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Gay & Bisex

DOVETTE CONFESSARLO AL PADRE


di Foro_Romano
01.12.2016    |    31.528    |    16 9.2
"Dopo qualche secondo di silenzio aggiunse “Sai una cosa? Mi ha eccitato molto il tuo racconto sui camionisti..."
(Racconto n. 73)

Il ragazzo sentì bussare alla porta. “Alberto, posso entrare?”
Accidenti, proprio in quel momento era nel massimo dell’eccitazione nel vedere sul portatile un filmino gay dove un uomo maturo, con un cazzo spaventoso, stava sventrando un cuccioletto voglioso come lui. Stava quasi per venire. Spense rapidamente il sito, si sedette sul bordo del letto e tenne sulle gambe il computer per coprire l’erezione.
“Si, certo papà, entra”.
Il padre entrò richiudendosi la porta alle spalle. La sua presenza lo scombussolò ancora di più perché, ai suoi occhi, era un uomo meraviglioso. Aveva 53 anni molto ben portati. Era alto e dal corpo statuario perché in gioventù era stato nuotatore professionista ed ancora, quando poteva, andava nella piscina comunale a fare qualche vasca. Due spalle larghe, la vita stretta e muscoli dappertutto, specialmente su braccia e cosce. Per non dire del folto pelo che lo ricopriva ovunque. Quando gareggiava si depilava ma poi aveva lasciato libera la natura di riprendersi il suo spazio e ad Alberto era proprio così che piacevano gli uomini.
“Posso sedermi accanto a te? Dovrei parlarti”.
“Ma certo, papà”.
Dalla sua espressione la cosa apparve subito seria. Di che si trattava? Oddio, forse aveva saputo dei suoi gusti sessuali. Se si trattava di quello, cosa gli avrebbe risposto? Dentro di sé il ragazzo sentì ribollire una paura pazzesca e l’uomo se ne accorse.
“Non ti agitare. E’ una cosa seria ma a tutto si trova una soluzione. Stai tranquillo” e gli mise una mano sulla gamba per tranquillizzarlo. “Ho approfittato del fatto che tua madre è uscita a fare acquisti con la sua amica Gianna ed io devo farti un discorso molto importante, da uomo a uomo, del quale lei non deve sapere niente. Almeno per ora”.
“Cccche c’è, papà? Ho fatto qualcosa di grave?”
“Non ti preoccupare, te l’ho detto. Se è vero è meglio che ne parliamo. Girano delle voci in paese su di te…”
Il cuore gli si fermò e divenne pallido come un lenzuolo.
“Stai calmo. Stai calmo” e gli batté due volte la mano sulla gamba per tranquillizzarlo. Mi hanno detto che ti hanno visto l’altro giorno dietro al capannone della fabbrica abbandonata mentre… ecco… mentre ti intrattenevi con due uomini. E’ vero?”
Eccome se era vero! Aveva fatto loro pompini con l’ingoio e si era fatto sbattere alla grande con tanto di abbondante sborrata in culo da parte di tutti e due. Erano camionisti siciliani di passaggio e lui non se li era fatti sfuggire. Ma adesso era proprio nei guai.
“Ecco… io… non…”. La voce gli tremava.
“Se è vero non negarlo perché io non mi arrabbierò per questo. La natura, anche quella umana, non è mai solo bianca o nera ma ha un’infinità di varianti. Il mondo è pieno di animali, di piante, di montagne e colline tutti diversi tra loro, di tutti i colori e forme anche le più impensabili per una mente umana. La Natura è l’espressione del Creato. E’ il segno di una mente sovrumana, divina se vogliamo”.
Il ragazzo rimase di stucco. Aveva paura di una sfuriata da parte del padre ma lui, anzi, sembrava accettare quasi con rassegnazione il fatto che lui era ricchione. Questo lo rinfrancò.
“Dunque, se a te piacciono gli uomini non hai che da dirlo apertamente, anziché tenerti un segreto così pesante dentro. Ti sentirai meglio”.
Abbassò gli occhi. “Ecco, non volevo dirvelo anche per non darvi un dolore. Tu mi dici che per te non c’è problema ma per mamma?”
“A mamma glielo diremo con calma e vedrai che anche lei lo accetterà. Ti vuole bene come te ne voglio io e vogliamo che tu sia sereno per affrontare la vita che hai davanti”.
Il padre gli mise un braccio sulle spalle e rimasero così in silenzio per un po’. “Allora dimmi. Quando hai cominciato ad accorgerti di questo tuo interesse?”
“Non lo so. Credo di averlo sempre avuto. Ricordo che quando ero molto piccolo mi piaceva di più stare sulle ginocchia di un uomo che di una donna, specialmente sulle tue” azzardò rimanendo con la testa bassa.
“E poi?”
“Beh, poi ho cominciato a fantasticare ed a toccarmi”.
“Hai cominciato a tirarti delle seghe?”
“Prima erano solo toccamenti poi, si, sono diventate proprio seghe. Specialmente la sera quando mi mettevo a letto”.
“E’ capitato a tutti gli uomini… dico di segarsi, non a tutti di pensare ad altri uomini”.
“Invece per me è sempre stato così. Ogni sera mi porto della carta da cucina qui e, dopo, mi ripulisco per bene e la mattina la butto senza farmene accorgere” e sorrise guardando il padre.
“Quando hai cominciato ad avere contatti sessuali?”
“Sarà un paio di anni. Si, da quando mi sono diplomato”.
“Con chi l’hai fatto?”
“Col Bruno. Quel mio compagno di università col quale ogni tanto ci chiudiamo in camera per studiare ma anche per fare… questo”.
“Ah, il Bruno! E ti piace? Gli vuoi bene?”
“No, papà. E’ solo per sfogarsi un po’. Gli faccio qualche pompino, lui mi scopa…”. Oddio si era spinto troppo oltre. Si bloccò.
“Tranquillo! Dunque tu sei solo passivo?”
“Credo di si. Mi piace”.
“E’ stato lui a sverginarti?”
“Si ed è stato bellissimo. Io avevo un po’ paura del dolore, invece è stato dolcissimo e mi è piaciuto subito molto”.
“E perché non è nata una storia tra voi?”
“Perché, come ti ho detto, per lui era solo uno sfogo e poi perché…”
“Vai avanti”
“Perché a me piacciono gli uomini più grandi, più maturi”.
“In pratica ti piace essere sottomesso”.
“Si e poi… perché hanno i cazzi più grossi e mi aprono meglio”. Adesso aveva veramente superato il limite.
“E dove li trovi?”
“Mi fermo a parlare con i camionisti che passano sulla statale e si fermano all’area di sosta”.
“E cosa ti fanno?”
“Beh, andiamo dietro le siepi del bosco e mi spogliano completamente. Mi ammirano il corpo e specialmente il sedere. Poi tirano fuori i loro cazzi duri, mi leccano il buchino per bagnarmelo tutto e me li mettono dentro. Mi scopano anche due per volta: uno in bocca e l’altro dietro”.
“E ti fai venire dentro?”
“Si, certo. Mi piace tantissimo sentire i loro schizzi dentro di me”.
“E la sborra? Ti piace berla?”
“Oh si, tantissimo. Sono tutte di sapore diverso: quella più dolce, quella più salata, quella più densa e quella più liquida, quella più abbondante e quella meno ma più pastosa”.
Il padre sembrava triste. Forse non doveva entrare così nei particolari. “Papà, scusa, non volevo… mi dispiace…”
“Dispiace a me, figliolo” e la sua mano gli accarezzò la guancia rimanendovi sopra. “Tu non capisci…”
Con l’altra mano prese la sua e la posò sulla patta dei suoi pantaloni. Sotto il tessuto si sentiva chiaramente la mazza tostissima. Quei discorsi lo avevano eccitato.
“Mi sei sempre piaciuto, figlio mio, ma mi sono sempre trattenuto. Se avessi saputo di questo tuo interesse te lo avrei detto prima e, forse… sarei potuto essere stato io a sverginarti”.
Le loro bocche si unirono in un bacio appassionato. La mano dell’uomo passò dalle spalle alla nuca per tenergli ferma la testa e potergli affondare meglio la lingua in bocca. Suo padre, il suo ideale di uomo lo stava baciando! Il contatto con quelle labbra, quella barba folta! Un languore gli salì dallo stomaco al cervello. Non capì più niente e si lasciò andare tra quelle forti braccia, svenendo quasi. Le loro salive e le loro anime si unirono in quel bacio interminabile.
“Oh papà ti voglio bene. Quanto avrei voluto anch’io che tu fossi stato il primo! Questo è il letto dove è successo. Sarà sufficiente a consolarci adesso?”
“Figliolo, non so se è il caso… io sono tuo padre… io non dovrei… Ohhh”
La presenza della mano del giovane sul suo inguine si era fatta più viva e gli andava accarezzando l’asta quasi a fargli una sega attraverso la stoffa. Non riuscì a parlare quando gli si inginocchiò davanti. Lui istintivamente aprì le gambe così che gli si poté avvicinare meglio per strofinarci sopra la faccia, mordicchiando e baciando la protuberanza sempre più gonfia.
Si guardarono negli occhi quando le piccole mani gli aprirono il bottone e gli tirarono giù la zip. Si alzò persino un poco per facilitarlo ad abbassargli i pantaloni e le mutande assieme. Il grosso membro schizzò libero e fu subito fagocitato interamente da quell’umida bocca, che prese a pomparlo.
“Accc… Aaaooo… Porc… Ohhh sei fantasticooo”. In un secondo la lussuria ebbe la meglio sulla ragione. Gli posò una mano sulla testa per accompagnarlo nel movimento ma senza costrizione, mentre l’altra andò a puntellarsi in dietro sul letto per non cadere disteso.
Il ragazzo, con la bocca piena sbavante sempre più saliva, pensava solo che finalmente stava realizzando il suo sogno e voleva dare il meglio di sé, tutto quello che aveva imparato dalle sue esperienze. Lasciò un attimo la mazza, che mantenne impugnata, per passare ad insalivare il pesante e peloso scroto che subito, a quel contatto, si contrasse. Poi tornò sulla cappella e riprese a spompinare con furore.
L’uomo non resistette molto a quel trattamento. Nessuno era mai stato così bravo. Sapere che quello era suo figlio lo eccitò ancora di più. “Cazzo, Alberto, fermati, fermati, sto per venire, fermartiii”. Ma non si fermò e non si sfilò neppure. Bevve tutto, fino all’ultimo, fino alla fine del sublime orgasmo. Spremendo con la mano, leccò le ultime gocce. Non volle perdersi niente di quel succo che lo aveva procreato.
Si abbandonò poi con la testa sulla coscia pelosa e muscolosa del padre, accanto al grosso membro flaccido e con in bocca il sapore del più buono sperma che avesse mai assaggiato. Si sentiva bagnato. Solo allora si rese conto di essere venuto nel pigiama, ma non si mosse. Respirava e gustava l’odore intimo del maschio.
Quell’abbondante sborrata non aveva però saziato le loro voglie, anzi forse erano aumentate. Si abbracciarono di nuovo e, mentre si abbracciavano, si spogliavano vicendevolmente con furia fino a rimanere completamente nudi distesi sul letto. Il corpo del ragazzo strideva a confronto di quello massiccio dell’uomo. In breve, tra baci e carezze, i loro cazzi tornarono ad essere rigidi come il marmo ma caldi e soffici come baguette di pane appena sfornate.
“Alberto, non ne posso più, mi fai impazzire. Ho voglia di possederti”.
“Si, papà, lo voglio anch’io. Prendimi, sono a tua disposizione”.
Il padre lo fece girare disteso a pancia in giù. Ammirò quel corpo perfetto, quel culetto a mandolino, sodo e morbido nel contempo. Lo accarezzò, lo massaggiò, lo palpò con forza con le sue grandi mani, gli allargò le chiappe e scoprì il buco voglioso che lo avrebbe accolto. Si vedeva bene che era stato profanato più volte e, solo l’idea di quello che gli avevano fatto, gli fece salire la libidine al massimo.
Puntò la cappella (non se l’era mai vista così grossa) e spinse con delicatezza in quelle giovani carni, reprimendo la voglia di usare la forza. Il glande venne risucchiato in un attimo e la corona passò facilmente lo sfintere. Il figlio lo incitò.
“Papà, non pensarci troppo, sfondami e montami come una vacca”.
“Oh si, piccolo mio, è quello che voglio” e da quel momento si trasformò in un toro da monta senza freni. Sbuffava come un bufalo mentre ci dava dentro con forza dapprima in tutte le direzioni e poi sempre più in fondo ad impalarlo col suo tronco nodoso. Gli vennero in mente le immagini più perverse.
“Tieni, prendilo tutto. E’ così che ti ti fai fottere dai camionisti? Dimmi, è così?”
“Si, così, mi piac…eee… ahhh. Siii. Rompimi il culo. Sfondami, sfondamiii…”
“Sei una troia, una lurida zoccola. Ti faccio vedere io come devono essere scopate le troie come te. Prendiii… Gli schizzi ti usciranno dalla bocca, piccola puttana”.
Continuò a martellarlo ed a coprirlo di insulti per una buona mezz’ora fino a che, con un urlo, “Aaagrr… Oooaaahhh… Sborrooo… Vengooo… Ti vengo in culooo, tesoro mio”. Lo strinse a sé e gli scaricò dentro un’enorme quantità di sperma bollente, abbandonandosi poi su di lui.
Il ragazzo, che era già venuto contro le lenzuola durante l’amplesso, si sentiva il culo bruciare ma sentiva anche un’enorme felicità. La presa di coscienza di avere dentro il corpo il grosso cazzo di un vero maschio immerso in un mare di sborra gli dette il colpo di grazia e se ne venne un’altra volta.
Quando l’uomo si sfilò e si mise al suo fianco ansimante, lui gli si accoccolò sotto l’ascella, ponendogli un braccio sul torace peloso. L’odore pungente del sudore lo spinse a leccargliela, immergendo la lingua nel pelo che ne era intriso. Il padre lo strinse per le spalle.
“Papà, adesso posso considerarmi la tua amante? Mi vorrai ancora?”
“Certo, tesoro mio. Ti prometto che d’ora in poi non ti farò mai mancare il mio cazzo, in bocca o in culo che sia. Sei un ottimo amante”.
Dopo qualche secondo di silenzio aggiunse “Sai una cosa? Mi ha eccitato molto il tuo racconto sui camionisti. Ti ho immaginato in mezzo ad un gruppo di loro pronto a soddisfarli tutti. L’hai fatto davvero?”
“Si, papà. Per dirtela tutta, una volta erano in cinque e sono venuti più volte e mi hanno riempito non solo i buchi ma anche la faccia”.
“Mmmm deve essere stato molto bello! Per tutti, dico. Sia per te che per loro”.
“Oh si, erano molto soddisfatti e anche io, naturalmente. Ma adesso, ti prometto…”
“Una volta ci andremo insieme e mi unirò a loro. Deve essere fantastico vederti usato da tanti maschi arrapati che vogliono svuotarsi le palle”.
Il giovane rimase un po’ perplesso a quelle parole ma poi capì che, col sostegno e la presenza del padre, la sua vita sarebbe stata molto più serena e… di sicuro molto soddisfacente. Sorrise. “Si, certo, papà, ci andremo una volta”, ben sapendo che non si sarebbero limitati solo ad una.

P.S.: E’ la prima volta che scrivo di un incesto ma faccio presente che i personaggi sono adulti consenzienti. Mi rammarico solo che non ci sia la sezione “Incesto gay”.

(Le stesse cose si possono fare con le precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela).

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