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L'AMANTE RITROVATO A NATALE


di RedTales
25.12.2020    |    8.241    |    5 9.8
"Che meraviglia essere sfondato da tre giovani stalloni infoiati sentendoli venire a ripetizione..."
Caro Antonio, come puoi vedere… ho mantenuto la promessa, ti ho scritto proprio qui, tra i racconti dove mi hai… ritrovato proprio ieri.

Con mia grande sorpresa mi hai scritto un messaggio su Annunci69 e, se devo essere sincero, all’inizio non sapevo proprio chi fossi. Poi, scorrendo le righe del tuo lungo messaggio, ti ho ritrovato, ricordando esattamente i mesi trascorsi in tua compagnia.
Ti ho risposto subito ma, questa notte, ho buttato giù queste righe e, per farti una sorpresa, le ho messe qui. A disposizione di tutti, come spesso ti piaceva fare con me. Ti piace?

Ti ricordi? Era il millenovecentonovantacinque, ben venticinque anni fa, anni trascorsi troppo in fretta...
Mi hai detto che mi hai scritto, anche se non conoscevi questo pseudonimo, perché in un mio racconto avevi ritrovato una situazione che ricordavi bene per averla vissuta con me e, pur scusandoti anticipatamente per il disturbo se non fossi stato la persona che cercavi, mi raccontavi davvero tante cose del tempo in cui ci eravamo frequentati ma… ricordavi proprio bene. L’amante di allora ero proprio io!
Sì, quell’anno ero diventato il tuo giocattolo sessuale. Era un periodo in cui mi piaceva “lasciarmi fare” e assecondare tutte le voglie dei miei partner eccitandomi e godendo di questa sensazione di sottomissione ed obbedienza e, con te, tutto questo mi aveva… fatto toccare il cielo.
Eri più grande di me di quasi quindici anni e ti eri trasferito a Trieste per lavoro e avevi affittato un’ampia casa indipendente un po’ fuori città immersa nel Carso: “se non lo faccio qui un tuffo nel verde… Quando mi capiterà più.”
Ci aveva fatti conoscere un amico comune ad un incontro per lavoro e, anche se non ricordo bene come andò esattamente, la sera stessa ti seguii con la mia macchina tra quelle stradine sperdute fino a casa e passammo alcune ore di piacevole sesso dove cominciasti a mettere i puntini sulle i descrivendomi cosa ti piaceva fare e ti dimostrasti assai contento di scoprire che diverse delle cose che proponevi mi intrigavano o le avevo già vissute.
Quel giorno, forse per cercare di far colpo su di me, arrivasti per tre volte al traguardo, riempiendomi per due volte il culo mentre con la terza mi facesti assaggiare il tuo sapore.
Ma fu alla fine che, stanchi e soddisfatti, restammo a parlare sdraiati nel lettone e tirasti fuori le tue vere voglie facendomi eccitare soltanto a sentirle.
E fu proprio allora che, vedendomi nuovamente in erezione mi proponesti: “scusa ma devo proprio andare a pisciare. Se vieni in bagno ti piscio addosso. Vuoi? Lo hai mai fatto?”
Ricordo che all’epoca avevo trentotto anni e, anche se segretamente, ne avevo fatte davvero tante di esperienze, tra cui questa e così, senza risponderti mi alzai ubbidente e ti seguii. Mi facesti accucciare nel piatto della doccia e, dopo qualche istante di indecisione, cominciasti a schizzarmi sulla pancia risalendo subito fino ai capezzoli ma fermandoti lì. Essendo la prima volta che ci vedevamo probabilmente non volesti iniziare in modo più… deciso, cosa che feci immediatamente io, avvicinandomi allo zampillo a bocca aperta per ricevere in faccia e in gola la tua pioggerellina. Ne facesti davvero tanta e mi annegasti nel vero senso della parola, lasciandomi fradicio dalla testa ai piedi e spingendomi, alla fine, tutto il salsicciotto molliccio tra le labbra: “adesso succhialo, succhialo tutto.”
Lo feci con impegno e con ingordigia anche se, nonostante l’insistenza, non ci fu verso di fartelo tirare nuovamente. Te lo ricordi?
Poi, improvvisamente, iniziasti a lavarmi con la doccetta, alternando ancora qualche schizzo dorato e, alla fine, facemmo una doccia ristoratrice assieme.
Mi piacque molto il tuo modo di fare, la sicurezza che dimostrasti ed anche il fisico, non troppo alto ma massiccio e muscoloso. Inoltre eri praticamente ricoperto di fitti peli neri dappertutto e la barba rasata alla mattina pungeva forte. Si, eri il tipo di maschio che a quel tempo mi piaceva proprio: rude, deciso, peloso. E non posso dimenticare che, a dotazione, non eri niente male: non particolarmente lungo ma bello grosso, di quelli che senti entrare e muoversi dentro…
Purtroppo allora, pur abitando nella stessa regione, risiedevo a ben più di cento chilometri da Trieste, quasi due ore di macchina.
Questo limitò un po’ i nostri incontri che sicuramente sarebbero stati sicuramente più ravvicinati se ci fossimo trovati più vicini. In ogni caso fin dall’inizio cominciai a venir da te ogni sabato pomeriggio per rientrare a casa la sera del giorno dopo.
Fu un gran bel periodo, talmente intenso che smisi perfino di frequentare quei pochi maschietti che vedevo di tanto in tanto e che… mi diedero per perso.
Ti ricordi che più di una volta restammo chiusi in casa per tutto il tempo, sempre nudi, presi dal nostro sesso, scordandoci persino di mangiare se non qualche veloce stuzzichino?
Passammo assieme quasi un anno e “quel maschio” mi fece fare davvero di tutto. Ne sei convinto, vero?
Sarebbe lungo ricordare tutto e sicuramente dimenticherei qualcosa ma vorrei dirti che, in tutti questi anni in cui ci siamo persi, ogni tanto affioravi nei miei pensieri. Nella mente faceva capolino qualche situazione e mi perdevo a riviverla, cercando di gustare l’emozione di allora e, spesso, quel ricordo mi eccitava al punto da portarmi all’erezione.
Ricordo soprattutto la tua instancabile voglia e l’eccitazione che sapevo farti venire quando assecondavo le tue voglie, facendoti spesso meravigliare perché mi lasciavo coinvolgere anche in quelle cose che forse dicevi solo come provocazione e che poi ti ritrovavi a vivere con me.
Ma io le facevo perché mi piacevano davvero e passare ore a leccarti da capo a piedi era favoloso come lo era sentire i brividi quando la tua pipì mi scorreva lungo le gambe dopo che mi avevi pisciato dentro il culo.
E come non dirti dell’eccitazione del giorno che ti ho portato a scoprire la Costa dei Barbari dove, capito l’ambiente, mi hai fatto mettere tutto nudo a pecora tra i cespugli, perdipiù con un fazzoletto sugli occhi per non farmi vedere, per poi offrirmi a degli sconosciuti. E tre hanno accettato, svuotandosi nel mio intimo.
Ma ci pensi che rischio mi hai fatto correre? Allora non ci avevamo pensato ma…
E la volta che mi hai legato con le polsiere al gancio che avevi fissato al soffitto del garage e lì, in piedi, sempre lasciandomi bendato, mi hai offerto a quei tre giovani soldati che non mi hai mai voluto dire dove avevi trovato. Ho ancora nelle orecchie i loro rauchi versi di piacere che hanno continuato ad emettere per… per quanto? Due ore? Non lo so ma è stato lunghissimo. Mi hanno scopato più e più volte mentre tu li incitavi a darci dentro. E quanto ho sgocciolato e schizzato dal piacere senza che nessuno si degnasse nemmeno di sfiorarmi il cazzo? Mi è rimasto duro tutto il tempo. Che meraviglia essere sfondato da tre giovani stalloni infoiati sentendoli venire a ripetizione. Quella volta si erano sempre messi il preservativo oppure no? Io non lo ricordo proprio.
E hai in mente che, dopo la loro partenza, hai voluto aggiungere ancora un po’ di cazzo nel mio culo che bruciava per il lungo abuso subito? Ma dovevi pur sfogarti dopo aver goduto di quello spettacolo… E quando mi hai liberato? Rammenti che, dalla stanchezza per quella forzosa posizione in cui ero rimasto e per la luce che, tolta la benda, mi dava fastidio dopo aver fatto un passo barcollai e caddi a terra? Anche se non me lo dissi mai allora vidi la preoccupazione nel tuo sguardo.
E i pompini nei posti più assurdi che pretendevi ti facessi? Siamo stati solo fortunati a non farci scoprire e ci è andata bene. Immaginavo già i titoli dei giornali locali: “funzionario trovato a fare sesso orale in una cabina prova...”
Ma non erano solo cabine prova, vero? Ricordo in macchina, dietro la siepe del giardinetto nel cortile interno di dove lavoravi, in alcuni bagni di ristoranti e pizzerie e in quello della stazione. Dimenticavo quelli nel tuo ufficio quando ti raggiungevo il sabato mattina perché dovevi finire qualcosa… e sicuramente ne ho persi altri…
Quella mezza settimana di vacanza in Istria fu splendida in quel camping nudista: il nostro bungalow dava sul mare. Mi obbligasti a restare per tutti i cinque giorni nudo, anche la sera al ristorante. Ero il solo a non avere nemmeno i pantaloncini. Dio! Quante me ne hai fatte fare.
E adesso mi sembra strano avere la mente vuota perché di cose ne sono successe davvero tante. Ecco: il Club privè in Austria dove mi avevi agghindato come un cagnolino con polsiere, cavigliere, collare… e quella specie di body con gli anelli… E quanto mi hai fatto restare accucciato in quei glory holl sperando che arrivasse la misura XXL. Ma quanti ne ho succhiati? Sette? E quanti hanno schizzato? Cinque? E tu, in piedi dietro a me ridevi, ridevi e ti masturbavi.
Potrei andare avanti per molto perché la nostra storia anche se è durata solo un anno è stata intensa e piena e mi ha fatto esplodere di piacere, Sembravi fatto apposta per creare o cercare quelle situazioni spesso oltre ogni limite.
Ecco, adesso penso a quando mi hai legato al letto e poi mi hai fissato quei tre piccoli vibratori attorno al pisello e quello grosso nel sedere e te ne sei andato, lasciandomi in balia di quelle maledette macchinette che mi facevano morire dal piacere per le stimolazioni che mi procuravano senza soluzione di continuità. E gridavo, gemevo, mi lamentavo mentre tu, dalla porta socchiusa, ti godevi quel supplizio. Quando sei tornato ero così bagnato… però non c’era solo sperma, avevo fatto anche la pipì… Non ero riuscito a resistere. Alla fine il cazzo mi sembrava insensibile, nemmeno mi accorgevo quando me lo toccavo mentre il culo anche se liberato dal vibratore, continuava a pulsare. Non ho mai più provato simili avventure.
Ora, caro Antonio, mi fermo.
Mi spiace che, da quando sei tornato a casa, per tutta una serie di fattori ci siamo visti solo quattro volte e poi, per più di vent’anni non ci siamo nemmeno più sentiti. Ma adesso ci siamo ritrovati.
Ti è piaciuta la sorpresa? Ti ricordi che già allora mi piaceva scrivere? Lo faccio ancora e questo vuole essere il mio regalino di Natale per te. E questo Natale di lockdown mi ha aiutato a farlo per te, per l’amico, per l’amante ritrovato. Ma, ne sono certo, presto ci rivedremo. Da quanto mi hai scritto so che ti tira ancora e che, anche se solo ogni tanto, ti diverti. Ti va di farlo nuovamente assieme?
Lo so che tu hai passato i settanta ma non credo che la fantasia se ne sia andata e mi piacerebbe provare a viverla nuovamente. Purtroppo se allora c’erano due ore di macchina a dividerci adesso sono due ore di volo ma non credo che sarà questo ostacolo a fermarci e, se ti va, potrei darti un antipasto obbedendo ai tuoi ordini… in videochiamata.
Certo, non è la stessa cosa che in presenza, so che mancano gli odori, i particolari, i suoni sussurrati, il contatto fisico e tutto quello che c’è attorno, ma potrebbe essere un piccolo antipasto.
E, appena ci libereranno da questa maledetta prigionia, potrei fare una corsa da te oppure potresti venire tu. Ma per questo ci accorderemo privatamente.
Buon Natale.
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