Gay & Bisex
Il giovane stalliere - prima parte
di orsonaked
28.01.2025 |
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"Avvampò immediatamente, mentre teneva abbracciato il giovane; non potè evitare una nuova potente erezione..."
Questa serie di racconti è stata ispirata da Hefest, un caro amico conosciuto nel meraviglioso mondo di A69 e scritta a 4 mani con lui!Hefest fu ispiratore di un racconto "Lo sconosciuto" che trovate nella mia lista.
Siamo ansiosi di scoprire cosa ne pensate, di questi nuovi racconti.💋
Arrivò una notte, dal nulla...
Sul Ranch imperversava una tempesta violenta; i cavalli e gli altri animali erano agitati; fulmini intensi si ramificavano nel cielo nero illuminando i recinti sferzati dalla pioggia battente, gli alberi erano piegati dalla furia del vento, i potenti boati dei tuoni rimbalzando sulle colline circostanti, producevano una eco interminabile.
Gaetano, il vecchio stalliere stava in piedi, al buio dietro la finestra a godersi lo spettacolo: il suo viso incorniciato da una folta barba color "sale e pepe", le sue voluminose labbra e i suoi occhi nerissimi, si riflettevano leggermente sul vetro: fu in quel momento che un forte lampo cancellò la sua immagine per illuminare una piccola sagoma scura, che attraversò di corsa il largo cortile e andò a ripararsi sotto la tettoia della stalla.
"Chi cazzo è a quest'ora e con sto tempo?" si chiese stupito. Indossate velocemente un paio di brache, la mantella in cerata e imbracciato il fucile, uscì nella tempesta dirigendosi verso la stalla.
"Chi sei? E cosa cerchi qui?" disse Gaetano con voce autoritaria e severa ma la sagoma non rispose: rimase a terra, tremante.
L'uomo si chinò e spostato il cappuccio con la mano ebbe un tuffo al cuore:
"Cristo Santo ma è un ragazzino" esclamò sconvolto e un tuono rimarcò le sue parole.
" Forza, non puoi stare qui, c'è la fai a camminare?" solo in quel momento vide che non dava segni di vita ed era scalzo: i piedi sporchi di fango e il fondo dei calzoni stracciato, così imbracciato il fucile, lo prese tra le braccia dirigendosi velocemente a casa.
Riattivo' il fuoco nel caminetto, buttandovi dentro due grossi pezzi di legna e in un attimo le fiamme li avvolsero; distese li davanti il ragazzo ancora privo di sensi.
Corse in camera e presa una coperta la mise davanti al caminetto così da potervi poggiare sopra il ragazzo.
Gaetano si sfilo' mantella, brache e scarpe, intrise di acqua e rimasto solo con mutante e canotta cominciò a spogliare piano il ragazzo.
Ogni indumento sfilato lasciava cadere acqua come da una cascata e ben presto il ragazzo rimase solo con gli slip indossati.
Prese un asciugamani che nel frattempo si era intiepidito al fuoco del caminetto e lo asciugò piano; non potè fare a meno di fermarsi ad ammirare quel corpo giovane: non robusto ma ben definito, pettorali pronunciati e un principio di tartaruga caratterizzante gli addominali, liscio come una pesca: nemmeno un pelo. Due piccoli capezzoli rosso scuro interrompevano il pallore della pelle, il volto aveva lineamenti mediterranei e due baffetti sottili incorniciavano un paio di irresistibili labbra leggermente prominenti, cianotiche per il freddo.
Si sentì avvampare e il calore si diffuse in tutto il suo corpo massiccio.
Prese a strofinarlo bene, cercando di riattivare la circolazione; spostò lo sguardo nella zona inguinale dove uno slip minuscolo, inzuppato di acqua avvolgeva palle e pisello.
"Sono troppo bagnati non posso lasciarglieli indosso" pensò Gaetano cominciando a sfilarglieli.
Un delizioso ciuffo di peli appiccicati tra loro, proprio perchè bagnati, incorniciava due albicocche rosa con un bel pisellotto dormiente, leggermente scappellato: Gaetano, deglutì a fatica: quel corpo gli stava provocando uno strano turbamento. Istintivamente allungò una delle sue grosse mani calde, avvolgendo in essa palle e cazzo. Erano ghiacciate quindi tenne il tutto nel palmo cercando di ridargli calore e si sentì attraversare i genitali da una scossa elettrica.
Il ragazzo emise un flebile lamento, cosa che attirò subito l'attenzione di Gaetano, facendogli, istintivamente aprire la mano e lasciare il suo prezioso contenuto: ebbe paura che il ragazzo potesse svegliarsi e trovarlo in quella imbarazzante situazione.
Rimase qualche istante a guardarlo e non vedendo altro movimento finì di strofinare pube e gambe asciugandolo bene; arrivato ai piedi, dopo averli ripuliti dal fango e asciugati per bene si fermò ad osservarli: erano lividi e presentavano alcuni tagli.
Si chiese chi fosse e da dove potesse arrivare: "Sembra sia un fuggitivo." pensò.
Stese sul ragazzo, nudo una bella coperta in sherpa, gli sistemò uno dei cuscini del divano sotto la testa e rimase ad osservarlo: nonostante il calore proveniente dal caminetto, i tremori non accennavano a diminuire così decise di sfilarsi la canotta e le mutande, tanto erano bagnate pure le sue: alzò la coperta e preso un altro cuscino dal divano, si sdraiò dietro il ragazzo avvolgendolo con il suo corpo massiccio caldo e peloso, appoggiandogli le sue grosse mani sul petto.
Il cazzo di Gaetano finì inevitabilmente nel solco tra le chiappette del giovane, cominciando a dare segni di risveglio.
"Stai buono Gaetà...potrebbe essere tuo figlio" pensò arrossendo violentemente.
Il giovane si mosse e con un mugolio sommesso si girò, abbracciando Gaetano e tuffando il viso contro il suo petto peloso; l'uomo percepì immediatamente che i loro cazzi erano a contatto e non potè fare nulla per evitare una vigorosa erezione.
Gaetano pregò che il ragazzo non si svegliasse: si sentì il volto andare a fuoco cosi come le palle. Il turbamento, sconosciuto lo stava mettendo in condizione di non riuscire a ragionare: per fortuna la stanchezza ebbe il sopravvento e in pochi minuti si addormentò, tenendolo stretto a sé, mentre fuori la tempesta imperversava furiosa.
Gaetano si sveglio' di buon'ora; la luce filtrava dalle persiane chiuse, segno che la tempesta era passata. Il ragazzo dormiva profondamente, sentì che il suo corpo era bollente: probabilmente un po' di febbre si era impadronita di lui. Decise di alzarsi e fare il caffè; sollevò con cura il ragazzo e lo portò in camera: lo sistemò nel letto, coprendolo per bene e lasciandolo riposare ancora.
" Devo chiamare Don Fernando e raccontargli l'accaduto" pensò sorseggiando un bel caffè bollente e una volta finito si alzò per dirigersi al telefono.
Don Fernando era il tenutario: le case, le bestie ed i terreni erano di sua proprietà così come considerava "sue" tutte le persone che lavoravano nel Ranch.
Era un uomo tutto d'un pezzo sulla quarantina: leggermente brizzolato, sguardo cupo e profondo, due occhi nerissimi, secondo di tre fratelli. Suo padre, Don Pasquale aveva portato alla tenuta Gaetano, che era appena dodicenne sottraendolo alla fame e alla povertà. Gli aveva insegnato tutto, anche a diventare un ottimo stalliere e a governare gli animali nel periodo invernale, insomma era stato come un padre.
Sul letto di morte, Don Pasquale aveva preteso dai figli un giuramento: che Gaetano mantenesse il suo posto all'interno della tenuta, nel frattempo era stata chiamata Ranch, fino a che avesse vita.! Nessuno dei suoi figli osò controbattere, del resto erano cresciuti assieme, come fratelli; Gaetano però, aveva mantenuto sempre rispetto e devozione rivolgendosi anche ai ragazzi con il voi.
"Ecco Don Fernando, questo è il ragazzo di cui vi ho parlato" disse Gaetano a bassa voce, facendosi da parte in modo che il Padrone potesse entrare nella camera.
L'uomo si avvicinò al letto: tutto era in penombra e questi, senza dire una parola si limitò a squadrare il giovane.
"Cercheremo di capire da dove arriva e se ha una famiglia! Per ora, una volta risvegliato, se vorrà rimanere, potrai tenerlo con te, ti darà una mano nei lavori" disse piano Don Fernando.
"Vi ringrazio, Signore. Come si riprenderà insegnerò lui il lavoro nella stalla" aggiunse Gaetano abbassando il capo in segno di riconoscenza, guardando il Padrone uscire dalla casupola.
La giornata di lavoro passò in fretta ma il pensiero di Gaetano era costantemente rivolto al ragazzo: spesso lasciava tutto per correre a vedere se si fosse risvegliato: una volta constatato che era ancora immerso in un sonno profondo rimaneva qualche minuto a guardarlo dormire e ritornava alle sue faccende.
Finita la giornata si ritirò finalmente nella casupola: il ragazzo dormiva ancora, così gli mise una mano sulla fronte e lo sentì fresco: segno che la febbre era passata.
"Sei giovane e forte, ti riprenderai in un baleno" bisbigliò, dirigendosi alla doccia.
Mentre finì di asciugarsi, guardò con dolcezza il ragazzo, sentì nuovamente quella sensazione strana che aveva provato la notte precedente, quel calore svilupparsi a livello dei genitali ed espandersi a tutto il corpo.
Voleva sentire nuovamente il corpo nudo del ragazzo attaccato al suo, sentirne il calore. Cosi, prima.a che il suo cazzo potesse dare segni di risveglio, si spogliò è si infilò nudo nel letto avvolgendo delicatamente il ragazzo con il proprio corpo massiccio.
Avvampò immediatamente, mentre teneva abbracciato il giovane; non potè evitare una nuova potente erezione.
Fù più forte di lui: cominciò a baciare piano, sulla nuca il ragazzo, annusò la sua pelle liscia che sapeva di buono, mentre le sue mani calde accarezzavano il petto e l'addome del giovane e la mente correva verso ricordi lontani.
Gaetano non si era mai sposato; aveva dedicato tutta la vita a Don Pasquale; a volte andò a troie in paese, è vero ma giusto per svuotarsi i coglioni: non si era mai innamorato.
Una sera, dopo una ciucca pesante un uomo, conosciuto poco prima, si avvicinò a Gaetano:
"La cameriera è stata davvero stronza: preferire quella mezza minchietta ad un maschio possente come te! Se vuoi... puoi sfogarti con me" disse l'uomo di cui non ricordava il volto, mattendogli una mano sulla coscia, sotto il tavolo, arrivando con le dita a solleticargli il cazzo.
"Eh? Ma che cazzo dici? Sei un uomo...non scopo con gli uomini" biascicò Gaetano imbarazzato.
"Dovresti provare prima di giudicare: sono bravo sai?" sussurrò all'orecchio dello stalliere mentre con la mano gli accarezzava voluttuosamente i voluminosi coglioni.
"Mmmm che palle grosse che hai...dai vieni, fammele assaggiare".
I pensieri di Gaetano erano annebbiati dall'alcol: era incazzato si, perché quella puttanella gli e l'aveva fatta "annusare" tutta la sera e poi, si era concessa ad un suo conoscente che lavorava in una tenuta vicina, però con un uomo non aveva mai nemmeno pensato di poterci fare qualcosa: "È contro natura" pensò dubbioso. La voglia però era troppa e quella mano che gli stava massaggiando le palle gli fece perdere i freni inibitori: così riflettè: "Beh, buco è buco e a me fanno male i coglioni, devo svuotarli".
Pochi minuti dopo si trovò nel vicolo chiuso dietro al locale: l'uomo senza nome e senza volto era inginocchiato a terra armeggiava, con mani tremanti la cerniera dei suoi calzoni: già al tatto aveva indovinato qualcosa di davvero imponente. Una volta aperta la patta, e abbassati gli slip, liberò il bestione di Gaetano, già in fase di indurimento e i suoi grossi coglioni pelosi.
"Mamma mia che bestia che c'hai" disse l'uomo con lo sguardo eccitato, afferrandogli il cazzo alla base, dirigendolo verso le proprie labbra ecominciando a succhiarlo sapientemente: 20 cm di uccello nodoso con la cappella davvero larga e prominente, un bel colore roseo.
Un forte profumo di muschio pervase le narici del tizio, facendolo trasalire:
" Mi fa impazzire il gusto del cazzo e il tuo è favoloso" aggiunse l'uomo prima di farne sparire metà nella sua bocca.
Gaetano, nonostante l'appannamento dovuto all'alcol stava scoprendo un piacere totalmente nuovo: "Cazzo non è poi cosi diverso da una donna: mi piace!" pensò sorpreso.
I livelli di alcol nel suo corpo gli rallentarono i riflessi ma non il suo godimento per cui, dopo numerosi affondi del suo dardo ormai duro come una colonna di marmo, sentì che stava per scoppiare; dalla sua bocca però uscì solo un grugnito, invece di avvisare l'uomo che gli stava pompando il cazzo a dovere, dell'imminente sborrata.
Gaetano inizio a fiottare schizzi cremosi nella gola dell'uomo, costretto a bere tutto per non strozzarsi; mentre ingoiava prese a mugolare forte aggrappandosi alle gambe muscolose di Gaetano.
" Una volta in piedi, l'uomo si asciugò l'angolo della bocca con il dorso della mano ed esclamò: "Cazzo sei fantastico! Ma da quanto non sborravi?"
"Ho ancora voglia" biascicò Gaetano e solo in quel momento l'uomo si rese conto che il cazzo dello stalliere era ancora duro e palpitante. Riuscì a vedere solo quello perché Gaetano lo afferrò per le spalle, e girato verso il muro del caseggiato lo attaccò alla parete facendogli mettere in mostra le chiappe sode.
"Mamma mia sei un toro infoiato! Spaccami il culo bestione, daiii"
Gaetano sentiva lontana quella voce: ben più forte era la voglia di piantare il suo manganello dentro un bel buco caldo, come quello delle troie...e quell'uomo in fondo, non era una troia?
Appoggiò il glande ora violaceo alla rosellina e cominciò affondare incurante delle grida dell'uomo che cominciò a mugolare forte supplicando di sbatterlo come un tappeto.
La voglia di Gaetano era talmente tanta che nemmeno cosi potè resistere a lungo: dopo qualche minuto di affondi fino alle palle arpionando l'uomo per i fianchi con le sue mani forti e callose, spinse a fondo il cazzone e spruzzò un altro bel litro di crema, nel culo del tizio rantolando di brutto.
"Ahh, mi hai spaccato! Chi sei? Dove vivi? Cazzo voglio rivederti" disse l'uomo ansimante ancora appoggiato al muro ma Gaetano non badò a lui e sfilato il suo uccello da quel buco, si diresse verso la strada, barcollante, cercando di risistemarsi alla meglio il cazzo nelle mutande, in cerca di un passaggio per tornare al Ranch.
Quella fu l'unica volta che fece assaggiare il suo uccello ad un maschio; ed ora questo ragazzo stava risvegliando in lui qualcosa che non riusciva a capire: il corpo del giovane gli provocava un misto di amore e turbamento; durante la giornata di lavoro, ripensando alla notte passata abbracciato nudo al ragazzo si era accorto che il cazzo gli si era indurito all'istante e questo lo mandava in confusione.
I suoi pensieri furono interrotti nuovamente per via del movimento del giovane, che giratosi, sempre ad occhi chiusi lo abbracciò istintivamente; i loro membri erano di nuovo a contatto e quello di Gaetano, visto il ricordo di poco prima era duro come cemento e premeva contro il pancino liscio del ragazzo. Lo baciò piano sulla testa e questi aperto gli occhi, cacciò un grido, liberandosi dall'abbraccio di Gaetano ritraendosi verso il bordo superiore del materasso.
"No piccolo, non gridare stai tranquillo sei al sicuro qui". disse Gaetano spiazzato dalla reazione.
"Mi chiamo Gaetano, sei nel Ranch di Don Fernando, lo conosci?" aggiunse l'uomo sorridendo.
Il ragazzo, senza dire una parola lo guardava stranito e spaventato".
"Ieri notte sei arrivato qui mentre c'era una tempesta, te lo ricordi?" chiese ancora Gaetano ma il ragazzo si limitò a scuotere il capo in segno negativo.
"Va bene non preoccuparti ora, torna nel letto, devi riposare ancora.
Il movimento lesto del ragazzo aveva scoperto del tutto Gaetano, che oltre ad essere nudo, aveva ancora il cazzo inalberato. Il ragazzo lo guardò, e dopo che una espressione di tristezza gli si dipinse sul volto, riguadagnò il letto, avvicinandosi a Gaetano, prendendoli il grosso cazzo con entrambe le mani e avvicinandosi con la bocca.
"Fermo! Ma che fai?" tuonò sconvolto Gaetano.
Il ragazzo, completamente atterrito e con lo sguardo interrogativo, si rannicchiò nel letto cominciano a piangere sommessamente.
" No piccolo non fare così, non è successo nulla, credimi non sono arrabbiato" disse Gaetano maledicendosi per la sua reazione, tirando a sé il ragazzo e avvolgendolo con le sue forti braccia: lo accarezzò piano per calmarlo e lo lasciò solo una volta che si fu riaddormentato.
Ritornato in cucina, si sedette davanti al piatto di minestra ormai freddo, del resto non aveva più fame.
Gaetano ripensò alla scena vissuta poco prima e pensò: "Quali traumi ha vissuto sto povero Cristo e da dove è scappato? Avrà si e no 16 anni" pensò triste, quando fu interrotto da un suono:
"Ciao"
Alzò di scatto lo sguardo verso la porta della camera da letto: il ragazzo era appoggiato allo stipite, nudo, bellissimo. Il cuore dell'uomo ebbe un sobbalzo:
"Ehi piccolo finalmente ti sei svegliato! Come ti senti? Hai fame?" esclamò Gaetano visibilmente contento.
Il ragazzo sorridendo fece segno di si con il capo e si avvicinò al tavolo.
Gaetano mise a scaldare nuovamente la minestra e in pochissimo tempo gli riempì un bel piatto fumante; prese dalla dispensa mezza pagnotta e dal frigo un bel pezzo di formaggio.
Il ragazzo mangiò con la voracità di un leoncino: pareva non lo facesse da mesi.
Gaetano prese una vestaglia dall'armadio e gli e la fece indossare.
" Come ti chiami, piccolo?" chiese l'uomo sedendosi di fronte a lui.
" Nunzio e ho 19 anni" rispose il ragazzo con la bocca mezza piena, cosa che fece sorridere Gaetano, mentre pensò che gli era parso davvero molto più giovane.
"Tutto quello che è sul tavolo è per te: mangia piano che nessuno te lo tocca" aggiunse l'uomo divertito.
"Senti ma cosa ti è successo? Da dove sei scappato, e perché?" chiese Gaetano.
Nunzio si bloccò, tenendo lo sguardo basso e solo dopo pochi secondi, scosse la testa come a far capire che non lo ricordava...o non voleva ricordare.
"Va bene, ci vorrà tempo ma vedrai che ti tornerà la memoria. Ora andiamo a dormire che domani si deve lavorare" disse Gaetano alzandosi da tavola, seguito dal ragazzo.
...continua...
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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