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Gay & Bisex

DATO IN USO A QUATTRO SCONOSCIUTI...


di RedTales
16.09.2022    |    8.776    |    7 7.6
"Però vederlo andare via senza nemmeno curarsi di me ma solo dei due uomini che mi accompagnavano mi provocò una forte sensazione ed ebbi la percezione di..."
Questo racconto descrive l’ultima giornata passata con il padrone ed il suo amico e si collega alle altre quattro storie che l’hanno preceduto:
- Lui mi ha voluto lurido e puzzolente,
- Ubbidienza a due maschi,
- Una lunga giornata, ancora ubbidienza a due maschi.
- Ancora dal padrone

Poiché mi sono state scattate molte foto ho pensato di illustrare i diversi momenti dell’avventura con delle immagini che sono indicate con un numero tra parentesi: es. (FOTO 4) e che manderò con email a tutti quelli che le chiederanno per condividere con loro questo “gioco”.
PER RICEVERLE scrivete a [email protected] o direttamente nei MESSAGGI di ANNUNCI69 indicando la vostra email.

Un’ultima cosa: sono riuscito a ricordare e a rivedere nella mente ogni singolo momento passato tra le mani del padrone proprio per le tante foto che ha fatto. Senza le foto non ci sarei assolutamente riuscito.

Rientrato a casa mi buttai subito sotto una calda e lunghissima doccia e iniziai, dopo più di sei mesi, a depilarmi. Fu un piacere sottile e delicato poter togliere tutto quel pelo dal corpo. Usai il rasoio con calma e attenzione e non senza qualche difficoltà, visto quanto era cresciuta la peluria un po’ dappertutto. Alla fine, prima di spalmare la crema per il corpo, rifinii le parti più difficili e, una volta terminato, fui soddisfatto del risultato anche se pancia e fianchi in particolare mi sembrarono sproporzionati per quanto fossero… abbondanti. E anche il petto era… cresciuto. Ma, sicuramente, nel giro di qualche mese sarebbero ritornati… normali: “da oggi dieta ferrea…” pensai: “ devo perdere quei sei o sette chili che ho dovuto mettere su… e si sono concentrati proprio tutti lì…”.
Quella notte sognai, tanto, e mi ritrovai, succube, alla mercé di due padroni che mi fecero di tutto, con mio grande piacere...
Nella tarda mattinata del giorno dopo ricevetti un messaggio dal Padrone: “alle 14”.
Arrivai perfettamente in orario e, appena aprì la porta, vidi che al suo fianco c’era anche Michelangelo. Rimase fermo sull’uscio e mi allungò delle calze verdi: “togli tutto e mettile prima di entrare.”
Balbettai un: “qui?” al quale, ovviamente, non seguì alcuna risposta. Mi guardai in giro. Ero sull’uscio della casa che, fortunatamente, aveva un po’ di giardino che la separava dalla strada ma chiunque fosse passato da quelle parti probabilmente mi avrebbe potuto vedere. In ogni caso non ebbi il tempo per pensare al da farsi e, senza curami di chi potesse giungere alle mie spalle, mi tolsi tutto e, non senza qualche difficoltà per il precario equilibrio da mantenere, infilai il collant.
I due osservarono la scena e, una volta che ebbi finito, si spostarono dalla soglia per farmi entrare.
Presi i miei vestiti e mi precipitai dentro.
Il Padrone passò le mani sul mio corpo, indugiando sulle cosce, sulle palle e sulla pancia e lo vidi soddisfatto.
“Che ti dicevo, questa troia aveva troppo pelo per poter essere credibile come puttana” disse Michelangelo che, incredibilmente, mi mangiava con gli occhi e poi continuò: “peccato che sia grassa come una scrofa… anche se lo è…”. Risero della battuta.
“Ma a cosa pensavi quando la hai fatta ingrassare?”
“A una troia del porto di tanti anni fa… quelle laide, vecchie, sfatte, anche pelose, quasi maschi da quanto brutte… come questa!”
Risero ancora e Michelangelo rispose: “allora ci sei riuscito…”
“Però questa vacca adesso deve ritornare magra. Come quando l’ho vista la prima volta. Non la rivedrò più fin quando non sarà di nuovo appetibile…”
“Ah! Quindi non ci giochiamo oggi?”
“Dai! Guarda che panza… Ha anche le tette, una seconda… Il cazzetto mignon però non è male.”
E, afferrato il pacco, iniziò a stringerlo con forza facendomi piegare in avanti per le fitte.
Poi mi lasciò: “no, non è da appendere. Non mi eccita così…”
“Però una scopata, una botta e via…” replicò l’amico.
“Beh! Una cosa di fretta… magari anche…”
Pierluigi andò via e tornò dopo con una parrucca e degli indumenti.
Mi sistemò i capelli e poi fece due codini e mi indicò di mettermi davanti al divano e prese il telefonino.
Gli ricordai che non dovevo essere riconoscibile e, dopo avermi dato un forte schiaffo perché avevo parlato, mi disse che avrebbe usato il mio: “così poi copri la faccia prima di mandarmele. Tutte, le voglio tutte. Hai capito?”
Preso il mio telefono, fece subito delle foto (FOTO 1).
Poco dopo mi allungò un camicione e, una volta indossato, proseguì con gli scatti (FOTO 2).
Questo indumento lo sostituì con un vestitino a rete e mi riprese ancora indicandomi come dovevo mettermi in posa (FOTO 3, 4 e 5).
Alla fine, su richiesta dell’amico, ne fece alcune con le calze abbassate sotto il culo e con il buchetto… in favore di obiettivo (FOTO 6 e 7).
A quel punto Michelangelo, palesemente eccitato, disse che era giunta l’ora di incularmi e il padrone concordò.
Cominciò il Padrone che, dopo avermi fatto spogliare, mi infilò il cazzo, già pronto e bello duro, in bocca e, afferrata la testa per farmi stare fermo, mi scopò così. Continuò a spingersi dritto fino in gola e, per fortuna, non mi venne la nausea. Andò avanti, senza mai fermarsi, fino a svuotarsi ma, poco prima, mi avvertì che dovevo tenere tutto in bocca. Quando cominciò a schizzare si fermò con la cappella tra le labbra, aiutandosi con la mano. Una volta finito volle che gli mostrassi quando avevo in bocca e subito dopo fece le foto (FOTO 8, 9 e 10).
“Io preferisco il culo. Ha un bel culo la troia… Girati!” riprese Michelangelo che mi fece sistemare alla giusta altezza e prese a pomparmi con la sua solita veemenza e, inutile dirlo, mi portò ad un lungo orgasmo che cercai di dissimulare rimanendo completamente in silenzio... Proseguì fino alla fine, sborrando dentro e, una volta fatto fu invitato a uscire perché Pierluigi voleva immortalare il risultato.
“Tieni il culo stretto…” (FOTO 11).
“Aprilo, adesso aprilo. Con le mani. Aprilo bene” (FOTO 12).
“Basta, via le mani.”
Lo feci ma poi, lentamente, mi accorsi che la crema cominciò a colare (FOTO 13).
Questo indispettì il Padrone che mi colpì con due forti sculaccioni che mi fecero sbrodolare ancora di più. A quel punto mi fece aprire bene le chiappe ancora con le mani e scattò (FOTO 14).
Seguì una pausa con i due che, andati in cucina, parlarono a lungo e, una volta tornati, Michelangelo volle farselo succhiare e mi ordinò di fargli un pompino “coi fiocchi…”
Entusiasta e felice accolsi in bocca quel cazzo caldo e moscio e feci del mio meglio, raggiungendo in breve degli ottimi risultati e ne fui proprio contento. Purtroppo, essendo venuto da poco, dimostrò una notevole resistenza. In pratica si godette un lunghissimo lavoretto di bocca che mi stremò davvero perché mi era stato ordinato di non fermarmi mai.
In ogni caso, alla fine, anche se stanco, ma estremamente soddisfatto di gustare quel meraviglioso salsicciotto, lo portai al traguardo anche se, proprio nel momento in cui stavo già gustando la meritata ricompensa, si tirò indietro lasciandomi a bocca asciutta.
Dandosi da fare con la mano finì sul petto (FOTO 15) quanto avevo così lungamente preparato lasciandomi l’acquolina in bocca per avermi sottratto la meritata ricompensa… liquida.
“Adesso raccogli e lecca tutto.” fu l’ultimo ordine.
Presi con due dita il gustoso nettare e, sforzandomi di non fare alcuna espressione di gioia, lo portai alla bocca in più riprese (FOTO 16).
A quel punto, vedendoli ricomporsi pensai che per quel giorno tutto fosse finito invece ricevetti un nuovo comando: “mettiti le calze e il vestito, usciamo.”

Rimasi piacevolmente sorpreso e ci misi pochissimo per essere pronto. Poco dopo Pierluigi mi passò una comoda tuta che indossai sopra e uscimmo.
Per tutto il viaggio il Padrone e l’amico si raccontarono avventure trascorse con ragazzi o ragazze.
Ascoltandoli mi resi conto di quanto Michelangelo fosse porco, perverso e a tratti perfino crudele. Infatti raccontò delle avventure davvero hard e lo fece con una naturalezza disarmante al punto che mi sorse il dubbio che fossero inventate di sana pianta. Di certo però alcuni particolari che descriveva erano credibili.
Dopo un’ora, percorrendo l’ultimo tratto di almeno un chilometro di strada sterrata, arrivammo nel posto suggerito dall’amico del Padrone e parcheggiammo in uno spiazzo dove c’erano altre macchine.
“Togliti la tuta.”
Lo feci, sorpreso di restare in collant e vestitino a rete.
“Anche le scarpe.”
A quel punto mi fece scendere e, sempre con il mio telefonino, scattò qualche foto (FOTO 17).
“Vieni, qui dietro c’è una casa abbandonata, puoi farne altre lì” gli suggerì Michelangelo.
Raggiunto un edificio mezzo diroccato mi ordinò di mettermi in posa e fece molti scatti, indicandomi di volta in volta come mi voleva (FOTO 18 e 19).
Finito ritornammo fuori e il Padrone continuò a scattare, decidendo sempre come mi dovevo mettere (FOTO 20, 21, 22, 23 e 24).
Mentre facevamo questo si avvicinò un ragazzo piuttosto giovane, forse sulla trentina, che si fermò a guardare.
“Ti interessa? Oggi facciamo usare questa troia a chiunque” esordì Michelangelo mentre il curioso si mise a ridere anche se notai il suo sguardo interessato.
“È una vecchia troia ma sa usare bene la bocca. Sai, il mestiere di una vita… e anche il culo non è tanto male. Certo, fa schifo con quella pancia, ma se non la guardi…” riprese Pierluigi.
Quello continuò a ridere mentre il padrone mi ordinò di spogliarmi.
Ci impiegai un attimo notando come il ragazzo, ormai eccitato e con l’uccello in mano, sembrasse interessato.
“Me lo posso scopare?”
“Tutto tuo.”
“E vuoi fare foto?”
“Se ti va bene...”
“Sì, ma solo sotto, senza faccia…”
Mi si avvicinò e, curiosamente, si spogliò del tutto pure lui e mi indicò di prenderlo in bocca.
Lo guardai estasiato: un fisico da divo e… giovanissimo.
Una scarsa peluria quasi bionda ricopriva il corpo sballo. Me lo mangiai con gli occhi prima di iniziare a succhiarlo. Come sempre feci del mio meglio mentre lui, poco dopo, mi afferrò la testa con le mani per guidare il ritmo (FOTO 25). Mi trovai così un bel cazzo tra le labbra e continuai fin quando non mi disse di girarmi. Si fermò per il tempo necessario ad infilarsi un preservativo e dopo avermi fatto piegare in avanti diede inizio alla danza anale. Si dimostrò abile e rapido nei movimenti e continuò abbastanza a lungo (FOTO 26), incurante dei commenti volgari e delle risate dei miei due accompagnatori, fino a raggiungere lo scopo. Inutile dire che fu assai piacevole sentire quel giovane uccello ben piantato dentro anche se, una volta svuotato, si tirò fuori con attenzione e, raccolti i vestiti, ringraziò Pierluigi e il suo amico e se ne andò. Non mi portò neanche minimamente vicino all’orgasmo.
Però vederlo andare via senza nemmeno curarsi di me ma solo dei due uomini che mi accompagnavano mi provocò una forte sensazione ed ebbi la percezione di essere usato come un oggetto e ciò mi eccitò tantissimo facendo crescere in me la voglia di vivere ancora quelle possenti emozioni che mi avevano pervaso.
Queste elucubrazioni furono però bruscamente interrotte da un: “che troia!”.
Questo esclamò un uomo che, assieme ad un altro, avevano assistito alla scopata.
Michelangelo si girò verso di loro e, visti i tipi, li invitò a farsi sotto mentre il Padrone mi comandò di sdraiarmi per terra.
Guardai quei due, sulla cinquantina, forse più, fisico sfatto, aspetto trasandato. Così, a pelle, non mi piacquero.
Mi sedetti sull’erba continuando a fissarli mentre Pierluigi iniziò a esigere che mi mettessi in pose oscene: “alza la gamba... allarga le chiappe… muoviti, fai vedere come sei sfondato… apri il buco di culo… spalanca le gambe… infilati dentro un dito… apri la bocca…” (FOTO 27, 28, 29, 30 e 31).
Contemporaneamente, mi offrì a quei due: “è una vera troia. Provatela. Lo prende tutto fino in gola e dietro è così aperta che gli entra tutto. Una vera troia, insomma.”
Nel frattempo io ero sdraiato o piegato o seduto, in base ai comandi che continuavo a ricevere, proprio davanti a loro che, incuranti degli altri due, continuarono a fissarmi con gli occhi piccoli. Mi osservarono da poche decine di centimetri e percepii la loro voglia che cresceva sia per quello che sentivano, sia per quanto facevo vedere loro e l’eccitazione che prima mi aveva invaso crebbe ancora di più davanti ai loro sguardi.
Ovviamente entrambi iniziarono a toccarsi i duri uccelli e, a quel punto, non ebbi che occhi per i loro sessi e cominciai a desiderarli.
Proprio in quel momento uno si girò verso Pierluigi per dire qualcosa e vedendolo con il telefonino in mano esclamò ad alta voce: “cosa fai? Fai foto? E che cazzo! Niente foto qui.” Anche l’altro rincarò la dose e così il Padrone smise di scattare.
Seguì una doppia scopata, in piedi, appoggiato ad un tronco. Prima uno e poi l’altro mi presero il culo. Piacevole ma anche questa volta non eccezionale.
Prima della penetrazione fu il Padrone a dir loro di mettere il preservativo che, altrimenti, non avrebbero nemmeno usato. E fu ancora Pierluigi a dar loro i condom.
Il primo fu veloce come il vento, una vera botta e via e con un cazzo nemmeno significativo. Il secondo, anche lui con misure nella media bassa, se la cavò meglio e riuscì a sbattermi a lungo ma senza particolari “fuochi d’artificio”.
Mi sembrò di rivivere quelle scopate che si fanno ogni tanto solo per far piacere all’altro che… vuole svuotarsi.
Finita anche questa doppia penetrazione continuammo a camminare ancora per un po’ senza più incontrare alcuno e così si ritornò alla macchina.
Proprio lì trovammo un altro ragazzo, sulla trentina pure lui, completamente nudo che, con il cazzo duro, stava aspettando sicuramente di incontrare qualcuno.
Ovviamente Michelangelo, come se fosse al mercato, gli offrì la sua merce, cioè io.
Quello mi guardò e, senza alcuna esitazione mi chiese di leccargli il culo. Guardai il Padrone che con gesti palesi mi impose di accontentarlo.
“Posso fare delle foto?” chiese Pierluigi e lui disse di no.
Il ragazzo era intimamente depilato e quindi non trovai del pelo ed era anche molto profumato. Inizia dal solco per poi passare all’ano e, su sua richiesta, scesi poi sulle palle e risalii lungo lo scroto. Quindi volle sentire la lingua dentro il buco e alla fine mi disse di piegarmi dentro la sua macchina. Il tempo di infilare il condom e mi trovai nuovamente il culo pieno. Con le mani mi tenne ben piegato e, proprio per quella posizione scomoda e per il fastidio che provavo sulla pancia, schiacciata contro il bordo del finestrino, mi eccitai moltissimo. Inoltre era una furia, sembrava che non lo facesse da mesi per quanto si dava da fare e, ciliegina sulla torta, poiché il mio pene continuava a fregarsi contro la macchina, mi diventò durissimo e iniziò a sgocciolare.
Questa volta fu decisamente piacevole.
Il ragazzo continuò a lungo e io mi inebriai di quelle stimolazioni che mi dava muovendosi dentro di me con tanta foga e che si propagavano profonde. Diciamo che il termine “sbattere” calzò a pennello. Per assestare gli ultimi colpi, i più volenti e in rapidissima sequenza, mi afferrò i fianchi e li strinse fortissimo, facendomi godere ancora di più, ormai perso in queste sensazioni paradisiache.
Smisi anche di sentire le voci degli altri due che continuavano a commentare quanto fossi troia, almeno fin quando non si fermò tutto, riportandomi al presente.
Il ragazzo uscì, gettò per terra il preservativo, chiuse la macchina e, preso uno zainetto, allontanò tutto nudo.
I due uomini che mi avevano portato lì, tra diverse offese, mi fecero indossare la tuta e ripartimmo.
Per tutta la strada continuarono a parlare di come mi fossi comportato e del mio fisico sformato.
Arrivati a casa il Padrone mi liquidò con poche parole: “appena ti sei rimesso in forma senza quello schifo di pancia mandami un messaggio. Se avrò voglia ti chiamerò.”
Nessuno dei due mi salutò ma Pierluigi mi ricordò di mandargli entro la serata le foto: “mettile a posto come cazzo vuoi ma che si veda tutto, a parte quel culo di faccia che hai…”
Arrivato a casa e fatta una doccia rigenerante mi misi a sistemare le foto, accorgendomi come ce ne fossero tante quasi uguali e molte altre risultassero mosse o con inquadrature sbagliate. In ogni caso misi i pallini su tutte quelle dove potevo essere riconosciuto e le spedii al Padrone.
Poi mi sedetti a riguardale tutte con tenerezza per quel bellissimo pomeriggio che mi avevano fatto trascorrere. Infine mi osservai nudo allo specchio e mi velai di tristezza immaginando che avrei dovuto aspettare parecchio prima di poter inviare il messaggio al padrone.
“Chissà se rivivrò una settimana così intensa e piena di sesso come quella appena passata” fu l’ultimo mio pensiero.
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