Gay & Bisex
CHE C’È GIGI?
di Foro_Romano
15.11.2024 |
12.534 |
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"È partito con la madre per andare a trovare i nonni questo fine settimana”..."
L’uomo è appena uscito dalla doccia quando sente suonare il videocitofono. Si mette il morbido accappatoio verde, le ciabatte in spugna e va a rispondere, incuriosito dal fatto che non stava aspettando nessuno. Si tratta di un bel ragazzo giovane, compagno di studi di suo figlio, che aveva visto altre volte bazzicare in casa. “Che c’è Gigi?”
Come se gli fosse scattata una molla, la situazione gli fece venire una certa voglia imprevista e la mano andò a sollazzarsi i genitali sotto l’accappatoio, forse per asciugarsi meglio le parti intime. Forse.
“No, non c’è ma tornerà presto. È uscito con la madre, ma se vuoi sali e lo aspetti qui”.
“Ok, salgo”.
L’uomo spinse il pulsante di apertura del portone e si rese conto che, per qualche recondito motivo, aveva detto una bugia.
Quando aprì la porta rimasero un attimo fermi sull’uscio. Il ragazzo era veramente bello, nella giovinezza dei suoi venti anni. I suoi occhi brillavano di innocenza, ma non ce n’era nella sua mente. Aveva sempre desiderato di avere un incontro meno rapido di un “salve” con quell’uomo dal primo momento che lo aveva visto. Ed era questo il motivo per il quale andava così spesso a studiare da Gigi. Il vederlo, poi, con solo l’accappatoio addosso, con quella selva di pelo brizzolato da cinquantenne che si mostrava dall’apertura, era il massimo che potesse aspettarsi.
“Prego, entra. Vieni, accomodati in salotto. Mentre aspetti, vuoi un gelato?”
“Ssssi, si, grazie”. Disse sedendosi sul divano. Si sentiva la bava alla bocca.
L’uomo andò in cucina e tornò porgendogli una coppetta di vetro con del gelato.
“C’è solo della crema, va bene?”. In quell’istante pensò che sarebbe stata di tutt’altro genere la crema che avrebbe voluto offrirgli.
Gli si sedette accanto e le falde dell’accappatoio, forse incidentalmente, si aprirono, mostrando le massicce cosce muscolose, completamente coperte di altro pelo. Gli occhi del ragazzo caddero inevitabilmente (e nel vero senso del termine) ad osservarle con desiderio. Il labbro inferiore sembrava essergli caduto assieme allo sguardo. L’uomo si rese conto solo allora del suo aspetto. Ne sorrise.
“Scusami, ma avevo appeno finito la doccia, vado a vestirmi”.
“No, no, no, no, non si preoccupi”. Lo aveva detto in modo molto rapido, quasi a voler evitare che lo facesse. Era chiaro che preferiva che rimanesse così. I loro sguardi si incrociarono per lughi secondi. Le intenzioni erano chiare. Le loro teste si avvicinarono, le labbra si unirono, le lingue si sfidarono. L’uomo gli afferrò la nuca per impedire che si allontanasse e cominciò a spadroneggiare nella sua bocca. Il ragazzo appoggiò la mano sulla sua coscia così da poterne tastare bene la consistenza. La passione li travolse.
Finito il bacio profondo, l’uomo continuò con piccoli baci alle morbide labbra, alla punta del naso, sulla fronte. Lo guardò ed ammise.
“Sai, ti ho detto una bugia. Gigi non tornerà presto. È partito con la madre per andare a trovare i nonni questo fine settimana”.
“Anche io devo confessarle una cosa. Lo sapevo che non c’era, me lo aveva detto”. Abbassò gli occhi, vergognandosene. “Sono venuto apposta per incontrarmi con lei”.
“Ma che bravo! Lo sapevi e sei venuto apposta. Per incontrare me, da solo. Meriti una bella lezione”. Sorridendo, gli afferrò di nuovo la testa con decisione per un altro bacio più profondo e ruvido dell’altro. La piccola mano, questa volta, scostò l’accappatoio. Raggiunse ed accarezzò le grosse palle spostandosi poi sul cazzo dell’uomo, trovandolo già in erezione. Lo afferrò e gli fece una lenta sega, sciogliendosi tra le sue forti braccia, così come il gelato andava sciogliendosi nella coppetta appoggiata sul tavolino.
Il giovane scivolò in ginocchio tra le gambe aperte del maschio. Questo si slacciò la cintura e aprì l’accappatoio, mostrandosi interamente nudo agli occhi affascinati del ragazzo. Il suo corpo, tonico, muscoloso e peloso era fantastico. Superava ogni aspettativa che aveva avuto nella sua immaginazione ogni volta che si era masturbato. L’uomo spinse in avanti il cazzo, offrendolo alla sua bocca.
“Che aspetti, puttanella? Non volevi il cazzo? Tieni, succhialo. Fammi vedere di cosa sei capace”.
Non dovette ripeterlo due volte. Già le piccole labbra lo avvolgevano stirandosi il più possibile per far entrare in bocca quel fantastico monumento alla virilità. Già la mano accarezzava e soppesava la grossa sacca dei coglioni. Già lo affondava ritmicamente fino in gola allo scopo di sentire meglio il sapore della mazza e di quel liquido che emetteva, ma anche desideroso di far godere un maschio come quello.
I grugniti che sentiva gli confermavano che stava riuscendo nell’intento. Venne afferrato saldamente per la testa da quelle due grosse mani per accompagnarlo nel movimento, a volte costringendolo a farsi tappare la gola per qualche secondo, affondando il naso negli abbondanti peli pubici. In quei momenti le lacrime gli scendevano dagli occhi ma non se ne curava, preso com’era dalla libidine. Lo staccò via afferrandolo per i capelli.
“Leccami le palle e lascia stare il mio cazzo, adesso. Sei troppo bravo e non voglio venirti subito in bocca”.
A quella affermazione si sentì orgoglioso di sé e delle sue capacità. Abbandonò a malincuore quella mazza lucida di saliva per leccare con avidità le non meno desiderate grandi palle ed affondare nel pelo che le ricopriva, incurante di ingoiarne così un buon numero. Quell’afrore intenso di maschio lo faceva impazzire. Pochi secondi e fu staccato di nuovo.
“No, no, aspetta. Diavolo di una puttana. Aspetta un attimo. Non posso rimandare, non resisto. Non riesco, devo sfondarti subito il culo”.
L’uomo si alzò e si tolse l’accappatoio.
“Spogliati e mettiti in ginocchio qui sul divano, verso la spalliera”.
Il ragazzo ubbidì ben volentieri, velocemente. Quando si fu sistemato che gli era stato ordinato, il maschio si accovacciò mettendo la faccia nel solco tra le due melette di culo e prese a leccare il buchino ancora vergine ma fremente di desiderio di essere finalmente posseduto da uno stallone maturo come quello.
“Mmmm, che buon sapore! Che profumo di carne giovane c’è qui! Ti farò mia, piccola puttanella”.
“La prego, faccia piano, sono ancora vergine. Non l’ho mai fatto. Non mi faccia male”.
“Non me ne frega un cazzo. Il dolore è inevitabile. Sverginarti sarà un motivo in più di piacere e ti fotterò come voglio io. Ma, dato che vuoi dolcezza, farò il possibile per metterci un po’ di dolcezza”.
Si girò, affondò due dita nel gelato ormai cremoso e le portò all’ingresso di quel buco desiderato, spalmandocelo sopra. Vi immerse ancora le dita e questa volta le spinse dentro fino alle nocche. Un gemito sfuggì dalle labbra del ragazzo ma non di dolore, piuttosto di sorpresa e di piacere. Ancora altro gelato ed entrarono dentro fino che poterono. Erano grosse eppure procurarono solo altro piacere, da quanto era alto il desiderio così tanto represso.
L’uomo leccò via a tutta lingua la crema che aveva messo sul buchino. “Mmmm, buona. Veramente buona”.
Poi gli appoggiò il cazzo sul solco e si abbassò col torace peloso sulla schiena del giovane. Gli sussurrò all’orecchio.
“Adesso perderai la verginità, puttanella. Capirai quali sono le conseguenze di far perdere la testa ad un uomo. Intendo uno vero, non come te che sei nato prendinculo. Pronto?”
“Si, si, la prego. Faccia presto. Vogli essere inculato. Presto!”
L’uomo si girò, prese altro gelato con cui si incremò la mazza, che aveva raggiunto una dimensione paurosa, specie confrontandola con la piccolezza del buco nel quale sarebbe entrata. Il ragazzo nel se ne accorse ma lo sverginatore si e, di conseguenza, si eccitò ancora di più. Puntata la grossa cappella all’ingresso, spinse con decisione. Il ragazzo si irrigidì ma poi si lasciò andare. Altra spinta decisa e l’intera cappella entrò, slargandogli il buco.
“Aaaahhh, siiiii”. Non sentì dolore, ma anche se ce ne fu un po’ non ci fece caso. Decisamente lo voleva dentro. Due o tre forti spinte e l’intera trave sparì presto dentro quel corpicino implume, impalandolo fino allo stomaco. Dapprima non emise grido, che gli rimase strozzato in gola, poi col ripetersi degli affondi cominciò a gemere e guaire. L’assenza di dolore sorprese lui stesso.
“Allora ti piace proprio, piccola puttana! Non aspettavi altro, lurida troietta! Aaaahhh, è un vero piacere fotterti. Cazzooo, che culetto stretto! Adesso reggiti forte che viene il bello. Ti sfondo e ti apro in due, piccola cagna in calore”.
Seguirono colpi ben assestati in tutte le direzioni dati con la chiara intenzione di slabbrarlo il più possibile. Fu profanato, sbattuto, pompato in maniera selvaggia, sempre più bestiale. Guaiti, forti lamenti, persino qualche lacrima furono emessi dal cucciolo mentre veniva sventrato. Gemiti e urla ringhiose si univano da parte del maschio alfa, incapace di controllarsi, che prendeva possesso della sua preda.
Tale era la foga dell’accoppiamento che quel culetto venne devastato irrimediabilmente. L’uomo fu brutale, spietato, feroce, eppure il piacere era immenso da parte di tutti e due. Più sentiva che la sua furia selvaggia era subita con desiderio dal giovane e più lui ci dava dentro senza alcuna remora. Con un braccio lo strinse forte a sé, mentre l’altra mano gli teneva saldamente le pallette ed il cazzetto moscio.
“A che ti serve questo? Me lo dici? Solo per pisciare! Non ti si drizza mentre vieni scopato. Vero? Questo succede ai veri froci e tu lo sei, mio caro”.
L’uomo godeva nel sentire i gemiti del ragazzo che tanto lo eccitavano. I colpi si fecero più secchi, più decisi.
“Puttana, ci siamo, sborro, sborrooooo”. L’uomo fu sconvolto da convulsioni per tutto il corpo. Le palle andarono a schiacciarsi con spinte secche alle morbide chiappette. Esplose ed un copioso clistere cremoso gli inondò le budella. Ad ugni affondo una schizzata di sborra riempiva gli spazi più reconditi di quelle povere viscere appena violate.
Le spinte rallentarono fino a fermarsi. Il giovane poteva sentire il cuore dell’uomo sulla sua schiena che batteva all’impazzata. Pian piano l’affanno andò diminuendo. Gli girava la testa. Anche lui aveva goduto, ma di culo. Si sentiva soddisfatto di aver fatto godere un maschio così potente. Il buco, sfasciato, gli venne stappato lentamente. Percepì chiaramente l’aria entrargli dentro e la sborra che gli colava fuori. Era stato finalmente posseduto come aveva sempre desiderato. Era il padre del suo amico, era stato il suo sverginatore, lo voleva come amante.
Quello gli sorrise con dolcezza. Aveva perso tutta la ferocia che aveva usato. Gli carezzò i capelli, la testa. Col dito gli contornò una palpebra, gli sfiorò la punta del naso, gli si posò sulle morbide labbra che si aprirono a succhiarlo.
“Allora, ti è piaciuto? Si? Te lo leggo negli occhi. Quanto sei bello, ragazzo! Sei fantastico. Vuoi farlo ancora, vero? Vorresti succhiarmelo come questo dito?”
“Certo, signore, mi piacerebbe.
L’uomo si lasciò andare sulla schiena offrendogli il cazzo ancora barzotto e bagnato di sperma ed umori.
“Dai, eccolo, prendilo. Ti avviso però che dovrai ingoiare tutta la mia crema, senza sprecarne niente. Se non lo fai non ti inculerò più”.
“No, questo no. La prego. Berrò tutto. Glielo prometto, ma mi scopi ancora. Quando vuole. Sarò sempre a sua disposizione”.
“Bravo. Ne ero certo. D’ora in poi sarai la mia troia. Dai, datti da fare”.
La testa del ragazzo si abbassò sul cazzo che lo aveva appena sverginato e lo prese in bocca, spompinandolo senza ritegno, con passione. Bevve, bevve tutto e poi fu di nuovo scopato, a lungo, questa volta da davanti, con le gambe alzate ed aperte, come una femmina. Era la sua femmina.
(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma non mancate di godervela il più possibile. Buona sega a tutti).
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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