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Il giovane stalliere terza ed ultima parte


di Membro VIP di Annunci69.it orsonaked
11.02.2025    |    5.044    |    19 9.9
""Ehi ti va di venire a giocare con noi?" chiese improvvisamente un ragazzetto materializzatosi davanti a loro..."
Non perdetevi le prime due parti de "Il giovane stalliere". Sono già pubblicate nei miei racconti.


Gaetano teneva Nunzio abbracciato, baciandolo piano sulla testa, attendendo una risposta senza fretta e proprio quando dava ormai per scontato che non sarebbe mai arrivata:
"L'uomo con la cicatrice, mi violentò" disse Nunzio con tono piatto, interrompendo quel silenzio assordante.
Per Gaetano fu come ricevere una fucilata in pieno petto!
Il ragazzo, cominciò così un lungo racconto fatto di violenza e soprusi, inenarrabili, avvenuti in una tenuta, vicino al loro Ranch, sconosciuta a Nunzio.
Gaetano invece ci mise pochi secondi a capire: era la tenuta di quel farabutto di Don Peppe!
Nunzio iniziò il racconto ricordando di essere stato adottato da hn vecchio zio, in quanto orfano, che abitava in un villaggio, probabilmente sull'Aspromonte.
Fu venduto per pochi soldi allo sgherro con la cicatrice, assieme ad altri ragazzini come lui: capì subito di dover essere a disposizione dei ricchi ospiti del proprietario della tenuta, per soddisfare le loro voglie perverse e i loro biechi istinti sessuali.
"I due sgherri che hai visto, avevano libero accesso al nostro dormitorio: potevano venire a sfogarsi ogni volta che volevano" proseguì il giovane.
"Quello con la cicatrice è un vero bastardo: puzza come una bestia e gode nel fare del male mentre..." Nunzio non riuscì a finire la frase.
Infine raccontò della notte in cui riuscì a fuggire:
"Mentre ero in cucina sentii lo sgherro con la cicatrice parlare con qualcuno: si rivolgeva al suo interlocutore dando del voi e chiamandolo Padrone! Ad un certo punto questi gli disse che terminata la serata, doveva portare il più grande dei ragazzini nel bosco e freddarlo con la lupara".
"È troppo grande ormai! i clienti vogliono "carne" giovane e fresca e lui potrebbe darci dei problemi" disse l'uomo misterioso: lo sgherro giurò che avrebbe portato a termine la missione.
"Il più grande ero io! Per cui decisi che dovevo scappare! Morto per morto almeno dovevo provarci". aggiunse Nunzio.
Gaetano ascoltò incredulo: gli occhi pieni di lacrime fissi sul giovane e il mento che tremava dalla rabbia:
"Rubai una mantella dai bagni dietro la cucina, aprii velocemente una finestra, saltai in giardino e cominciai a correre a perdifiato."
"Pensavo: ecco adesso mi ammazzano a colpi di fucile ma incredibilmente non sentii trambusto, cosi cominciai a correre più forte nel buio della notte. Non sapevo dove andare: volevo solo fuggire il più lontano da quel posto maledetto e oltretutto stava per scatenarsi un temporale. Grazie alla luce dei lampi, improvvisamente ho visto questo posto: non so per quanto ho corso, non ce la facevo più...il resto lo conosci bene!" concluse il ragazzo.
Per Gaetano fu troppo, alzatosi di scatto dal letto, cacciò un grido belluino tirando un pugno all'anta dell'armadio che spaccò perfettamente a metà.
"Tano ti prego..." mormorò Nunzio e solo in quel momento la tenda rossa che era calata sugli occhi dell'uomo, impedendogli di ragionare, si dissipò.
Tornato nel letto si abbracciò a Nunzio:
"È tutto finito piccolo mio, non potrà mai più accadere nulla del genere"
"Tano è qui" aggiunse stringendolo ancora di più a se il giovane scosso dai singhiozzi.
Aveva dentro di se una rabbia cieca; avesse saputo prima, questa storia, nessuno avrebbe potuto impedigli di saltare addosso allo sgherro con la cicatrice e spezzargli l'osso del collo a mani nude.
"Figliolo sai solo tu l'ingiusto terrore che hai dovuto vivere ma ora è tutto finito" pensò Gaetano senza smettere di accarezzarlo.
Il respiro di Nunzio diventato regolare, segnò che il sonno si era finalmente impadronito di lui.
Gaetano, stentò ad addormentarsi, abbracciato al suo ragazzo; decise che il giorno seguente avrebbe chiesto a Don Fernando la giornata libera per entrambi, lo avrebbe portato al mare!
Solo dopo questa decisione, le palpebre dell'uomo cominciarono ad appesantirsi e Morfeo si impadronì di lui.

Il mattino seguente, Gaetano si alzò presto: la dormita profonda, anche se con sogni agitati, per via di quell'abomimevole racconto, comunque non gli impedì di riposare saporitamente.
Dopo aver ottenuto da Don Fernando la giornata libera, preparò una sacca con dei panini e due grosse borracce piene di acqua e una volta finito lo zaino mise sul fuoco il caffè.
Mentre attendeva, guardò fuori dalla finestra: un'alba stupenda stava colorando di rosa e giallo tutto il Ranch:
"È sicuramente un nuovo inizio" pensò allegro.
E proprio in quel momento, sentì come un grugnito:
"mmngiorno" disse Nunzio con gli occhi semichiusi, splendidamente nudo, appoggiato allo stipite della porta: l'uomo dovette fare appello a tutte le sue forze per non balzargli addosso.
"Hai dormito bene? " chiese Gaetano ingoiando un motto di saliva e questi
annuì con la testa sbadigliando e stiracchiandosi.
"Forza, vai a prepararti, oggi facciamo vacanza! Sei mai stato al mare?" chiese l'uomo con tono gioioso.
Il ragazzo rimase interdetto: scosse la testa in segno negativo mentre spalancava gli occhi e la bocca in un grande sorriso.

Si incamminarono di buona lena, arrivando in meno di mezz'ora ai margini della vasta pineta che faceva da barriera al mare. Gaetano si incamminò verso uno dei sentieri che attraversavano la fitta boscaglia, delimitato a tratti da rurali recinzioni, seguito da Nunzio che non stava più nella pelle.
Il frinire delle cicale era assordante, un suono che a Gaetano piaceva milto: era il suono dell'estate.
Passata una curva, gli alberi si aprirono magicamente e davanti ai due uomini si palesò la grande distesa azzurra, mossa da piccole onde leggere.
Nunzio rimase senza parole: una profonda striscia di candida sabbia si estendeva sia alla loro destra che alla loro sinistra a perdita d'occhio, non in modo lineare ma con un disegno tortuoso.
Gaetano fece in tempo a mettere a terra lo zaino; si voltò sentendo le urla del ragazzo che spogliandosi e lanciando per aria vestiti e scarpe, arrivo alla battigia già nudo.
L'uomo rise di gusto, richiamando Nunzio al fare attenzione perché di sicuro non sapeva nuotare. Poi visto che non c'era anima viva, decise di spogliarsi nudo pure lui:
"Tanto chi ci vede" pensò
Si tuffò in acqua cominciando a giocare con il ragazzo, schizzandosi l'acqua, facendogli fare i tuffi dalle sue spalle; Nunzio sembrava un pesce, era stupefacente la sua immediata sintonia con il mare.
Arrivata l'ora di pranzo si distesero sugli asciugamani tra la pineta e la sabbia, dove un'ampia zona d'ombra li potè proteggere dal sole a picco e pasteggiarono serenamente.
A pancia piena, si sà, diventa un obbligo il pisolino, così Gaetano intrecciate le braccia dietro la testa, socchiuse gli occhi, con a fianco Nunzio che lo scimmiottò.

"Ehi ti va di venire a giocare con noi?" chiese improvvisamente un ragazzetto materializzatosi davanti a loro.
Gaetano si girò di scatto per prendere le brache, ricordando di essere completamente nudo ma inquadrando il ragazzo vide che lo era anche lui.
"Tranquillo, qui stiamo sempre nudi, tanto non ci viene nessuno" disse il giovanotto con spavalderia.
" Beh...io non so se..." balbettò Nunzio guardando Gaetano che con un cenno della testa gli fece capire che poteva andare.
I due ragazzi, che potevano essere quasi coetanei, cominciarono a correre gridando a perdifiato verso un altro gruppetto di ragazzi relativamente distanti e tutti insieme sparirono dietro una delle anse di quella meravigliosa spiaggia; Gaetano richiuse gli occhi con aria soddisfatta, dicendosi che il suo ragazzo era in buona compagnia per cui non vi era nulla da temere e si addormentò.

"Pallaaà, dai tiraaa"
"Che aspetti, sono solo...passaaa"
"Nooo! Ecco...è finita nella pineta: Nunzio vai tu a prenderla" disse uno dei ragazzi più grandi.
"Non è giusto! Perché devo andare sempre io?" protestò il giovane.
"Perché la palla è mia e comando io disse Mimmo sogghignando.
Mimmo era appunto il più grande del gruppetto di ragazzi con cui Nunzio aveva stretto amicizia, una volta arrivati in spiaggia.
Un ragazzone alto e massiccio di circa 21 anni, l'inizio di una folta peluria sul petto contrapposta ad un bosco di peli che gli incorniciavano i genitali, dove un bel cazzo tozzo ma già largo da moscio e due belle susine scure facevano bella mostra di sè.
Nunzio cominciò ad addentrarsi nelle profondità della pineta dove il frinire delle cicale imperversava incontrastato e complice la luce scarsa e un folto sottobosco, non gli fu facile trovare subito la palla ma alla fine la individuò dietro una macchia di bassi alberelli: accovacciandosi per prenderla udì nettamente una profonda voce maschile esclamare:
"Mmmm sei una deliziosa puttana, continua, succhialo cosi, dai"
Inginocchiato a terra e preso da forte curiosità, Nunzio cominciò a scrutare i dintorni, cercando di capire da dove potesse arrivare quella voce, cercando di non fare rumore e di non farsi scoprire, fino ad individuare, tra le frasche, un uomo inginocchiato anch'egli a terra, davanti ad un bestione nudo e con la grossa mazza dura, intento a succhiargliela voracemente.
Nunzio, con occhi sgranati avvampò sentendo il calore partire dal viso e irradiarsi al resto del corpo, provocandogli un'immediato indurimento del cazzo: cercò di spostarsi leggermente per poter vedere il viso del bestione, perché quella montagna di pelo e muscoli gli ricordava maledettamente Gaetano ma le frasche gli impedivano una visuale netta:
"Non può essere lui! Non farebbe mai una cosa simile" pensò senza riuscire a rincuorarsi.
"Sei una davvero una gran pompinara" aggiunse il bestione facendo mugolare l'uomo inginocchiato, aggiungendo: "Adesso voglio spanarti il buco, preparati che ti scopo".
Poteva vedere bene labbra e lingua dell'uomo avvolgere deliziosamente la voluminosa cappella violacea del bestione che grugniva soddisfatto sotto quelle slinguate sapienti.
Nunzio non era vicinissimo, e anche le voci non erano così chiare però in cuor suo era sempre più certo che di trattasse di Gaetano.
"Gran porco, il tizio con cui sei venuto al mare, eh? Guarda come si fa succhiare di gusto?!" disse Mimmo sussurrando dietro a Nunzio: era arrivato quatto quatto senza farsi sentire.
Il ragazzo trasalì dalla paura ma riuscì a trattenere un grido.
Il bestione intanto, dopo aver fatto alzare da terra L'uomo lo fece appoggiare ad un albero e senza tanti complimenti gli infilò la minchia in culo facendolo gridare. Lo afferrò per i fianchi e cominciò a martellarlo di colpi: ora più di prima era impossibile per Nunzio, avere la conferma che fosse Gaetano perchè ne poteva vedere solo la grossa schiena e le natiche pelose.
"Cazzo che toro che è il tuo uomo" disse Mimmo languido.
"Non è il mio uomo e non farebbe mai una cosa simile: piantala" ringhiò in un soffio Nunzio.
"Uuh come siamo suscettibili. Però direi che la cosa piace anche a te" ribattè Mimmo afferrando il cazzo di Nunzio prepotentemente indurito.
"Lasciami, che cazzo fai" protestò piano Nunzio.
"Che male c'è: guarda! Sta piacendo anche a me disse Mimmo facendo girare Nunzio: il cazzo del ragazzone era completamente in tiro, con una circonferenza doppia rispetto a quello di Nunzio anche se più corto.
Mimmo prese la mano di Nunzio e gli e la fece appoggiare sul proprio cazzo: "Dai succhiamelo come faceva quel tizio: ho voglia di una bella bocca come la tua" disse il ragazzone avvicinando le sua labba a quelle succose del giovane.
"Lasciami stare stronzo! sibilò Nunzio spingendo via Mimmo e allontanandosi verso la spiaggia, con la mente affollata da pensieri e la rabbia che montava sempre più mentre in lontananza le grida dell'uomo scopato dal bestione echeggiavano tra gli alberi.
Mimmo scuotendo la testa e con sguardo biasimevole si girò verso i due uomini che scopavano furiosamente, cominciando a menarsi l'uccello per svuotarsi I coglioni che ora gli facevano male.
" Ehi, dove eravate finiti? E Mimmo? Dov'è la palla? chiese spazientito uno dei ragazzi del gruppetto, rimasti in attesa sulla spiaggia ma Nunzio senza prestare loro attenzione si gettò in acqua cercando di raffreddare la rabbia che lo aveva pervaso.
Nello stesso istante, Gaetano si risvegliò sul suo asciugamani, decisamente riposato e con un gran sbadiglio si stiracchiò: un delizioso venticello lo accarezzò, rinfrescandogli palle e uccello.
Si alzò in piedi e a giudicò dell'intensità della luce, che era ora di tornare al Ranch.
"Chissà dove si sarà cacciato Nunzio: sarà meglio andare a cercarlo" pensò.
Non ebbe tempo di finire il suo pensiero che da dietro una delle anse apparve il ragazzo, che lo raggiunse velocemente:
"Forza è ora di tornare a casa. Salutati i tuoi nuovi amici?" disse Gaetano sorridente.
Nunzio gli passò a fianco senza dire una parola, e rivestitosi in fretta, con la fronte corrucciata prese lo zaino incamminandosi verso il sentiero da cui erano arrivati.
"Ehi ma che succede? Hai forse litigato con loro ?" chiese sorpreso Gaetano ma senza ricevere risposta.
Nella mente del ragazzo si rincorrevano le immagini che poco prima lo avevano turbato profondamente: come poteva essere lui? Si sentiva tradito, sfiduciato, non avrebbe mai pensato che Gaetano potesse essere come quegli "animali" che per anni avevano abusato di lui in quella tenuta.
L'uomo finendo di abbottonarsi le brache, raccolse da terra la borraccia e seguì il ragazzo sul sentiero, pensando che non si sarebbe di certo rovinato la fine di quella slendida giornata, per degli screzi scoppiati tra mocciosi.
Si girò un ultima volta a guardare il mare:all'orizzonte si stava formando un ammasso di scure nubi minacciose, poi si incamminò per il sentiero, seguendo Nunzio fino a casa.

Dopo essersi lavati ed aver cenato, in un silenzio irreale Gaetano disse che si sarebbe diretto a dormire: la giornata al mare era stata stancante, ci voleva un buon riposo! Avrebbe cercato di capire cosa affliggeva il ragazzo, il giorno successivo.
Nunzio rispose tra i denti che avrebbe pensato lui a riordinare la cucina e lo invitò ad andare a distendersi ma senza rivolgergli lo sguardo .
L'uomo uscito dalla cucina, si soffermò a guardare Nunzio intento a lavare i piatti: pensò di essere davvero fortunato ad averlo, ora nella sua vita, anche se non capiva il motivo per cui era così sostenuto, poi proseguì verso la camera da letto dove si spogliò è si coricò.
Gaetano venne svegliato a notte fonda da un fruscio: giratosi su un fianco, vide Nunzio avvicinarsi alla finestra e guardare fuori.
"Piccolo stai bene? Che succede?" chiese allarmato l'uomo.
"No nulla, tranquillo, non riesco a dormire: pare si stia avvicinando un temporale".
Solo in quel momento Gaetano vide un bagliore e poco dopo udì un brontolio lontano: "Dai piccolo torna a letto è solo un temporale. E poi fa freddo: sei tutto nudo".
Nunzio obbedì, si mise sotto le coperte ma senza riuscire a dormire, voltandosi e rivoltandosi, fino a che si fermò girato verso Gaetano incalzandolo:
"Perché hai dato quello spettacolo indecente in pineta oggi pomeriggio?"
"Gaetano si voltò in direzione di Nunzio con sguardo sorpreso e chiese: "Ma di che stai parlando? Quale spettacolo?"
"Parlo del tizio da cui ti sei fatto succhiare il cazzo e che ti sei scopato in pineta! Ti hanno visto tutti i miei amici! Mi sono vergognato da morire" mentì Nunzio per rincarare la dose.
"Sei forse impazzito? Io ho dormito tutto il tempo e nella pineta nennemo ci ho messo piede" ribattè l'uomo con lo sguardo incredulo.
Gaetano non voleva incazzarsi, era stanco ma il giovane ce la stava mettendo davvero tutta per farlo imbufalire.
"Senti, ho sonno possiamo parlarne domani?" chiese l'uomo supplichevole.
"Mi giurì davvero che non eri tu??" chiese speranzoso Nunzio guardando fissò l'uomo negli occhi, e facendo solo ora attenzione al fatto che la voce di Gaetano era diversa da quella del bestione in pineta.
"Lo giuro!" esclamò serio l'uomo aggiungendo: "Ora possiamo dormire tranquilli?"
Pochi istanti di silenzio e Nunzio cambiò il suo atteggiamento dicendo:
"Scusami! Ti credo! Non so perché ho pensato fossi tu: ti assomigliava molto, sai?" biascicò il ragazzo " E poi anche Mimmo diceva che eri tu...So solo che una gelosia pazzesca mi ha accecato e sentirmi anche deridere, ha fatto il resto".
Gaetano ebbe finalmente la sua risposta allo strano comportamento di Nunzio ed ebbe anche un piccolo sussulto di gioia: il ragazzo era geloso di lui! Evitò di chiedere chi fosse Mimmo ed i particolari di cosa avessero visto in pineta, aggiungendo solo:
"Non preoccuparti Figliolo è tutto risolto dorm..."
Le parole gli si spensero in gola: le calde labbra di Nunzio si appoggiarono su quelle dell'uomo, bollenti e voluminose.
Le mani del ragazzo, accarezzando la folta pelliccia sul petto e l'addome, scesero fino al pube afferrando il cazzo di Gaetano che prese ad indurirsi in men che non si dica.
"Piccolo che stai facendo? Fermati" provò a protestare con voce rotta il vecchio stalliere.
"Smettila ti prego, non possiamo" aggiunse senza troppa convinzione Gaetano, mentre le labbra di Nunzio non davano tregua alla bocca del vecchio stalliere.
"Lo so, potresti essere mio padre ma ti vedo anche in modo diverso" aggiunse Nunzio sottovoce" "Ho dovuto compiacere altri maschi, mio malgrado: con te è una mia libera scelta" aggiunse sommessamente. "E oggi, in pineta, mi sono detto che solo io avrei potuto e dovuto farti quelle cose".
"Tranquillo figliolo, non è successo nulla di grave, può succedere di essere attratti dallo stesso sesso" disse Gaetano anche se combattuto, mentre Nunzio non smetteva di baciarlo e accarezzarlo:
"Mi piaci molto anche tu, lo vedi che cosa mi capita quando ti ho vicino...ma davvero, potresti essere mio figlio e..." si interruppe l'uomo con un nodo alla gola: sentiva di poter scoppiare a piangere da un momento all'altro.
Nunzio era ormai appiccicato a Gaetano: i loro corpi aderivano perfettamente.
Nunzio, senza dire altro abbracciò Gaetano e questa volta premendo le sue labbra contro quelle dell'uomo, forzandole delicatamente con la lingua, facendogli venire meno la resistenza.
Gaetano prese il volto del giovane con entrambe le mani cominciando a succhiargli e mangiargli labbra e lingua: iniziarono a mugolare entrambi lasciandosi andare completamente.
Nunzio a fatica si staccò da quel bacio appassionato e scostò le coperte scoprendo il corpo massiccio di Gaetano, rimirandolo.
Era ricoperto da folto pelo: i capezzoli ormai inturgiditi spuntavano da quella foresta e un cazzo davvero imponente svettava maestoso; largo e scappellato, lucido di precum.
L'asta del vecchio stalliere, vibrava al ritmo del battito cardiaco, irrorata da una bella vena in rilievo.
Il glande era rosso scuro, parecchio accentuato con bordi spessi e arrotondati, due grosse palle soffici e pelose completavano quello spettacolo.
L'uomo intrecciò le mani dietro la testa lasciandosi guardare con soddisfazione, osservando a sua volta quel giovane apollo: il suo corpo agile e definito da una massa muscolare di tutto rispetto, il cazzo svettante duro come un cilindro di marmo e le sue rosee palle sode.
Si rese conto di aver pensato al termine "corpicino" in modo inappropriato: lo aveva sempre visto come un ragazzino indifeso ma in realtà era in tutto e per tutto un giovane uomo.
Gaetano sentì come uno scatto nel suo cervello: senza più remore si alzò e avvicinatosi al petto del giovane cominciò a baciarlo piano: le sue labbra prominenti assaggiarono ogni centimetro di pelle del ragazzo che iniziò a guaire eccitato.
Non risparmiò i capezzoli turgidi, gli addominali; si soffermò a baciare e leccare il piccolo ombelico, arrivando con la sua bocca ad appoggiarsi sulla cappella durissima di Nunzio.
Schiuse le labbra, il poco necessario ad avvolgere completamente il glande e il ragazzo cominciò a sospirare forte.
Il tanto sognato gusto del cazzo di Nunzio fu finalmente una realtà che arrivò fino alle sinapsi più remote del suo cervello! Gaetano picchiettò il prepuzio del giovane con la punta della lingua, facendo scivolare le sue labbra lungo l'asta adamantina e risalendo leccò la gocciolona di precum che aveva appena umettato il glande del giovane: un gusto leggero e speziato si diffuse dalle papille gustative all'olfatto, facendolo ammattire.
Ingoiò centimetro per centimetro la minchia di Nunzio fino alla radice, stupito di come gli venisse naturale, non avendolo mai fatto: passò la sua lingua tra le natiche, sull'inguine, tra le coscie del giovane fremente, accarezzando quel corpo caldo e sensuale per il quale era combattuto tra un sentimento di amore paterno e l'incontrollabile voglia di possederlo.
"Aspetta" sussurrò Nunzio fermando la testa dell'uomo che si sollevò con sguardo interrogativo.
Il ragazzo, poggiate le mani sul petto di Gaetano lo costrinse a sdraiarsi supino: si sistemò cavalcioni su di lui, godendosi il grosso cazzo duro dell'uomo, scivolare prima sulla pancia, poi a lato delle palle e infine sistemarsisi nello spacco tra le chiappette sode.
Con le mani accarezzò il folto pelo baciandolo in più punti e Gaetano prese a gemere e sospirare.
Scese con la sua bocca calda fino al poderoso uccello dove appoggiate le sue labbra vogliose prese a pomparlo con non poca fatica, viste le dimensioni taurine, indugiando ora sul prepuzio ora sul glande.
Leccò voluttuosamente le sue voluminose palle: sapevano di muschio, di sperma misto a sapone: Nunzio pensò che non vi fosse profumo migliore al mondo.
Fuori il vento prese ad ululare deciso, facendo sbattere le imposte a cadere attrezzi.
"Piccolo fermati ti prego, non posso resistere oltre." mormorò Gaetano guardando il ragazzo, che passava la sua lingua su tutta la larghezza del glande.
"Fermati mi stai facendo venire: non ancora ti prego" insistette lo stalliere.
Ormai una sola volontà si era inpadronita dell'uomo: possederlo! Gaetano si alzò sulle ginocchia, afferrando Nunzio e tirandolo a sé, cingendolo con le sue braccia muscolose. Si guardarono un istante negli occhi, dopo di che le labbra di Gaetano imprigionarono nuovamente quelle di Nunzio, svelto a tirar fuori la lingua per cominciare un'altra furiosa lotta. Un bacio passionale, carnale, li travolse mentre I loro dardi durissimi sfregavano uno contro l'altro. le mani di Gaetano, calde, callose e forti, correvano sulla schiena e sui glutei del ragazzo che mugolava marcatamente. Le dita paffute dell'uomo trovarono subito il buchino di Nunzio cominciando a violarlo in profondità.
Gaetano oramai non aveva più remore: quel ragazzo, doveva essere suo, doveva riempirlo di seme rovente per suggellare l'amore che provava per lui.
Improvvisamente fece girare di schiena Nunzio, avvolgendone il petto con le sue mani carnose e si lasciò cadere all'indietro sul materasso, trascinando con sé il ragazzo, che si lasciò scappare un urletto.
Nunzio si ritrovò con la schiena incollata al petto di Gaetano che, sputata una bocconata di saliva sulla propria mano cominciò a impomatare la rosellina del giovane: sentì le proprie dita sprofondare nell'antro caldo e la cosa gli provocò una vertigine violenta.
Non esitò oltre: impugnato il grosso cazzo marmoreo ne appoggiò il glande sull'orifizio ormai gonfio di voglia e cominciò ad entrare.
Nunzio mugolava forte dimenandosi e quando sentì la cappella dell'uomo cominciare ad allargargli il buco, prese ad ansimare rumorosamente. Un lampo squarciò il cielo e Gaetano calcolata una decina di secondi, affondò il cazzo con decisione nel giovane; il suo grido fu coperto dalla prepotenza del tuono che rimbombo' all'esterno.
"Piccolo resisti, vedrai chi il dolore passa subito e Tano tuo ti farà stare bene" disse l'uomo baciando dolcemente il ragazzo rantolante sulla nuca, finendo di affondare in lui fino alle palle.
Era suo! Nunzio era finalmente suo! Tutto quel tempo a desiderarlo e finalmente il momento era giunto! Cominciò a muovere il bacino in modo regolare, trattenendo saldamente a se il giovane mentre gli baciava languidamente l'orecchio e il collo, ansimando felici.
"Tano, Tano mio, sto impazzendo! Riempimi di te!" disse rantolando Nunzio, anch'egli incapace ormai di controllarsi.
Il temporale cominciò a farsi violento, diventando quasi una copia di quello che imperversò la notte in cui l'uomo e il ragazzo si incontrarono..
I tuoni forti coprivano le loro grida; Gaetano era in pura estasi: il suo cazzo cianotico riempiva in profondità Nunzio: aveva raggiunto persino una durezza a lui sconosciuta.
Lo faceva impazzire sentire il suo palo sprofondare tutto dentro il giovane e le sue voluminose palle aderire perfettamente alle chiappette sode; Nunzio, dal canto suo era pieno dell'uomo a cui doveva la sua stessa vita e che aveva amato fin dal primo momento! Nutriva per lui sentimenti multipli: riconoscenza, devozione, amore.

Sentendosi sempre più sul punto di scoppiare, Gaetano afferrò il cazzo durissimo del giovane, dicendogli che dovevano godere assieme.
"Nunzio, amore mio non resisto più: TI RIEMPIOOO" gridò Gaetano cominciando a fiottare sborra calda nel culo del ragazzo che a sua volta gridando lasciò partire schizzi violenti di candida crema dal suo cazzo..
Fuori imperversava la tempesta di vento e pioggia; i due uomini giacevano nudi sul letto, uno abbracciato all'altro, pieni dei loro umori.
I loro respiri cominciavano a regolarizzarsi e Gaetano, ruppe il silenzio:
"Piccolo non ti vergognare di ciò che ci ha travolti! È stato bellissimo per me: ormai è chiaro che ti amo, in tanti modi diversi."
Nunzio si strinse forte a lui e gli rispose che il sentimento era reciproco.
Il sonno si impadronì ben presto di loro: Gaetano dormì profondamente, senza strani sogni, beatamente, come non ricordò, fosse accaduto da tanto tempo.
Si svegliò a notte fonda chiedendosi che ora potesse mai essere; tese l'orecchio e un sommesso brontolio lontano gli fece capire che la tempesta era ormai passata.
Sentì il corpo caldo di Nunzio dietro di se: il ragazzo lo cingeva come meglio poteva, vista la stazza dell'uomo. Sorrise pensando a ciò e gli baciò teneramente un braccio, accarezzandolo piano.
il giovane con un leggero mugolio si risistemò meglio e Gaetano sentì chiaramente che Nunzio aveva nuovamente una poderosa erezione.
"Beata gioventù, sempre sull"attenti" pensò divertito ma il sorriso si spense e gli occhi si spalancarono: un lento movimento di Nunzio gli fece capire cosa sarebbe successo da lì a poco: si rese conto che la cappella del giovane era appoggiata al suo buco inviolato e stava spingendo, cominciando a farsi strada in lui.

The End
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