Gay & Bisex
SONO A SUA DISPOSIZIONE 2 - Com’è bello dentr
di Foro_Romano
03.01.2025 |
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"Girati, fammi vedere il culetto..."
SONO A SUA DISPOSIZIONE 2 - Com’è bello dentro al budelloDa quella sera, da quando cioè l’uomo dei miei sogni mi aveva sverginato, non ho fatto che pensare a lui, a quel fantastico momento in cui sono stato impalato da quel maschio, dal quel suo grosso cazzo nodoso. Il mio buco dolorante era sempre lì a ricordarmelo e, appena potevo, dovunque mi trovassi, mi appartavo in qualche bagno per tirarmi una sega.
Come avevo immaginato, dati i suoi muscoli sviluppati, è muratore. E’ sposato, ma non mi importa. E’ stato il primo uomo a scoparmi il culo e il mio desiderio per lui è sempre più forte. Prima perché il mio culetto non era ancora pronto, poi per alcuni suoi impegni, purtroppo le giornate sono passate. Fuori dell’orario del suo lavoro ci sentiamo spesso per telefono in attesa di poterci rivedere.
Ci raccontiamo la nostra vita. Mi ha detto di essere rumeno. Non me ne ero accorto perché parla molto bene l’italiano. Che ha tre figli, di cui uno pressoché della mia età, ed una moglie con la quale ormai ha rapporti molto sporadici (almeno così dice), giusto per dovere coniugale. Che desiderava da tempo trovare un ragazzo come me anche se cercava di allontanare questo pensiero ma non ci riusciva fino a che, quella sera, si è lasciato trascinare dalla voglia arretrata pazzesca che gli era montata dentro e da quello che gli aveva detto l’amico sulla bravura dei froci. Si scusa sempre per il dolore che mi aveva provocato, anche se continuo a ripetergli che era proprio quello che sognavo da tanto.
Da parte mia, gli ho detto dei due anni passati a spompinare sconosciuti nel bosco in attesa di trovare l’uomo giusto e lo avevo trovato in lui. Qualche sera ci siamo fatti una videochiamata, dove gli mostravo il mio buchino ormai slabbrato ma sempre meno arrossato. Mi mostrava il suo cazzo che, a quella vista, si eccitava e tornava ad essere il grosso randello che avevo piacevolmente subìto. Ero pronto per potermi dare di nuovo a lui, alla sua bramosia, che volevo sempre scatenata come era stata la prima volta. Volevo sentirmi il suo desiderio addosso. Inutile dire che ogni telefonata finiva con una sega grandiosa da parte di tutti e due, immortalata dagli schermi dei nostri smartphone. Lo desideravo ardentemente e finalmente il momento è poi arrivato.
“Ho organizzato tutto. Quando finisco di lavorare e il cantiere si è svuotato, torno con te e andiamo nella cameretta dove gli operai mangiano e si riposano. Ci sono un paio di letti e lì potrò farti di nuovo mio”.
“Sicuro che staremo tranquilli?”
“Si, si, il guardiano è il mio amico di cui ti ho detto e che mi ha consigliato i froci. Quindi da parte sua non c’è problema. Mentre saremo in camera, lui controllerà che non ci sia nessuno a disturbarci”.
“Oddio, sono emozionato non puoi immaginare quanto. Ho paura che non potrò trattenere le mie grida di piacere”.
“Non ti preoccupare. Siamo dentro il cantiere e nessuno ti sentirà. Anche io non vedo l’ora di stringerti tra le braccia, baciarti e fotterti forte come ci piace. Sai che quando comincio non posso più fermarmi”.
Così il giorno dopo è venuto a prendermi con la sua vecchia macchina nel luogo dell’appuntamento. Durante il percorso si è fermato un poco dove non poteva vederci nessuno e mi ha baciato intensamente. Istintivamente gli ho messo la mano sulla patta gonfia.
“Fermati, sennò potrei venire nei pantaloni e noi non vogliamo questo. Ver0? Lo sperma del tuo uomo non deve andare sprecato. Giusto?”
“Si, giusto. Hai ragione”.
“Allora, obbedisci, stai buono fino a che non saremo lì”.
Ha riacceso l’auto e ripreso il cammino. Arrivati al cantiere, il guardiano ci ha aperto il cancello e siamo entrati. Me lo ha presentato. Anche lui era un tipo niente male, un egiziano di mezza età dal pelo brizzolato che mi ha squadrato con un sorrisino ironico.
“E bravo, te lo sei scelto proprio carino il cucciolo”. Poi, rivolto a me “Mi ha detto quello che avete fatto. A saperlo, sarei dovuto passare io a farti la festa per primo”, leccandosi le labbra.
“Beh, ti ringrazio ma adesso abbiamo da fare” e mi ha indirizzato verso la porta della baracca.
Una volta dentro “Finalmente” e mi ha spinto contro la parete abbassandosi a baciarmi. La sua lingua si è impossessata della mia bocca, le sue grandi mani del mio corpo e del mio culetto in particolare. Il suo desiderio era anche il mio e la sua irruenza mi ha fatto subito capitolare. Ero un oggetto tra le sue braccia forti e pelose. Mi sono sciolto all’istante. Staccatosi, mi ha guardato intensamente.
“Voglio vederti nudo. Spogliati immediatamente” mi ha ordinato in tono deciso.
Mentre lo facevo, anche lui si è spogliato, senza mai staccarmi gli occhi di dosso, famelici. Devo dire che anche io avevo molto da ammirare. Un uomo maturo, dalla corporatura robusta, possente, completamente coperto di pelo brizzolato e aderente sulle braccia, sulle gambe, sull’ampio torace scolpito (dove lo aveva più folto), con i suoi grossi baffi dominanti su una barba non rasata da qualche giorno, con lo sguardo che diventava sempre più laido e feroce. Per ultimo, si è tolto i boxer, mettendo in mostra quel suo pisellone sguainato e turgido. Io ero rimasto con le mie mutandine addosso.
“Ho detto nudo”. Non mi ha lasciato il tempo di toglierle che me le ha letteralmente strappate di dosso. Era già completamente arrapato. Poteva sembrare pericoloso, ma sapevo che non mi avrebbe più fatto nulla contro la mia volontà.
“Cazzo, sei proprio bello. Girati, fammi vedere il culetto. Mi sono girato. Al centro delle mie chiappette, coperte da una leggera peluria, faceva occhiolino lo scuro sfintere boccheggiante, pronto per essere scardinato dal suo palo prepotente. Mi ha afferrato e sbattuto sul letto di schiena. Da tale inizio, mi aspettavo di essere preso subito con la forza, invece ha cambiato atteggiamento. Mi ammirava, mi carezzava il corpo, il viso, gli occhi, le labbra. Si era sistemato sopra di me ma senza aderire, in ginocchio e tenendosi sulle braccia. Si è abbassato a leccarmi le piccole areole, a mordermi dolcemente i capezzoli eretti. Tra le sue braccia muscolose mi sono sentito femmina, mentre lui si trasformava in un bestione arrapato.
Sapevo però che tutta quella dolcezza era solo la pace prima della tempesta. Si è sdraiato al mio fianco, aderente a me. Continuava a carezzarmi il viso, come se non credesse che fossi vero. Gli ho preso in mano il cazzo che andava gonfiandosi e l’ho segato lentamente con l’evidente intenzione di succhiarglielo, ma non ha voluto. Mi ha baciato teneramente sulle labbra e finalmente si è mosso, aprendomi le gambe e sistemandosi in mezzo.
“Sai che non voglio un tuo pompino, almeno per ora. L’hai fatto a troppi uomini. Io voglio ancora quello che gli altri non hanno mai avuto”.
Nel dirlo, mi ha alzato le gambe tenendole da sotto le ginocchia e mi ha ammirato un po’ il buchino che lo desiderava tanto. Se le è messe sulle spalle, ha avvicinato il glande, lo ha bagnato abbondantemente di saliva, lo ha puntato e ha dato una piccola spinta. La mia voglia era così tanta che non ho avuto alcuna difficoltà a farlo entrare, accompagnandolo con un sospiro più di piacere che di dolore. E’ scivolato dentro lentamente, godendosi ogni centimetro di budello conquistato, con gli occhi chiusi, come in estasi. Alla fine, una spinta secca e si è piantato tutto dentro di me. Anche io provavo un enorme piacere e, a quel punto, ho emesso un piccolo grido. Si è avvinghiato fortemente al mio corpo, tenendomi il viso sprofondato nel folto pelo del suo petto. Ha preso a scoparmi sempre lentamente e sempre con estremo piacere da parte di tutti e due. Percepivo chiaramente l’ingombrante presenza del suo enorme palo nodoso.
La velocità della chiavata è andata sempre più aumentando e, con essa, i suoi grugniti animaleschi, i miei gemiti e le mie grida. La sua trasformazione si era completata. Oramai era una bestia infoiata. Le sue forti braccia mi stringevano a sé, le mie gambe avvinghiate alle sue cosce, le mie mani che cercavano di raggiungerle, le sentivo scattanti così come le sue natiche, con ritmo sempre più parossistico.
Quando la monta aveva raggiunto una forza animalesca, si è sollevato, continuando a scoparmi. Ha aperto gli occhi. Vi ho visto la maschia ferocia assoluta, a cui rispondevo con uno sguardo velato dal piacere di sentirmi preda di tanta virilità. Mi ha svangato con colpi ben assestati, mugghiando come un toro. Ha cominciato ad urlarmi oscenità da bordello che risuonavano piacevoli alle mie orecchie.
“Prendi ‘sto cazzo, lurida frocia. Ti scasso il buco, sporca vacca. Ti sfondo ‘sto cesso di buco, schifoso recchione”.
Io rispondevo: “Si, si. Sei il mio uomo, il mio maschio, sono la tua femmina, fottimi forte, sfasciami il culo. Oddio che bello”.
“Ti sfondo come meriti, puttana”.
Con quel trattamento sono venuto quasi subito sulla mia pancia. Ho continuato però a gemere, gridare, agitarmi, tenuto saldamente dalle sue forti mani. Piangevo dal dolore e dall’enorme piacere che provavo.
Quando anche lui ha raggiunto l’apice, l’orgasmo lo ha fatto esplodere dentro di me, svuotandosi le palle e schizzandomi la sua densa sborra con tale forza che mi sembrava che mi arrivasse al cervello. Sentirmi riempire le budella della sua crema è sempre una sensazione meravigliosa.
“Finalmente sei mio, Giulio, sei mio, mioooo”.
Rimase con le braccia tese, la testa abbandonata, la bava che gli colava dalla bocca, il cazzo ancora consistente piantato nelle mie viscere. Qualche secondo e si è sfilato rapidamente con un plop, lasciandomi l’ano distrutto, bagnato e grondante del suo sperma, e si è sdraiato di schiena a fianco a me per riprendere fiato, forse pentito di quello che aveva detto. Appena ripresomi dall’estasi, provai una sferzata al cuore. Non aveva fatto l’amore con me.
“Chi è Giulio? Dimmi, hai forse qualcun altro? Preferisci lui a me?”. Avevo gli occhi lucidi di un pianto che stava per esplodere. L’amore che sentivo nascere per lui si stava sfaldando come un castello di sabbia.
“No, no, piccolo, non ho nessun altro. Tu sei unico per me”.
“Allora, chi sarebbe Giulio?”, dissi con la voce strozzata.
“Ecco, Giulio… Come posso spiegarmi? Giulio, beh Giulio è mio figlio, il più piccolo”, confessò.
Feci un gran sospiro. “Dunque, tu in me vedi tuo figlio?”. Compresi il suo disagio e gli ho accarezzato la testa.
“No, no, non credo, forse. Scusami, sono confuso, non so perché alla fine mi è uscito il suo nome”.
Ero rinfrancato. In fin dei conti, scopando me evitava di scoparsi il figlio. Non mi avrebbe mai tradito per lui.
“Beh, se è per evitare grossi guai in famiglia, sono ben felice di sacrificarmi”, ho detto sorridendogli sollevato.
“Grazie per avermi capito e, per dimostrarti che sei tu ad eccitarmi, ti ordino di metterti a quattro zampe. Adesso tu obbedisci senza fiatare”.
Ce l’aveva di nuovo turgido come il marmo. Mi ha preso e montato ferocemente come un animale, instancabile, facendomi capire che ero veramente io la sua troia desiderata, sbattendomi il cazzo in culo e le palle pendenti e pelose contro le mie, fino a scaricarsi ancora dentro di me altre tre volte, sempre alternando momenti di dolcezza a momenti di fuoco. Non volendo, una volta gli è scappato ancora di chiamarmi Giulio e io, ormai nel ruolo, l’ho chiamato papà.
(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma non mancate di godervela il più possibile. Buona sega a tutti).
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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