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IO, LUI E IL NERO


di RedTales
15.12.2024    |    4.105    |    2 9.5
"Che dire, pur nella sua unicità, in quella serata di sesso, dove emerse quasi solo la fisicità, mi divertii davvero tanto e ne serbo ancora oggi, dopo più..."
Un’altra breve avventura recuperata nel mio diario che continua a farmi rivivere piacevoli momenti che sicuramente si sarebbero persi o sbiaditi nella memoria se non li avessi minuziosamente annotati su queste pagine. Qui il ricordo ritorna al marzo del 1989 quando non avevo ancora compiuto ventisette anni. Per questa serata di piacere e divertimento devo ringraziare Aurelio, un caro amico mio coetaneo, con cui allora mi confidavo. Io gli raccontavo pezzi della mia vita e lui faceva altrettanto con me. Era delizioso conversare con lui.

Aurelio, anche se era un simpaticissimo ragazzo, era solito esagerare e ingrandire di molto ciò che gli accadeva. Ormai era da alcuni mesi che, quando ci vedevamo, mi parlava di un suo incredibile amante che sembrava uscito dal libro dei desideri. Era alto, molto alto, con un fisico statuario, simpatico, gentile e, aspetto che sia per me che per lui era davvero importante, con una dotazione super. Inoltre non solo era di dimensioni generose ma anche resistente, instancabile e perfino… altruista, nel senso che si accertava che il suo partner raggiungesse l’orgasmo. Infine era uno di quelli che non cercava nulla ma lo faceva solo per puro piacere e senza essere assillante. Come ultima “chicca” era nero che, almeno per me, in quegli anni, chissà perché, era sinonimo di trasgressione, libidine e fantasie… peccaminose ma assai piacevoli.
Inutile dire che quando mi raccontava dei suoi incontri faticavo a credergli perché tutto era troppo perfetto per poter essere vero. Ovviamente lui insisteva, scendendo in particolari che, se nella sua testa, dovevano rendere più credibili quanto affermava, a me li facevano sembrare sempre più… impossibili. Ovviamente per non rovinare la nostra amicizia fingevo di credere anche se spesso chiedevo dei particolari, magari per farlo cadere in contraddizione, ma non ci riuscivo. La sua narrazione, anche se spettacolare ed esagerata, era sempre coerente e perfino il ricordo di qualche “avventura” di settimane prima, era sempre la stessa, anche nei minimi particolari. Inutile dire che, al suo confronto, le mie “solite scopate” apparivano come qualcosa da… educande. Per il semplice fatto che, pur vivendo molto allegramente il sesso, allora non facevo chissà che faville… D’altra parte i tempi erano quelli ed anche la mia voglia di trasgressione era limitata perché è cresciuta con il passare degli anni e dell’esperienza accumulata, unitamente a quella voglia interiore di provare sempre… qualcosa di più per verificare fin dove potevo spingere il limite del piacere.
La storia sarebbe finita così se non si fosse messa di mezzo la sua “natura farfallina” che un bel giorno si stancò di Simon e, visto che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro… mi propose di unirmi a loro.
Mi sembrò incredibile ma, stuzzicato da quanto avevo sentito, e aperto ad ogni nuova avventura, specie se interessante, accettai con entusiasmo. Ovviamente chiesi e richiesi ad Aurelio diverse cosucce ma continuò a confermarmi ogni singolo aspetto delle sue confidenze. Però mi raccomandò con insistenza e facendomi perfino giurare di “non dirgli che ti ho raccontato dei nostri incontri. È timido e riservato e sicuramente non gradirebbe scoprire che ti ho fatto partecipe dei nostri momenti di intimità.”
Quel tardo pomeriggio, poco prima dell’ora di cena, arrivai nell’appartamentino di Aurelio con un leggero anticipo e lo trovai semi svestito con una canottierina scollata e senza maniche e con i pantaloncini del pigiama talmente leggeri che facevano intravvedere in trasparenza… tutto.
Gli chiesi nuovamente: “ma lì è davvero così ben messo, resistente, gentile” e girai perfino intorno all’idea di… altruista. Mi confermò tutto lasciandomi interdetto al punto che si trattasse di uno scherzo, soprattutto quando passò il primo quarto d’ora di ritardo.
Invece, poco dopo arrivò e, come lo vidi sulla porta, ritrovai in lui tutto quello che avevo sentito e rimasi, a bocca aperta, a mangiarmelo con gli occhi. Un metro e ottanta e forse più di ragazzo più o meno della nostra età, nero che più nero non si poteva e con un fisico spaziale.
Mi colpì a tal punto che sul diario scrissi: “un Dio greco, anzi, un dio Nero. Mi appare come una visione: altissimo, magrissimo, in formissima. Sorride con dei denti bianchissimi ma che strane le sue mani scure sul dorso e chiare sul palmo. E che dire di quello che si vede sotto i jeans? Si capisce benissimo che c’è qualcosa di grosso e voluminoso. Sicuramente gli tira già, è il pensiero che mi è venuto in mente e ho pure immaginato che fosse così perché era già eccitato dall’occasione di scoparsi due ragazzi bianchi contemporaneamente.”
Parlava benissimo l’italiano con quell’inflessione profonda, quasi roca, che hanno certi neri e dopo un bicchiere di Coca Cola, senza aggiungere molto altro, ci spogliammo per iniziare a giocare. Quello che mi apparve, quando si tolse gli slip, fu un signor cazzo. Le misure che avevo immaginato poco prima erano tali ma… a pompa sgonfia, perché il suo pene era lungo e grosso già mentre gli penzolava tra le gambe. Il primo a prendere l’iniziativa, da buon padrone di casa, fu Aurelio che, dopo averglielo accarezzato, iniziò subito a “curarlo” con la bocca. Per non essere da meno mi misi dietro e iniziai a leccargli il culo peloso.
Continuai fino a quando vidi il mio amico fermarsi e lo feci pure io, spostandomi davanti, curioso di vedere come era diventato quel tanto decantato “martello pneumatico”.
Simon aveva una bella erezione anche se il cazzo non gli stava dritto verso l’alto ma quasi orizzontale. Come lunghezza sembrava quasi quello di prima, solo che adesso stava su da solo, in compenso era decisamente più grosso tanto che sul diario, nella descrizione dell’incontro, scrissi: “azzo! È proprio grosso. Molto grosso e poi è così nero che sembra ancora più grosso. Stranissimi quei peli così ricci, corti e radi. Certo che vedere un cazzo così nero mi fa ancora strano. Però è proprio bello: cappella perfettamente stondata e asta... impegnativa da mettere in bocca. Infatti penso: chissà se riesco a prenderlo tutto in gola. Aurelio mi ha sempre detto che lo lasciava scorrere fino in fondo… Chissà se ce la faccio? Te lo racconterò tra poco caro diario. Certo che appena visto… mi è venuta una gran voglia di assaggiarlo.”
A dispetto di quanto premesso nel diario, non riuscii ad assaggiare subito perché ci spostammo in camera dove Aurelio mi fece esibire davanti a lui descrivendomi e, come se stesse facendo una televendita, elogiò le mie caratteristiche fisiche facendomele mettere in mostra per poi terminare quasi vaneggiando sulle mie capacità come… amante. Infatti concluse con un esagerato: “io ti faccio scopare e mi dici che sono bravo, lui è una macchina del sesso. Vedrai cosa sa fare… A vederlo così’ timidino non sembra ma è un vero porco che più porco non si può.” Ovviamente fu un gioco a cui mi prestai con divertimento e alla fine del quale, visto che aveva decantato anche le mie abilità… orali, potei finalmente metterle in pratica.
Naturalmente davanti a quella ventina di centimetri di carne diedi il mio meglio e me lo gustai con soddisfazione anche se, alla fine del trattamento, pur essendo dritto e duro, la consistenza non cambiò di molto al punto che mi venne perfino un dubbio. Scrivo nel diario: “grosso è grosso, anzi grossissimo, duro è duro anche se non durissimo, dritto è dritto anche se non spara in alto. Ma riuscirà a entrare? Mi è già capitato di trovare quelli che, magari dopo la prima volta, provano a farne una seconda ma, anche con il cazzo dritto e duro non riescono più a entrare. Aurelio mi ha sempre detto che: -va giù che è una meraviglia e… diavolo come lo senti quando entra e quanto è grosso dentro- ma mi sta venendo qualche dubbio.”
Ci misi poco a smentire i miei dubbi perché Aurelio si piazzò in una posizione che sapeva piacere a Simon e, sotto i miei occhi, aiutato solo da un po’ di saliva, vidi il suo bel bastone sparire nelle terga del mio amico e subito dopo iniziò una lunga cavalcata che, visto come erano messi, mi gustai osservandola da dietro.
Se non sborrai subito dall’eccitazione ci mancò poco perché, anche se avevo visto altre scopate da vicino, mi elettrizzai nell’osservare quel lucidissimo cilindro nero entrare ed uscire ritmicamente dal glabro culo bianchissimo. Vi assicuro che il contrasto tra i due colori era incredibile, almeno lo fu allora perché lo descrissi così: “vedere il cazzo di Simon andare dentro e fuori il culo di Aurelio me lo fa sembrare ancora più grosso e per tutto il tempo non riesco a staccare gli occhi da quel cazzo nero che brilla mentre sfonda il buco bianco. Aurelio ha i fianchi e il culetto stretti ed è incredibile vedere quel grosso cazzo nero tuffarsi tra le sue chiappette. Mi sembra impossibile che ci può passare eppure lo vedo sparire tutto dentro. Va quasi tutto fuori e poi torna dentro. Il nero è bravo a controllare le distanze anche se ogni tanto gli scappa fuori e così posso vedere la galleria spalancata di Aurelio. È rossa, molto rossa e non fa in tempo a stringersi prima che venga allargata di nuovo da quel cazzone. Guardo e mi masturbo. Nemmeno mi passa per la testa di trattenermi, è troppo bello anche se spero di non schizzare per farlo dopo, quando sarà arrivato il mio turno di prenderlo tutto in culo.”
Purtroppo la speranza di non eiaculare fu vana e schizzai sulle gambe di Simon prima che lui si svuotasse nello sfintere del mio amico che, ansimando come una vecchia locomotiva a vapore, lanciava pure continui urletti e non la smetteva di lamentarsi per il troppo piacere.
Simon venne quasi in silenzio e appena uscì, con il cazzo gocciolante, mi sembrò addirittura fresco come una rosa a differenza di Aurelio che, come scrivo nel diario: “sembra finito sotto ad un treno e, appena si ritrova senza quel coso nell’ano, si lasca cadere di fianco sul letto per riprendere fiato.”
Il nero si girò, mi guardò ridendo perché avevo ancora il cazzo in mano dicendo: “ho sentito che mi hai bagnato. Sei stato proprio un curioso. Ti è piaciuto guardare?” Proseguì chiedendomi se avevo voglia di prenderlo pure io.
Ovviamente accettai, sistemandomi a pecora come aveva fatto il mio compagno di avventura e fu un attimo trovarmelo dentro. Bagnato com’era gli risultò semplice espugnarmi, aiutato anche dal fatto che, già allora, ne avevo presi tanti e, anche se ad un primo sguardo il mio buchetto poteva sembrare stretto… si allargava con estrema facilità… quasi sempre. Quella volta si dilatò istantaneamente e lui si piantò dentro fino alle palle e lo descrissi così (riporto integralmente dal diario senza “aggiustamenti” grammaticali): “è vero! Adesso che lo sento tutto dentro è proprio come mi diceva Aurelio. È grosso, mi slarga tutto e lo sento arrivare fino in fondo e quando esce è una sensazione davvero forte. Quando va giù è bello ma quando torna fuori è uno spettacolo. È una vera goduria quando va su e giù. Scopa proprio forte. L’unica differenza con Aurelio è che con me si sfila più spesso e quando rientra è prima doloroso perché entra storto e mi fa male ma poi diventa subito di nuovo piacevolissimo. Non so dirlo bene ma è come se mi si slabrasse il culo. Sbaglia misura parecchie volte forse perché non è più duro come prima? Non lo so ma anche così mi fa sbrodolare alla grande anche se, alla fine, non lo sento sborrare.”
Quando terminò di darsi piacere dentro di me, uscì e mi sbatacchio alcune volte l’uccello sulle chiappe. Pensai che lo facesse per pulirsi o per farmi sentire che era ancora duro… A differenza di Aurelio che, sdraiato lì di fianco, ormai si era ripreso io non mi sentii stanco ma solo soddisfatto. Anche se… ne avrei voluto di più. Scrivo: “bello, bellissimo. Mi ha sbatte per tanto prima di fermarsi ma ne avrei voluto ancora. Ho un lungo fremito dentro che parte dalla base del cazzo e gira dentro la pancia e mi fa godere. Si ferma, peccato. avrei voluto che continuasse ancora.”
Allora sembravo proprio incontentabile anche perché quella seconda volta per il nero fu davvero una sgroppata lunghissima e, vi assicuro, che di botte me ne diede davvero tante. Nel diario non quantifico il tempo della sua prestazione ma si capisce che è stata davvero interminabile. Infatti sottolineo tra le righe scritte che: “subito non me ne sono accorto, ma già poco dopo, ho cominciato a sentire un bel bruciore di culo. Di quelli che ti vengono quando non sei lubrificato o quando ti scopano come se non ci fosse un domani... Brucia dentro e ci sta visto tutto il tempo che mi ha sbattuto. Certo che anche adesso che sono qui seduto a scrivere continuo piegarmi a destra e a sinistra perché il culo mi brucia proprio tanto e sento un bel prurito proprio dentro”
Terminata la mia scopata Aurelio si impossessò nuovamente del suo cazzo e, nonostante fosse penzoloni, lo succhiò a lungo tanto che quando smise era praticamente risorto.
Però nessuno di loro due propose di fare un’ulteriore giro “di valzer” e pure io non dissi nulla perché mi sentivo già il buco in fiamme e speravo proprio di non stuzzicarlo di nuovo, anche se la voglia di farmi possedere da quell’affare nero era ancora tanta. A ripensarci ora, dopo tanto tempo sicuramente lo vedo come un rimpianto… per non essermi “buttato”.
Bevemmo della Coca Cola, quindi Simon si rivestì e salutò calorosamente Aurelio ed anche me. Prima di andarsene chiese ancora una volta al mio amico se quella fosse davvero l’ultima volta che si vedevano.
Aurelio confermo.
“Pensa che non vedrò più questo toro.”
“Ma perché? Sei sicuro? Dove lo trovi uno così?”
“Lo ho già trovato. Lorenzo.”
Mi raccontò, quasi sognante, del suo nuovo grande amore e, dopo aver condiviso con me la grande infatuazione per lui, ci salutammo.
Che dire, pur nella sua unicità, in quella serata di sesso, dove emerse quasi solo la fisicità, mi divertii davvero tanto e ne serbo ancora oggi, dopo più di trent’anni, un piacevolissimo ricordo. Forse perché per me era scontato fin dall’inizio cosa avrei trovato e fatto e perché sapevo qual’era la situazione dalla quale nasceva quell’incontro. Sul diario parlo bene della serata anche se sottolineo che, almeno sul piano umano, è stata un po’ freddina. Ribadisco inoltre, proprio nell’ultima riga, che: “quel bruciorino interno mi sta accompagnando da moltissime ore…” Fortunatamente poi è passato e… ne ho presi davvero ancora tanti. E, nonostante gli anni che passano… non è ancora finita...
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