Gay & Bisex
Il giovane stalliere - seconda parte
di orsonaked
04.02.2025 |
339 |
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"Nunzio non si mosse, come se stesse aspettando solo quello e quando le loro labbra arrivarono a sfiorarsi, uno dei cavalli scalciò ruggendo, spezzando così..."
Non perdetevi la puntata precedente: "Il giovane stalliere: la trovate pubblicata nei miei racconti.Passata circa una settimana, dall'arrivo di Nunzio, la porta della casupola di Gaetano si spalancò di botto: il ragazzo uscì correndo a perdifiato, mezzo nudo nel cortile, provocando le risate dei contadini già al lavoro. Anche Clara, la vecchia cuoca rise di gusto nel vedere questo spirito libero, ripresosi completamente, correre con le braccia aperte.
La voce del suo rocambolesco arrivo si era sparsa per tutto il Ranch ad una velocità più rapida dei fulmini caduti in quella notte di tempesta.
Gaetano, dopo averlo chiamato più volte si arrese e lo lasciò correre per un po'; poi però vista l'ora tarda lo richiamò con un tono più severo e il ragazzo ubbidì.
Gli asciugò il sudore: l'odore della pelle di Nunzio gli arrivò dritto al cervello, facendogli il solito effetto. Gli allungò i vestiti e le scarpe nuove che aveva comprato al mercato, voltandosi turbato per nascondere un vistoso principio di erezione e una volta pronto uscirono dalla casupola.
"Tano, prima di andare in stalla fai venire in cucina il ragazzo: una doppia colazione di sicuro non gli farà male" disse forte Clara e l'uomo annuì compiaciuto.
Gaetano decise di attendere Nunzio all'ingresso della stalla; voleva godersi la sua faccia appena avrebbe visto gli animali.
Ripensò al profumo e al calore della pelle del giovane: avrebbe voluto spogliarlo e rimettersi con lui nel letto nudi, per tenerlo abbracciato.
"Ma che mi sta succedendo?" si chiese preso dal panico, riflettendo sull'effetto che lo stare vicino a Nunzio gli provocava.
Si materializzò nella sua testa l'idea di trasferirlo a dormire con i contadini più giovani, alcuni suoi coetanei ma ricacciò il pensiero: come fare a spiegarlo al ragazzo?
I suoi pensieri furono interrotti dalla rumososa uscita di Nunzio dalle cucine, gridando a Clara i suoi ringraziamenti e lesto come un gatto arrivò davanti all'uomo in attesa: questi aprì il grosso portone in legno, della stalla e si godedette l'espressione del giovane.
Con occhi sbarrati e bocca spalancata, Nunzio entrò piano nella stalla: alcuni cavalli si sporsero fuori dai loro stalli per vedere questa nuova strana presenza, fissandolo con attenzione: li passò tutti in rassegna, accarezzando dolcemente il muso di quelli che più audacemente si erano sporti, tornando poi velocemente da Gaetano, dicendo:
"Mi insegnerai a diventare un bravo stalliere?"
"E...mi terrai qua con te per sempre??" aggiunse alzando gioiosamente la voce, abbracciando forte l'uomo, facendo però innervosire le bestie.
"Certo certo, se vuoi potrai rimanere con me" rise Gaetano "Ma vedi...i cavalli sono molto sensibili! Bisogna usare sempre un tono di voce tranquillo" disse calmo l'uomo mentre i cavalli nitrivano forte e scalpitavano.
Il ragazzo lo cinse in un abbraccio che gli risvegliò i sensi: il calore di quel corpicino, il suo sesso a contatto con quello di Nunzio: tutto era motivo di eccitazione per Gaetano, che stentava a staccarsi da lui.
"Potrà rimanere di sicuro! Due braccia forti, sono sempre utili per il lavoro" disse una voce autoritaria dietro di loro, facendo sciogliere l'abbraccio velocemente.
La figura di Don Fernando, con la sua camicia immacolata aperta fino al petto, dal quale si poteva notare una folta pelliccia e una catenina d'oro appoggiata alla base del collo, spiccava nella penombra della stalla.
Era fasciato nei suoi calzoni neri da fantino, con gli stivali e il frustino tra le mani: aveva assistito a tutta la scena e con quelle parole, strizzando l'occhio verso Gaetano, suggellò l'ingresso del ragazzo nella comunità.
"Vi ringrazio, Vossignoria" disse Gaetano abbassando il capo, dando un colpetto al ragazzo per fargli capire che avrebbe dovuto anch'egli abbassare il capo in segno di riconoscenza.
"Bene, direi che è deciso, quindi! Tornate al lavoro ora." esclamò girando loro le spalle e uscendo impettito.
Gaetano e Nunzio si riabbracciarono colmi di gioia: l'uomo teneva stretto a sé il ragazzo, con le sue mani forti; si guardarono per qualche istante negli occhi ma non riuscì a sostenere lo sguardo intenso degli occhi neri e profondi di Nunzio per cui Gaetano si concentrò sulle labbra del giovane, rosse e umide, sentendo una voglia incontrollabile di poggiarvi sopra le proprie, avvicinandosi sempre più.
La solita vertigine si era impadronita di lui, non vi erano più rumori, solo la voglia di gustare il suo ragazzo.
Nunzio non si mosse, come se stesse aspettando solo quello e quando le loro labbra arrivarono a sfiorarsi, uno dei cavalli scalciò ruggendo, spezzando così l'incantesimo.
Le settimane si susseguirono ad una velocità impressionante: in men che non si dica, l'estate aveva fatto la sua comparsa e Nunzio era ormai diventato davvero bravo a governare i cavalli. Da solo li portava al grande recinto circolare per farli correre e sempre da solo lì strigliava a dovere, pettinando loro la criniera con amore: sentimento ricambiato da tutti gli animali.
Tra il ragazzo e i cavalli si era stabilito un'intesa unica, che nessuno era riuscito mai ad ottenere: Gaetano era sicuro che molto presto, Nunzio sarebbe stato in grado di cavalcarli a "pelle".
"A breve cominceranno ad arrivare i turisti, per le solite passeggiate a cavallo sulla spiaggia: penso che il ragazzo possa essere già pronto" confidò Gaetano ad uno dei contadini, intento anch'egli a godersi la scena nel cortile, il quale annuì compiaciuto.
L'uomo spesso, senza farsi vedere si nascose dietro l'ingresso della stalla a contemplare una scena stupenda: mentre Nunzio pettinava le criniere delle bestie, loro appoggiavano il muso sulla spalla del giovane, chiudendo gli occhi: Gaetano impazziva di gioia, guardando quelle scene di puro amore reciproco.
Un caldo pomeriggio, appena dopo pranzo, avvenne qualcosa che cambiò per sempre la vita al povero vecchio stalliere; Gaetano voleva l'aiuto di Nunzio per un lavoro per cui entrò diretto nella stalla ma non vi trovò anima viva. Per non spaventare le bestiole si guardò bene dal chiamare il ragazzo ad alta voce e arrivato fino in fondo agli alloggiamenti dei cavalli, proprio mentre stava per andare via sentì un flebile lamento.
Incuriosito si avvicinò agli ultimi due stalli che sapeva essere vuoti: sbirciò nel primo ma nulla, così si avvicinò alla parete del secondo, fatta di assi di legno sconnesse, aventi parecchie fessure e ciò che vide gli fece arrestare il cuore.
Nunzio era sdraiato su un mucchio di paglia pulita: completamente nudo! Con una mano si accarezzava il corpo liscio ma color ambra, vista la quantità di ore che passava al sole. Nella zona inguinale era netto lo stacco dal bianco della pelle coperta sempre dalle brache e dalle mutandine: il corpicino sodo e longilineo provocarono in Gaetano un'istantanea erezione.
Con l'altra mano, Nunzio stava masturbando piano il proprio cazzo esasperatamente duro: affusolato ma non lunghissimo, una giusta circonferenza, proporzionata al resto, il glande di un bel rosa carico leggermente ricurvo all'insù.
Non era la prima volta che lo vedeva nudo, dormivano nudi tutte le notti ma non lo aveva mai visto con un'erezione così potente, per cui Gaetano cominciò a sudare e non per il calore.
Il ragazzo si toccava ad occhi chiusi e con la bocca stirata in una smorfia di piacere estremo: l'uomo avrebbe dato tutto per sapere a cosa o a chi stesse pensando.
Nunzio prese ad accarezzarsi voluttuosamente con una mano e con l'altra alternava soffici passaggi sulle palle e sull'uccello, massaggiandolo con una lenta masturbazione.
Per Gaetano fu troppo: sbottonò i pantaloni e li fece scivolare a terra assieme alle mutande, liberando il suo bestione divenuto duro come cemento, bagnato da abbondante precum; cominciò a masturbarsi alla stessa velocità del ragazzo, immaginando di essere nudo accanto a lui, per gustare il suo giovane corpo caldo.
Non fù difficile distaccarsi totalmente dalla realtà, sognando le sue labbra carnose assaggiare fervidamente ogni centimetro di quella soffice pelle, mentre la sua lingua disegnava sentieri di saliva; si immaginò allungare una mano verso il cazzo palpitante di Nunzio, per sentirne la durezza.
Ne indovinò il gusto come se vi avesse appoggiata sopra la propria bocca, per fare impazzire il giovane con un succoso pompino.
Improvvisamente un piccolo spruzzo di precum uscì dalla punta del cazzo di Nunzio, facendogli emettere un marcato sospiro.
Gaetano, ormai in trance immaginò quel nettare colpirlo sulle labbra, gustarne il sapore, l'afrore; si vide ripulirgli il glande con la lingua e bere quel nettare.
Dovette fermarsi perchè sentì la sborra risalire velocemente dai coglioni: non era ancora il momento, voleva godere di Nunzio all'infinito.
Il ragazzo continuò a masturbarsi lento e ad un certo punto si portò due dita alla bocca e dopo averle ciucciate e inumidite per bene le avvicinò alla sua rosellina immacolata, senza l'ombra di un pelo.
L'uomo strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca, per cercare aria: non aveva mai visto così bene e da vicino l'orifizio anale di Nunzio: fresco, liscio e succoso.
Le dita del ragazzo, ben umettate entrarono entrambe senza fatica nel buchino, facendolo guaire delicatamente e non per il male, affondando fino all'attaccatura della mano: era straordinariamente elastico e accogliente per cui Gaetano intuiì che non poteva essere vergine.
La sua immaginazione, riprese a galoppare e gli fece indovinare ancora, di essere nudo dietro a Nunzio per sfilargli delicatamente le dita dal buchino; nel vuoto, con le labbra mimò un succhiotto immaginandosi a contatto del giovane collo.
Non faticò a materializzarsi nella sua mente l'immagine in cui, appoggiata la violacea e lucida cappella sul roseo ingresso, potè spingere delicatamente il suo cazzone, iniziando così a dilatarlo.
La sua mente riuscì anche a percepire quanto potesse essere bollente il ragazzo: indovinò il calore del suo sfintere a contatto con il suo uccello che sprofondava inesorabile in quel corpicino facendogli provare una sensazione molto vicina alla realtà.
A stento riuscì a trattenere un grido ma non uno schizzo di candida e calda sborra per cui si vide costretto a stringere con forza il proprio uccello, per respingere e ritardare gli altri fiotti e fortunatamente vi riuscì.
Nunzio ormai mimava una scopata colossale con le sue dita mentre con la mano libera alternava tormento ai suoi capezzoli rosso acceso, duri come chiodi a carezze sotto lo scroto per poi tornare ad una lenta masturbazione.
Gaetano era al limite: la bocca sempre spalancata per non far sentire il respiro affannato; si passò la lingua sulle labbra mentre con la sua grossa mano si accarezzò il glande turgidissimo e bagnato per poi segarsi piano fino a sentire la sborra risalire rabbiosa, tornando così a sfregare il glande per fermarla.
In quel silenzio assoluto percepì chiaramente Nunzio dire in un soffio:
"Tano...Tano mio ti...." Un lamento gutturale leggero anticipò gli schizzi densi e roventi che l'uccello del giovane sparò contro il proprio petto ed il proprio addome: sembravano non finire mai. Lunghe striscie di bianca crema ornarono la pelle ambrata del ragazzo, scosso da fremiti violenti e marcati sospiri.
Gaetano liberò finalmente il suo cazzo durissimo dalla morsa della mano e questi sparò quattro poderosi getti di crema contro il legno dello stallo, mentre il sudore gli colava copioso dalla fronte, ricacciando in gola il grido liberatorio che avrebbe voluto lanciare, sostituendolo con un soffio il più impercettibile possibile.
Rimase a contemplare Nunzio che nel frattempo, calmati il respiro ed i tremori si era sopito, ancora imbrattato del suo umore mentre il suo uccello andava via via sgonfiandosi, finendo per adagiarsi sulle palle. Gaetano fu pervaso dalla voglia di entrare piano e passare la lingua su tutta quella crema, per gustarla ma desistette, non trovando ne il coraggio, di farlo ne il modo per non svegliare il giovane.
Facendo attenzione a non fare rumore, risistemò al meglio il suo cazzone nelle mutante anche se ancora duro e dal quale continuavano ad uscire piccoli rivoli di sperma. La sua attenzione fu richiamata da un vociare proveniente dal cortile, verso cui si avviò ma con le parole appena udite da Nunzio, che gli rimbombavano nella mente!
Arrivato sull'uscio della stalla vide alcuni contadini indicare la stradina che portava all'ingresso del Ranch e al centro del cortile Don Fernando, fermo immobile con due dei suoi uomini armati.
Due individui a cavallo, entrambi con una doppietta portata a spalla passarono sotto il cartello di inizio proprietà, fermandosi al centro del cortile, davanti al Tenutario:
"Baciamo le mani Don Fernando! Vi portiamo gli ossequi di Don Peppe" disse uno dei due uomini con una vistosa cicatrice sulla guancia destra, la fronte corrugata e bruciata dal sole, sguardo cupo e due folti baffoni sotto il naso, labbra scure e sottili.
"Cosa spinge Don Peppe a mandare due uomini, armati nelle mie terre?!" chiese a gran voce Don Fernando.
I due sgherri si guardarono, in un silenzio irreale, i contadini si erano allontanati facendosi il segno della croce. Clara, uscì velocemente dalla cucina e presa per un braccio una delle giovani domestiche rimasta paralizzata a guardare la scena, la fece rientrare senza ulteriori indugi. Il tempo sembrava essersi fermato non fosse stato che per piccole folate di vento caldo che alzarono nuvole di polvere tra gli zoccoli dei cavalli irrequieti.
"Don Peppe dice di avere le prove che una "cosa" sua sia entrata tempo fa nei vostri possedimenti e non ne sia più uscita: la vuole indietro".
Gaetano notò una sagoma raggiungerlo silenziosamente dietro l'uscio della stalla: ruotando leggermente lo sguardo indovinò Nunzio, appoggiato alla grande porta in legno; si era rivestito rimanendo però a petto nudo, su cui vi era ancora il leggero segno della sua sborrata. Il suo tremare era evidente e gli occhi sbarrati completavano la paura che si era impossessata del giovane; I cavalli, nella stalla percependo la sua tensione cominciarono a dare, a loro volta segni di nervosismo.
"Ricordo, che anni fà, anche una "cosa" mia, passò nei territori di Don Peppe e non arrivò mai a me! Direi che possiamo concluderla pari e patta" ribattè con tono autorevole e sicuro Don Fernando.
Gaetano con un lento movimento, appoggiò una sua calda mano sul petto del ragazzo che tremava come una foglia: "Non preoccuparti piccolo, ci sono io qui" fu il significato di quel gesto e la sua mano percepì nettamente i residui umorali del ragazzo, facendolo vacillare per un istante..
Il tempo era immobile: uno dei due sgherri con un impercettibile movimento della spalla che reggeva la lupara, fece si che uno dei guardaspalle di Don Fernando, portasse la propria mano repentinamente alla pistola.
il Padrone lo fermò con un rapido gesto, nello stesso istante in cui lo sgherro baffuto fermava il compare; "Riferiremo le vostre parole a Don Peppe. Con rispetto, Vossignoria" disse l'uomo con la cicatrice sul volto, prendendo la visiera del proprio cappello con due dita e mimando un saluto, seguito dal suo compare.
I due sgherri tirarono contemporaneamente le briglie dei loro cavalli, dirigendosi fuori dalla proprietà di Don Fernando e il mondo circostante riprese a respirare.
Gaetano si inginocchiò davanti a Nunzio che non accennava a smettere di tremare: "Piccolo non aver paura! Nessuno potrà farti del male, sono qui io a proteggerti" ma il volto del ragazzo si rigò di lacrime, mentre l'uomo appoggiato il volto sull'addome di Nunzio, fu colpito dal profumo emanato dalle tracce di sperma.
Apparve sull'uscio Don Fernando che disse: "Gaetà, porta subito il ragazzo in casa e non farlo uscire da lì! Solo domani sapremo se il pericolo è scongiurato".
" Signore, sono dispiac..." provò a ribattere Gaetano.
«VÀ! Non perdere tempo" ringhiò Don Fernando.
Preso il ragazzo sotto braccio, lo trascinò alla casupola. Una volta dentro, visto che era pietrificato dalla paura lo spogliò e lo cacciò dentro la tinozza, rovesciandogli addosso una brocca di acqua che era rimasta a scaldarsi sotto il sole.
Si spogliò anche l'uomo, per non bagnarsi i vestiti e prese ad insaponare bene Nunzio, lavando via definitivamente tutti i residui di sperma.
Sapeva che non era il momento ma rallentò la corsa delle sue mani sul corpicino di Nunzio, scendendo ad insaponargli anche cazzo e palle, sentendone il calore e la consistenza e facendolo andare di nuovo su di giri.
Gli scappellò bene l'uccello lavandolo accuratamente, corse con le dita nell'incavo delle coscie per poi risalire, sfiorando lo scroto, allo spacco delle sue chiappette. Il suo dito toccò il buchetto che istintivamente si gonfiò e nella testa dell'uomo vi fù come un boato!
"Devi essere mio, ORA!", pensò l'uomo al limite del delirio e con un palo al posto del cazzo.
" Stai calmo Gaetà, non è il momento" disse nello stesso istante una vocina nella sua testa che lo risvegliò da quella morbosa trance, facendogli ammosciare l'uccello; finì di risciacquare entrambi e una volta fuori dalla tinozza lo asciugò per bene.
Nunzio era rimasto paralizzato e tremante, non aveva più proferito parola: Gaetano finì di asciugarsi in fretta, lo portò a letto, si sdraiò dietro di lui, cingendolo in un suo poderoso abbraccio e baciandolo piano sulla testa disse:
"Piccolo...sei al sicuro ora! Smetti di tremare, Gaetano tuo non permetterà che ti possa succedere nulla di male. È arrivato il momento di raccontami tutto: cosa è successo, prima di quella notte?"
...continua...
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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