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Gay & Bisex

Ancora il fruttivendolo


di Sulcisbx
10.04.2025    |    2.432    |    10 9.9
"Ero in mezzo, perso, il corpo che rispondeva a tutto senza che potessi oppormi..."
Come ormai accadeva da quando lo avevo conosciuto, ogni tanto la domenica pomeriggio andavo da Mario, quando il suo negozio di frutta e verdura era chiuso, per divertirci un po'. Dopo qualche preliminare, ha iniziato a penetrarmi con quel suo modo rude ma deciso. Mentre lo faceva, mi sussurrava all’orecchio, con una voce bassa e un po’ beffarda: “Sei proprio un frocetto, si vede da come lo prendi così facilmente. Sicuramente Stefano ti ha sfondato bene prima di me, eh?” Non rispondevo, il fiato corto, perso tra il piacere e l’imbarazzo che le sue parole mi provocavano. La stanza era calda, l’aria pesante, e il rumore dei nostri corpi che si muovevano insieme riempiva il silenzio.
Dopo alcuni minuti, proprio quando il ritmo stava diventando quasi insostenibile, qualcuno ha bussato alla porta. Un colpo secco, deciso. Ci siamo fermati un attimo, il cuore che mi batteva forte, ma Mario non si è scomposto. “Vai ad aprire,” mi ha detto con un sorriso storto, come se sapesse già chi fosse. Mi sono alzato, ancora tremante, e quando ho spalancato la porta, eccolo lì: Stefano. Alto, con quel suo sguardo che ti trapassa e un ghigno che diceva tutto. “Non pensavate di divertirvi senza di me, vero?” ha detto, entrando senza aspettare un invito.
La situazione era già fuori controllo quando Stefano è entrato. Non ha perso tempo: si è avvicinato con quel suo passo sicuro, guardandoci come un predatore che ha appena trovato la sua preda. Mario ha ricominciato a penetrarmi senza sosta, le mani piantate sui miei fianchi, spingendo con un ritmo che mi faceva quasi tremare. “Sei proprio un frocetto,” ripeteva, ridacchiando tra un colpo e l’altro.
Poi Stefano si è piazzato davanti a me, senza dire una parola. Mi ha preso il viso con una mano, stringendo appena, e con l’altra si è slacciato i pantaloni. “Apri la bocca,” ha detto, la voce profonda, quasi un ordine. Non ho avuto scelta, e un attimo dopo me lo ha messo in bocca, duro e deciso. Era un assalto su due fronti: uno mi scopava da dietro, con spinte sempre più forti, mentre Stefano mi riempiva la bocca, guidandomi con la mano dietro la testa. Ero in mezzo, perso, il corpo che rispondeva a tutto senza che potessi oppormi.
I loro movimenti non erano sincronizzati, eppure sembrava che si completassero. Mario gemeva piano, ogni tanto lasciandosi sfuggire qualche insulto, mentre Stefano mi guardava dall’alto, con un sorrisetto soddisfatto, come se stesse vincendo una partita che aveva già previsto. La stanza odorava di sudore e sesso, il letto scricchiolava sotto il peso di noi tre, e io sentivo il cervello spegnersi, sopraffatto da loro due che mi usavano senza darmi tregua.
La situazione era già un caos totale, ma quando Stefano ha deciso di passare al livello successivo, ho capito che non c’era più modo di tornare indietro. Mario mi stava ancora penetrando, le sue mani che mi stringevano i fianchi come se volesse lasciarmi i segni, e continuava a parlarmi con quella voce roca: “Lo prendi troppo bene, frocetto.” Ansimavo, incapace di rispondere, il corpo che si arrendeva a ogni spinta.
Poi Stefano mi ha guardato, quel sorrisetto stronzo stampato in faccia, e si è spostato. Non si è limitato a mettermi il cazzo in bocca: ha fatto un cenno a Mario, come se avessero un piano silenzioso. “Facciamolo insieme,” ha detto, e prima che potessi capire, si sono mossi. Mario si è fermato un attimo, giusto il tempo di sistemarsi, e poi ho sentito Stefano spingere contro di me, nello stesso punto. Mi penetravano contemporaneamente, un dolore intenso mischiato a qualcosa che non so nemmeno descrivere. Ero pieno, troppo, il corpo teso al limite mentre loro due si facevano strada dentro di me.
Non c’era più spazio per pensare. Mario grugniva, sudato, mentre Stefano mi teneva per le spalle, spingendo con una forza che mi faceva quasi cedere. “Ti piace, eh?” mi ha detto, e io non riuscivo nemmeno a rispondere, la bocca aperta in un gemito che non controllavo. Si muovevano insieme adesso, un ritmo brutale, e la stanza sembrava girare intorno a me. Il letto cigolava forte, il materasso affondava sotto il nostro peso, e io ero lì, perso tra loro, un giocattolo nelle loro mani.
Poi ho sentito i loro ritmi cambiare, diventare più irregolari, più urgenti. Mario ha iniziato a gemere forte, un suono gutturale, e Stefano ha stretto la presa, il suo corpo che si tendeva contro il mio. “Ci siamo,” ha detto, e un attimo dopo li ho sentiti entrambi. Venivano contemporaneamente dentro di me, un’ondata calda che mi riempiva mentre i loro corpi pulsavano all’unisono. Era troppo, un caos di sensazioni che mi ha fatto quasi svenire. Mario ha dato un’ultima spinta - dando una pacca sul mio culo mentre Stefano usciva.
Alla fine si sono staccati, lasciandomi lì sul letto, un mucchio di carne esausta. Stefano si è alzato per primo, tirandosi su i pantaloni con un sorrisetto soddisfatto, come se avesse appena finito un lavoro ben fatto. “Ci vediamo, frocetto,” ha detto, dandomi una pacca sul culo mentre usciva. Mario, invece, è rimasto un attimo in più. Mi ha guardato, sdraiato lì, ancora incapace di muovermi, e ha passato una mano tra i miei capelli sudati. “Sei stato bravo,” ha mormorato, quasi con gentilezza

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