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ZIO ACQUISITO


di Foro_Romano
05.05.2017    |    31.325    |    14 9.7
"La parete della sua stanzetta era in contatto col letto della zia ed ogni notte poteva sentirne i gemiti di piacere mentre veniva potentemente sbattuta dal suo..."
(Racconto n. 80)

Silvano era un ragazzo al penultimo anno delle superiori. La sua corporatura esile e la sua ridotta altezza lo facevano sembrare più giovane. Era sempre allegro e risultava simpatico subito a tutti. Scherzava sempre facendo una finta corte alle fidanzate dei suoi amici davanti a loro, così tutto finiva in una risata, ma lui di fidanzate sembrava non volerne sapere. La verità era che, dentro di sé, era molto combattuto.
L’idea di fare sesso con una donna lo attirava ma era come se si sentisse frenato da qualcosa. Cosa piaceva alle donne? Come si sarebbe dovuto comportare in quelle situazioni per renderle felici? Da anni si tirava le seghe con la mente che viaggiava in generiche situazioni erotiche dove, a parte gli ormoni che ribollivano, non era chiaro se stava pensando a donne od a uomini. Eh si, perché anche quelli comparivano nelle sue fantasie più perverse, ed erano quasi sempre uomini maturi.
Il padre si era separato dalla madre quando era molto piccolo ed era andato a vivere in un altro stato. Lui era cresciuto con la madre ma, in verità, non sentiva di aver mai sofferto la mancanza della cosiddetta “figura paterna”. In casa con loro era poi andata a vivere anche la zia, sorella della madre, dopo il divorzio. Anche con lei Silvano aveva un buon rapporto. Questa era la sua famiglia almeno fino a quando la zia non trovò un fidanzato e lo portò a vivere in casa con loro.
Era un bel tipo di 45 anni, alto e massiccio. Di lavoro era agente immobiliare. Di padre spagnolo del sud e di madre libanese, aveva ereditato una pelle olivastra coperta di una fitta peluria che cominciava un po’ ad imbiancarsi. Era atletico ed aveva un fisico molto ben mantenuto, anche per la grande passione per il ballo che condivideva con sua zia. Infatti era proprio in una sala da ballo che si erano conosciuti. Il ragazzo, dal primo momento che lo aveva visto, ne era rimasto affascinato. Era simpatico, affettuoso, sempre pronto ad aiutarlo. Non avendo autorità genitoriale su di lui, quasi non ne recepiva la differenza di età. Per lui era come avere un padre ed un amico contemporaneamente.
Doveva essere un grande amante, a giudicare dalla felicità della zia e specialmente dai rumori che si sentivano provenire dalla loro stanza dopo che la sera si erano ritirati a dormire. Sua madre più volte chiedeva alla sorella di fare più piano per non sconvolgere lui, che era ancora un ragazzo, ma lui non aspettava altro che quei momenti. La parete della sua stanzetta era in contatto col letto della zia ed ogni notte poteva sentirne i gemiti di piacere mentre veniva potentemente sbattuta dal suo uomo. Inutile dire che le sue seghe erano diventate ancora più vigorose unendo quei suoni con l’immagine di quel maschio scatenato in piena monta. Mostrava di essere molto attivo sessualmente, tanto che a volte aveva sentito la zia che gli diceva di smetterla, che esagerava. Quando a volte, scherzando, l’uomo lo bloccava stringendolo a sé, tra le sue forti braccia, lui provava un brivido mai provato prima e sperava che quella stretta durasse il più possibile. Lo stesso succedeva quando gli dava un bacio sulla guancia, resa pungente dalla dura barba anche se appena rasato. La sua prorompente virilità lo mandava in confusione.
Si rese presto conto che, se stava cercando una persona a cui confidare i suoi problemi, questo era proprio Juan, che di queste cose se ne intendeva certamente molto. Così un giorno che erano rimasti soli in casa perché le due sorelle erano andate a fare un giro per negozi, in vista delle imminenti feste natalizie e certamente ci avrebbero messo molto tempo, si decise a parlargliene. Gli raccontò tutto, di getto, come un fiume in piena: i suoi dubbi, le sue ansie, le sue remore. L’uomo lo ascoltò con attenzione e si mostrò molto comprensivo e pronto ad aiutarlo.
“Caro Silvano, ti capisco. Molti ragazzi della tua età hanno questi problemi. Da uomo a uomo, se vuoi far felice una ragazza devi capire cosa lei desidera. Devi entrare nel suo modo di pensare”.
“Che intendi?”
“Vedi, prima di dire o fare qualcosa devi essere certo che quello che stai per dire o per fare le faccia piacere”.
“Cioè?”
“Dovresti prima metterti nei suoi panni e cercare di capire quello che vuole. Non credere che alle ragazze non piaccia fare sesso, tutt’altro, solo che la vedono diversamente da te. Mentre per gli uomini il rapporto sessuale è il possesso della donna, per lei è importante sentirsi posseduta. Tu mi dirai che allora non ci sono problemi, i desideri si integrano. Si, certo, è così, però si tratta pur sempre di due desideri contrapposti e l’atto, pur essendo lo stesso, è vissuto da due fronti opposti. Non so se mi capisci”.
“Si, ok, ho capito. Ma allora che cosa dovrei fare?”
“Dovresti prima comprendere bene le sue esigenze, immedesimandoti nella sua parte. Facciamo che io sia te e tu la ragazza che vorresti abbordare”.
“Ok”.
“Dovresti prima cominciare a dirle che la trovi molto bella, che era un bel po’ di tempo che volevi dirglielo ed altre cose che possono compiacerla. Tipo: mi sei piaciuta sin dal primo momento che ti ho vista. Magari accompagnando le parole con un leggera carezza sulla guancia, così” e la mano dell’uomo gli sfiorò il viso.
Il ragazzo ebbe un brivido di piacere e chiuse gli occhi. Effettivamente bastò quel lieve contatto a farlo entrare nella parte. La mano era rimasta ferma in quel gesto. Riaprì lentamente gli occhi ed il suo sguardo si era illanguidito.
“Ecco, vedi? Poi ti avvicini piano piano, le sfiori le labbra con un bacio e l’accarezzi con dolcezza. Così”. Effettivamente le labbra dell’uomo si posarono sulle sue mentre la grande mano gli scorreva lungo la schiena, su e giù. Silvano cominciò a non capire più niente. Si sentiva come trasportato su una nuvola. Socchiuse la bocca e l’uomo vi entrò dentro con tutta la lingua. Istintivamente rispose con la sua mentre la mano, con più forza, lo strinse con decisione scendendo a palpeggiargli il culetto. Anzi, si aggiunse anche l’altra mano ad afferrargli le chiappette.
Fu un lungo bacio. Era la prima volta che baciava qualcuno in quel modo e ciò lo sconvolse. Era bellissimo. Quando le bocche si staccarono, l’uomo continuò a tenerlo stretto e passò a baciargli il collo, a leccargli l’orecchio. Respirò il forte odore del dopobarba. Un enorme piacere lo invase e si rese conto che gli era venuto duro ma non era il solo. Anche l’uomo glielo stava facendo sentire, premendoglielo sulla pancia, essendo lui più basso. Poi si staccò un poco, tenendolo per le spalle.
“Hai capito?”.
“Ssssi”.
“Hai capito che mi piaci? Lo senti quanto?” Gli prese la mano e la premette sulla sua patta gonfia, strusciandola per fargli sentire la lunghezza e la durezza del suo cazzo sotto la stoffa.
“Mi scoppiano i pantaloni”. Sotto gli occhi increduli ed incantati del ragazzo, si slacciò la cintura, abbassò la zip e poi jeans e mutande fino a metà coscia, mostrandogli la sua grossa mazza rigida e venosa.
“Prendila in mano”. Non c’era bisogno di dirglielo. Silvano la prese, la soppesò, cercò di avvolgerla ma non riusciva a contenerla tutta.
“E’ a questo punto che avviene la trasformazione. La donna diventa femmina e l’uomo maschio, tutti e due pronti ad accoppiarsi sessualmente. La femmina vuole eccitare ancora di più il maschio per poter poi essere posseduta con forza, allora si inginocchia e gli fa un pompino. Sai cosa intendo?” e gli mise una mano sulla testa, premendola verso il basso. Il ragazzo non ci pensò due volte. Si accosciò e lo prese subito in bocca avvolgendogli la lingua intorno. Il forte odore di intimità virile lo avvolse piacevolmente.
“Ahhh, siii, bravo, cosiii”, mentre con la mano sulla nuca gli dava il ritmo. Silvano si aggrappò alle cosce pelose e gli venne naturale scatenarsi a leccare, succhiare, pompare come se lo avesse fatto da una vita. Invece era la prima volta.
“Cosiii, siii. Sei bravissimo. Una pompinara nata! Succhia, succhia troia che poi ti sfondo il culo. Ahhh”. Più quello lo incitava e lo insultava e più lui si dava da fare, soddisfatto del suo lavoro. Si staccò per passare a leccargli i grossi coglioni pelosi, lappandoli come un gattino il suo latte. Quando fu al massimo dell’erezione, duro come il marmo, lo fece alzare da terra.
“Allora? Hai capito cosa provano le donne succhiando i cazzi dei maschi? Se hai compreso bene e sei entrato nel loro ruolo adesso passiamo alla fase successiva, quella della scopata”.
Il giovane annuì lasciando trasparire una certa preoccupazione, data la grossezza del membro che lo avrebbe deflorato. L’uomo lo girò e lo fece piegare appoggiato al divano.
“Stai tranquillo. Pensa solo al desiderio delle donne di essere possedute e sarà tutto più facile”. Gli abbassò i pantaloni della tuta e le mutande, mettendo in mostra il suo splendido culetto a mandolino fatto di tenera carne rosea e leggera peluria.
“Meraviglioso! E’ un capolavoro della natura!” e Juan si abbassò ed infilò la bocca tra le due melette per baciare e leccare il piccolo pertugio grinzoso che di lì a poco avrebbe violato. Fu un sublime godimento per entrambi: per l’uomo che aspirò il profumo intenso della giovinezza e per il ragazzo che si sentì sollecitare la sua intimità per la prima volta. Quando la fessurina fu fradicia di saliva, l’uomo si tirò su e puntò il grosso glande paonazzo all’ingresso del piacere e spinse un poco per iniziare ad aprirlo, ma senza entrare.
Un delizioso “Ahhh” di piacere lo accolse. Si sdraiò con tutto il suo possente torace villoso sulla schiena del ragazzo e lo abbrancò con le forti braccia. Spinse ancora lentamente senza fermarsi. Il muscolo giovane della rosellina si adattò subito alle dimensioni di quel corpo estraneo e si aprì senza difficoltà. Entrò così pian piano prima la cappella, poi il tronco. Tutto fino in fondo, fino a che i peli pubici non gli graffiarono la pelle delicata e si fermò. Silvano era senza fiato. Provava solo un enorme piacere di essere desiderato, di essere posseduto da un vero maschio.
“Lo senti? Lo senti il cazzo come ti desidera? Ti piace?”
“Siii” riuscì a dire.
“Perché sei una troia nata. Lo avevo capito subito e non sai quanto ho desiderato questo momento. Adesso reggiti forte”. Cominciò ad entrare ed uscire prima lentamente per pochi centimetri, poi sempre più veloce e per una lunghezza sempre maggiore finché, senza alcuna resistenza da parte del buco ormai dilatato, prese a montarlo come un toro infuriato con i suoi oltre venti centimetri di nerchia dura. Senza uscire mai e lasciandogli dentro solo la cappella durante il rinculo. I loro gemiti risuonavano nella stanza assieme allo sbattimento delle palle ed allo sciacquio degli umori creatisi.
“Cazzo. Sei favoloso. Ti sto sverginando, piccola troia. Ce l’hai meglio di una figa. Ti spacco il culo, ti sfondo. Cazzo, cazzo, cazzooo”.
“Si, si. Ahhh, siii. Scopami, scopami. Sono tua, la tua piccola troia. Ahhh”. Non resistette ed il suo cazzetto eruttò sul pavimento senza che se lo fosse toccato.
“Siii, troiaaa. Allora ti piace proprio! Tiè, prendi, prendi puttana”. Prese a sbatterselo a tutta forza e ferocia. Continuarono così per almeno quindici minuti finché il maschio gli esplose dentro con un rantolo che si trasformò in un ruggito mentre cinque o sei bordate di densa crema riempirono il ragazzo fino agli occhi.
Stettero così, uno dentro l’altro, per un po’ fino a riprendere fiato. Juan uscì lentamente il cazzo completamente lucido del suo sperma e si sedette a cosce larghe sul divano. Silvano rimase in piedi perché dal culetto gli scendeva un rigagnolo di sborra lungo la gamba sinistra e avrebbe potuto sporcare. Questo però gli permise di poter ammirare il suo uomo in tutta la sua possanza. Uno splendido animale dominante fatto di muscoli e pelo. Si toccò dietro e si rese conto di avere ormai una voragine spanata. Quello si toccò con due dita e scrollò il pene ancora barzotto come ad invitarlo.
“Allora, che aspetti, puttana. Vieni a pulirlo per bene con la bocca”, gli disse rozzamente. Si, era proprio così che lo voleva: un padrone forte ed autoritario. Si inginocchiò tra le grosse cosce pelose e lo leccò dalla base fino ad infilarselo in bocca quando arrivò alla cappella.
“Ahhh, brava, impari subito. Sei il rottinculo ideale che andavo cercando. Puliscilo bene, succhialo, così, brava”. La ripulita si trasformò subito in una nuova pompa. Le labbra tese al massimo per poter far entrare quel grosso calibro. Il cazzo si intostò di nuovo. Quell’uomo aveva un’energia erotica pazzesca. Gli mise una mano sulla testa, poi lo afferrò per la nuca con tutte e due le grandi mani pelose inforcandolo fino in gola e togliendogli il fiato più volte. Qualche minuto di quella piacevole tortura finché gli lasciò dentro la sola cappella che cominciò a sparare bordate su bordate di caldo sperma che il giovane assaggiava spalmandoselo sul palato con la lingua per poi ingoiare a sorsate una dopo l’altra. Quanto era buono! Non avrebbe saputo descriverne il sapore: salato e dolce nel contempo, viscido come l’albume dell’uovo.
“Così adesso te l’ho fatto anche bere. Sei contento? Ti ho riempito da dietro e da davanti. Allora, hai capito quello che vogliono le ragazze? Sono tutte troie e puttane”.
Silvano alzò gli occhi, languidi e pieni di amore.
“Si, ho capito tutto finalmente”. Poi, con le labbra umide di sborra, quasi lo supplicò. “Posso essere la tua troia segreta?”.
Un sorriso ed una carezza gli confermò che sarebbe stato degno ancora molte volte dello scettro del suo sovrano. Da allora, per tutta la sua adolescenza e fino alla maturità, non passava giorno che non veniva scopato spesso più di una volta fino allo svuotamento completo dei coglioni. Approfittando del lavoro di Juan, andavano nelle case che doveva vendere od affittare e, su un materassino da ginnastica posato in terra, Silvano veniva usato per soddisfare i bisogni dell’uomo ma, alla fine, la soddisfazione era anche la sua. Ad un certo punto cominciarono anche ad usare un dildo, arrivando perfino alla doppia penetrazione col cazzo vero, tanto era diventato largo e sfondato. Inutile dire che alle ragazze non ci pensò più. Chi lo prova una volta non può più farne a meno.


(Le stesse cose si possono fare con le precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela).
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