Gay & Bisex
SENZA BENZINA MA... CON IL CAZZO IN MANO
di RedTales
15.03.2015 |
20.356 |
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"Percorse ancora qualche decina di metri e poi si fermò..."
Antonio stava giocando con la sua moto. Era uno di quei pomeriggi in cui riusciva a ritagliarsi un po' di tempo tutto per lui e aveva deciso di fare una passeggiata con la sua due ruote. Un'enduro stradale di medie dimensioni. Passato davanti ad un bar decise di fermarsi per una bibita. Parcheggiò ed entrò nel locale sconosciuto. Ordinò da bere e vide, su un tavolo, alcune riviste di moto. Si sedette e ne approfittò per sfogliarle. Dopo poche pagine era già assorto dagli articoli e non si accorse che un altro cliente stava sbirciando le riviste che sfogliava.“Fantastica, questa è proprio una meraviglia”.
Si girò e vide un ragazzo che gli sorrideva e indicava il modello che anche lui stava guardando su quella pagina.
Tra motociclisti, ci si capisce presto e lo scambio di opinioni si protrasse per un po': “che moto hai”, “quanta strada fai”, “frequenti un moto club” e via discorrendo.
Alla fine si salutarono e, uno sulla macchina e l'altro sulla moto, ripresero la strada.
Antonio si fermò a far benzina al distributore vicino al bar e poi, chiuso il giubbotto e rimessosi guanti e casco ricominciò a passeggiare verso un'indefinita meta.
Dopo una decina di chilometri scorse da lontano il ragazzo di prima fermo a bordo strada con il cofano aperto. Rallentò e si fermò.
“Problemi”
“Dai, sono senza benzina.
Si deve essere guastato l'indicatore e chissà da quanto ero in riserva e non lo sapevo. Ho controllato e manca proprio benzina”.
“Sfiga. Se vuoi torno indietro e ti porto una tanichetta, di sicuro al distributore ne avranno una”
“Una ce l'ho anch'io” disse aprendo il bagagliaio e tirando fuori un contenitore. Prendi questa”.
“Ok” disse. Però nel bauletto, già riempito da un casco e altre cosette la tanica non ci stava. E, tolto tutto, ci stava, si, ma ribaltata.
“Così quando è piena ci esce tutta la benzina. Vengo con te e dopo la tengo in mano”
“Benissimo. Il casco dovrebbe andarti”
“Che culo, stavo per chiamare amici per farmi portare la benzina. Ma avrei aspettato almeno un'ora o due”.
Messo il casco Piero salì dietro. Antonio notò che gli si era attaccato proprio contro.
Partirono e, pochi metri dopo gli strinse la vita con le braccia, stringendolo ancora più forte.
Antonio pensò che come passeggero doveva essere un bel fifone. Poco dopo si ricredette.
Piero aveva ben altro in testa. Infatti fece scivolare le mani nell'interno coscia, cominciando, quasi subito a palpare tutto quello che si trovava li in mezzo.
Antonio fu preso alla sprovvista. Una situazione così l'aveva vista solo nei video porno che ogni tanto scaricava. Si, qualche sogno erotico che coinvolgeva lui e un altro maschio lo aveva fatto, ma si riteneva un uomo che neanche ci pensa a queste cose. Gli passarono tante idee per la testa in quegli attimi ma... non fece nulla. Questo però fu il segnale che Piero sperava di ricevere.
Continuò ad accarezzare e palpare, accorgendosi che, li sotto, qualcosa stava crescendo.
Il passo successivo fu quello di aprire la cerniera e, una volta fatto, infilò dentro una mano che si intrufolò nell'apertura degli slip a bordo coscia, raggiungendo subito un fallo piegato in modo innaturale, ma duro.
Con abili movimenti lo raddrizzo, accarezzandolo sempre con delicatezza. Il cazzo fece così capolino fuori dagli slip ed anche fuori dai pantaloni.
Antonio guardò in basso e vide il suo cazzo fuori dai pantaloni.
La mano, intanto si era sfilata dagli slip e aveva impugnato al meglio quel cazzo.
“Che cazzo fai?” gridò con tutta la voce che aveva Antonio.
“Ti piace” si sentì rispondere.
Antonio non rispose mentre Piero continuò a lavorarselo ancora con più vigore, per quel che poteva, considerando la posizione.
Poche centinaia di metri e la moto rallentò decisa per infilarsi in una stradina di terra. Percorse ancora qualche decina di metri e poi si fermò.
Piero fu rapidissimo, scese, si sfilò il casco appoggiandolo per terra e: “Mi lasci fare un pompino?” disse a bruciapelo. “Dai, ne ho una voglia matta. Se non ti piace mi fermo e mi porti al distributore o mi lasci qui come un coglione”.
“Ma ci vedono” fu la risposta.
“Basta andare un po' più in la, dietro la moto”. Antonio spostò la moto un centinaio di metri più avanti, seguendo la stradina poi ci si appoggiò sopra mentre Piero si accucciò davanti a lui e gli calò pantaloni e slip a metà coscia. Poi glielo prese in bocca e cominciò un lento movimento, accompagnato dalla lingua e da sapienti carezze delle mani.
Cercava di guardare Antonio, ma lui se ne stava ad occhi chiusi.
Sentiva quel bel cazzo pulsare nella sua bocca e il corpo scuotersi, di tanto in tanto, per il piacere ed era soddisfatto. Pensava di avere la situazione in pugno, così si fermò proponendo al nuovo amico di scoparlo.
“Mi vuoi scopare? Ho il preservativo. Mi inculi quanto vuoi e se vuoi mi vieni in culo o esci e mi vieni in bocca. Vuoi?”
Antonio aveva il cazzo che stava per scoppiare per il lavoretto che aveva ricevuto e non seppe resistere.
“Dai, girati”.
Piero prese un preservativo da una tasca aggiungendo: “Te lo metto io”.
Poi si girò e si tolse i pantaloni, scoprendo un culo bianchissimo e senza alcun pelo. Si piegò in avanti appoggiandosi al serbatoio e sollevò un piede sulla pedana del passeggero per offrire una facile via di accesso al sul buchetto.
Antonio vi appoggiò sopra il suo bastone, guidandolo con la mano, e cominciò a spingere. Vi fu una leggera resistenza, poi lo vide sprofondare fino a sparire del tutto.
Ci fu un bel movimento per qualche minuto, poi un urlo lo arrestò. Ancora qualche colpo lento e si sfilò. Piero si girò e si abbassò davanti a lui e, sfilatogli il preservativo pieno di sperma, si infilò il cazzo in bocca, succhiandolo avidamente.
Restò in quella posizione per un po' quindi, guardando con malizia e leccandosi le labbra disse: “ti piace. E' ancora tutto duro e non sembra proprio che abbia voglia di mollare...”
“Eh...” fu tutto quello che riuscì a rispondere.
“Vuoi che ti metta un altro coso e mi scopi ancora”
Il clacson di una macchina sulla strada interruppe la risposta e, probabilmente, la cambiò.
“E' tardi devo andare. Vestiti, ti porto al distributore”
Piero sapeva che non doveva insistere. Si ricompose in un attimo e, ripartirono.
Riempita la tanica ritornarono alla macchina. Senza dire una parola.
Messa la benzina la macchina ripartì subito.
“Io vado”
“Ti è piaciuto?”
“Si”.
“Vuoi che ci vediamo ancora?”
“Si”.
“Se vuoi puoi venire da me. Abito da solo”.
“Va bene”.
“Meraviglioso. Ti farò impazzire”
“Dove devo venire”
Piero gli indicò l'indirizzo e poi gli lasciò anche il numero di telefono.
Antonio scrisse tutto sul telefonino, poi gli diede la mano e, prima di andarsene aggiunse: “Quando vengo?”
“Ma quando puoi o... quando vuoi” disse sempre con fare malizioso.
“Va bene stasera?”
Piero gli sorrise amicando per conferma e la moto partì.
Avevo già pubblicato il racconto in un altro profilo che non esiste più e lo ripropongo qui dove sto inserendo tutte le storie che ho scritto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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