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UN ESIBIZIONISTA SPECIALE: LA SCOPERTA DEL SESSO (1/4)


di RedTales
04.01.2018    |    10.205    |    8 9.7
"Che ne dite?” Affrettarono il passo e si unirono agli altri due e concordarono l’itinerario per il giorno dopo..."
Non sapeva nemmeno lui perché lo faceva, ma era un qualcosa che lo eccitava moltissimo e che gli veniva spontaneo. L’idea di farlo gli sembrava innata, anche se la prima volta che aveva realizzato che quel mostrarsi intimamente agli altri gli veniva assai facile e, con le persone giuste, era pure molto apprezzato, l’aveva capita solo alcuni anni prima. Si trovava in montagna con tre amici, tutti tra i diciotto e i ventun anni, per trascorrere alcuni giorni di vacanza e, durante un’escursione, quando in due si erano messi a fare la pipì, si era accorto che l’altro, mentre si stava scaricando, per tutto il tempo non aveva fatto altro che osservarlo. Nessuno dei due non aveva detto nulla, ma la cosa non gli era sfuggita e, durante il resto dell’escursione, aveva pure notato che Gianfranco più volte si era soffermato a sbirciare le sue gambe. Infatti era estate e tutti indossavano, oltre agli scarponcini, solo dei pantaloncini corti anche se i suoi, forse, erano un po’ più corti degli altri, ma nulla di speciale. Poiché all’idea di farsi notare e mettersi in mostra fisicamente ci pensava già da tempo decise per la prima volta di osare di più e, visto l’interesse palesato da Gianfranco, quando lo vide entrare nel bagno per lavarsi, lo seguì e:
“scusa… ti dispiace se mi faccio la doccia mentre ti lavi?”
“Fai, fai...”
Iniziò a lavarsi le mani mentre Ivan, quasi al suo fianco, si tolse la maglietta, i pantaloncini e gli slip restando completamente nudo. Si infilò nel box doccia senza tirare la tenda e iniziò ad insaponarsi. Con la coda dell’occhio notò che Gianfranco non si era perso nulla e aveva perfino smesso di insaponarsi le mani per guardarlo. Gli diede la schiena e, con lenti e volutamente prolungati gesti, si insaponò i glutei scendendo sulle cosce e quindi si girò per completare di ricoprirsi di schiuma con la spugna. Il suo amico era completamente girato verso di lui e lo fissava. I loro sguardi si incrociarono e per alcuni istanti nessuno disse nulla poi Gianfranco, preso un po’ di coraggio a quattro mani: “hai un gran bel fisico. Non ti secca se ti guardo...”
Ivan abbassò lo sguardo come intimidito ma rispose dicendo quello che aveva sempre immaginato di dire in una situazione simile: “no, no… mi piace se mi guardi.” Poi arrossii vistosamente, quasi vergognandosi delle sue parole, e si girò nuovamente di schiena lasciando che il getto d’acqua portasse via tutta la schiuma e rimanendo nuovamente nudo e senza che quella nuvola vaporosa lo coprisse. Girò la testa pensando di non vederlo ma era ancora li e gli sorrideva: “piace anche a me… continua… mi piace vederti coperto di schiuma...” Fu tutto quello che riuscì a dire, domandandosi pure se aveva fatto bene a dirlo...
Anche se imbarazzatissimo e incapace di gestire la situazione pure Ivan gli sorrise e, senza aggiungere altro, riprese a passarsi la spugna ricoprendosi nuovamente di morbida schiuma. Questa volta se la passò fino ai piedi piegandosi e poi tra le cosce e, dopo aver sommerso di bollicine il petto e le ascelle, scese nel suo intimo facendolo sparire in una nuvola azzurra. Ogni tanto alzava lo sguardo notando che gli occhi del suo amico seguivano, come magnetizzati, i suoi movimenti. Appoggiò la spugna e si passò le mani ovunque più volte e lentamente prima di fiondarsi sotto il getto d’acqua che, rapidamente, lo risciacquò. Si spostò i capelli dagli occhi e li aprì. Gianfranco gli sorrideva e non poté notare che, sotto gli slip, era in erezione. Diventò nuovamente rosso e sperò che non si fosse accorto di cosa aveva scoperto, ma pure l’altro divenne paonazzo in viso e si girò, come per nascondersi, riprendendo a insaponarsi le mani. Ivan prese il grande asciugamano e si coprì trotterellando fuori dal bagno sentendo che gli sussurrava: “non dire niente agli altri...”
Si fermò e: “Si, ma neanche tu...”
Si guardarono nuovamente e spontaneamente si sorrisero ancora.
Raggiunse la sua stanza che divideva con Emil e lo trovò sdraiato sul letto in mutande intento ad ascoltare musica.
“Hai finito finalmente. Ma quanto ci hai messo a farti la doccia?”
“C’era Gianfranco...”
“E allora? Ha finito lui?”
“No, non credo… Te la fai tu adesso?”
“Se è libero...”
Voleva rivestirsi, sentendosi un pochino a disagio coperto solo da quell’asciugamano, ma non se la sentiva di spogliarsi davanti a lui quando, chissà perché, scattò nuovamente quel desiderio di mostrarsi e così, senza badare all’altro, appoggiò l’indumento sul tavolino e, aperto l’armadio, si mise a cercare, completamente nudo, dei vestiti.
Emil era sempre stato lo sbruffone della compagnia e quello che non sapeva mai tacere e, anche in quell’occasione, non perse il suo… stile.
“Cazzo! Che culo! Sai che hai proprio un bel culo! Ma davvero! Tondo, sporgente, senza peli...”
Ivan si girò per capire se stesse scherzando o stesse dicendo sul serio proprio mentre aggiunse: “come una vera troia!” e scoppiò in una sonora risata.
“Coprilo, coprilo che se lo vedo ancora vengo li e te lo scopo...” e rise ancora.
Si girò e gli borbottò di finirla ma evidentemente il gioco era diventato troppo forte per finire li e così continuò: “e che cazzo! Adesso mi sbatti in faccia i coglioni? Ma cosa vuoi che te li ciucci? Ma allora ti depili davvero. Cazzo! Sei quasi senza peli. Ma… ma… ma c’è l’hai? Ma c’è qualcosa li in mezzo? Ma… fa.. fai vedere…”
“Basta! Dai non fare lo stronzo!”
“Oh! La troietta si offende? E allora? E cosa mi fa?”
Detto questo si alzò e, abbassandosi le mutande gli mostrò il suo cazzo particolarmente ben dimensionato e di cui si era sempre vantato sottolineando: “lo vedi! Questo è un cazzo! E questi sono dei peli da maschio!”
Poi, dopo aver tirato su gli slip prese un asciugamano e, dopo averlo arrotolato, gli tirò un bel colpo che gli arrivò sulle chiappe.
Scompigliandoli i capelli prima di uscire aggiunse: “dai! Dai che sto scherzando! Non te la sei mica presa! Lo sai come sono fatto!”
E se ne andò dalla stanza.
Rimase immobile, ancora nudo, pensando che pure Emil, pur scherzandoci sopra, lo aveva guardato assai bene, notando ogni minimo dettaglio e, soddisfatto, sorrise.
Il resto del pomeriggio e la serata trascorsero normalmente fino a quando, mentre stavano rientrando nella villetta, Gianfranco, che era rimasto leggermente indietro con Ivan, probabilmente con il favore della poca illuminazione trovò il coraggio di dirgli: “oggi mi sei piaciuto tanto. Hai proprio un bel corpo!” Si fermò, come per sondare la reazione che… non ci fu. Poco dopo riprese: “Si, hai proprio un bel corpo… Sai… se ti va… perché se non vuoi…” Indugiò ancora mentre Ivan, restando in silenzio, cominciò a immaginare chissà cosa volesse chiedergli. “Si, se vuoi… ti posso… ti posso fare una foto… una foto dove sei... nudo.” E si zittì continuando a camminare con lo sguardo dritto davanti a se.
Ivan tirò il fiato. Per qualche istante aveva perfino fantasticato che voleva chiedergli qualcosa di… sesso. Ma questo era moto più soft e poi, segretamente, di selfie nudo se ne era fatti molti, anche se non lo sapeva nessuno e questo era il suo… segreto.
Per alcuni lunghissimi secondi continuarono a passo spedito, uno a fianco all’altro, in silenzio poi: “se vuoi… si.”
“Davvero?”
“Si.”
“Anche dopo?”
“Si, ma gli altri...”
“No, senza che se ne accorgano...”
“Beh… se vuoi… ne ho qualcuna che mi sono fatto da solo...” e, preso il coraggio a quattro mani: “le vuoi vedere?”
“Allora? Vi muovete! Franco dice se domani andiamo a fare l’anello Berni. Sono quattro orette. Che ne dite?”
Affrettarono il passo e si unirono agli altri due e concordarono l’itinerario per il giorno dopo.
Più tardi mentre Emil e Franco erano già a letto, gli altri due si trovarono seduti sul divano e, certi di essere soli, Ivan prese il telefonino: “le vuoi vedere?”
“Si!”
Gliele mostrò e dopo le prime che fissò in assoluto silenzio, già con la quarta Gianfranco cominciò a chiedergli di fermarsi per lasciargliele osservare bene. Notò come si soffermasse su ogni particolare, commentandolo tutto e dimostrando di apprezzarle assai. Poco dopo gli prese lo smartphone per poter gestire meglio quello spettacolo e iniziò a fargli mille complimenti sia per il corpo che per la qualità delle foto. Iniziò a chiedergli quando erano state fatte, dove, da quanto se le faceva, se lo sapeva qualcuno… Insomma i due iniziarono a confidarsi su qualcosa che solo poco prima sembrava impensabile.
Ad un certo punto Gianfranco smise di sorridere e, fissandolo con uno sguardo serio: “gli altri sono su e, se scendono li sentiamo… posso farti io qualche foto? Magari andiamo giù nella taverna...”
Chissà perché rispose con un: “solo foto? Cioè… volevo dire… no! Non volevo dire…” Arrampicandosi sugli specchi riprese con un: “si, solo una foto… o...”
Gli sorrise e, senza andare oltre ma prendendolo per una mano: “andiamo in taverna...”
Lo seguì docile, nuovamente violaceo in volto per l’infelice frase e chiusero la porta.
Una volta li lo invitò subito a spogliarsi: “dai… togliti… ti voglio tutto nudo...”
Ci mise poco. Il cuore gli batteva a mille. Era la prima volta che si spogliava per un altro anche se lo aveva veramente sognato di fare tante volte. Anche Gianfranco aveva il cuore in gola. Sapeva che intanto voleva fargli delle foto ma i pensieri andavano oltre, anche se non voleva ammetterlo. Anche lui non sapeva bene perché era così attratto da quel suo amico ma si stava lasciando andare. Non potè fare a meno, senza farsi vedere, di sistemarsi il pene che gli stava già scoppiando e pulsando dentro i jeans mentre Ivan appoggiava tutto su una sedia.
Adesso era completamente nudo: il corpo esile e magro, la pancia piatta e scavata, le cosce lunghe e glabre, nuovamente quel culetto sodo e all’insù che aveva visto prima innamorandosene.
Si fermò come per riflettere su quella parola. Perché aveva pensato “innamorarsi”? Cacciò via quell’idea in un attimo, riprendendo la sua certosina osservazione finché: “ma mi fai le foto o mi guardi solo?”
Si riprese, come destandosi da un sogno: “Si, si… stavo pensando a come potevi metterti… dove...”
facendosi più audace: “mh! Per me penavi solo al mio culo!”
“Dai!” ma una vampata di rossore lo tradì.
“Sei rosso, sei rosso.” lo schernì.
“Anche tu prima!”
Sembravano due bimbi che bisticciavano.
“Ecco, siediti sul divano. Una gamba su e una piegata giù. Si, così va bene...”
Iniziò a fare alcune foto, si fermarono a guardarle, ne fecero altre poi: “si vede, sai, che ce l’hai duro.” Senza nemmeno sapere come poteva aver detto quella frase si vergognò per averla pronunciata. Gianfranco era in piedi davanti a lui che era ancora seduto. Vide le mani appoggiare il telefonino e, come in una sequenza di un film, si materializzarono davanti ai suoi occhi queste azioni: la cerniera si abbassò, il bottone si aprì, i pantaloni scesero, la punta del pene fece capolino per un istante dall’elastico degli slip prima che questi fossero calati per lasciare davanti al suo viso quel sesso grosso e pulsante.
Lo ammirò. Si, è questa l’espressione giusta, a pochi centimetri dalla sua faccia. Era davvero grande, rosso, nerboruto ed estremamente… bello. Si ergeva dritto, anche se inclinato in avanti, proprio verso di lui e sembrava quasi dirigersi verso il suo viso. Allungò la mano e con la punta dell’indice lo toccò. Era caldo, duro, liscio. Era magico! Provò a stringerlo tra indice e pollice, come per saggiarne la consistenza: era marmorea. Restò meravigliato da quanto fosse largo il glande che, completamente scoperto, luccicava davanti ai suoi occhi. Ci fece scorrere sopra l’indice che quasi si ritrasse quando raggiunse il frenulo.
“E’ bellissimo!”
In effetti era bello come può essere emozionante il cazzo di un ventenne alla prima esperienza. Lasciandosi condurre dall’istinto lo prese, stringendolo nel pugno, mentre sentì un lamento e iniziò a far scorrere la pelle con un lentissimo movimento. Gianfranco si lamentò ancora ma Ivan, incurante, continuò a muovere la mano. Lo sentiva pulsare e indurirsi ancora di più poi, improvvisamente osservò quello schizzo e un attimo dopo, mentre lasciva la presa non vide più nulla. L’improvvisa eiaculazione lo prese alla sprovvista. Anzi, sorprese entrambi mentre il getto, forte e violento, lo centrò con precisione in un occhio, facendoglieli chiudere entrambi e, mentre arretrava, lo raggiunse anche sul naso e dentro la bocca che aveva aperto per emettere uno spontaneo urlo di paura.
Immediatamente si pulì gli occhi con le dita e, cercando di farlo in contemporanea, passò anche il palmo della mano sul naso mentre si piegava in avanti per sputare sul pavimento quel liquido caldo e colloso che sentiva sulla lingua.
Gianfranco era impietrito. Era in assoluto la prima volta che faceva sesso con qualcuno, fin’ora si era sempre bastato da solo…. Guardava Ivan agitarsi e non sapeva cosa fare.
Ma pure il suo complice, cercando di pulirsi disordinatamente, era sconcertato. Mai e poi mai, nemmeno nelle sue fantasie più erotiche, aveva immaginato che la sua prima volta sarebbe stata una rapidissima sega con schizzo in faccia.
Riuscì a trovare dei fazzolettini e gliene porse uno, poi un secondo. Al quarto Ivan, finalmente, alzò la faccia e si guardarono.
“Scusa, non volevo… Non so cosa è successo...”
“Io lo so...” rispose tra il serio e il divertito il dolce ragazzetto: “mi hai sborrato in faccia mentre ti facevo una sega…” E guardandolo dritto dritto aggiunse: “è la mia prima sega… Non ne ho mai fatta una a qualcuno...” e, dopo una lunga pausa: “per me è la prima volta. La prima volta… La prima...”
“Anche per me… Non ho mai fatto sesso con nessuno. Nessuno mi aveva mai… toccato...”
Un rumore sospetto li interruppe e, furtivamente e frettolosamente, si rivestirono.
Poco dopo salirono nel salotto al piano di sopra. Dalle scale si sentiva persino russare e tutto era silenzio.
“E’ tardi… è meglio che andiamo a dormire...”
“Si...”
“Mi è piaciuto...”
“Anche a me...”
“Tanto...”
“Si...”
“Che gusto ha?”
“Dai! Sciocco!”
E se ne andò in bagno per levarsi quello che gli restava ancora sul viso.

(continua – UN ESIBIZIONISTA SPECIALE: IL PRIMO AMORE 2 di 4)
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