Gay & Bisex
DA VERGINE A PUTTANA 3

21.03.2025 |
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"Spero che ci sia andato piano”..."
Il ruggito risuonò nella stanza, coprendo i guaiti del giovane allievo, mentre il professore schizzava il suo ennesimo orgasmo nel profondo di quel culetto spanato. La loro relazione andava a gonfie vele e, forse, era decollata ancora più in alto dopo l’esperienza vissuta nella sauna. Il ragazzo disse tutto ai suoi, che accettarono la cosa per il bene del figlio, e si trasferì a vivere in casa sua. L’uomo si sentiva così ancora più protettivo nei confronti di quel diciannovenne che aveva deflorato e che, da parte sua, era sempre più innamorato di colui che gli aveva trasmesso i rudimenti (ma proprio rudi) del sesso. L’arabo ci era andato pesante e gli aveva distrutto il culo, tanto da dover aspettare quasi una settimana prima di poterlo riutilizzare per dare e ricevere piacere. Aveva pensato solo al suo, da vero maschio prepotente, ma a Dario, in fin dei conti, non era dispiaciuto affatto. Un perfetto sconosciuto lo aveva posseduto intimamente e aveva goduto di lui, dentro di lui, e la cosa lo aveva intrigato.
In quella settimana di riposo obbligato, Fausto gli aveva lenito il dolore con una crema curativa rinfrescate e si era dovuto accontentare (per modo di dire) solo della gola del fanciullo che, in quanto a succhiare cazzi, ormai era un vero campione. Avevano ripreso finalmente i “lavori” con quella scopata fantastica sfociata in ben tre copiose sborrate del “vecchio”, due delle quali avevano ricoperto il piccolo schizzando fino ai capelli.
Seguì il riposo avvolto dalle braccia pelose, muscolose e protettive dell’uomo.
“Papi, pensi che io sia troppo femmina?”
“Ma che domande fai? Ti piace farti trombare, è vero, ma non sei effemminato. Sei una troia, ti piace farti riempire di sborra, ma sei frocio, non una trans”.
“Ma qual è la differenza”.
“Vedi, un frocio è un uomo che vuole sentirsi femmina, mentre una trans è un uomo che vuole sentirsi donna. Per un maschio attivo che scopa sono piaceri diversi anche se raggiungono il medesimo fine. Anche se, a volte, la trans ha un ruolo attivo e il maschietto presunto etero ha quello passivo. Si tratta di gusti e tutti sono ben accetti. Il mondo è bello proprio perché è vario e non monotono come tanti ipocritamente e noiosamente lo dipingono”.
“Quindi lei non mi vorrebbe con mutandine di pizzo e reggiseno per queste mie tettine?”
“Mi piace strizzarti quelle belle tettine mentre ti scopo ma, personalmente, ti preferisco così. Perché? Vorresti indossare un reggiseno?”
“No, era solo un pensiero che mi era venuto”.
“Ma le pensi proprio tutte, sporco maialino. Vieni qui, tra le mie braccia e dammi un bacio”.
Era passato circa un mesetto dalla sauna e, inevitabilmente, a Dario era tornata la voglia di vivere un’altra avventura. Fausto lo capiva al volo e sapeva che, se voleva tenerselo vicino, doveva permettergli di svolazzare altrove ogni tanto. Era giovane, gli ormoni gli ribollivano e il desiderio di conoscere il mondo era grande.
“Forse è il momento che tu abbia un’altra esperienza con qualcun altro”.
“Dice che dovrei tornare in sauna?”
“No, pensavo ad altro. Perché non diamo uno sguardo ai social? Qualcuno di tuo gusto lo trovi di sicuro”.
“Dice? Ma tutti preferiscono i ragazzi magri non cicciottelli come me”.
“Non è vero. Io, per esempio, ti preferisco così come sei, in maniera da afferrarti meglio per i fianchi o per le tettine e sbatterti il culetto burroso come mi piace. Pensi che all’arabo non sei piaciuto, anche se ha pensato solo a sé stesso? Vieni, diamo un’occhiata ad internet”.
Per un’oretta smanettarono sul computer. Il professore ebbe l’idea di mettere un annuncio “last minute” e fare una cernita delle risposte. Tra queste, ce n’era una di due uomini sui 50 anni, calabresi, di passaggio in città, colleghi di lavoro ed amici di avventure. Avevano postato delle foto interessanti: erano orsi alti, ben piantati ed avevano dei piselli che, anche a riposo, apparivano piuttosto corposi. Avevano bisogno urgente di un giovane già avvezzo ad essere sottomesso da maschi dominanti.
Il professore si era accorto che, alla vista di quelle foto, Dario aveva cominciato a sbavare di desiderio ed a lui sembravano persone affidabili. Fausto scambiò qualche parola presentando loro il suo protetto ed inviando sue immagini intime, anche mentre lo stava prendendo in culo. Era chiara la passione che ci metteva nel concedersi e farsi usare.
“Come potete vedere, gode solo a culo pieno ed è un portento anche con la bocca”.
“Fantastico. Sembra proprio la troietta che fa al caso nostro. Siamo carichi e ci servirebbe per una notte e, se ci si trova bene, anche due, poi dobbiamo ripartire”.
“Sicuramente ne sarete soddisfatti”.
“Siamo sani, facciamo regolarmente esami di controllo perché non ci piace usare le protezioni, specialmente per i bocchini. Ci piace a pelle”.
“I bocchini col preservativo?! Sapranno di plastica o, al massimo, li fanno al sapore di banana, fragola o cose simili. Se li facessero al sapore di cazzo forse avrebbero più successo”.
“Ahahah, hai ragione. Comunque questa è la nostra sola condizione oltre, ovviamente, al fatto che deve essere totalmente passivo e che non dica sempre ‘no questo’ e ‘no quello’. Vogliamo scaricarci le palle senza problemi”.
“L’importante è che mi promettiate di non fargli male oltre il limite”.
“Promesso, all’infuori del buco naturalmente”.
“Certo, all’infuori del buco. C’è abituato”.
“Altra cosa importante, che non si metta a ridere mentre ce lo scopiamo. Il sesso è una cosa seria e non ci si ride sopra. Inoltre, non deve farlo per soldi ma per piacere”.
“Certo, avete ragione su tutto. Sappiate che non ha mai riso in quei momenti, è troppo impegnato a gemere”.
“Perfetto, proprio quello che andiamo cercando. Noi abbiamo preso un piccolo appartamento in affitto”.
“Posso portarvelo lì, se volete”.
Si misero d’accordo e la “consegna” venne effettuata. I due, agli occhi del giovane, erano ancora meglio dal vivo. Lo accolsero gentilmente, si presentarono e ripeterono quello che volevano fare. Si presentarono: Basilio, di 54 anni più che ben portati, e Costantino, di 51. Due colossi dal fisico robusto e virile. Calabresi ma dal colore ambrato della loro pelle si capiva che erano del sud ed erano giustamente orgogliosi della loro origine.
“Sai come siamo fatti noi del sud. Siamo passionali. A letto diamo molto e pretendiamo molto. Te la senti?”
“Si, certo”.
“Dario, giusto? Sei molto carino”, intervenne l’altro.
“Sei così giovane! Abbiamo capito che ti ha svezzato il tuo compagno, ma sei stato con altri uomini?”
“Si, un altro solo e solo una volta”, disse un po’ vergognoso.
“Ma l’altro insieme al tuo amico?”
“No, da solo”.
“Dunque non sei mai stato con due assieme, se ho ben capito”.
“No, mai. Questa è la prima volta”.
“Mmmm. Vedrai che l’esperienza ti piacerà. A noi serve uno che non ha problemi a prendersi un cazzo grosso, perché modestamente noi siamo bene attrezzati”, disse quello più vecchio toccandosi la patta per mettere in evidenza il salsicciotto che nascondeva nei pantaloni.
“Si, a me piacciono i cazzi grossi. Fausto è ben dotato e lo era anche l’altro uomo. Lui, poi, mi scopa almeno tre volte al giorno e mi ha insegnato tante cose”.
“E’ molto che vi conoscete?”
“E’ stato il mio professore alle superiori e ci siamo incontrati circa un anno dopo il diploma, pochi mesi fa. Da allora stiamo insieme. Mi ha sverginato lui”.
“Mmmm, immagino come deve essere stato piacevole sverginarti. Spero che ci sia andato piano”.
“Senti chi parla! Ma se proprio tu non ci vai mai leggero. Non ti ricordi già più quello che hai fatto con quello a Bologna?”.
“Già, hai ragione. Forse non sono portato a scopare con delicatezza”.
“Perché, che ha fatto a Bologna?”, chiese Dario con una certa preoccupazione.
“Questo zotico sapeva che il ragazzo era vergine eppure, mentre io lo stavo preparando leccandogli il buchetto e facendolo andare su di giri, ha detto che non poteva aspettare. In un secondo, lo ha afferrato e lo ha sfondato senza preoccuparsi di niente. Quello s’è strillato l’anima ma lui niente, ha continuato a fotterselo come se niente fosse. Ho fatto fatica a strapparglielo dalle mani”.
“E poi come è andata?”
“Ce n’è voluto di tempo per calmare il poverino”.
“Se mi avessi lasciato continuare, gli sarebbe poi piaciuto, stanne certo”.
“Di fatto, lo abbiamo calmato ma non si è più fatto toccare il culo. Ci ha sbocchinato e gli siamo venuti in faccia. Ed è finita così. Un’occasione rovinata”.
“Perché dice rovinata? Alla fine siete venuti”.
“Già, ma noi vogliamo il culo e non basta una volta. Siamo arrivati anche a farne dieci in una notte”.
“Eh si, se stai con noi tutta la notte e non ti tiri indietro, potresti essere riempito tante volte. Te la senti?” Forse l’avevano sparata grossa col numero di volte.
“Certo che si. Non mi dispiacerebbe. Con due maschi come voi, poi!”
“Ah, ti piacciamo? Dunque, non sei solo una troia che guarda esclusivamente le misure del cazzo”.
“Dai, che così lo imbarazzi. Direi piuttosto di cominciare a divertirsi. Siamo qui per un seminario e seminiamo quindi”, disse il meno giovane stringendo a sé il ragazzo. Si piegò a baciargli la fronte per poi passare alla bocca, infilandoci la lingua a prenderne possesso. Dario si rilassò tra quelle braccia forti, mentre l’altro gli si strusciava dietro facendogli sentire il cazzo sempre più duro attraverso la stoffa dei pantaloni.
Il primo lo invitò a girarsi, ad inginocchiarsi e dedicarsi a quel bozzo. Lo baciò, lo mordicchiò. Era diventato talmente rigido da mettere a dura prova la resistenza della zip, che venne provvidamente abbassata e il membro schizzò fuori. Lo rimirò un attimo e lo prese in bocca, aprendola più che poteva. Cercò di arrivare con le labbra al pelo dell’inguine prima che le dimensioni diventassero così eccessive da non farcela. Profumava di pulito ma l’odore intimo di maschio era così forte che lo inebriò e, di conseguenza, cercò di dare il meglio della sua arte pompinara.
Con la manina gli faceva una lenta sega al ritmo del bocchino, girandola a destra e sinistra. Ogni tanto guardava in alto per vedere se il trattamento era piacevole per l’uomo. Gli sorrise.
“Bravo, così, si. Ci sai fare” e lo accompagnava con la mano sulla testa. Intanto l’altro si era spogliato e seduto in fondo al letto, completamente nudo, e stava segandosi lentamente.
“Vai, adesso pensa a lui”.
Il giovane si girò e, rimanendo in ginocchio, lo raggiunse ficcando il musetto tra le cosce sode e pelose per cominciare leccando la grossa sacca pendente dei coglioni. La insalivò per passare poi al tronco venoso e infine alla grossa cappella, che prese tra le labbra e vorticandoci attorno la lingua, come aveva fatto prima. Anche l’altro si era spogliato e seduto accanto.
“Mmmm, come ciucci bene! Adesso facci vedere come ti spogli, maialino”.
Dario stette al gioco e cominciò a togliersi i vestiti di dosso uno alla volta con calma e naturalezza, non come uno spettacolo di striptease. Non voleva infierire sui due uomini, già abbastanza in tiro, ma la loro eccitazione salì comunque alle stelle.
“Vieni qui, puttana. Piegati ed appoggiati al letto, ché noi pensiamo al tuo buco”.
Eseguì obbedientemente e il più vecchio gli si inginocchiò dietro per leccargli l’ano.
“Guarda Costantino, guarda qui che foro slabbrato che ha”.
“Ci sarà da divertirci senza problemi”.
Quello dietro gli appoggiò il cazzo nello spacco, facendogli sentirne la durezza, e gli si adagiò delicatamente sulla schiena. Poi tornò dietro col busto, qualche leccata a tutta lingua, qualche sputo. Puntò la cappella. Dario rimase in attesa, stava per essere posseduto con forza da una mazza dura, o almeno era quello che voleva e si aspettava, ma niente. Era carico, lo voleva.
Liberata un attimo la bocca, “La prego, lo metta dentro”.
“Ma sentila ‘sta puttana. Inutile che supplichi, sono io che decido”.
Voleva solo ribadire chi comandava ma effettivamente il momento era arrivato. L’uomo spinse con decisione un paio di volte e fu tutto dentro fino all’elsa. Il ragazzo si aggrappò alle lenzuola e vi affondò la faccia per attutire il gemito di dolore che gli uscì.
“Cazzo, che buco affamato!”
“Dai, fottilo, non vedi quanto gli piace? Oggi non sarà come a Bologna. Questo è già sfondato. Dacci dentro”.
Non c’era bisogno di dirglielo. Il maschio lo stava già inforcando con furia, affondandoglielo in tutte le direzioni, allargandogli le pareti del budello. Andò avanti come un coniglio per una trentina di secondi e poi si fece sostituire dall’amico che continuò allo stesso ritmo. Proseguirono alternandosi, ma sempre con la stessa energia di animali inferociti.
“Tieni, prendi, puttana zoccola”. “Ti sfondiamo più di quello che sei, lurida mignotta”. “Ti spacchiamo il culo, dolce finocchietto”. Gliele dicevano di tutti i colori mentre ci davano dentro duramente. Andarono avanti così per almeno un’ora, riducendogli il buco ad una voragine. A forza di spinte, lo avevano spostato verso il centro del letto. Afferrandolo per i fianchi, o per le spalle, o tenendosi alle sue tettine, e schiacciandolo sotto il loro peso.
Dario veniva usato come una bambola di gomma ma, a differenza di quella, si dibatteva, frignava, gridava, piangeva, ne chiedeva di più, sempre di più e più forte. In altre parole, godeva come una cagna in calore.
Prima il più vecchio e poi il meno vecchio gli sborrarono dentro. Si godettero i suoi lamenti di piacere e accompagnarono l’orgasmo rantolando e ululando come animali.
Finita la monta, si sdraiarono ai suoi fianchi, di schiena, per riprendere fiato. Avevano ragione sulla loro carica sessuale. Avevano i bastoni ancora quasi completamente rigidi. Forse si erano aiutati con qualche pastiglia.
“Che fai? Ci guardi il cazzo, ragazzino? Ne vuoi ancora? Ecco, sono qui pronti per te, non abbiamo ancora finito”.
“Te l’abbiamo detto. Possiamo venire più volte”.
“Vedrai. Ti riempiremo di così tanta sborra che ti uscirà dalle orecchie”.
“Vieni qui da paparino. Vieni a ripulirmi il cazzo con la tua boccuccia, succhiaminchie. Bravo, si, così”.
“Ma guarda quanta fame ha questa ninfetta! Come te lo lecca bene e vedessi qui dietro quanta crema gli cola fuori. Aspetta”. Costantino prende lo smartphone e gli scatta alcune foto del buco slabbrato e delle labbra attorno alla minchia dell’amico, senza che Dario se ne accorgesse.
“Così avremo un bel ricordo di te, piccolo”.
“Vieni su, siediti sul cazzo di paparino. Ahhh, bravo, così, vedo che hai imparato bene le lezioni del tuo amico. Tieni, prendilo tutto” e cominciò a spingerglielo dentro con forti colpi dal basso. Ormai potevano chiavarlo senza problemi, tanto era largo e lubrificato dalla sborra.
L’altro si mise di fianco e glielo infilò in bocca, poi lo tirò fuori e lo prese a pisellate in faccia e lo rificcò dentro fottendogli la gola, facendogli riprendere fiato ogni tanto. Il giovane godeva di quel trattamento. Se farsi scopare da un uomo era tanto bello, da due lo era ancora di più. Ma il bello doveva ancora venire.
“Se questo frocetto è la prima volta che scopa con due maschi insieme, bisogna fargli il servizio completo”.
Non ci fu bisogno di risposta. Il vecchio tornò dietro, appoggiò la cappella grossa e paonazza in corrispondenza del buco slabbrato e già completamente occupato dal membro dell’amico, e spinse. Incredibilmente si aprì un varco ed entrò per intero fino alle palle.
Dario non se lo aspettava, non aveva ancora mai provato una doppia inculata e non poté trattenere un urlo, subito soffocato dalla mano dell’uomo, ma ben presto fu preso dal vortice dell’orgasmo e venne, ma non se ne accorse nessuno, nemmeno lui stesso. Essendo più piccolo, la sua testa poggiava sul torace irsuto del meno vecchio e respirava affannosamente aspirandone l’odore ed il sudore.
I due andarono avanti senza sosta per molto tempo, scardinandogli il retto, godendo del piacere che si irradiava dal pisello strizzato dentro quel culetto e dei gemiti che emetteva, sussurrandogli nelle orecchie le peggiori oscenità possibili. Con quel trattamento, il giovane ebbe il tempo di godere un’altra volta prima che venisse inondato da due altre potenti cariche di sperma, una dopo l’altra.
Quando venne stappato, tutta quella sborra uscì a grumi dal foro dilatato e che fece fatica a tentare di richiudersi. Era disfatto ma i due maschi no. Dopo poco ripresero a scoparlo a gambe larghe, alla missionaria. Come avevano detto, furono di parola e perse il conto di quante volte godettero nel suo corpo e nella sua bocca, usandolo come sborratoio. Per tutta la notte, fecero di lui lo scarico di tutti gli umori dei loro coglioni.
La mattina dopo telefonarono a Fausto.
“Abbiamo fatto a pezzi il tuo ragazzo ma dice di sentirsi bene, tanto che ha accettato di stare con noi anche stasera. Lo prenotiamo anche per le prossime volte che passeremo di qui”.
(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma non mancate di godervela il più possibile. Buona sega a tutti).
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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