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Gay & Bisex

MAIALINO DA LATTE


di Foro_Romano
23.08.2024    |    14.098    |    16 9.5
"Che ne dite se, per completare la trasformazione di questo bel ragazzo in una ninfomane, gli facessimo provare una bella tripletta?”..."
L’avventura che vado a raccontarvi è stata veramente bella e sono orgoglioso di poter dire che è tutto frutto del mio grande ingegno. Mi chiamo Lorenzo, ho 23 anni, magro, non sono particolarmente bello ma sono molto molto simpatico, a detta di tutti, anche perché mi invento certi scherzi che, alla fine, risultano veramente piacevoli anche per chi li subisce.
Sono gay, lo sono sempre stato e non me ne sono fatto mai un problema. Le persone non lo intuiscono nemmeno perché sembro un ragazzo normale, bravo ed affidabile. Questo mi è stato sempre molto utile per le mie conquiste. Ho una passione sfrenata per i maschi maturi, integerrimi padri di famiglia che mi presentano come un amico fidato, anche alle loro mogli ed ai figli, ma che, in privato, mi usano a loro piacimento come sborratoio privilegiato.
Da circa un anno sono l’amante segreto di Rocco, un imprenditore edile ricco e famoso di 52 anni che si è fatto da solo. Alto, massiccio, peloso. Un vero toro da monta che mi fotte per ore sborrandomi addosso o dentro anche tre o quattro volte al giorno. Tra l’una e l’altra prestazione riposa per qualche minuto e poi è pronto a ricominciare. Mi domando se poi rimane qualcosa anche per la moglie, ma ho la delicatezza di non chiederglielo. Dice che gli piaccio da morire anche perché, benché giovane, sono una grande troia senza avere l’aspetto della checca, ma ho qualche dubbio che siano solo questi i motivi. Ho suppergiù l’età dei suoi due figli maschi e forse, mentre mi sbatte la nerchia in culo senza pietà, pensa di farlo a loro. Infatti, in quei momenti, vuole che lo incito chiamandolo papà e la cosa eccita anche me.
Non credete però che mi consideri di sua esclusiva proprietà. Spesso e volentieri invita ai nostri incontri qualche manovale dei suoi cantieri, per lo più rumeni, albanesi e marocchini ben dotati, ovviamente assecondandomi nelle scelte.
Naturalmente, nessuno dei miei parenti lo sa, specialmente i miei genitori, anche se ho uno zio materno da cui non mi dispiacerebbe affatto farmi sodomizzare. L’unico a cui l’ho confessato è Alfredo, il mio fratellino più piccolo, perché sapevo che mi avrebbe accettato senza condizioni. Essendo più grande e protettivo nei suoi confronti, mi ha sempre visto come la sua guida. Per tutta risposta, mi ha detto che anche lui ha i miei stessi interessi ma che non ha mai provato per non dispiacere ai nostri genitori ed a me. Giuro che, benché lo conosca bene, non me lo sarei aspettato. Ci siamo così fatti una grassa risata.
“Sai che da un po’ di tempo ho messo gli occhi su Rocco. Mi piace moltissimo”.
“Non è che, con la scusa, mi vuoi fare concorrenza e me lo vuoi fregare? No, no, Rocco è mio e, per ora, non se ne parla. Forse in futuro te lo farò assaggiare, ma quando sarò certo che non correrò rischi”.
“Ma com'è? A letto, dico”.
“Fantastico. Un vero animale. Prima mi prende con la forza, senza alcun riguardo, e dopo è dolce e premuroso. Un vero gentleman”.
“Vorrà dire che mi rivolgerò ad altri e forse troverò qualcuno anche meglio di Rocco, giusto per farti rabbia fratellonne”.
“No, per ora te ne starai buono buono. Sei minorenne e ti devo proteggere dagli approfittatori. La tua iniziazione deve essere fatta con criterio ed io saprò dirti quando e con chi”.
“Uffa, sei prepotente, sei peggio di papà e mamma. Tanto, tra poco farò 18 anni e potrò decidere come mi pare, anche contro la tua volontà”.
“Non ti azzardare!” e cominciammo a fare a cuscinate mettendo a soqquadro la nostra cameretta.

Improvvidamente, un giorno mi è scappato di dirlo a Rocco.
“Gli piaccio? Anche lui non è male. Forse anche meglio di te. Ok, vorrà dire che mi sacrificherò e provvederò io a svezzarlo col mio latte”.
“Non provarci, anche se ammetto che saresti l’uomo giusto per la sua prima volta. Anzi, mi ha fatto venire un’idea niente male che andrà a genio sia a te che a lui. Senti…”

Effettivamente il compleanno di Alfredo era vicino e decisi di fargli un regalo indimenticabile, uno di quei regali che solo un fratello affettuoso sa fare. Gli dissi che, qualche giorno dopo il suo effettivo anniversario, lo avrei condotto in un luogo esclusivo nel quale si sarebbe potuto liberare corpo e spirito. Pensò che lo avrei portato in qualche locale gay e ne fu entusiasta, ma io avevo in mente qualcosa di più.
Il giorno prestabilito si preparò in modo particolare, tanto che, quando lo vidi, io stesso mi meravigliai. Mi appariva ancora più bello del solito. Sarà stata forse l’emozione dell’avventura che stava per affrontare. Andammo in una strada dove, con sua gioia, venne a prenderci Rocco con la sua bellissima automobile. Alfredo era euforico e chiedeva in continuazione dove saremmo andati e noi gli dicevamo di non preoccuparsi e che sarebbe stata una bella sorpresa.
Giungemmo ad un villino isolato nella campagna. Il cancello automatico si aprì e raggiungemmo lo spiazzo davanti l’ingresso.
“Dove siamo? Dove mi avete portato?”
All’ingresso, ci venne ad aprire il padrone di casa. Si trattava di Gaetano, un grande amico di Rocco, col quale condivideva certi gusti in fatto di ragazzi e dal quale mi era capitato di farmi scopare insieme a lui. Era un bell’uomo, coetaneo di Rocco, essendo cresciuti insieme, ma appariva più elegante e raffinato, anche se a letto non era da meno dell’amico.
“Benvenuti. È lui il festeggiato, immagino. Proprio un bel ragazzo, complimenti. Io sono Gaetano e tu Alfredo, se non sbaglio”.
“Si, lui è Alfredo” risposi io perché lo vidi imbambolato al cospetto dell’uomo.
“Venite, entrate, vi stavano tutti aspettando”.
Ci condusse in un grande salotto dove, seduti comodamente nel divano e nelle poltrone altri tre maschi pressoché della stessa età, anch’essi robusti, massicci e pelosi, che si alzarono per venirci incontro. Tutti portavano la fede nuziale mostrando così il loro stato civile ed inoltre, sapendo che Rocco e Gaetano avevano un totale di cinque figli, anche loro potevano essere padri premurosi di ampia prole. Se ne stavano beatamente nudi, con dei batacchi pendenti da far prevedere misure considerevoli in erezione.
“Sorpresa!” dicemmo in coro al sempre più stralunato Alfredino. Si presentarono come Domenico, Leopoldo e Giacomo, tre manovali rumeni alle dipendenze di Rocco. Anche coi primi due ero stato qualche volta, mentre il terzo non lo conoscevo.
“Loro sono il regalo per te, anzi noi tutti. Per regalo ti ho organizzato una bella gang-boy dove tu sarai al centro dei festeggiamenti con fiumi di sborra, fratellino”.
“Cccche volete farmi?”
“Naturalmente sarà qui che perderai la tua verginità – intervenne Rocco – e sarò io ad avere il privilegio di togliertela. Sei d’accordo?”
Alfredo si era fatto tutto rosso e con difficoltà riuscì a dire qualcosa. “Grazie, grazie. È stata veramente una sorpresa. Non potevo aspettarmi tanto. Grazie fratellone. Solo… ho un po’ paura”.
“Tranquillo. Non devi averne. Se ne hai voglia, ti sarà tutto molto facile”. Mio fratello annuì convinto.
“Che aspettiamo? Spogliamoci anche noi e diamo inizio alla festa” disse Gaetano. Ci denudammo velocemente, solo Alfredo ci mise un po’ di più, forse perché ancora intontito dalla sorpresa, ma il suo fare più lento apparve come una specie di spogliarello tanto che, quando si tolse anche le mutandine, ci fu un fischio di approvazione ed un’ovazione nei suoi confronti. Gli si avvicinò Rocco e gli mise una mano ad impastargli una chiappa.
“Sei proprio ben fatto, piccolo. Sarà un vero piacere farti provare il primo cazzo della tua vita”. E il cazzo era pienamente d’accordo tanto da cominciare a gonfiarsi. L’uomo si abbassò a baciarlo lungamente e con passione così che, quando il bacio finì, tutti i cazzi presenti erano eccitati, compresi i loro naturalmente.
Rimasi stupito con quale velocità Alfredo entrò nel suo ruolo di sottomesso. Si vedeva che aspettava da tanto quel momento. Ormai consapevole della situazione, si inginocchiò davanti a Rocco e prese subito in bocca la grossa cappella che coronava la possente asta che conoscevo bene. Si capiva che, dopo averne gustato il sapore, ne fu entusiasta e cercava di avvolgergli attorno la lingua.
“Aaaahhhh, siiii, bravoooo. Succhialo e prendine di più. Oooohhhh, siii, cosììì. Accidenti! Fortuna che è la prima volta che fai un pompino! Sei proprio una troia nata. Aaarrggghhh. Chissà se diventerai più troia di tuo fratello”. Non me la presi, anzi, mi sentii quasi orgoglioso di essergli fratello.
“Tesoro, se non ce la fai a prenderne di più passa a leccarmi i coglioni. Bravo, si, così, mmmm, cosi, si. Anche se non ti entra tutto in bocca, sono certo che ti entrerà tutto in culo. Ti prometto che ce lo farò entrare tuttoooo, aaahhh”. Poteva sembrare una minaccia e forse lo era, ma per il suo bene naturalmente.
Rocco poi si è sdraiato sulla moquette, tenendosi il grosso palo in posizione verticale. “Siediti sopra di me e infilatelo nel culo gradualmente, deciderai tu come farlo”. Alfredo gli si mise a cavalcioni e se lo puntò al piccolo orifizio grinzoso, ben deciso a sverginarsi da solo.
“Un attimo – intervenni io – aspetta un attimo. Lo piegai in avanti, presi della crema da un barattolino che il padrone di casa mi porse, e gliene misi abbondantemente sopra, anche inserendogliene un po’ dentro con un dito. Un piccolo schiaffetto su una chiappa e “Vai”.
Lui si calò lentamente sopra quella verga ormai dalle dimensioni che sembravano impossibili per quel culetto così piccolo, ma sapevamo tutti che ci sarebbe riuscito. Ebbe un sussulto quando la cappella cominciò ad aprirsi l’ingresso e si tirò leggermente su. Ma era deciso e subito si riabbassò e questa volta la cappella entrò allargandogli l’ano. Si vedeva che provava dolore ma anche piacere. Tentò di scendere ancora di più ma il dolore lo fece ritrarre, lasciando però la cappella inserita. Tentò ancora più volte, ma sempre tornava su di colpo, come se non riuscisse a resistere al dolore finché Rocco, sotto di lui, che lo teneva saldamente per i fianchi, non perse la pazienza.
“Adesso basta, ragazzino, non posso aspettare ancora. Ci penso io” e, con un colpo secco di bacino, glielo ficcò tutto dentro, sverginandolo e sfondandolo.
“AAAAAHHHHH”. Un urlo straziante rimbombò nella stanza assieme ad un brusio di approvazione da parte dei presenti.
“Finalmente!”, “L’hai sfondato, bravo!”, “Così si rompe il culo alle troiette”, “Adesso fottilo come merita”, “Dacci dentro”.
Rocco, con forza irrefrenabile, prese a chiavarlo dal basso con colpi secchi e decisi.
“Ti rompo il culo, piccola puttana. Ti sfascio il buco, mignotta schifosa. Ti sventro”. Lo conoscevo quel maschio. Quando era preso dalla foga della chiavata non aveva limiti sia nella forza che ci metteva e sia negli epiteti che gli uscivano dalla bocca. Faceva parte del gioco. Alfredo, da parte sua, non urlava più. Gemeva, si lamentava, si divincolava come se volesse sfuggire alla presa senza riuscirci. Ma certo che non ci riusciva. Si vedeva bene che, assieme al dolore, provava per la prima volta quel immenso piacere di essere posseduto da un maschio, lo stesso che a me spingeva ad essere sempre più troia.
I presenti applaudivano, incitavano la monta, si segavano senza esagerare per non venirsi in mano, tanto i loro cazzi erano paurosamente gonfi. Guardavo mio fratello che perdeva la verginità e si trasformava anche lui in una troia affamata di cazzo, ma guardavo con avidità anche quei cazzi intorno che avrei svuotato molto volentieri. Il festeggiato era lui ma anche io avrei voluto che mi facessero la festa.
“Eccoti la sborra in culo. La prima della tua vita, piccolo. Ecco, ecco, ti riempio, eccola, eccola, aaaarrrgghhh”. Vennero insieme. Il maschio tutto dentro e mio fratello, sul petto dell’uomo, lordandogli i peli brizzolati, e senza toccarsi. Qualcuno raccolse il suo sperma con due dita, due o tre volte, e gliele portò alle labbra, bagnandogliele del suo stesso succo.
Rocco lo afferrò per i fianchi e lentamente se lo sfilò da sopra. Il suono fu quello di una bottiglia sturata. Il cazzo, ancora rigido, era umido e viscido di sperma, umori e sangue. Alfredo venne tirato su da Gaetano. Sembrava che non si reggesse in piedi per la forte sensazione provata per la prima volta nella sua vita.
“Mi è sembrato proprio che ti sia piaciuto, vero piccolo?”
“Mi ha fatto male ma è stato fantastico. Sento il buco dolorante e mi sembra di averlo ancora dentro, anche se sento entrare l’aria. Ma quanto mi ha aperto?”
“Non ti preoccupare di questo. Quando ci saremo passati anche noi non avrai più problemi”, disse uno dei rumeni.
“E non ne potrai più fare a meno”, aggiunse Rocco.
“Vero. Adesso tocca a me, ragazzo. Sdraiati di schiena che ti prendo alla missionaria”.
Mio fratello obbedì, il padrone di casa, inginocchiato tra le sue gambe, gliele sollevò in modo che i piedi gli toccassero appena le spalle, tanto era più piccolo di lui, gli afferrò saldamente il sederino, con i pollici gli aprì le natiche e, con un colpo secco, gli ficcò quel suo durissimo tronco nelle budella. Alfredo gridò, ma sembrò più per la sorpresa, tanto ne sembrava soddisfatto. Il succo di cui era pieno schizzò fuori.
“Aaahhh puttanella, che culo! Grazie a Rocco sei bagnato e aperto come una figa, così ti posso chiavare come piace a me. Tieni, prendi, prendi, prendi”. Lo martellava forte e con decisione, tenendolo per le caviglie, con rumore di sciacquettio. Il mio fratellino gemeva e si agitava, ormai trascinato nel limbo del piacere. Ebbe un sussulto come di fastidio quando glielo tirò fuori di colpo, ma fu solo un attimo perché lo rivoltò mettendolo a pecorina e glielo risbatté dentro con forza, fottendolo con ancora più energia.
Lo sverginamento-stupro di Alfredino mi stava eccitando in maniera pazzesca. Avevo il cazzo che stava per esplodere, non riuscivo a resistere, così mi avvicinai inginocchiato davanti alla sua testa. Lo presi per i capelli e gliela sollevai, giusto in tempo per ficcarglielo in bocca e sborrami l’anima dentro di lui. Poteva rimanere soffocato da quanta ne sparai, ma lui ebbe la prontezza di ingoiarla tutta, senza preoccuparsi che quello che stava mandando giù era lo sperma di suo fratello più grande. Gli piacque il sapore che gli rimase in bocca, tanto che mi guardò e sorrise, benché avesse la faccia stravolta per il brutale pistonamento che stava ancora ricevendo nel sedere.
“Ecco, ho finito di romperti il culo e sto per venire. Adesso ti riempio del succo dei miei coglioni, puttanella”.
“Si, si, fammi sentire donna”.
“No tesoro, ti sbagli. Non sei donna, sei una femmina maiala, sei appena diventata una scrofa da farcire a volontà. Cazzooo, sto per sborrare. Ecco, ecco, eccooooo, ti ingravidoooo”. Con un urlo animalesco fu travolto dall’orgasmo e si scaricò completamente, scosso a scatti, con gli occhi chiusi, perso nel piacere. Dalla durata dell’orgasmo pensai che la quantità di sperma sparata doveva essere stata veramente tanta. Alla fine, si abbatté sopra la schiena del piccolo Alfredino, che fu schiacciato a terra sotto il suo considerevole peso.
Ripresa cognizione di sé, il maschio si rialzò sturandogli il buco martoriato, da cui prese a fuoriuscire il cocktail delle due sborrate che aveva ricevuto. Lo gratificò un lungo applauso da parte dei tre rumeni che si erano beati di quella eccellente scena live, segandosi le loro dure mazze sempre più pronte all’uso.
“Ora tocca a noi dare il nostro regalo al festeggiato. Adesso che lo avete aperto e sfondato per bene, penso che sarebbe ora di fargli vivere un’altra nuova ed appagante emozione. Che ne dite se, per completare la trasformazione di questo bel ragazzo in una ninfomane, gli facessimo provare una bella tripletta?”. A parlare era stato Leopoldo che, coi suoi 60 anni, era il più anziano dei tre. La sua corporatura robusta forse più degli altri, forgiata da anni di duro lavoro in cantiere, faceva intendere che non sarebbe stato da meno degli altri.
“Già, è vero – disse Gaetano – perché no? Sarebbe veramente un bel regalino”.
Alfredo mi guardò come per chiedermi in cosa sarebbe consistito e io lo rassicurai che la troia che avevo visto nascere in lui ne sarebbe stata più che felice. Il primo, Domenico, si sdraiò in terra a cazzo dritto. Mio fratello questa posizione l’aveva già provata, quindi si sistemò e ci si sedette sopra con facilità, cominciando ad andare su e giù godendosi quella mazza turgida. Il secondo, Giacomo, gli prese la testa e, tenendola saldamente, si abbassò e cominciò a scoparlo in bocca a ritmo sostenuto, ogni tanto affondandogli dentro fino in gola. Mio fratello si sentiva completamente appagato e non immaginava quello che gli sarebbe accaduto di lì a poco. Le sue mani si appoggiarono dalle gambe muscolose e pelose del maschio che aveva davanti all’ampio torace, anch’esso peloso, di quello sotto di lui che lo stava scopando con rapidi movimenti di bacino.
Passò qualche minuto così, fottuto contemporaneamente nei suoi due buchi, prima che si realizzasse il triangolo. Il sogno di ogni troia che si rispetti. Leopoldo si mise dietro, piegò le gambe fino all’altezza giusta, gli afferrò gli stretti fianchi e forzò l’orifizio posteriore già completamente occupato dal collega. In un attimo sprofondò tutto dentro assieme all’altro, spaccandogli definitivamente ed irrimediabilmente il buco. Alfredo si irrigidì, si poté sentire il suo urlo strozzato benché avesse la gola occupata dal maglio nodoso. I tre maschi presero a pomparlo duramente coprendolo coi loro corpi possenti ed avvolgendolo con le loro braccia forti e le mani ruvide, avvolto dal loro sudore. Non aveva scampo e, dopo qualche minuto, non ne aveva neppure voglia, godendo nel sentirsi usato insieme dai tre maschi infoiati come bestie.
“Vedi come piace anche al tuo fratellino? Si vede che siete della stessa pasta. Hai avuto proprio una bella idea per la sua festa dei 18 anni. Gli abbiamo fatto proprio un bel servizietto, vero?”.
“Grazie a te, Rocco, che l’hai saputa organizzare così bene”.
“Che ne dici se, mentre loro si spupazzano Alfredino, io mi godo il mio Lorenzo come dico io?” e mi mostrò il suo pisellone sguainato pronto a fare scintille.
“Si papà te lo meriti, fammi quello che vuoi, sai che ti appartengo”.
“Bravo il mio cucciolo. Mmmmm aaahhh” e mi impalò con decisione facendomi gemere di piacere ed i miei lamenti si unirono a quelli di mio fratello ed ai grugniti dei maschi scatenati.
“Cazzooo, che culo rotto fantastico che hai. Non mi basta mai. Gaetano, che stai a fare li a guardare, vieni qui, ficcaglielo in bocca intanto”. Così anche io ho avuto la mia buona dose di cazzi e per tutta la notte io e Alfredo abbiamo soddisfatto con estremo piacere tutti quei maschi insaziabili, che si sono alternati nei nostri buchi facendo dei nostri giovani corpi lo scarico dei loro coglioni.

(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma non mancate di godervela il più possibile. Buona sega a tutti).
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