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Prime Esperienze

STORIE GAY: CULETTO VERGINE INCONTRA BEL PISELLONE.


di RedTales
03.11.2018    |    22.549    |    5 9.8
"Gennaro dopo essersi appoggiato stava esercitando sempre più pressione accorgendosi che quel culetto opponeva una bella resistenza ma voleva fare piano proprio..."
Era arrivato con un po’ di anticipo e stava camminando in attesa che arrivasse. Non sapeva che viso avesse perché, come si fa in questi casi, si erano scambiati solo alcune foto delle parti intime. Si continuava a ripetere che a trent’anni, anche se era la prima volta, non doveva assolutamente farlo capire al suo partner: . Era da due giorni che cercava di immaginarsi l’uomo con cui aveva chattato ma non riusciva a dargli un volto definito e mentre stava pensando a questo improvvisamente squillò il telefonino. Vide che era il suo numero e rispose immediatamente: “eccomi. Si, sono già arrivato.”
“Lo so, ti sto guardando, avevo capito che eri tu.”
“Dove sei?”
“Nella macchina blu dall’altra parte della strada.”
“Non ti vedo, ma adesso attraverso.”
“Sto scendendo. Mi vedi?”
Lo notò e gli si fece incontro: “sei tu?”
“Si.” e chiuse la chiamata andandogli incontro.
Si fermò a un metro da lui. Lo aveva pensato più giovane ma per tutto il resto corrispondeva perfettamente a come si era descritto.
“Ciao. Sono proprio felice di vederti. Sembri molto giovane. Davvero hai trent’anni?”
“Si!”
“Era tanto che aspettavi?”
“No, no, sono arrivato da poco.”
“Allora? Come ti sembro? Posso andar bene?”
Lo guardò nuovamente prima di rispondere: “Si, direi di si.”
“Vuoi fare due chiacchiere? Beviamo qualcosa o andiamo subito da me?”
Rimase interdetto non aspettandosi quella domanda ma si riprese prontamente: “se vuoi possiamo anche andare.”
“Va bene. Sali o mi segui con la tua macchina?”
Esitò ancora un attimo e poi decise di salire.
Lungo la strada parlottarono di varie cose fin che Gennaro non gli chiese cosa gli piaceva di più quando faceva sesso.
Ci pensò un pochino e rispose in maniera vaga con un: “ma… un po’ tutto” non sapendo cosa dire e non volendo assolutamente rivelarsi come un verginello alla prima esperienza.
L’uomo rise e gli appoggio una mano sulla coscia iniziando a palpeggiarlo per risalire quindi verso il pacco che trovò completamente duro: “già pronto? Ti piace? Ti sei già eccitato?”
Simone divenne rosso per l’imbarazzo e balbettò un qualcosa di indecifrabile.
Una ventina di minuti più tardi e dopo tante domande di Gennaro che praticamente rivelarono gran parte della vita del giovane arrivarono a casa.
Come entrarono l’uomo si sbottonò la camicia aggiungendo: “in casa mi piace stare sempre nudo” prima di gettare le scarpe vicino al muro e togliersi tutto il resto sotto lo sguardo sorpreso del suo ospite.
“Ti spogli?”
Ormai era li e non poteva fare altrimenti e, cercando di nascondere l’imbarazzo per quella situazione che non aveva immaginato potesse svolgersi così velocemente, fece altrettanto.
“Grande! Hai proprio un bel corpo. Ma ti tira sempre?” e rise allungando la mano sulle chiappe per accarezzarle: “belle: dure e tonde. Proprio come piace a me! Hai proprio un gran bel culo! Mi piace!” e afferrandogli poi il fallo che svettava completamente dritto.
Se ne restò come imbambolato in mezzo alla sala cercando di essere disinvolto anche se era veramente la prima volta che un altro uomo lo vedeva nudo e, soprattutto, lo toccava. Guardò l’altro che era abbastanza massiccio, non grasso ma decisamente robusto e lo sovrastava anche in altezza di una buona decina di centimetri oltre ad essere abbondantemente peloso, molto più di lui. Braccia e gambe erano grosse e in particolare le cosce erano almeno il doppio delle sue come pure lo era il pene che, ribaltato in avanti e penzolante, già così aveva quasi le dimensioni del suo già al massimo dell’erezione.
“Andiamo in camera che siamo più comodi” lo incalzò risvegliandolo dalle sue riflessioni e riportandolo li.
In camera c’era poca luce e un grande lettone. Gennaro si sedette sul bordo e lo fece avvicinare iniziando subito a leccargli le palle per risalire lungo l’asta. Arrivato alla punta della cappella spalancò la bocca e lo fece sparire tutto scendendo finché le labbra toccarono le palle e si fermò.
Simone provò una sensazione molto forte al passaggio della lingua che aumentò quando le labbra scivolarono lungo il membro. Non riuscì ad evitare di tremare e di far oscillare il bacino per quanto gli piacesse tanto che Gennaro, pensando che volesse spostarsi, lo afferrò con le mani sui fianchi per tenerlo fermo. Ovviamente non si sarebbe mosso: era solo incapace di sopportare quanto gli stava facendo restandosene immobile.
Dopo averlo tenuto tutto dentro per alcune manciate di secondi iniziò un lentissimo pompino perché voleva proprio gustarsi quel bel cazzo, non particolarmente grande ma assai ben fatto, perfettamente dritto e sparato verso l’alto. Si accorse ben presto che, ad ogni passaggio, il suo giovane amante tremava e ne fu contento perché pensò di aver trovato subito i suoi punti di piacere.
E, mentre Gennaro immaginava questo, l’altro cercava di resistere e di controllarsi per non fargli capire quanto gli stesse piacendo. Si mise anche a pensare quanto fosse stato facile, almeno fino a quel punto, farsi coinvolgere e come sentire quelle mani calde e quella bocca su di lui fosse veramente eccitante, molto di più delle solite seghe che si faceva sempre. Ad un certo punto però avvertì una pulsione sempre più intensa ed ormai vicina al limite del non ritorno. Provò a serrare le chiappe, a piegarsi leggermente in avanti a… trattenersi ma tutto fu inutile e, senza dire nulla e forzandosi di non emettere versi, il cazzo gli divenne durissimo e ancora più grosso prima di esplodere in una serie di schizzi liberatori che gli svuotarono non solo le palle ma anche la mente lasciando spazio solo al piacere. Dopo aver superato l’apice dell’orgasmo cercò di immaginare cosa gli avrebbe detto l’altro a cui aveva appena riempito la bocca di sperma e improvvisamente si sentì intimorito per la sua reazione: .
Fortunatamente quelle inutili elucubrazione sparirono appena Gennaro disse: “ma era da tanto che non scopavi? Sei venuto subito. Mi hai riempito! Gustoso, hai un gran buon sapore” prima di alzarsi per iniziare a baciarlo, come per passargli parte della sua crema. Aprì subito le labbra e cercò di assecondare quella lingua invadente provando anche a scoprire quel gusto nuovo ma, a parte un leggero pizzicorino sulla lingua, non riuscì a definirlo. Come l’uomo si strinse a lui abbracciandolo forte sentì il suo cazzo ancora dure premere contro di lui e un altro salsicciotto che gli si appoggiava sul fondo pancia.
Durante quel lungo bacio che lo lasciò senza fiato, obbligandolo a respirare con il naso, gli balenò l’interrogativo di cosa avrebbe fatto dopo l’uomo:
Un “dai, mettiti sul letto” interruppe bruscamente il bacio e i suoi pensieri e si trovò sdraiato con il pene davanti alla bocca. L’uomo che si era steso sul letto non aggiunse altro ma era palese cosa voleva. Afferrò il membro alla base e lo sollevò per cominciare a leccarlo in punta: la cappella era completamente avvolta nelle pieghe e dopo alcuni colpi di lingua non restò che aprire le labbra e farlo entrare.
pensò mentre la lingua lo sfiorò e le labbra si chiusero attorno. Lo lasciò scorrere affondando la testa e, come aveva visto fare poco prima, lo prese tutto.
continuò a pensare .
Tirò indietro la testa piano lasciandolo uscire per metà e quindi la riabbassò. Scorreva bene e quei movimenti si susseguirono.

Infatti quel servizietto lo stava facendo diventare grande e Simone ben presto si ritrovò in bocca proprio un bel cazzo.
continuò a pensare mentre muoveva la testa: . Effettivamente quel rapido movimento gli stava dando fastidio e iniziò ad andare più piano: .
Provò a spingerlo nuovamente a fondo ma come la punta toccò l’inizio della gola ebbe un improvviso conato e si ritrasse di colpo facendolo uscire.
“Troppo dentro?”
Con le lacrime agli occhi per lo sforzo fece di si con la testa pulendosi le labbra dalla saliva e guardando quel cazzone che aveva davanti: pensò della cappella che ormai libera svettava con tutta la sua imponenza. Era ben più grossa del resto e, rossa e brillante per la saliva, sembrava ancora più imponente.
“Va bene, va bene, dai girati che mi è venuta proprio voglia. Un po’ di crema?”

“Si, mi fa male senza.” poi ebbe un’idea e proseguì, come per “pararsi il culo”: “ce l’ho stretto stretto, mi da sempre fastidio quando entra.”
“Hai fatto bene a dirmelo, così metto più crema ed entro piano.”
Non era questo che sperava di sentirsi rispondere ma ormai era li e questa cosa l’aveva sognata infinite volte ed ora non poteva tirarsi indietro:
Il lubrificante freddo spalmato tra i glutei e dentro il buchino lo fecero smettere di immaginare cosa sarebbe successo: si disse tra se e se come l’indice si intrufolò dentro. Trattenne altri due quando si spinse fino in fondo per ungerlo bene.
“Piano, piano. Mi da fastidio.” disse a bassa voce facendosi coraggio.
“Se sei così stretto ci vuole più lubrificante.” Ne prese ancora e rifece l’operazione.

Effettivamente con più lubrificante quel ditone non incontrò resistenza, nemmeno quando lo fece ruotare per cercare di allargarlo. Come provò ad infilare due dita Simone sentì proprio dolore:
“Piano, fai piano. Sono stretto.”
“Ma così ti allargo, se no dopo lo senti ancora di più. Hai visto che ce l’ho bello grosso...”
Si, era meglio lasciarlo fare e far finta di niente si disse nuovamente tra sé e sé mentre le dita entrarono con calma slargandolo per bene.
fu l’ulteriore considerazione che fece dentro di se stando ben attento a non lasciarsi sfuggire il minimo lamento.
Le dita presero a scorrere avanti e indietro per tutta la loro lunghezza e, anche se con fatica, provò a farle ruotare.
“Certo che sei proprio stretto, faccio fatica ad aprirti con due dita. Ma li hai presi solo piccoli?”
Si, quella era proprio l’ancora di salvezza: “si, quelli che ho preso erano tutti piccoli. Uno grosso come il tuo non lo ho mai preso.”
Chissà forse Simone sperò di vederlo arrendersi difronte a questa affermazione anche se sapeva che era li con uno scopo ben preciso: scopare e non avrebbe rinunciato così facilmente.
Intanto quelle dita che ravanavano dentro di lui gli continuavano a procurare un bel fastidio: provò a convincersi...
Gennaro, seduto al suo fianco ci dava dentro e ogni tanto toglieva le dita sgocciolanti di lubrificante e dopo che il buchino si era chiuso lo riapriva divaricandogli le chiappe prima di mettere ancora dentro le dita.
Ad ogni ingresso era una fitta, come se qualcuno gli facesse un taglio. Un dolore puntuale che durava per alcuni secondi e poi si affievoliva senza però sparire del tutto.
L’uomo si dimostrò paziente e… competente perché andò avanti a lungo.
“Direi che ci siamo, adesso è bello aperto, ci entro che è una meraviglia. Sei pronto?”
Sussurrò un si ma, dentro di se, non lo era per nulla, anzi era anche spaventato, non sapendo bene cosa avrebbe provato. Perché un conto è aver letto le sensazioni di altri e un altro è viverlo. In ogni caso la voglia di uscire da quella casa sverginato era assai più forte e si lasciò andare.
“Come vuoi metterti?”
Anche quella domanda arrivò inaspettata e non seppe esprimere alcuna preferenza rispondendo con un laconico: “resto così”
“Bene, mi piace. E’ una bella posizione. Poi magari cambiamo. Avevi detto che ti andava bene senza, vero?”
Si riferiva al profilattico. Poiché si erano dichiarati entrambi sanissimi, Simone gli aveva scritto che potevano benissimo farne a meno, anche perché Gennaro aveva insistito a lungo su quanto fosse meglio a pelle, su come si sentisse di più, come scorresse meglio e così via.
A quel punto l’uomo lo scavalcò mettendosi sopra di lui e appoggiando le mani sul letto: “allarga un po’ di più le gambe, così entro meglio.”
Eccolo, il cazzo duro come il marmo cominciò a strofinarsi tra le chiappe. Scorreva benissimo per quanto fossero scivolose e, dopo tre o quattro passaggi, individuato con precisione il buchino, ci si appoggiò sopra.
pensò restando, teso, ad aspettare la penetrazione:
Era teso come la corda di un arco che sta per scoccare la freccia ma in questo caso il dardo era quel cazzone che stava per sprofondare dentro di lui. Come lo sentì premere contro provò ad agevolarlo allargando leggermente le cosce e cercando di spingere per lasciarsi aprire, restando in ansiosa attesa e sperando che non gli facesse male. Gennaro dopo essersi appoggiato stava esercitando sempre più pressione accorgendosi che quel culetto opponeva una bella resistenza ma voleva fare piano proprio perché era stretto. Purtroppo come la punta slargò lo sfintere, forse per un movimento più brusco, esagerò la spinta e tutta la cappella fu dentro in un sol colpo con un sordo rumore come di uno schiocco. Si fermò immediatamente, sentendosi subito serrare forte il cazzo. Simone restò letteralmente senza fiato per lo sfondamento che gli provocò una fitta dolorosissima, come se avesse ricevuto una scarica elettrica. Gridò dentro di se ma non emise alcun suono trattenendosi ma, istintivamente, sobbalzò stendendosi ancora di più verso il materasso e successivamente, come di riflesso, si inarcò verso l’alto. Lo fece con una tale forza e velocità che come si sollevò quel grosso cazzo gli finì dentro per buona metà procurandogli altro dolore.
“Ah! A...” gridò cercando di soffocare l’urlo e, con incredibile lucidità, aggiunse: “siiii, così! Mhh! Ah!” tentando di far sembrare lo strillo di dolore in una specie di ululato di piacere e, pur continuando a fargli male ripeté ancora più e più volte il suo indefinito “ah! Ah” Ahi! Ahi!” anche se dentro di se sapeva quanto male gli facesse. Però era li, in quella situazione che aveva sempre sognato e proprio adesso che stava provando quello che aveva aspettato così a lungo non voleva proprio che finisse anche perché era sicuro che prima o poi sarebbe cessata quella sofferenza e sicuramente sarebbe esploso il piacere di cui aveva letto tanto.
Nel frattempo Gennaro, sentendolo gemere con tanta forza, fraintese anche quel movimento brusco che aveva fatto: “ma allora facevi finta. Lo stringevi apposta il culo. Ma sei proprio una bella vacca” e certo di questo non solo finì di entrare del tutto nel suo culo ma cominciò anche a scoparselo senza tanti riguardi.
pensò il ragazzo continuando a lanciare delle urla “ah! Ahi! Si! Ah...” che per Gennaro erano dei chiari segni di piacere.
Contrariamente a quanto pensò, il male non smise, forse si affievolì un poco, ma durò per tutto il tempo che quel grosso affare gli rovistò dentro.
Simone strinse i denti e, pur continuando a strillare, aspettò che l’altro finisse di prendersi tutto il piacere che cercava perché voleva assolutamente ritornarsene a casa… svezzato, costasse quel che costasse.
Dopo un’interminabile serie di colpi si fermò e gli si appoggiò completamente sopra, schiacciandolo con il suo peso. Era stanco anche se soddisfatto e felice di aver raggiunto il traguardo e di avergli versato dentro tutta la sua crema:
“Che culo! Sei stretto come un novizio. Me lo stringevi tutto. Bravo! Lo senti? Lo senti ancora tutto dentro?
Bisbigliò un si mentre l’altro lo incalzò: “ti è piaciuto? Sembravi una gatta in calore da quanto urlavi. Sei venuto ancora?”
Lo accontentò con un altro si e rimase immobile sperando che… si spostasse. Ma non lo fece, almeno non subito.
Quando lo “liberò” dal suo peso Gennaro, come spesso capita in questi incontri “mordi e fuggi”, fece una rapida pulizia con dei fazzolettini e si rivestì chiedendo all’altro, che indugiava ancora nudo sul letto, se volesse essere riaccompagnato nel luogo dell’incontro. Evidentemente aveva fretta di vederlo andare via. Ovviamente accettò comprendendo che quello era un non tanto velato invito ad andarsene. Quindi si rivestì in fretta pure lui e uscirono. In macchina l’uomo si dichiarò assai soddisfatto e desideroso di provare cose nuove con lui mentre i pensieri di Simone erano tutti concentrati sul suo buchetto che gli bruciava e che sentiva pulsare come se avesse ancora dentro quel grosso cazzone. Gli dava così fastidio che neppure riuscì a trovare una posizione soddisfacente sul sedile continuando a spostarsi per tutto il tragitto mentre l’uomo gli toccò ancora qualche volta la coscia.
Concordarono per rivedersi: “vieni alle quindici, ormai la strada la conosci. Mi fa proprio piacere rivederti. Sei stato proprio bravo. Sai, qualche volte qualcuno vuole che mi fermi perché dice che è troppo grosso… Si, sei bravo, l’hai preso tutto. Si, gran bel culo. Magari la prossima volta mi fai di più la troia. Si?”
pensò sorridendogli.
Rientrato a casa si fece un bel bagno cercando di alleviare il fastidio che persisteva con una crema alla calendula ma non ottenne grossi benefici fino al giorno successivo quando, quasi per magia era passato tutto. In ogni caso, ripensando all’incontro, fu ben felice di averlo vissuto. Finalmente aveva provato a prenderne uno vero e per di più bello grosso. Ormai poteva considerarsi pronto per cominciare qualche altra avventura. Adesso sapeva cosa aspettarsi e cosa avrebbe provato e sicuramente, il peggio era passato.
Da quella prima volta Simone incontrò parecchi altri maschi, alcuni una volta sola, con altri instaurò un rapporto più duraturo ma non provò più alcun fastidio ma solo piacere nell’offrirsi e nel sentirsi prendere. L’unico rammarico fu il non riuscire mai a provare un orgasmo solo di culo come più volte aveva letto ma, nella speranza di riuscirci continuò a cercare il partner… ideale
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