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UN VECCHIO PADRONE CON IL SUO GIOVANE SERVO.


di RedTales
20.05.2018    |    21.239    |    9 9.5
"” Sebastian allungò la mano e iniziò ad agitarsi il sesso che in pochi istanti si indurì e quindi continuò con una lenta azione di mano..."
Antonio è un arzillo signore che ha appena passato la settantina. Gran fisico e, da una ventina d’anni, una decisa passione per la dominanza, praticata indifferentemente a maschi o femmine. Il suo è un interesse che si lega al sesso ma solo in parte in quanto i giochi che pratica vanno ben oltre.
Sebastian è un timido, introverso e tranquillo ventenne che sta per affrontare l’esame di maturità. Finora ha sempre lasciato che altri decidessero per lui, prima i genitori, poi gli insegnanti ed infine gli amici. E’ contento così e ne è fermamente convinto anche perché ogni volta che gli viene ordinato di fare qualcosa prova una assai piacevole sensazione nell’eseguire al meglio il comando non ponendosi domande su quanto fare e, soprattutto, non rifiutandosi mai di eseguirlo.
L’incontro tra i due non fu casuale ma orchestrato, sotto forma di scherzo, da un suo amico che, assieme ad altri, avendo sentito parlare in modo ambiguo di Antonio dai suoi genitori, un giorno gli ordinò di suonare il campanello dell’uomo e di offrirsi per svolgere una qualsiasi mansione.
Quando la porta si aprì si trovò davanti un canuto signore. Balbettò che era li per… “se le serve qualcosa...” ma le sue parole erano attorniate da strane risatine e l’uomo intuì lo scherzo ma, vedendo la faccina pulita del ragazzo, prima gli bisbigliò di ritornare più tardi da solo, proseguendo poi ad alta voce e girando la testa nella direzione dalla quale arrivavano le risate, che lui di questi scherzi non sapeva cosa farsene e di andarsene. Subito dopo sbatté la porta.
I suoi complici nonché mandanti esplosero in una sonora e sguaiata risata e il tutto finì li.
Però Sebastian continuò a pensare a quanto gli aveva detto quel vecchietto e per più di un’ora quel bisbiglio: “se ti va veramente puoi tornare più tardi da solo” gli frullò in testa. Alla fine decise di ritornare, solo per scusarsi per lo scherzo e ci andò.
Questa volta lo fece entrare. Sebastian guardò bene quell’uomo che, chissà perché, lo intrigava al punto da farlo ritornare. La prima impressione fu che non aveva nulla di speciale e quasi si pentì di essere li. “In ogni caso posso sempre andarmene, anche adesso” pensò proprio mentre Antonio, fattolo accomodare nel salotto disse: “adesso che ci hai ragionato su puoi anche andartene.”
Il ragazzo rimase stupito nel sentirsi dire proprio quello che pensava e farfugliò un “no, no, le ho detto che sono qui… perché se le serve un aiuto… no… io… insomma, volevo scusarmi per lo scherzo.”
“Si, si va bene.”
“Si, ma prima… adesso… non ci sono loro… sono qui da solo come mi ha detto lei.”
“E cosa ti hanno detto loro di me?”
“Che vive solo, che magari le serve una mano.”
“Non prendermi in giro. Ho i miei anni ma non sono rincoglionito. Dimmi cosa dicono veramente di me.”
Sebastian divenne rosso pensando che sembrava quasi leggergli nel pensiero ma si fece coraggio e, pur indugiando, raccontò quanto gli era stato detto.
“Si, ci siamo quasi, non siamo tanto lontani dalla realtà. Quindi pensi sempre che mi serva un aiuto in casa?”
“No… no.”
“Bene! E allora cosa pensi che voglia da te? Perchè ti ho detto di ritornare?”
“Per farmi fare qualcosa. Comandarmi di fare qualcosa.”
“Si, ci sei vicino. E cosa in particolare?”
“Riordinare?”
“Anche e poi?”
“Pulire?”
“Si, ma anche...”
“Andare a prendere qualcosa?”
Rise. “Siediti. Adesso te lo dico io.”
Sebastian sprofondò nella poltrona tirandosi subito su per restare seduto sul bordo.
“Io sono un padrone. Sai cos’è un padrone?”
“Si.”
“Bene. Cominciamo bene. A me piace ordinare e vedere il mio servo ubbidire. Sempre! Qualsiasi cosa gli ordini” e, presa una foto da un ripiano della libreria gliela passò.
Il ragazzo la guardò facendosi serio, quasi preoccupato.
“Capito cosa mi piace? Se non ti interessa tanti saluti.”
Sebastian continuò a fissare l’immagine dove c’era un uomo nudo che indossava solo un grembiulino e con in mano un piumino per la polvere.
“E di cose da fare, ti assicuro, ce ne sono tantissime, di tutti i tipi” e gli allungò un’altra foto.
Questa volta era di una signora, con un grembiule simile all’altro ma era piegata in avanti con un piumino infilato nel culo.
“Se il gioco ti interessa ti spogli, se no te ne vai. Nessun problema. Così potrai confermare ai tuoi amici che qui di cose strane ne succedono. Su, decidi.”
In pochi istanti un fiume di pensieri si affacciò nella testa del ragazzo che non sapeva proprio cosa fare. Una parte di lui voleva andarsene in fretta ma un’altra era affascinata da quelle due immagini e da quanto quel vecchio gli proponeva. Lo sapeva che era pura follia restare ma… si alzò e iniziò a togliersi i vestiti sotto lo sguardo attento del suo ospite. Giunto agli slip si fermò, imbarazzato e vergognandosi di quanto stava facendo.
“Anche quelli e poi scarpe e calze. Muoviti!”
Un attimo dopo era completamente nudo davanti ad Antonio. Quasi istintivamente si coprì il pene, come per pudore.
“Via le mani da li.”
Spostò le braccia lungo i fianchi.
L’uomo gli si avvicinò e gli girò intorno complimentandosi per il bel fisico. Quindi gli strinse un braccio, accarezzò la pancia e allungò uno scappellotto al pene facendolo sbatacchiare.
“Ah!”
“Mai! Mai lamentarsi quando sei con me. Se ti fa male stringi i denti, morsicati le labbra ma non fiatare. Ci siamo capiti?”
Fece di si con la testa mentre gli arrivò uno sculaccione: “ahh!”
“Non ci siamo capiti. Devi stare muto. Se vuoi stare qui devi stare muto. Mi capisci?”
Disse di si vedendo l’uomo sollevare la mano e si preparò per ricevere un altro colpo sul gluteo.
Questa volta non si lamentò.
“Si, forse ti posso educare ma non ne sono convinto. Però sei giovane e potresti imparare. Adesso vestiti e vattene. Torna domani alle nove. Precise!”
“Ma sono a scuola.”
“Se vieni alle nove bene, altrimenti lascia perdere. Non è per te. Ti muovi? Vestiti ed esci!”
Il campanello suonò alle nove esatte. L’uomo aprì senza dire nulla e gli porse il grembiule che aveva visto nelle foto: “mettilo!” Raggiunse il divano e, proprio mentre stava per iniziare a spogliarsi: “ma cosa fai? Ti cambi qui? In sala? Ma dove vivi? Vai nella tua camera a cambiarti.” Gli indicò una porta del corridoio. La stanza era ben arredata ma non ci fece caso perché doveva fare in fretta. Poco dopo uscì indossando il grembiule che gli copriva parte del petto e i genitali ma lasciandolo completamente scoperto dietro.
Antonio lo aspettava in piedi per osservarlo: “si, è della tua misura. Ti può stare.”
Quindi si sedette sul divano e: “hai capito perché sei qui?”
“Si.”
“Non basta. Quando mi parli dirai sempre si padrone o si signore. Sempre. Ogni volta che parlerai. Hai capito?”
“Si padrone.”
“Va bene, ci siamo, riesci a capire. Allora mi sai dire perché sei qui?”
“Per ubbidire e fare tutto quello che vuole.”
“Signore. Tutto quello che vuole, signore.”
“Si, scusi signore.”
“Si, stai imparando, magari non subito ma stai imparando. E secondo te cosa voglio esattamente da te?”
“Farmi pulire la sua casa, signore.”
“Non solo.”
“Punirmi quando sbaglio, signore.”
“E anche...”
Paonazzo in volto e con la voce spezzata: “scoparmi signore.”
L’uomo rise per quanto era diventato rosso, persino sul petto. Non rispose ma gli chiese di prendere uno scopino e di spolverare dei vasi.
“Fallo bene, con attenzione e precisione.”
Lo osservò per una buona decina di minuti in silenzio quindi: “pulisci a casa tua?”
“No signore.”
“Ti fai le seghe?”
“Si signore.”
“Spesso?”
“Quasi tutti i giorni signore.”
“Dove?”
“A letto o in bagno signore.”
“E non sporchi le lenzuola?”
“Quando vengo metto della carta da cucina davanti signore.”
“Scopi?”
“No signore.”
“Hai già scopato?”
“No signore.”
“Ti scopano?”
“No signore.”
“Ti hanno scopato?”
“No signore.”
“Una verginella. Allora qui abbiamo una verginella.”
“E ti hanno mai toccato?”
“Si signore.”
“Oh! Allora una mezza verginella! Chi ti ha toccato?”
“Un mio compagno di scuola signore.”
“Racconta. Devi essere ben dettagliato. Intanto continua a spolverare.”
“Si signore. In terza media, a marzo, un mio compagno di classe. Un giorno facevo pipì nel bagno della palestra. Lui è entrato, ha chiuso la porta e mi ha preso il pene in mano e ha cominciato a masturbarmi. Sono rimasto pietrificato e lo ho lasciato fare. Non sapevo come comportarmi. Forse avevo paura di fare qualsiasi cosa. Ha continuato fino a che mi ha fatto schizzare, poi mi ha indicato con un segno di stare zitto e se ne è andato. L’ora dopo, in classe, si è comportato come se non fosse successo niente e io ho fatto lo stesso. Da quel giorno, ogni volta che c’era ginnastica, mi diceva di andare in bagno con lui e mi masturbava. Lo ha fatto fino alla fine della scuola. L’ultimo mese, all’uscita di scuola, qualche volta mi ha fatto andare in un edifico disabitato e mi ha masturbato davanti ad un barbone che viveva li. E’ successo sei volte. Quel vecchio guardava, rideva e non diceva niente. Ero così vicino a quel signore che quando venivo gli schizzavo in faccia e sulla barba e sembrava contento. Io restavo sempre fermo e lo lasciavo fare e la cosa mi eccitava anche se non volevo ammetterlo nemmeno a me...”
“E bravo il nostro servetto. E poi?”
“Finti gli esami non lo ho più visto, signore.”
“Ti hanno toccato anche altri?”
“Si, ancora uno, un professore...”
“Racconta bene.”
“In terza superiore andavo male in matematica e mia mamma mi ha mandato a lezioni da un vecchio professore in pensione. Era aprile. Le prime tre lezioni sono state normali ma la quarta volta, come sono entrato mi ha detto di restare in piedi davanti a lui che era seduto. Continuando a fissarmi e senza dire niente mi ha abbassato la cerniera e poi mi ha sbottonato. Anche in quell’occasione sono rimasto immobile e lo ho lasciato fare senza dire nulla. Non ho nemmeno provato a spostarmi. Quindi mi ha abbassato i jeans fino per terra e poi ha fatto lo stesso con gli slip. E’ successo tutto in fretta. A quel punto si è piegato in avanti, se lo è messo in bocca e lo ha succhiato fino a che non gli ho schizzato in gola. Ha continuato ancora un pochino prima di rialzarsi, mi ha rivestito e abbiamo cominciato la lezione. Nessuno ha detto nulla. Da quel giorno, e fin che sono andato a lezione da lui, ogni volta mi faceva la stessa cosa. E, sia il primo mese, che il secondo, dopo aver ricevuto i soldi da mia mamma li ha dati tutti a me per ringraziarmi. Finite le lezioni non lo ho più visto.”
“Bella storia. Quanti anni aveva?”
“Non lo so, era in pensiona da diversi anni. Era vecchio comunque… signore.”
“Vecchio come me?”
Sebastian capì di aver fatto una gaffe e: “no, no, aveva molti anni più di lei signore.”
“Va bene, adesso basta spolverare, vieni qui.” Come si avvicinò gli sollevò il grembiule ordinandogli di tenerlo così con una mano e si mise ad osservare con molta attenzione il suo sesso. Passò una mano sulle gambe, indugiando sul ginocchio per poi spostarsi sulla liscia pancia piatta e terminando la sua ispezione con una bella stretta sul gluteo: “tra tutti tu sei lo schiavetto più giovane e un corpo così splendido come il tuo mi fa proprio invidia. Che bello sarebbe avere almeno vent’anni di meno!”
Quindi, non nascondendo un sospiro proseguì: “masturbati.”
Sebastian allungò la mano e iniziò ad agitarsi il sesso che in pochi istanti si indurì e quindi continuò con una lenta azione di mano.
“Quando stai per venire avvisami.”
“Si, signore.”
Proseguì più o meno allo stesso ritmo, facendo diventare di un bel rosso acceso la punta e quando sentì che si stava avvicinando il momento topico: “manca poco signore.”
L’uomo lo afferrò per i fianchi: “continua fin che non ti dico di fermarti. Anche se vieni continua a menartelo”, lo tirò verso di se e richiuse le labbra attorno alla cappella. Il ragazzo spostò leggermente la mano più in basso e proseguì ancora per poco prima di rovesciargli in gola il copioso e caldo prodotto della sua attività. Gli piacque e fece due respiri profondi come a sottolineare il suo piacere. Avrebbe voluto smettere ma non osò farlo, continuando a stimolarsi.
“Va bene. Basta così. Fermati” esclamò Antonio appena staccò la bocca dal giovane pene.
“Bravo! Abbondante, dolce e saporito. Bravo!”
Si lasciò quindi cadere sulla spalliera del divano senza perdere un solo istante del lento regredire di quello splendido cazzo. Alzò la testa solo quando divenne piccino piccino e finalmente gli impartì un nuovo comando.
“Abbassa il grembiule e girati.”
Lo fece, offrendogli la visione del culetto sodo e tondo.
“Allarga le gambe. Di più. Adesso piegati. Piega il busto in avanti. Solo il busto. Si, così. Adesso apriti bene con tutte e due le mani.”
In silenzio si mise come voleva quell’uomo che dapprima ammirò le sue forme per poi accarezzarle con desiderio. Sebastian si sentì ancor più profanato di prima. Lo stava scrutando nel suo intimo e lui nemmeno sapeva cosa stava guardando. Ma quella sensazione di impotenza gli diede un’altra piccola scossa interiore che avvertì anche fisicamente con una specie di “brontolio” proprio del pisello. Per l’uomo quel culetto, se alla vista era assai appagante, al tatto lo era ancor di più, morbido, vellutato e quasi glabro. Lo stretto buchino attirò la sua attenzione, tanto era minuto e provò subito ad aprirlo con la punta dell’indice con scarso successo. Inumidì il dito e riprovò, riuscendo soltanto a farci sparire dentro la prima falange prima di trovarsi difronte ad una strenua resistenza che gli impedì di proseguire.
“Proprio una verginella! Un culetto così stretto non lo ho mai visto. Però… mi sa che ci dovremo lavorare parecchio per renderlo fruibile… un po’ alla volta.” Non aggiunse altro rimandandolo nuovamente a spolverare.
“Come prima. Bene, con attenzione e senza distrazioni.”
“Si signore.”
Lo lasciò lavorare per almeno mezz’ora senza dire nulla fin quando non fece partire un video sul grande televisore.
“Vieni qui a vedere. Siediti qui”
Si mise sul divano. Le immagini erano eloquenti. C’era un uomo vestito come lui anche se indossava delle calze autoreggenti che gli coprivano quasi tutte le gambe e portava una maschera per non essere riconoscibile. Si accorse subito che era stato fatto proprio in quella stanza dove c’erano altri tre uomini pure loro con il viso coperto da una maschera che lasciava scoperta solo la bocca. Però doveva essercene pure un quarto, quello che faceva le riprese. Riconobbe la voce di Antonio che spiegava agli altri la situazione.
“Mario è qui per esaudire ogni nostra richiesta, qualsiasi. Vi dico subito che ha quarantatré anni ed è sanissimo. Così, tanto per dire, perché se vi viene voglia di scoparlo lo potete fare tranquillamente senza precauzioni” e rise assieme agli altri.
“Comunque, come vi dicevo, lui fa di tutto, non è che siamo qui solo per montarlo...” e risero ancora tutti.
“Vai a prendere quattro birrette.”
L’uomo si girò facendo vedere che dietro era completamente nudo e si avviò verso la cucina con una camminata sculettante da modella che non passò inosservata.
“Dove l’hai trovata questa troia?”
“Un annuncio. Sono alcuni mesi che la sto preparando per questo incontro. Adesso è proprio pronto.”
L’uomo tornò con il vassoio e servì i bicchieri.
“Scusate. Ma sono diversi giorni che non mi svuoto e vedere questa troietta che mi muove il culo davanti… E se me la scopo?”
“Potete fare quello che volete. Dicevo solo che può fare di tutto, non è qui solo per farsi scopare. Ma se ti va di scoparlo… Potete fare quello che volete. Siamo tutti qui per divertirci”
L’uomo si alzò dal divano e gli disse di appoggiarsi con i gomiti sul tavolo. Quella posizione mise ancor meglio in risalto il fisico assai ben in forma e un culetto sodo e tondo. La telecamera fece un bel primo piano per poi allargare sull’altro che, in tutta fretta si stava abbassando i pantaloni. Cominciò subito a sbatacchiargli il cazzo sulle chiappe per prepararlo e appena raggiunse una discreta consistenza, senza altri indugi, dopo aver sputacchiato sul buchetto, iniziò a cavalcarlo con impeto. Le riprese indugiarono a lungo sui due pur spaziando ogni tanto sui due spettatori che si gustavano la scena dal divano. Il tutto durò una decina di minuti terminando con un primo piano del pene sgocciolante con successivo passaggio, sempre da distanza ravvicinata, alle chiappe arrossate per il trattamento ricevuto e cogliendo pure l’attimo in cui un fiotto biancastro iniziò a fuoriuscire dal buchino che lentamente si richiudeva.
Bloccando l’immagine gli chiese: “ti piace?”
Sebastian che era rimasto sorpreso da quelle immagini crude ci mise alcuni istanti prima di rispondere in modo affermativo.
“Hai capito cosa voglio da te?”
Fece ancora si con la testa.
“E renditi conto che con te sia io che i miei amici avremo assai più pretese perché sei giovane e hai un corpicino splendido e questo fa venire sempre delle strane idee in testa… Non sei come quella troia sfondata… Tu sei tutto da scoprire… Se non te la senti...”
Il ragazzo lo guardò e indugiò per alcuni secondi ma poi rispose con sicurezza: “si, voglio provare. Tutta questa situazione mi eccita… signore.”
“ Bene, mi fa piacere. Ho sempre desiderato avere un nipotino come te.” e fece proseguire il video.
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