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UN NUOVO PADRONE... PER UN'ORA


di RedTales
29.10.2024    |    7.117    |    9 8.0
"Insisto ma, per tutta risposta lui mi infila una grossa pallina di gomma in bocca e me la blocca..."
Questa brutta avventura mi è capitata pochi giorni fa. La ho scritta ma poi ho indugiato prima di pubblicarla per il semplice fatto che è la prova che, anche dopo tanti anni di variegate esperienze, non sono ancora capace di capire quando è il caso di evitarne una… Infatti mi sono lasciato trascinare da quel “non so cosa” accettando un incontro che si è rivelato piacevole ma, al tempo stesso, oltre quello che avrei voluto. “Possibile -mi chiedo- che passati i sessanta, sei ancora così fesso da non renderti conto che in certe situazioni non ti ci devi ficcare? Proprio adesso poi che esci da sei mesi di meravigliosa convivenza? Ma cosa pensavi di trovare? Con quel Padrone che conosci bene poi… Red, sei proprio stupido! Non ti resta che far tesoro del tutto anche se mi sa che non capiterà più nulla di simile...”

L’altra settimana, quando apro la porta credendo di trovarmi davanti un corriere, rimango pietrificato. È il mio vecchio padrone. Restiamo alcuni lunghissimi secondi tutti e due muti mentre lui mi guarda con la sua solita aria di sufficienza e poi, con tono strafottente mi dice: “Beh! Mi fai entrare?”
Sono preso alla sprovvista e lo faccio accomodare.
“Beh! Ti trovo bene, ti mantieni in forma. Sono venuto a riprenderti.”
Continuo a restare in silenzio e sono quasi atterrito dall’ultima frase. Sembra un comando a cui non credo di non sapermi opporre.
Fortunatamente aggiunge: ”ti va di tornare a giocare?”
Quasi balbetto un si ed è così evidente che sono nuovamente assoggettato alla sua volontà mentre mi ripeto che non è più il Padrone. Ma la mia testa si comporta come se lo fosse ancora.
Lui capisce immediatamente che sono una facile preda e batte il ferro finché è caldo: “come sei messo? Sei pulito? Ti depili ancora dappertutto? Fammi vedere.”
Balbetto qualcosa e rimango fermo anche se le mani, quasi istintivamente, si portano sui primi bottoni della camicia. Cerco di trattenermi ma non ce la faccio. Abbasso lo sguardo e la sbottono.
“Su, dai! Cosa aspetti? Non ho mica tutto il giorno.”
Sfilo l’indumento e apro i pantaloni, li faccio scendere. Resto in mutande.
Le trova bruttissime e, con fare seccato, continua: “cosa stai aspettando? Ti ho detto di metterti nudo. Riesci a capire quello che dico o ti sei bevuto la testa?”
Queste ultime parole mi mettono alla sua totale mercè. In poche mosse tolgo tutto e resto nudo davanti a lui.
Mi passa una mano un po’ dappertutto per verificare se il corpo è liscio e, quasi come se mi facesse una concessione conclude con: “va bene, sei accettabile. Però si vede che sei vecchio.”
Quindi mi chiede se sono pulito intimamente e scoprendo che non lo sono mi manda in bagno per provvedere.
Torno poco dopo e mi ordina di indossare tuta e scarpe da ginnastica: “solo la tutta, nient’altro sotto. Fai in fretta che ci stanno aspettando.”
Mentre recupero e metto quanto richiesto mi passano mille idee in testa e rivedo tutto quello che mi aveva fatto fare negli anni passati e provo un incredibile sensazione di eccitazione e di paura.
Mi porta in una casetta di periferia in una zona che non ho mai visto ed entriamo.
Ci apre un signore decisamente anziano, piccolo, pelle ed ossa e con uno strano sorrisetto sulle labbra: “è lui?”
“Sì.”
Come siamo dentro un altro ordine mi impone di denudarmi. Eseguo togliendo in un attimo tutto.
Resto nudo come un verme davanti a quello sconosciuto.
“Sì, proprio come nelle foto. È uguale. Bene.”
“Ti va bene?”
“Sì, direi proprio di sì.”
“Bene, allora è tuo. Te lo regalo” e rivolgendosi a me conferma con un: “è il tuo nuovo padrone. Adesso sei suo.”
L’anziano si sovrappone: “hai capito? Adesso sono io il padrone. Ti è chiaro?”
La bocca risponde quasi autonomamente: “sì Padrone.”
“Allora possiamo cominciare a giocare. Andiamo giù che c’è la sala giochi.”
Mi fa strada nella taverna e mentre scendiamo parla con Pierluigi chiedendo conferma: “ma tutto quello che mi hai mostrato nelle foto è vero?”, ottenendone assoluta conferma.
La stanza è abbastanza grande e lui si premura di prendere da un cassetto due polsiere e due cavigliere ordinandomi di metterle.
Appena lo faccio fa scendere dal soffitto con un argano elettrico due catene dove, dopo avermi indicato di alzare i polsi, me mi blocca.
Mentre osservo Pierluigi che si è accomodato su una poltroncina mi incatena anche le gambe e, raggiunto il comando dell’argano mi sistema con le braccia completamente aperte. Subito dopo con un altro dispositivo manuale tende le altre due catene delle gambe fino a farmi assumere una posizione a X. Fortunatamente mi lascia con i piedi ben appoggiati al pavimento.
Non so cosa aspettarmi mentre lo vedo trafficare con un carrellino che mi porta vicino.
“Lo hai sempre così piccolo?” dice indicando il pene.
“Spesso Padrone”
“Ma ti tira ancora? Nelle foto ti ho anche visto col cazzo duro.”
“Sì Padrone.”
“Quindi basta solo farlo crescere…”
Inizia così a toccarmi e a masturbarmi e, in poco, riesce a farlo indurire. Non è una vera e propria erezione ma, in ogni caso, sta quasi dritto da solo.
Sembra soddisfatto e prende due cerotti dai quali pende un filo e me li sistema uno alla base del pene e uno dove finisce la cappella. Intuisco cosa possano essere e ho un brivido.
Vorrei dire di no ma non ho il coraggio di farlo e mi appresto a subire la sua volontà.
Quasi subito inizio a sentire delle piccolissime scosse che mi fanno fremere il sesso. È piacevole e, in pochi istanti il cazzo, così stimolato, mi diventa durissimo. L’uomo ne è soddisfatto mentre il vecchio Padrone, probabilmente per vedere meglio, viene a sedersi lì vicino.
Il nuovo Padrone aumenta l’intensità e con essa gli scossoni che, involontariamente mi fanno sobbalzare proprio lì. È piacevole ma anche fastidioso, come una specie di solletico forzato. Gioca a lungo con il potenziometro, facendomi letteralmente gridare per l’insopportabile condizione. Ogni tanto si ferma, come per farmi riprendere fiato o, più probabilmente, per evitare che sborri.
Non so quanto dura quel gioco che diventa davvero insopportabile perché mi accorgo di non avere il minimo controllo sul sesso che esternamente si scuote in modo autonomo mentre internamente vibra in un modo stranissimo.
Il tutto avviene in assoluto silenzio e sono solo i miei lamenti a riecheggiare nella stanza.
Ad un certo punto credo passi alla massima potenza perché il cazzo comincia a sbattere in su e in giù e una sensazione indescrivibile mi avvolge l’intero basso ventre. Mi agito, tendo le catene ma non posso liberarmi o variare quel piacevole suplizio che nel giro di poco mi fa schizzare. Mi lascia “friggere” ancora un po’ e poi chiude. Sono senza fiato, spossato, sudato e da giù continua a salire una fortissima stimolazione come di un interminabile orgasmo.
Mi sento come svuotato ma dura poco perché riattiva la macchinetta e riprende a farmi vibrare e saltare. Questa volta il tutto è insopportabile e inizio a gridare come un pazzo mentre ho il cazzo che va a fuoco. Gli urlo di fermarsi e di smetterla. Lo prego, lo supplico. Insisto ma, per tutta risposta lui mi infila una grossa pallina di gomma in bocca e me la blocca. Le urla diventano un suono ovattato e strozzato mentre i miei due aguzzini rimangono in attesa: “vediamo quanto ci mette a sbrodolare di nuovo.”
“Non credo tanto, gli è rimasto duro e dritto. Mi sa che arriva tra poco.”
“Mah?”
Così, mentre io mi contorco, sbavo, ululo con il pene che sembra un vibratore da quanto si agita, piango, tiro su con il naso e cerco invano di liberarmi, loro si godono lo spettacolo.
Sborro di nuovo e quasi subito tutto si ferma anche se il corpo ha ancora qualche fremito e il pene continua ad agitarsi in modo autonomo. Metto a fuoco che ho un bruciore interno molto forte e che fatico a respirare mentre sento, anche se mi sembrano lontani, i due Padroni scambiarsi delle impressioni su quanto mi hanno fatto.
Mi sento stordito e, appena mi libera le braccia mi accorgo che non riesco a stare in piedi e mi accascio sul pavimento. Mi ci vuole un po’ per riprendermi. È stata un’esperienza davvero intensa dove piacere e dolore si sono fusi e sublimati tra loro portandomi oltre il semplice piacere dell’orgasmo.
Sento che il cuore batte in modo esagerato e lo percepisco anche sul collo. Ho quasi la sensazione di sentirmi male ma, per fortuna, in breve passa tutto e appena mi sono un po’ ripreso risaliamo. Anche le scale sembrano un vero ostacolo assai faticoso da superare.
Mi rivesto e, ancora tremante e sconvolto, usciamo. Mi sembra di sentire il vecchio dire che mi aspetta domani alla stessa ora, ma forse non è così. Quasi meccanicamente raggiungo la macchina del Padrone che mi riporta a casa. Non dice una parola e mi scarica davanti al portone.
A casa mi sdraio, incapace di fare altro. Ho perfino i brividi e mi metto sotto il copriletto.
Mi risveglio in piena notte, sto meglio anche se li giù è ancora tutto un fermento, come se qualcuno mi stesse continuando a toccare. Mi infilo nella vasca e resto a lungo in quel dolce tepore. Quando esco va ancora meglio e, quasi automaticamente, prendo qualcosa da bere dal frigo. Guardandomi allo specchio noto che il pene sembra più grassoccio del solito ed è quasi tutto rosso. Lo ricopro di una crema emolliente e ritorno a dormire.
Il giorno dopo ci sono ancora due evidenti segni, probabilmente dove aveva attaccato gli elettrodi, e toccandomi provo una specie di formicolio.
Sono così incazzato con me per essermi cacciato in questa situazione che mi viene voglia di darmi dei colpi in testa. Ma sfogo tutta la mia rabbia sul numero del telefonino del Padrone che segnalo come spam e blocco. Ma sono ancor più adirato con quel vecchio che mi ha usato nonostante gli avessi detto di fermarsi.
Fortunatamente ho un buon carattere e già alla sera mi sono rasserenato ma, proprio in quel momento, mi arriva una chiamata dal nuovo Padrone. È seccatissimo e mi aggredisce perché non sono andato da lui. Vorrei dirgli di tutto ma sto zitto e lo ascolto e invento perfino una scusa dicendo che sarei passato da lui domani.
Il giorno dopo non ci vado ma lo raggiungo il terzo giorno. Mi apre e inizia a sgridarmi in modo davvero arrogante. Lo guardo e gli assesto un forte schiaffone su una guancia che lo fa finire addirittura per terra. Probabilmente perchè non se lo aspettava. Gli grido che non dovrà chiamarmi mai più e che è stato un vero bastardo e me ne vado.
Lungo la strada anche se una certa preoccupazione per quanto ho fatto mi frulla per la testa, mi sento davvero sollevato.
A casa blocco anche lui e, questa volta, credo proprio che non rivedrò mai più il Padrone perché sono io a non volerci avere più niente a che fare.
Si vede che con gli anni il carattere cambia e si modifica. Solo pochi anni fa non avrei nemmeno immaginato di poter fare una cosa del genere.
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