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LA SVELTINA N.7 – LEO: PERSO UN RAGAZZO, TROVA UNA BAND - RACCONTO BREVE.
di RedTales
28.12.2019 |
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"La prima frase chiara che mi raggiunse fu un: “non so come hai fatto a resistere..."
Ciao, sono Leo, ho ventun anni e il mio ragazzo dice che sono un porcellino. Volevo raccontarti cosa ho fatto ieri. Credo ti piacerà. Con un whatsapp Danilo mi diceva che aveva trovato degli amici con cui divertirci. Gli risposi immediatamente dicendo che la cosa mi intrigava tanto. Lo avevamo già fatto altre volte e mi ero sempre divertito e avevo goduto alla grande. Chiesi maggiori informazioni ma mi disse solo che era per domani e che mi avrebbe detto tutto alla sera, quando sarebbe venuto a prendermi alla fine del lavoro. Aspettai la chiusura del negozio con impazienza e fui felice di vederlo davanti alla vetrina.
Andammo a casa sua e già durante la strada mi raccontò tutto. Era gente nuova, non li avevo mai visti.
“Guarda che questi sono tutti avvocati, dottori, commercialisti...”
“Ma quanti sono?”
“Sei e poi ci sono io.” aggiunse ridendo.
“Come le altre volte?”
“Più o meno. Si gioca, ognuno fa quello che vuole, come vuole.”
“Età?”
“Ti ho detto che sono grandi. Questi vanno dai quaranta buoni in su.”
“In su?”
“Si, tutti molto più grandi di noi.”
“E… io il solo a prenderlo?”
“Mi sa di si., ma ormai ci hai fatto la bocca...”
“Insomma… Che siamo in tanti a farmi la festa mi sta bene però ogni tanto mi piacerebbe anche essere scopato da qualche ragazzo giovane...”
“Ma... se non vuoi lasciamo stare.”
“No, no, mi piacciono le ammucchiate dove non sai mai che ti si infila nel culo...”
Risi perché già immaginavo la scena e poi mi diedi da fare con la bocca sul suo bel pisellone.
Anche quella sera Danilo mi fece godere alla grande. Ormai mi conosceva e sapeva come farmi venire. Sul tardi mi accompagnò a casa dove, appena rientrato dovetti sorbirmi le solite lagne di mamma: “come sempre! Ormai per te questa casa è come un albergo. Ma almeno hai cenato?” e così via.
La giornata seguente volò rapida e, avendo il turno dalla mattina al primo pomeriggio, rientrai a casa presto per preparami per la serata speciale. Fortunatamente mamma era fuori e quindi nessuno mi mise fretta: mi regalai un lungo bagno con ritocchi alla depilazione, tanto per essere perfetto, creme, pinzetta per qualche sopracciglia e tutto il resto.
Finalmente, dopo decine di messaggini, arrivò quello che aspettavo: “scendi alle 19, dobbiamo arrivare fuori città. Ci vuole un’oretta.”
Lo trovai puntuale ad attendermi e in macchina mi chiese se mi ero tirato a lucido e gli sorrisi. Lo diceva tanto per dire perché sapeva quanto ci tenessi a farmi vedere splendido quando eravamo con altri.
Arrivammo e ci aprì un signore sulla cinquantina abbondante, stempiato, decisamente non in forma che ci sorrise.
Danilo precisò subito che “il bocconcino” ero io e un attimo dopo ci trovammo in un elegante salotto dove c’erano altri tre uomini, anche loro sulla cinquantina, tutti in giacca e cravatta.
Non erano il massimo ma, soprattutto, dai loro modi di fare non ero ancora riuscito a capire se ci fossero dei passivi. Il tempo di bere qualcosa e fare conoscenza ed arrivarono altri due stangoni forse un po’ più giovani ma decisamente due armadi d’uomo. Salutarono cordialmente gli altri che evidentemente conoscevano bene quindi quello che ci aveva aperto disse: “ci siamo tutti. Possiamo anche cominciare” e quindi rivolgendosi a Danilo aggiunse: “tu?”
Lui rispose prontamente: “credo di non aver chiuso la macchina, vado un attimo a controllare.”
Danilo uscì mentre i sei rimasti iniziarono disordinatamente a spogliarsi invitandomi a fare altrettanto. Farmi vedere nudo era un qualcosa che mi aveva sempre eccitato e non mi feci ripetere l’invito per lasciarmi ammirare da tutti. Un attimo dopo le mie lunghe gambe perfettamente lisce e vellutate erano lì per tutti, come pure il culetto alto, sodo e quasi a forma di mandolino. Potevo esibirmi notando con gioia come mi mangiavano con i loro occhi avidi. Poco dopo ci ritrovammo tutti nudi ed io ero al centro del capannello che avevano formato. Mi sentii toccato, strizzato, accarezzato e penetrato da tante mani e fui nuovamente felice. Ovviamente allungai le mie dita sui loro piselloni che penzolavano intorno a me cominciando a prendere le misure. Erano tutti belli grossi anche se mollicci ed anche le palle erano grosse e gonfie. Passò qualche altro minuto e mi accucciai, ritrovandomi a leccare e far entrare e uscire dalla bocca tutta quella grazia di dio. Feci del mio meglio riuscendo a portarli tutti a delle imponenti erezioni. Si, erano assai ben dotati, sicuramente come Danilo, se non meglio.
Pensando a ciò ebbi come un flash: “ma dov’è Danilo?” Intorno a me non riuscivo a vederlo e provai a chiederlo ma ottenni una risposta evasiva sul fatto che non fosse ancora tornato anche se era passata sicuramente più di mezz’ora.
Non ebbi il tempo di pensarci su perché uno di loro mi afferrò sotto le ascelle sollevandomi e portandomi sul divano. Mi sistemò con il culetto in alto e la testa verso i cuscini. Evidentemente adesso cominciava la festa. Non avevo ancora capito però quali fossero gli attivi e quali i passivi. Vidi uno di loro infilarsi un preservativo e fui contento perché nelle feste organizzate da Danilo non sempre tutti lo hanno fanno.
Nel frattempo qualcuno mi aveva spalancato le chiappe e si era messo a leccarmi il buchetto spingendoci anche dentro la lingua. Una sensazione bellissima. Quando cessò una mano mi percorse il solco, forse per lubrificarlo e subito dopo, rispettando i miei tempi di dilatazione, uno di quei cazzoni si fece strada nel mio intimo. Quindi cominciò a scoparmi. Divino! Lento, costante e fino in fondo. Sembrava quasi uscire per poi rientrare ed era così lungo che mi sembrava non finisse mai di avanzare. Cominciai a lamentarmi per il piacere poco dopo, sentendo i commenti compiaciuti degli altri che evidentemente si godevano lo spettacolo. Mi stava letteralmente sfondando e aprendo ma lo faceva con tale delicatezza che era solo piacere. Continuò a lungo e mi eccitò molto cominciare così. Quando si fermò ci fu solo un attimo di pausa perché un altro prese il suo posto dentro di me. Questa volta le spinte furono assai più vigorose, facendomi traballare ad ogni colpo. Il nuovo arrivato era veramente impetuoso ma ci sapeva veramente fare perché dopo neanche una manciata di minuti, durante i quali continuavo ad ascoltare i loro commenti che offrivano un’infinita varietà di sfaccettature, dal delicato al decisamente volgare, cominciai a sentirmi “cucinare” dall’interno al punto che con altre pochissime spinte riuscì a portarmi ad uno stadio di piacere nel quale, pur cercando di trattenermi, non potei fare a meno di mugolare, lamentarmi, sospirare pesantemente ed infine urlare: dal piacere ovviamente. Proseguì così per un bel po’ fin quando, credo, non venne perché si fermò di colpo.
A quel punto riuscii a riprendere fiato e mi ritrovai davanti al naso la faccia di uno di loro che voleva sapere se stavo bene o se mi facesse male qualcosa.
Capì subito, da come mi passai la lingua sulle labbra, che i lamenti erano frutto di puro piacere e aggiunse quindi: “se va tutto bene noi… continuiamo.”
Annuii con il capo essendo ancora in debito di ossigeno e con il fiato spezzato e un attimo dopo mi ritrovai rigirato a pecora e questa volta mi presero, quasi contemporaneamente, in due: uno in bocca e l’altro… sempre dietro. Mi gustai il salsicciotto caldo succhiandolo e ricevendolo ben presto fin in fondo alla gola mentre, anche se lentamente, ritrovai quelle pulsazioni assai stimolanti… dall’altra parte. Ripresi a sentire i loro commenti: “che troia! Ha le cosce vellutate. Si vede che è giovane, senti che pelle. Ti piace se ti strizzo i capezzoli? Ma guarda come lo monta Federico… Vacca, sei una vera vacca! Guarda come lo prende tutto in bocca.”.
Comunque, man mano che il piacere, soprattutto anale riprese vigore, un po’ alla volta ricominciai a perdermi le loro battute perché ripresi a smaniare e a urlare come una vecchia locomotiva a vapore accorgendomi solo in parte di quando venivo spostato in altre posizioni. Infatti, ogni tanto mi rendevo conto che ero girato su un fianco o a pancia in giù o appoggiato ad una parete in piedi o seduto sopra di loro ma il risultato, anche se la posizione cambiava, era sempre lo stesso: avevo sempre un palo piantato dentro e una specie di mega orgasmo con cui dovevo convivere che non cessava più di farmi “morire”.
Poi tutto si fermò. Ero seduto su un divano, sudatissimo tanto che continuavo a sentirmi colare dappertutto, i capelli bagnati, ma non solo di sudore, un aroma e un gusto inequivocabile sulla faccia e in bocca, la gola che mi faceva male come quando si ha la tracheite, il culo che pulsava in modo esagerato, segni evidenti di sperma un po’ dappertutto, quella sensazione di… incrostato che ti lascia la crema abbondante quando si asciuga. Ecco, credo provai tutte queste sensazioni poi ritrovai le loro voci. Probabilmente erano continuate per tutto il tempo ma per me erano quasi sparite, erano rimaste un lontano brusio di sottofondo.
La prima frase chiara che mi raggiunse fu un: “non so come hai fatto a resistere. Continuavi a dire: ancora, ancora, si, così, dai, non fermarti, ancora… e poi urlavi. Devi aver avuto un orgasmo che i nostri nemmeno si avvicinano a quello che hai provato.”
Lo guardai ancora un po’ frastornato ma cercando di apparire lucido e cosciente anche se mi stava costando molta fatica, soprattutto perché avevo una voglia matta di mettermi delle dita nel culo perché mi… solleticava in modo impressionante.
“Certo che anche voi vi siete dati da fare alla grande”.
“Si ma noi siamo in sei e tu sei solo...”
Ci fu una grassa risata collettiva e misi a fuoco che erano in sei, tutti attivi. Danilo non era mai ritornato. Chiesi di lui e mi dissero che, come da accordi sarebbe arrivato tra poco: “le tre orette che avevamo concordato”.
Sorrisi scoprendo qualcosa che non sapevo.
I miei ospiti, un po’ alla volta facevano la spola verso il bagno, ritornando “docciati” e profumati e quindi chiesero anche a me se volevo darmi una ripulita. Accettai accorgendomi come, una volta in piedi mi sentissi indolenzito un po’ dappertutto e con una sensazione di incertezza a stare ritto. Sotto la doccia mi lasciarono da solo e ci restai a lungo a godermi quell’acqua calda e quel sapone così profumato. Passai e ripassai le mani e le dita anche dentro il buchetto ma quella sensazione di prurito interno non se ne andò. Mi asciugai e rientrai in sala volutamente senza asciugamano. Volevo farmi ammirare ancora e sentire altri di quei commenti che mi erano piaciuti tanto. E arrivarono, come pure le carezze e i pizzicotti. A due tirava ancora e, guardandoli… a palle ferme non potei che convenire che se anche gli altri avevano una dotazione come loro… mi avevano scopato per tre ore sei superman.
Riuscii a dare una fugace succhiata ma poi mi invitarono a rivestirmi perché a momenti sarebbe arrivato Danilo e mi accorsi che qualcuno di loro lo stava già facendo.
Mi ritrovai vestito ma sempre con quel bruciorino intimo.
“Certo che te li sei meritati tutti.” aggiunse proprio quello che mi aveva aperto la porta allungandomi dei pezzi da cinquanta euro. Mi prese davvero alla sprovvista perché nemmeno feci il gesto di prenderli. Se ne accorse pure lui e mi chiese in modo diretto se sapevo che li ero nelle vesti di escort.
Feci di no con la testa e tutti, facendosi intorno a me, ne rimasero sorpresi. I commenti al vetriolo su quanto fosse stronzo il mio amico si sprecarono mentre quelli entusiastici per tutto quello che avevo fatto e sul mio fisico diventarono perfino imbarazzanti.
Alla fine mi chiesero se fossi tornato volentieri e la mia risposta fu decisamente positiva così ci scambiammo il telefonino.
“La prossima volta senza il tuo amico. Vieni da solo, Quel pappone non lo voglio nemmeno più vedere. Finora ci ha procurato dei bei culetti ma non sapevamo che voi ignoravate di venire qui a fare le troie… a pagamento. Ma a te non dava niente?”
Feci di non con la testa.
Alcuni di loro si guardarono e poi uno mi allungò nuovamente dei soldi insistendo perché li prendessi.
“Sono per te. A Danilo li diamo quando viene.”
Anche se non convinto li accettai anche perché me li spinsero nella tasca dei jeans.
Proprio in quell’istante suonò il campanello: era lui. Lo ricevettero sulla porta, rimanendo in tre davanti all’uscio proprio per non farlo entrare. Gli dissero brutalmente quello che pensavano e gli gettarono letteralmente in faccia quanto pattuito poi mi fecero uscire sbattendo la porta.
Anch’io gli dissi cosa pensavo di lui e conclusi con un “non voglio vederti mai più, bastardo” e, nonostante i tentativi che fece per riavermi, rimasi fermo sulla mia decisione.
Danilo non lo ho più visto, i sei amici parecchie volte e Paolo, uno di loro, tantissime. Da Paolo non ho mai accettato un euro, dagli altri… si
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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