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DUE TRAV
di RedTales
06.11.2024 |
4.421 |
7
"“Come ti chiamo adesso?”
Non ci avevo proprio pensato ad un nome femminile e, chissà perché mi venne così, al volo: Reiina
“Reeina suona meglio”
“Sì, ..."
Un’altra storia ritrovata sul mio diario segreto. Risale alla fine degli anni novanta e siamo tra il marzo e il giugno del 1998. All’epoca avevo trentacinque anni.Una lunga avventura intima e passionale che ha messo in luce le mie voglie e i mie desideri ma anche quelli del mio partner. Con questa persona ho condiviso per alcuni mesi dei meravigliosi momenti di intimità e di profonda confidenza reciproca. Ci eravamo ritrovate nella condivisone di tutto e la nostra intesa, non solo a letto, era davvero grande. Valeria è una trav che mi ha guidato nel suo mondo riservandomi una splendida sorpresa.
Quel giorno ero andato da lui senza averlo mai incontrato prima e, come mi aveva anticipato, era un quarantaquattrenne decisamente in carne e con pochi peli dappertutto, anche in testa: “in fondo è un vantaggio sai, così la parrucca mi sta molto meglio e non si muove neanche se la tiri…”
Quando aprì la porta era già perfettamente calato nel suo personaggio con un favoloso look da… puttanona: minigonna che lasciava scoperta gran parte delle gambe velate da calze rosse e slanciate da incredibili scarpe con un tacco vertiginoso. Sopra indossava un corpetto semitrasparente che “provava” a nascondere e a contenere l’abbondante pancia ma che, aprendosi in una fessura proprio lì, lasciava maliziosamente scoperti i capezzoli. Le braccia erano coperte in piccola parte mentre le mani erano adornate da lunghe unghie smaltate di rosso. Lo spettacolo però era il viso, truccato in un modo semplicemente favoloso, dove gli occhi risaltavano in modo unico, incorniciati da una cascata di capelli di una bellissima tonalità di rosso che si sposavano in perfetta sintonia con tutto il resto.
Mi accolse sorridendo, quasi imbarazzata di fronte ai miei sinceri complimenti per il suo aspetto. Poco dopo, seduti davanti ad un caffè, mi chiese se avevo portato quello che pensavo di mettermi per… femminilizzarmi. Gli indicai lo zaino e lo vidi corrugare la fronte: “ma non si stropicciano lì dentro? Sono proprio curiosa di vedere cosa hai.”
Lo aprii e appoggiai tutto sul tavolo: scarpe, calze, reggicalze, guepiere, trucchi, parrucca.
Mi disse che erano proprio giusti e mi invitò a metterli: “però per i trucchi… se vuoi puoi usare i miei…”
A quel punto mentre lei rimase seduta io mi alzai e mi tolsi tutto quello che avevo e la vidi sospirare osservando quanto fossi magro e slanciato: “Dio che fisichetto! Sei splendida. Ci credo che ti vogliono tutti. Con quel culetto! E che gambe! Ma quanto sono magre! Dio che invidia mi fai! Sai che sei favolosamente depilato. Dai, dai, indossa qualcosa…”
Mi sedetti ed infilai le calze e quindi il reggicalze. Erano a rete e con la riga dietro e Valeria mi aiutò a metterle in modo che questa cadesse perfettamente dritta e al centro. Seguì la guepiere ed infine la corta gonna.
“Vieni, andiamo di la così ti trucchi davanti allo specchio. Iniziai a farlo ma, con gentilezza, lei si offrì di aiutarmi e, visto come era ben truccata, la lasciai fare. Lavorò con calma, usando tante cose che nemmeno avevo mai visto e, alla fine, il risultato fu davvero splendido. Per concludere mi sistemò la parrucca che le sembrò davvero intonata. Ritornammo in sala dove salii sulle scarpe che avevo lasciato sul tavolo. Ero pronta.
“Come ti chiamo adesso?”
Non ci avevo proprio pensato ad un nome femminile e, chissà perché mi venne così, al volo: Reiina
“Reeina suona meglio”
“Sì, Reeina.”
Mi prese per mano e mi portò incamera davanti ad un grande specchio. Eravamo proprio belle. Lei mi sovrastava di una spanna ed era molto più “grossa” ma era assai piacevole.
Immaginai che, a quel punto, come avevamo ipotizzato nelle email, avremmo lesbicato. Infatti Valeria, dopo aver fatto diverse considerazioni sul nostro aspetto, si slacciò la gonna e, con mia grande sorpresa vidi che proprio lì non era messa niente male e che quel gioco l’aveva già eccitata perché sfoggiava un pene che se fosse stato di uno dei miei soliti amanti avrei definito quasi… pronto.
“Però! Sei messa bene lì…”
“Dici?”
“Direi proprio di sì… Sarà il triplo del mio…”
Rise.
“Beh! Sai, adoro prenderlo ma se capita l’occasione me lo fanno anche usare…”
Risi: “potrebbe essere proprio questa l’occasione, se ti va. Invece di lesbicare potresti anche scoparmi…”
“Adoro scopare una sorellina. Se poi è magrolina come te e con quel culetto da ragazzina…”
Ritenni che fosse inutile perdere tempo e mi accucciai davanti a lei e iniziai a dedicarmi al suo cazzo. Era favolosamente liscio come tutto quello che c’era attorno e la lingua poteva scorrere dappertutto senza incontrare altro che pelle morbida fino ai bordi degli indumenti. Inutile dire che mi saziai del suo sesso che in poche passate diede il meglio di sé drizzandosi come un palo.
“Hai proprio un cazzone. È grossissimo!”
“Dici? Sai, lo uso pochissimo come stantuffo. Ma non ti sembra un po’ corto?”
Come lunghezza era nella media o poco sopra: “no, è giusto è solo più grosso di quelli che sono abituato a vedere. Meglio. Così lo sentirò meglio…”
Rise: “lo sentirai meglio perchè sfondata come dici di essere ormai li preferisci grossi?”
Questa volta risi io confermando quanto aveva detto.
Un attimo dopo ci sdraiammo sul letto. Io continuai a prendermi cura del suo bellissimo bastone mentre lei mi tolse la gonnellina e iniziò a leccarmi dietro. Il passo successivo vide cadere le nostre scarpe e quindi, ormai pronte dopo una giusta dose di preliminari e vedendola vogliosa di entrami dentro, le chiesi come voleva che mi mettessi.
Mi propose una strana posizione sdraiata con una gamba sollevata dritta verso il soffitto. Si mise dietro e, senza difficoltà, mi penetrò. La sentii entrare tutta finché la sua pancia non si appoggiò sui miei glutei.
“Tutto bene?”
“Sì.”
“Eh sì! Sei proprio aperta. Sono già tutta dentro. Lo senti?”
“Sì, lo sento dentro e ti sento contro.”
“Dolce!”
“Però hai un culetto stretto stretto. Mi avvolge come un guanto.”
Cominciò a muoversi stringendomi con tutte e due le braccia la gamba che tenevo dritta, forse per restare ben salda e potersi muovere dandosi delle buone spinte. Iniziò a scoparmi dimostrando bravura perché iniziò a piacermi fin da subito tanto che il mio pene si distese in una completa erezione. Non so come ma se ne accorse e, variando leggermente la sua posizione, si spostò in modo da potermelo afferrare comodamente con la mano e iniziò a masturbarlo seguendo il ritmo delle spinte che mi dava.
Che dire, scopare con una sorellina è sempre assai piacevole perché sa esattamente cosa ti piace, come fartelo sentire dentro ma anche come eccitarti con le mani. Avrei voluto poterla leccare o accarezzare ma, sistemata com’ero, non ero davvero in grado di fare molto se non di prendermi tutto il piacere che sapeva darmi.
Si dimostrò poco fantasiosa perché per tutto il tempo non cambiò posizione ma, al tempo stesso fu eccezionalmente efficiente. Prima mi fece venire con la mano, incurante che schizzassi sulle lenzuola, e quindi continuò a giocare con il mio sesso ma in modo delicato e ancora assai piacevole finché non giunse anche lei alla piena soddisfazione. Quando arrivò me ne accorsi sia per i profondi respiri, sia per le spinte ravvicinate e molto più forti sia per come mi strinse la gamba ed anche il pene. Come se invece di mani avesse delle morse. Inutile dire che piacque moltissimo anche a me. A quel punto si spostò, pur restando ancora tutta dentro il mio culo e le nostre bocche si fusero in un lunghissimo bacio che, nonostante il veloce ritmo iniziale dei nostri respiri, durò tantissimo. Lentamente, la sentii ammosciarsi dentro il culo non riuscendo più a capire se fosse ancora lì o se fosse scivolato fuori. Era ancora dentro. Uscì quando smettemmo di baciarci e si spostò. Lo sentii distintamente “scollarsi” dalle pareti interne in cui si era quasi incollato e, nonostante quella sensazione di piccolo strappo, fu assai piacevole anche quella sensazione.
A quel punto, passandomi un asciugamano, mi confidò che: “mettilo sul culo. Di solito ne faccio tantissima. Se no ti cola dappertutto. Se vuoi puoi andare in bagno a liberarti…”
Lei si sdraiò di schiena sorridente e felice e, chissà perché, dopo aver infilato il panno tra le chiappe, mi venne voglia di fare altrettanto e mi allungai al suo fianco: “lo ho messo sotto il culo, non dovrei sporcare il lenzuolo.”
Mi guardò felice con un’espressione curiosa: “non ti preoccupare, tanto poi si lava…”
Restammo così a lungo, baciandoci, accarezzandoci, toccandoci. Le mani continuarono a giocare con i nostri corpi mentre ci lasciammo andare ad intime e sottili confidenze.
Quando ci alzammo mi fece strada in bagno dove, seduta sulla tazza, fece pipì. Subito dopo la imitai anch’io e quindi mi aiutò a struccarmi chiedendomi prima se mi andava di spogliarmi. Voleva vedermi al naturale: “sai che ti invidio? Hai un corpo così bello. Ma come fai? Dio che invidia.”
Mi toccò a lungo un po’ dappertutto e poi, dopo avermi fatto sedere davanti alla specchiera mi struccò con molta attenzione. Alla fine su unghie e viso non restava più alcuna traccia del maquillage e, a quel punto, mi accorsi che mi piacevo di più nella versione precedente.
Si struccò anche lei e, dopo essersi spogliata mi trascinò nella doccia dove, sotto l’acqua calda, continuammo a sfiorare i nostri corpi. Il suo così morbido e tondeggiante mi intrigava molto...
Alla fine ci fermammo ancora un po’ a bere qualcosa seduti in sala e poi, anche se con dispiacere, mi rivestii e, dopo un ultimo lungo bacio, me ne andai.
Ci rivedemmo diverse altre volte e tutte, ma proprio in tutte, fu un piacere estremo fare sesso con lei in un modo così dolce e condiviso. Poi, come mi è sempre capitato, anche quella delicata e romantica storia finì. Valeria si invaghì di un rude e volgarotto signore e, sincera com’era, preferì smettere di vedermi per essere: “solo sua. Sai, mi vuole tutta per sé e mi fa sentire donna in un modo incredibile. Sono sempre stata combattuta tra le mie due anime ma adesso sento che preferisco questa tutta al femminile. Gli piaccio sai? Gli piaccio tanto.”
Ci sentimmo diverse volte. Mi diceva che con il suo uomo andava bene ed era contenta. Un giorno il suo telefono fisso, allora avevo solo quello… non rispose più. Dopo molte chiamate andai anche a casa sua scoprendo che aveva traslocato. Non mi chiamò più, e lo dico con tristezza, perché avevo pensato che saremmo rimaste sempre buone amiche.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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