incesto
GLI PRESE CON UNA MANO L'UCCELLO E GLI DISSE: "VUOI SCOPARMI?"
di RedTales
15.06.2015 |
61.317 |
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"Vuoi che faccia qualcosa?”
Non rispose e continuò a sfiorarlo, traendone soddisfazione..."
Johon è un simpatico ragazzo tailandese che da due anni è stato adottato. Daniele, il padre, dice che è una meraviglia ed è felice di vivere qui. Quel poco del passato che è stato detto loro quando sono andati a conoscerlo nell'istituto dove viveva era stato particolarmente duro. Il bambino, a nove anni, perché molto carino e minuto, era stato venduto dalla povera famiglia contadina ad un facoltoso imprenditore come... giocattolo sessuale. Infatti, dopo averlo fatto preparare per due mesi a soddisfare ogni richiesta, era stato ospitato in una delle residenze dell'uomo che, di tanto in tanto, lo incontrava. Potete solo immaginare come sia stato “l'addestramento” per prepararlo al suo incarico. In questa lussuosa casa si fermò fino ai tredici anni, servito e coccolato dalla servitù che lo circondava. Un bel giorno tutto questo finì perché fu liberato da questa schiavitù dorata dalla Polizia che lo affidò ad un Istituto per orfani. Purtroppo Johon era ancora un bellissimo ragazzo e, anche allora sembrava quasi un bambino. Ciò mosse la morbosa curiosità del direttore che lo notò all'interno del centro e, saputo del suo passato, lo volle come “figlio prediletto”. In altre parole divenne il suo personale passatempo. Si abituò subito a questa nuova situazione. Qui incontrava molto più spesso quell'uomo e viveva in condizioni decisamente peggiori, ma continuava a fare più o meno le stesse cose. Dopo altri quattro anni venne alla luce il comportamento del direttore perché, stranamente, fu arrestato.
Ed è a questo punto della vita del ragazzo che arrivano Daniele e Serena, dall'Italia in cerca di un ragazzo da adottare. Chissà per quale gioco del destino le loro vite si incrociarono con la sua. Era un bravo diciassettenne, educato, carino, minuto e... facilmente adottabile. Anche perché dopo pochi mesi non avrebbe più potuto restare li perché sarebbe diventato maggiorenne. L'idea dell'Italia e di un mondo nuovo lo intrigò, ai signori lui piacque e nel giro di pochi mesi si ritrovò qui.
Per altri due anni tutto fu tranquillo fino al giorno in cui la signora scoprì il vizietto del marito. Rientrata prima del dovuto a casa, lo trovò mentre si scopava un bell'uomo. Non ne volle sapere e se ne andò in modo definitivo.
Johon, ignaro del motivo della separazione, rimase con il papà e tutto, dopo alcuni mesi di riorganizzazione ritornò a scorrere nella normalità, almeno fino a quando, tornando a casa da scuola per uno sciopero, trovò dei vestiti sparpagliati sul pavimento e sentì delle grida provenire dalla camera del papà. Appena fu sulla porta lo vide, tutto nudo, sistemato dietro ad un altro uomo, nudo pure lui, mentre lo stava inculando. Osservò per un po', non visto, poi si spogliò pure lui completamente e andò vicino ai due. Daniele, come lo vide, si immobilizzò, mentre l'altro, sorpreso dall'improvviso stop, si girò e notandolo esclamò: “potevi dirmi che era una cosa a tre”. Osservandolo meglio gli sembrò un ragazzino, in quanto, nonostante i diciannove anni, l'aspetto era sempre quello di un tredicenne e, sceso velocemente dal letto e dopo averlo guardato di nuovo si allontanò in fretta dalla camera. “No, con un minorenne no!” Daniele lo seguì dicendogli che sembrava piccolo ma aveva diciannove anni e che non era una cosa preparata, ma non riuscì a fermarlo perché, vestitosi alla meno peggio, se ne andò.
Dopo aver chiusa la porta si girò e si trovò Johon fermo davanti all'altra porta. L'uomo lo guardò con uno sguardo d'imbarazzo e di totale indecisione che contrastava con quegli altri occhi tranquilli e sereni, se non addirittura... vogliosi.
Il padre farfugliò alcune parole mentre lui gli si avvicinò. Quando gli fu difronte, guardandolo dal basso all'alto, gli prese con una mano l'uccello e disse: “vuoi scoparmi?”
Se prima era imbarazzato, adesso era sprofondato in un immenso sconcerto. Squadrò quel quel corpicino glabro che sembrava depilato, quel faccino liscio con gli occhi a mandorla, quei piccoli capezzoli, le esili e magre gambe, le braccia sottili e quel piccolo pene con il ciuffetto di peli proprio li e... non seppe resistere. Come rinunciare ad un'offerta simile.
Disse di si, che lo voleva e immediatamente il ragazzo si piegò sulle gambe e prese a leccargli e succhiargli il sesso. Lo fece in modo superlativo, portandolo in pochi minuti nuovamente all'erezione. Lo accarezzò sulle spalle e poi, invitandolo ad alzarsi, lo condusse in camera, tenendolo per una mano. Fece stendere quel corpicino candido sul lenzuolo e prese avidamente a leccarlo. Mentre gli passava la lingua scoprendo la sua morbidezza, pensò che mai e poi mai si sarebbe immaginato di trovarsi in quella situazione. L'incestuoso rapporto proseguì fin quando a Daniele non parve di sentire il cazzo scoppiare e volle infilarlo nel suo culetto. Lo sistemò alla pecorina e, inginocchiato dietro di lui, dopo avergli passato un po' di crema che era rimasta li sul letto, lo penetrò con molta attenzione, ma il suo discreto uccello scivolò facilmente dentro, aiutato anche dalla dilatazione dello sfintere. Entrò tutto e si fermò. “Male?” sussurrò. “Bene. Vai avanti. Scopami, Mi piace. Hai un bel cazzo papà.” La parola papà lo fece trasalire, ma l'eccitazione era troppa e iniziò a stantuffarlo, cercando di essere delicato. Sarà stata la prima mezza scopata, il mezzo pompino ricevuto poco prima, la prima volta in quel bel buchino, ma Daniele sborrò dopo pochi minuti”Ti è piaciuto tanto? So che ti è piaciuto tanto. Anche a me è piaciuto. Ti ho sentito bene dentro”.
Non rispose ma gli sorrise e si sdraiò. Tirato il figlio al suo fianco, iniziando a toccarlo.
“Non serve che tu mi tocchi. Io sono contento se ti è piaciuto”.
“Ma a me piace toccarti li”
“Se ti piace toccami. Vuoi che faccia qualcosa?”
Non rispose e continuò a sfiorarlo, traendone soddisfazione. Giratosi su un fianco allungò il viso verso la sua bocca e prese a baciarlo, ricambiato. Ci sapeva fare anche con la lingua e le loro labbra rimasero a lungo incollate fino a quando il padre non iniziò a scendere per raggiungere quel minuto pisello che si ficcò tutto in bocca. Lo succhiò avidamente mentre le due manine gli accarezzavano i capelli e non si fermò fino a quando non lo sentì arrivare. Gustò il suo seme fino all'ultima goccia prima di stendersi di nuovo al suo fianco.
“Adesso te lo faccio io”.
“No, non adesso. Magari dopo. Per adesso mi basta”.
Continuò ad accarezzare il figlio ma fu sopraffatto dal torpore e si addormentò.
Quando riaprì gli occhi pensò ad un sogno, ma quello splendore era ancora li, al suo fianco, nudo e sorridente.
“Adesso vuoi?”
Non osò contraddirlo e lasciò che cominciasse ad impossessarsi del suo cazzo, grosso, nodoso e con tutte quelle vene che lo solcavano. La pelle ricopriva completamente il glande e sotto contornato da due palle estremamente rugose e, in parte, cadenti. Prima con le mani e poi con la bocca prese a “tormentarlo” dimostrandosi abilissimo, incredibilmente capace nel procurare piacere. Lo portò all'erezione in poco e proseguì per tanto, senza stancarsi o rallentare, fermandosi di tanto in tanto come per prolungare il più possibile il piacere. Fu proprio il padre, dopo parecchio ad invitarlo a non fermarsi più e a farlo schizzare di nuovo. Lui obbedì e ricevette in gola quel po' di liquido che riuscì a produrre. Ma non si fermò, continuò facendolo quasi saltare per quanto gli riusciva a far provare. Era incredibile come sapeva far passare la lingua sullo scroto, tra le palle, in mezzo ai peli, sul frenulo. Una macchina da sesso!
Quando lo tirò verso di se, il ragazzo gli si accoccolò contro, quasi a fare le fusa.
Ormai è più di un anno che Daniele non incontra più “amici”. Quello che fa con Johon gli basta, anzi è fin troppo. Praticamente non passa un solo giorno senza che tra di loro non ci sia del sesso.
Anzi, quando si prendono qualche giorno di vacanza sono ancora più focosi e, quasi sempre, quello che lo vuole fare è proprio il ragazzo, mai soddisfatto e appagato e sempre alla ricerca di altro piacere che, per ora lui è sempre in grado di dargli. Il “vecchio” ci da dentro e, nonostante il tempo passato è sempre meravigliato di accarezzare quel corpo liscio e morbido, quella pelle profumata e delicata o di assaggiare quel batuffolo che si duro e di gustare il suo prelibato e gustoso sapore. Ma anche il buchino, elastico e minuto o la bocca, calda e profonda. Insomma, ogni volta è un piacere poter avere tra le mani quel giovane corpo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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