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LA SVELTINA N.12 – INSAZIABILE – RACCONTO BREVE


di RedTales
03.03.2020    |    7.965    |    6 9.6
"Ormai se lo ripeteva da un po’ che lo avrebbe sicuramente mollato anche se aveva il cazzo più bello di tutti quelli che aveva visto e lo sapeva usare benissimo..."
Luciano era uscito da scuola e, salutati i compagni e accesa una sigaretta, se ne andò di buon passo verso casa.
Ripensò all’ultima ora di ginnastica e di come, per poco, il bidello non li avessero scoperti. Tutto per colpa di quell’imbecille di Alessandro che volle portarlo a tutti i costi nella sala termica per scoparlo e che per farlo gli rovesciò addosso mille parole: “qui non ci viene mai nessuno... Ho tanta voglia... Guarda che è già duro... Ti prego fammelo fare... Lo sai che dopo piace anche a te...” e, alla fine, visto che tutti e due erano già in maglietta e pantaloncini lo seguì.
Andò tutto bene nonostante l’esagerata fretta che ebbe Alessandro di arrivare al traguardo, ma questo lo sapeva già Luciano e lo aveva messo in preventivo. In ogni caso aveva sempre quel qualcosa che riusciva a dargli un gran piacere e a farlo sognare, pur se durava poco e se con lui non riusciva quasi mai a godere pienamente. L’unica nota stonata ci fu alla fine, quando un bidello, vedendoli uscire dalla centrale, li sgridò come se fossero ragazzini. A quel punto pensò che forse doveva liberarsene per evitare nuove brutte figure perché quella non era che l’ultima.
Continuando a camminare con questi pensieri nella testa sentì: “ciao Lucino.”
Si girò, sorpreso di vedere Andrea. Non aveva proprio voglia di incontrarlo anche perché ormai era molto indeciso sul cosa fare con lui in quanto gli stavano venendo dei dubbi e non era più sicuro di essere ancora perdutamente innamorato. Di certo a letto era una furia della natura e e lo faceva godere tantissimo ma cominciava a sentirlo distante. Oltre a questo, nel pomeriggio avrebbe dovuto andare in piscina per il solito allenamento.
“Che ci fai qui?”
“Un salutino. E poi… ho tanta voglia...”
“Dai! Ci siamo visti ieri sera” aggiunse con fare quasi scocciato.
“Ehi Lucino, sei seccato di vedermi?”
“No, ma… Lo sai che oggi ho nuoto alle quattro...”
“E allora? Adesso è l’una e poi lo sai che anch’io devo tornare in officina alle due e mezza.”
“Si, scusa… E’ che oggi a scuola non è andata tanto bene. Sono incazzato di mio.”
“Conosco un bel modo per fartela passare.”
“Sempre quello?”
“Si. Andiamo da te?”
“Non posso, oggi mia madre finiva all’una e tra mezz’ora sarà a casa.”
“La casa matta?”
“Mh, lo sai che non mi piace così.”
“Dai Lucino, facciamo una cosa veloce. Ho tanta voglia. Senti è già pronto.” e dopo avergli preso la mano l’appoggio sul pacco.
“Stupido!” esclamò guardandosi intorno. Lo sai che non mi piace quando fai così. Potrebbe vedermi qualcuno.
“E che vuoi che sia.”
Fece quasi il broncio ma si avviò con Andrea nella direzione della casa abbandonata.
Quando arrivarono vicino si scambiarono un’occhiata d’intesa e dopo essersi accertati che nessuno li vedesse si intrufolarono nel cortile dopo aver scostato la rete.
C’erano già stati altre volte ma fecero ugualmente attenzione anche perché in quel posto ci potevano essere dei tossici. Entrarono dal portoncino sul retro che era divelto e si assicurarono di essere soli e quindi salirono al primo piano. Come arrivarono sopra Andrea abbracciò forte il suo amico e, mentre le loro bocche si unirono in un lunghissimo bacio, gli aprì i pantaloni e fece scivolare dentro la mano iniziando per accarezzargli il sedere.
Anche Luciano lo sbottonò e gli afferrò il cazzo già duro.
“E’ vero che ti tira già. Ma allora avevi proprio voglia.”
“Tanta” aggiunse facendolo girare su se stesso prima di afferrargli i jeans per farli scendere assieme agli slip fino alle caviglie.
Si rialzò e cominciò a baciarlo sul collo con intensità.
“Non lasciarmi segni.”
“Tranquillo.”
Nel frattempo si abbassò anche lui slip e pantaloni quel tanto che bastava per poter liberare il sesso e quindi spinse l’amico contro il muro, facendolo avanzare di quel metro abbondante a passettini, impedito com’era dai pantaloni calati.
Gli si mise dietro e dopo essersi leggermente piegato sulle gambe si rialzò centrandosi sul buchetto e provò a penetrarlo.
“Ahi! Fermo, bagnalo. Lo sai che così non entra e mi fa male.”
Lasciò cadere due volte della saliva sul membro ed anche sulla mano con la quale inumidì la punta e quindi riprese a spingere.”
Come la cappella entrò Luciano fece gemito che Andrea ignorò, continuando ad avanzare finché si sentì ben piazzato e iniziò un rapidissimo movimento assai muscolare. Sembrava una vera furia per la sequenza dei colpi che dava e proseguì così, incitato da Luciano che gli ripeteva di non fermarsi e di farlo godere: “si, si, continua così. Mh. Che bello. Si, spingi. Rompimi tutto. Lo sento tutto dentro. Spingi, spingi, scopami. Rompimi tutto. Si, dai.”
Continuò a spronarlo, alternando gemiti a frasi, fin quando, dopo un buon quarto d’ora, non lo riempì con ripetute e copiose schizzate prima di fermarsi esausto e ansimante.
“Piaciuto?
“Tanto.”
“Ho fatto tutta una galoppata perché non avevamo tanto tempo.”
“Si, ho sentito.”
“Che meraviglia. Hai una meraviglia di culo. Ti adoro Lucino.”
“Si, anch’io. Scopi da Dio. Ma adesso esci. E’ tardi.”
Si spostò mentre Luciano si girò e si accovacciò a terra e si mise a spingere per espellere quanto più sperma possibile. Non voleva macchiare gli slip, o peggio i pantaloni e si mise a sforzare lasciandosi scappare anche alcune scoregge che potevano sembrare quasi dei gargarismi.
Appena finì si alzò e si pulì per bene con dei fazzolettini, controllando con attenzione fin quando non li vide completamente asciutti e allora si aggiustò slip e pantaloni, come aveva già fatto Andrea.
“Visto che una cosa veloce siamo riusciti a farla.”
“Si, ma sai che mi piace fare le cose con calma, spogliarmi tutto, vederti nudo, giocare con il tuo corpo...”
“Si, ma adesso non si poteva. Ti va stasera, andiamo da Giorgio e ci lascia quella stanza tutta per noi.”
“No, stasera non posso proprio, ho la piscina fino alle sei e poi devo fare un sacco di compiti.”
“Va bene, va bene, vuol dire che questa devo farmela bastare almeno fino a domani.”
Gli sorrise e frettolosamente uscirono prendendo strade diverse.
Poco dopo suonò il telefonino di Luciano, era Andrea.
“Un bacio. Volevo solo darti ancora un bacio.”
“Anch’io. Ciao.”
“Ti messaggio stasera.”
“Ok.”
Fece poche decine di metri e suonò nuovamente. Lo prese quasi seccato ma cambiò subito espressione vedendo che era Massimo, l’istruttore di nuoto.
“Ciao Luciano.”
“Ciao.”
“Solo per dirti che oggi mi salta l’impegno e sono libero fino alle sette. Abbiamo quasi due ore. Contento?”
“Si.”
“Ne voglio fare almeno tre. Prepara le chiappe...”
“Si.”
“Ok, a dopo. Ci vediamo in vasca alle quattro. Non vedo l’ora che vadano via gli altri. Oggi ho proprio voglia.”
“Anch’io.” rispose facendo finta di essere entusiasta e si avviò verso casa cominciando a cercare un buon pretesto per non andare più in piscina perché cominciava ad essere tufo di quell’uomo che solitamente lo sbatteva per un’ora di continuo senza un attimo di pausa anche se riusciva a stimolarlo talmente che schizzava sempre e gli piaceva tantissimo.
Finalmente arrivò a casa e sperò di non incontrare Federico, il portiere dello stabile, perché era la classica persona appiccicosa e solitamente aveva un alito terribile. Ormai se lo ripeteva da un po’ che lo avrebbe sicuramente mollato anche se aveva il cazzo più bello di tutti quelli che aveva visto e lo sapeva usare benissimo. Come amante era favoloso. Purtroppo, come entrò nell’atrio, gli venne proprio incontro: “ciao Luciano. Tutto bene a scuola? Sei in ritardo. Successo qualcosa?”
“No, no, quattro chiacchiere tra amici.”
“Non dirlo a me che parlo tutto il giorno. Che dici? Vieni dieci minuti di là? Non so come ma oggi ho una voglia...”
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