietreggiò di alcuni passi mentre l'uomo avanzò e si trovò la bocca schiacciata contro le sue labbra. La lingua, invadente, prese a frugargli tra i denti e a piroettare con la sua. Pensò che aveva una lingua lunga e grossa perché la sentiva dappertutto. Si baciarono per un tempo che gli parve lunghissimo. Non aveva mai baciato un uomo e anche con le ragazze non è che avesse avuto molta esperienza, ma cercò di arrangiarsi anche se principalmente subì tutto quello che stava facendo Federico dentro la sua bocca spalancata.
Quando si staccò cominciò a palpargli i pantaloncini vedendo che erano decisamente gonfi e subito dopo li aprì, facendo schizzare fuori il pene che, completamente duro, si era piegato in modo innaturale. Ma non era questo che voleva perché glieli fece togliere e, dopo averlo messo faccia al muro lasciò cadere l'accappatoio che indossava e, dopo essersi piegato sulle ginocchia per sistemare con precisione la punta della cappella sul buchino, cominciò a fare pressione. David non se ne era accorto ma l'uomo si era bagnato con la saliva e, anche questa volta, anche se con un po' di fatica e un accenno di lamento iniziale, la penetrazione fu decisamente piacevole per entrambi. Appena fu ben piantato dentro gli bloccò le mani contro la parete tra le sue, prendendo subito un buon ritmo di spinta.
Dio che culetto stretto. Se non sto attento vengo subito. Sarà la posizione ma mi sembra sempre più stretto, pensò mentre aveva già iniziato a godere.
Devo cercare di trattenermi, non posso “miagolare” subito. Non devo fargli capire quanto mi piace, riuscì a dirsi David mentre stava già per perdere il controllo.
“Ahh. No, no! Fermati! Mi fai morire. Mmh.” Era successo qualcosa che gli aveva fatto sentire una specie di scossa, terribile, fortissima, da togliere il fiato.
Esitò per un istante ma vedendolo sopraffatto dal piacere e non dal dolore continuò. Dovette stringergli ancora di più le mani perché adesso cercò di divincolarsi per sottrarsi a quell'ondata di godimento che era… troppo. Lo implorò e supplicò più volte di fermarsi, ma ogni preghiera era vissuta da Federico come qualcosa di ancor più stimolante e da sprone a continuare con ancor maggior impegno nella sua missione di sfondamento di quel culetto.
David si era messo a gridare senza contegno. Gridava e supplicava e, ogni volta che il suo cazzo duro sbatteva contro il muro per le spinte che riceveva, urlava ancora più forte. Questa volta però successe qualcosa di veramente incredibile perché l'adulto, pur volendo rallentare o fermarsi per non venire, non riuscì a farlo, sopraffatto pure lui da tutto quello che stava vivendo e improvvisamente, sentì che stava per venire e accelerò allo spasmo le spinte e, proprio mentre, si mise a gridare pure lui per sottolinearne l'arrivo, cominciò a schizzare. In contemporanea e con le stesse urla anche David prese a imbrattare il muro con tutto quello che era riuscito a produrre nelle palle e, cosa fantastica, senza che nessuno lo toccasse, a parte i colpi dati sul muro. Entrambi si resero conto di aver raggiunto il culmine assieme e, sempre all'unisono, si lasciarono cadere seduti contro il muro uno a fianco dell'altro.
Dopo alcuni interminabili minuti in cui, madidi entrambi di sudore, cercarono di riprendere fiato, si sentì un sussurrato: “muoviti troietta, comincia a succhiamelo. Dopo leccherai anche il muro”. Il ragazzo si piegò in avanti e cominciò un lunghissimo pompino, infilandosi tutto il cazzo in bocca e facendo del suo meglio. Poco dopo Federico gli passò una mano in mezzo alle gambe e, impugnato saldamente il suo pisello ancora abbastanza duro, prese a masturbarlo lentamente.
Proseguirono a lungo senza soste finché il padrone non gli disse che adesso doveva dirgli tutto del viaggio e lo fece sedere sul divano vicino a se. Non un accenno a quella meravigliosa scopata o al piacere che aveva provato e alla felicità di stare con lui. Non erano queste confidenze che si potevano condividere con uno schiavetto, pensò. D'altra parte anche David, che avrebbe desiderato tanto stampargli un bacio sulla bocca perché quello di prima gli era piaciuto tantissimo non osò farlo e chiuse dentro di se anche le tante frasi di gioia, piacere, soddisfazione e ammirazione che avrebbe tanto desiderato gridargli. Uno schiavo non può permetterselo, pensò pure lui. E, pure questa volta, soffocati dal ruolo che si erano imposti di vivere, non si aprirono l'uno con l'altro, peccato.
“Andremo in un conosciuto hotel dove ci sono molti gay. E' un quattro stelle e il servizio è ottimo come pure le stanze e il servizio. Tu sarai sempre a mia disposizione, solo per me. Va bene?”
Si fermò per attendere la risposta che fu affermativa.
“Andata e ritorno con volo di linea, niente charter. Ogni vota che ne avrò volta mi farai fare del sesso con te. Va bene?”
Fece di nuovo si con la testa.
“Ovviamente andremo in spiaggia, in piscina, in giro di notte… Insomma, faremo vacanza. Chiaramente per te pago tutto io. Conosco anche un posto, un club privè per soli uomini dove ci divertiremo con spettacoli e magari con del sesso con altri. Anche qui tu farai quello che ti chiederò di fare. Se mi va vederti scopare con uno stallone nero che c'è li tu lo fai. Ti va bene?”
Questa eventualità non l'aveva nemmeno pensata. Provò a farfugliare qualcosa ma lui lo incalzò, incurante di quanto stava provando a dire con un ancor più secco: “va bene?”
Annui.
“Magari alla sera ho voglia di uscire con te vestito da troia o travestito da donna. Lo dovrai fare. Chiaro?”
Si, si, era chiaro. Per Federico lui era solo un bel giocattolo da usare o da esibire. Si sentì triste. Nella sua testa aveva sperato, pur avendolo visto solo per poche ore che… Non osò nemmeno lui finire il pensiero. Cercò di farsi forza perché, in fondo, quella vacanza era quello che desiderava per andarsene, almeno per un po' da casa e anche perché sapeva benissimo che il gioco che aveva scelto di fare era questo. Non c'era spazio per altro che per il sesso.
Si era perso nei suoi pensieri e non aveva nemmeno più ascoltato le altre cose che stava elencando il suo padrone.
Come risvegliandosi bruscamente da un sogno, senza ricordarlo in modo chiaro, lo sentì chiedergli ancora se andava bene qualcosa che non aveva proprio sentito. Facendosi coraggio e con decisione disse: “va bene. Va bene tutto. Ho voglia di venire con te a Ibiza. Ti assicuro che farò ogni cosa che desideri. Vuoi scoparmi, lo fai. Vuoi che ti faccia un pompino, lo faccio. Vuoi che mi inculi un nero col cazzo grosso, lo prendo. Vuoi che balli nudo in un club, salgo sul cubo. Vuoi che mi vesta da troia e sculetti in centro, va bene. Se ti va faccio anche marchette. Non hai capito che voglio venire con te e che ti faccio tutto?”
Tacque ed entrambi restarono per dei lunghi istanti in silenzio. David pensò di aver esagerato con quello sfogo, Federico apprezzò la grinta che aveva tirato fuori perché, in fondo, era cosciente di tutte le stronzate che gli stava chiedendo.
Senza dirsi nulla si guardarono negli occhi. Entrambi avrebbero voluto dire qualcosa di ben diverso, ma la sola frase che echeggiò nella stanza fu: “ti avevo detto di non guardarmi”.
Uno abbassò lo sguardo e l'altro precisò quando sarebbero partiti e cosa avrebbe dovuto portare con se. Null'altro.
Al termine, dopo aver risposto ad alcune domande del giovane, sottolineò ancora una volta il potere di cui godeva nella coppia con un: “adesso ho tante cose da fare, ma ancora una sveltina me la voglio prendere. Adesso mi metto giù sul letto e tu mi vieni sopra e ti scopi da solo.”
Si alzarono, raggiunsero la camera e si distese sul letto.
“Fammelo tirare, con la bocca. Fallo bene.”
Lo fece proprio molto bene perché lo portò ad una bella erezione con poche, sapienti succhiate.
“Scavalcami. No, non così, girati. Voglio vederti in faccia. Adesso accucciati, mettitelo dentro e scopati.”
Obbedì alla lettera. Con la mano lo guidò nel suo ano e poi si abbassò per farlo entrare del tutto quindi tirò su la schiena.
“No, non così, vai su e giù muovendo solo le gambe. Fai leva sulle ginocchia e dondolati.”
Ci provò e sistematosi un po' meglio perché non gli scivolasse fuori, iniziò a farlo godere. Per restare meglio in equilibrio gli appoggiò le mani sul petto mentre lui gli afferrò l'uccellino per masturbarlo. Questa volta, pur piacendogli, non provò le fortissime emozioni di prima però apprezzò molto la mano che lo toccava e stringeva proprio come se fosse lui a farlo.
Fu durissima anche perché Federico fu lunghissimo a venire e non gli permise mai di fermarsi fin che non raggiunse il traguardo, almeno una abbondante mezzora dopo. Per di più, con la mano, lo fece sbrodolare molto prima e quindi dovette continuare anche se avrebbe voluto fermarsi perché dopo essere venuto non sentiva quasi più nulla nonostante fosse lui a muoversi con quel palo sempre ben piantato nel culo.
Quando ebbe finito si rialzarono. A David non era piaciuto, ma dal silenzioso modo in cui era venuto il suo padrone pensò che non fosse piaciuto nemmeno a lui.
Ovviamente nessuno dei due, pur pensando la stessa cosa, disse questo all'altro.
A questo punto farei un veloce salto di venti giorni.
Si, David e Federico sono andati a Ibiza. Si sono divertiti moltissimo. All'inizio hanno giocato la loro partita, da una parte il signore, duro, arrogante, pretenzioso, freddo e, a volte, odioso e dall'altra lo schiavo, docile, servizievole, disponibile, affettuoso e gentile, sempre, ma dopo alcuni giorni questo rapporto ha iniziato a incrinarsi. Il ragazzo ha infranto la consegna del silenzio esternando alcune sue emozioni e sentimenti che hanno coinvolto anche l'uomo. Da distaccati hanno iniziato a passeggiare per le viuzze dell'isola mano nella mano. Dagli ordini secchi sono passati all'intima complicità. Già a metà settimana David aveva confidato a Federico quanto gli piacesse e quanto lo facesse godere, non solo fisicamente ma anche sentimentalmente. Pure quel vecchio burbero iniziò ad aprirsi, dicendogli che aveva quasi paura ad ammettere con se stesso che lui gli piaceva… troppo. E non solo per il sesso che facevano. Disse anche che era preoccupato perché tra di loro c'era una enorme differenza d'età… I loro baci intanto erano diventati non una ricerca di piacere fisico ma di scambio gioioso. E se ne davano tanti. Nel vederli, in ogni momento della giornata sembravano due… innamorati.
Al loro ritorno David andò a vivere con Federico. Si promisero eterno amore e, ancor oggi, dopo oltre sei anni, quando mi invitano a casa loro non vedo due uomini ma una coppia felice e affiatata che condivide un vero percorso di vita in un modo meraviglioso nonostante gli anni che li separano. E, da quanto mi dice la solita impicciona che ha la casa vicina alla loro a volte, quando fanno l'amore, raggiungono vette di piacere che forse noi rare volte raggiungiamo. E, dalle finestre aperte, si sente. Eccome se si sente. Per me la loro vicina è tanto invidiosa di questo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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