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Gay & Bisex

ANCORA UN CULO A DISPOSIZIONE 3°P


di RedTales
06.04.2015    |    15.712    |    3 9.6
"Adesso, da vicino, sembrava ancora più peloso..."
Alle nove Marco si presentò all'ingresso e trovò Lorenzo ad accoglierlo. “La proprietà non è rimasta contenta del fatto. Con Lucio, che è qui da trent'anni hanno chiuso un occhio e abbiamo raggiunto un accordo. Ma tu sei appena entrato, sei giovane e hai fatto una stronzata. In franchezza non so come può andare a finire”,
Il ragazzo ascoltava serio e dispiaciuto senza dire una parola.
“Poi, sai com'è, certe cose non piacciono molto. Fossi stata una ragazza, cosa vuoi, capita. Ma sei un ragazzo e Lucio è un uomo”.
Ormai era chiaro dove voleva arrivare e il ragazzo provò ad intervenire ma non riuscì che a farfugliare alcune parole senza senso, alle quali replicò Lorenzo, sempre più duro: “senti, finiscila di balbettare. Se mi vuoi dire qualcosa dilla, se no stai zitto. Devi dirmi qualcosa?!
“Si. Se mi va bene come a Lucio, se tu...”
“Senti, finiamola qui. Non so di che parli, non capisco. Cosa mi deve andar bene come a Lucio?”
Con il viso paonazzo e con lo sguardo fisso per terra a mezza voce aggiunse: “si, se vuoi mi puoi fare tutto come a Lucio”.
Non pago, ma contento di vedere questa reazione, continuò: “fare cosa?”.
“Tutto.
Tutto quello che vuole. Mi può fare tutto quello che vuole...”.
“Sul lavoro?”
“Si, ma anche dove vuole... anche cose di sesso... tutto...”.
“Anche il culo!”
“Si!”
“E mi succhi per un'ora e te lo pianto in gola?”.
“Si, si...”
“Va bene, voglio vedere cosa sai fare, andiamo su in ufficio".
“Adesso?”
“Senti, non cominciamo a fare i difficili. Se ti va bene, bene, se no lasciamo perdere e la finiamo qui”.
“Si, si, va bene... vengo su”.
Lorenzo lo fece andare verso la stanza e si premurò di chiudere bene tutto, luci comprese, quindi si diresse pure lui nel suo ufficio. “Girati un po'”. Si sdraiò in poltrona e cominciò a guardarselo. “Adesso togliti le scarpe e le calze”. Lo fece. “Via la maglietta”. Bel fisico, pensò guardando le braccia muscolose, il torace ampio e la pancia ben scolpita. “Troppi peli. Non mi piace il pelo. Giù i pantaloni. Dai, togli...” Anche le gambe erano ben modellate e dall'aspetto atletico. In fondo ha poco più di vent'anni, pensò, se non ha un bel fisico lui...
“Dai, girati un po' e fammi vedere se mi può andar bene...”
Dopo qualche giro gli chiese di avvicinarsi alla poltrona e gli appoggiò la mano sul petto. Lo accarezzò un pochino per poi strizzargli, uno alla volta, i capezzoli e scendere fino ai glutei.
Marco fu precorso da un brivido in tutto il corpo che il capo fece finta di non sentire ma, fra se pensò: - se ti piacciono le carezze, piccola troia, allora sei mio... -
“Troppo pelo. Non mi piace tutto questo pelo”.
Infilò le dita delle mani negli slip, lungo i fianchi, e li calò a metà coscia. Adesso il cazzo del ragazzo, piccolino e quasi scomparso nella folta peluria era a sua disposizione... Lo prese tra pollice e indice e, lentamente lo scappellò, provocandogli un altro spasmo in tutto il corpo, poi lo fece girare su se stesso per poter ammirare anche il culo. Questo lo aveva già visto mentre si stava scopando Lucio nel magazzino. Adesso, da vicino, sembrava ancora più peloso. Fece scorrere la mano nel solco e, allargandolo, osservò quel buchino stretto stretto.
“Si, con il fisico ci siamo... però sei troppo peloso... dappertutto... di un culo così peloso non so cosa farmene. Se vuoi che combiniamo ti devi depilare. Dappertutto!” “Ma...” “O così o non se ne fa niente!”
“Ma... ma non lo ho mai fatto...” Prese al volo l'idea, offrendosi di farlo lui, la prossima volta che si sarebbero visti e Marco... accettò.
“Quindi per oggi non combiniamo... però mi ricordo che sei anche bravo di bocca... fammi vedere come te la cavi. Succhiamelo!”
Si slacciò cintura e pantaloni e, facendo ponte sulla poltrona, li tirò un pochino in giù e si sistemò ancora più sdraiato.
“Ecco, prendilo, fammi capire cosa sai fare...”
Il giovane gli si inginocchiò davanti e, dopo averlo raddrizzato con le mani, se lo infilò tutto in bocca, cominciando a leccare, succhiare, muoversi...
In poco, eccitato anche da quel bel corpo giovane, il cazzo di Lorenzo raggiunse la sua misura ottimale, proprio quando... venne fatto uscire da quel caldo e accogliente posticino
“Cosa fai? Ti fermi?
Con la sua spada che sparava dritta verso il soffitto, non lunghissima ma, estremamente grossa, l'uomo lo incitò nuovamente a continuare.
“E' troppo grosso... Mi viene da vomitare...”
“Cazzi tuoi. Se non sei buono neanche di fare un pompino lasciamo stare... Dai vestiti che andiamo...”
“No, no, adesso lo prendo”.
E, ricominciando a leccarlo, un po' alla volta, aprendo del tutto la bocca, lo fece scivolare tra le labbra e iniziò a muoversi. Era bravo e lo faceva bene. Era proprio piacevole e Lorenzo ne stava già godendo, ma anche il ragazzetto si impegnava con vera decisione ed era appagato di sentire quel duro e grosso bastone riempirgli completamente la bocca.
“Fino in fondo... infilalo fino in fondo!”
lo fece e continuò a farlo, tutto dentro, quasi tutto fuori e così di seguito.
“Succhialo, adesso succhia... dai, aspira, come se devi tirare su...”
Iniziò a farlo e ci riusciva anche bene.
“Adesso leccami le palle”.
Si abbassò e, in punta di lingua, cominciò a svettare tra i testicoli, spingendoli di qua e di la e raggiungendo lo scroto per poi risalire lungo il bordo della coscia all'attaccatura del pene. Si, era proprio bravo, una linguetta abile, continuò a pensare mentre lo guardava spostarsi per raggiungere ogni angolino possibile. Ancora non sa dove sono i miei punti più sensibili ma presto lo imparerà e allora mi farà morire con quella boccuccia... furono gli ultimi pensieri di Lorenzo prima di bloccarlo con un autoritario: “va bene, adesso basta con la lingua. Ti voglio scopare”.
Si alzarono entrambi e il ragazzo si girò.
“Perché ti giri? Giù, siediti””.
“Ma non vuoi scoparmi?”
“Ti ho già detto che un culo con tutto quel pelo non mi interessa. Ti scoperò in culo quando vedrò dove lo devo mettere. Adesso ti scopo in bocca! Dai, giù, seduto”.
Lo fece accomodare sulla poltrona e si posizionò davanti a lui. L'altezza era perfetta. Aprì la bocca più che poteva e lui lo spinse dentro. Glielo fece sistemare bene e, appena si accorse che era perfettamente piantato cominciò a spingere un pochino per capire come poteva andare.
Scivolò dentro senza problemi, anche perché non superava i quindici centimetri e ciò agevolava sicuramente... l'ingoio.
Si fermò con i peli che si appoggiavano alle labbra e rimase fermo. Marco era tranquillo. Lo fece uscire fino a metà cappella, aspettò e poi ritornò dentro. Il ragazzo lo fissava, davanti al suo naso, mentre gli veniva incontro e mentre si allontanava. Ancora qualche movimento e le mani si strinsero sulla nuca per guidare il ritmo che stava per imprimere. Il bacino iniziò ad oscillare, prima piano per accelerare gradualmente ma cercando sempre di dare il massimo di escursione al movimento. Gli occhi di tutti e due erano fissi sul cazzo che sembrava danzare tra quelle morbide imbottiture di carne che lo avvolgevano. L'operaio aveva agguantato con le mani le chiappe e le stringeva, quasi ad assecondare il ritmo che quel culo gli stava imponendo.
Sentirsi afferrato per il sedere fece proprio piacere a Lorenzo che lo sentì decisamente complice in quella serata di sesso. Pure l''angolazione era giusta e il labbro superiore stimolava perfettamente la parte alta procurandogli proprio un gran godimento. Ma anche Marco era contento di riuscire a farcela con un tale calibro. Di solito preferiva quelli più sottili, ma adesso si trovava tra le fauci quello e... doveva farselo andare bene.
Senza fretta e con costanza la scopata andò avanti per una ventina di minuti fin quando il piacere era troppo e lo schizzo quasi in punta per uno e la bocca così spalancata iniziava a dare un po' di fastidio per l'altro.
Il ritmo degli ultimi colpi quasi raddoppiò lasciando che quasi solo la cappella entrasse e uscisse e poi, anche questa volta con un grugnito liberatorio, tutto il seme schizzò. Marco provò a togliersi, senza riuscirci perché le mani dietro la testa lo schiacciarono contro la pancia.
Il capo iniziò un moto rotatorio, per gustare fino in fondo l'orgasmo che si era procurato e per far uscire anche l'ultima goccia che aveva dentro.
Le mani di Marco si spostarono sulla pancia cercando di spingerla in la, anche perché così schiacciato faceva fatica a respirare. Ma lui non si mosse di un centimetro fino a che non sentì scemare il piacere che gli aveva invaso il ventre.
“Adesso te lo tiro fuori. Non pensare neanche per un attimo di sputare. Inghiotti tutto quello che hai dentro. Chiaro! Guardami... fammi di si se hai capito”.
Gli occhi di uno si abbassarono e quelli dell'altro si alzarono a fatica fino ad incontrarsi e, muovendo in modo quasi impercettibile la testa, fece di si.
Il cazzo uscì lentamente e appena fu del tutto fuori l'uomo ordinò: “chiudi, chiudi la bocca!”
Si abbassò davanti a lui e sussurrò a bassa voce: “inghiotti... inghiotti tutto. Gustati il mio sapore”.
Dopo averlo visto deglutire, poiché il viso era una maschera di saliva e sperma iniziò a pulirlo con un dito, facendoglielo succhiare appena era ricoperto di quegli umori. Lo fece lentamente e con attenzione per molte volte, raccogliendo anche qualcosa che era caduto sul petto. Alla fine gli passò il palmo della mano sulla faccia e, rialzandosi: “adesso mi dai anche una bella pulita al cazzo”.
Lo protese di nuovo davanti al suo viso e lui, da bravo, riprese a leccare tutto, palle comprese, per pulire ogni centimetro da quel liquido vischioso che lo ricopriva.
“Si, si, sei bravo. Devi migliorare... devi depilarti... ma si può fare. Il casino di ieri con Lucio lo facciamo finire e non succede niente”.
Si tirò su i pantaloni e lo congedò senza tante parole.
Quando stava per uscire gli buttò li un: “domani ho impegni ma venerdì vieni a casa mia che ti spiumo...”. Fece un cenno di assenso con la testa e, chiudendosi la porta alle spalle lo sentì ridere
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