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Gay & Bisex

NEL PAESE DI BENGODI


di Foro_Romano
10.08.2018    |    2.890    |    2 6.7
"Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma godetevela tutta)..."
(Racconto n. 90)

C’era una volta il paese di Bengodi. In questo paese dominavano i maschi e le donne dovevano gestire la casa ed i figli, senza poter prendere alcuna decisione. I matrimoni erano combinati e le femmine servivano solo per fare figli. Non potevano uscire di casa se non per lavare i panni alla fontana del paese. Gli uomini, invece, erano tutti rudi operai e contadini.
Vi si svolgeva una famosa festa, una volta all’anno. Nella settimana precedente tutti gli uomini vigorosi dai 40 anni in su facevano una serie di prove di forza e chi vinceva veniva nominato Re dei Maschi e sarebbe stato il sacerdote che avrebbe presieduto le cerimonie. Parecchie volte fu lo stesso uomo per alcuni anni di seguito. Lui aveva il compito di nominare un comitato composto da dieci di loro, detti i Valorosi del Re, e di scegliere un neo18enne tra quelli del paese, tutti vergini, a suo giudizio il più bello ed attraente, che veniva detto Principe Rotticulo.
Il giorno della festa, a cui partecipavano solo gli uomini del paese ed era interdetta alle donne, che dovevano restare chiuse in casa, il principino, vestito di una tunica bianca, veniva portato in processione per le strade del paese, su una lettiga, fino alla casa del Re dove entrava e, per prima cosa, veniva stretto tra le sue forti braccia, accarezzato ovunque dalle sue mani grandi e callose e gli veniva ficcata in bocca la virile lingua per un lungo ed appassionato bacio. Così apprendeva il significato di bacio. Poi, costretto ad inginocchiarsi davanti al sacerdote, gli si insegnava il significato di pompino con ingoio. Quindi, denudato della tunica e posto a contatto del Re, anch’esso nudo e splendido nella sua virilità di muscoli e pelo, veniva sverginato. Intendiamoci, il giovane era orgoglioso e ben felice di essere stato prescelto per questo ruolo ma la cerimonia doveva svolgersi con modi che noi definiremmo da stupro. Il popolo, silenziosamente raccolto doveva udire dalla strada le urla di dolore-piacere del giovane, così come il grido rauco di vittoria del Re mentre gli riempiva la pancia di altra abbondante sborra.
All’uscita dalla casa assieme al Re, il Principe Rottinculo era fiero di mettere in mostra la tunica bianca imbrattata di sperma e sangue all’altezza del suo culetto. Sempre in lettiga, i due, in processione, proseguivano per la piazza centrale del paese dove, al comando del Re, sotto gli occhi di tutti i compaesani, il ragazzo veniva denudato ed usato e abusato dai dieci Valorosi in tutti i sui orifizi più e più volte, fino allo sfinimento dei maschi. Si usava dunque quella che noi oggi definiamo una gang bang.
A questo punto il giovane veniva ricompensato con un lauto premio in denaro che sarebbe stato di molto sollievo per la sua famiglia. In cambio doveva essere a disposizione del Re per tutto l’anno, fino alla festa successiva. Ne diventava di sua proprietà e ne poteva dividere le grazie anche con alcuni suoi amici, a suo giudizio.
Finita la premiazione, venivano portati in piazza tutti gli altri neo18enni del paese, che venivano anch’essi sverginati e scopati in bocca e culetto da tutti gli altri ultra40enni. Tra loro, come anche per il Principe Rottinculo, poteva capitare che ci fosse il padre o gli zii, ma ciò era considerato normale. Quelli che non avevano ancora raggiunto i 40 anni potevano solo tirarsi delle seghe nell’ammirare l’orgia collettiva e sborrare sulle facce di quei giovani fortunati.
Inutile dire che la festa attirava turisti (maschi naturalmente) da tutto il mondo che potevano anch’essi partecipare attivamente e solo attivamente. I passivi non erano ammessi.
Tutto aveva termine a tarda sera, quando si spegnevano le ultime energie e tutti i freschi culetti erano stati sbrindellati e sfondati, grondanti le centinaia di viscide sborrate che avevano ricevuto da quei forti e rudi maschi da monta.
A quel punto spettava a loro la decisione, presa sulla base del piacere provato, se negli anni successivi avrebbero avuto un ruolo attivo e passivo con altri maschi. Molti sceglievano questa seconda strada, magari emigrando in altre città per non avere più a che fare con i loro compaesani, che comunque rimanevano i più maschi a livello mondiale.
La festa aveva dunque un ruolo di sana educazione sessuale resa non a parole ma in pratica.
Purtroppo (perché c’è un purtroppo) le donne cominciarono a ribellarsi alla loro condizione. Volevano più spazio, più potere, e per averlo inventarono una nuova parola: “amore”. Essa, dietro una facciata di candido sentimento, nascondeva, in realtà, interesse e sfruttamento degli uomini, che ci cascarono come dei fessi uno ad uno e la festa del Rottinculo pian piano scomparve per passare nella leggenda. Per la cronaca, il paese oggi si chiama Roccatriste.



(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha lo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma godetevela tutta).

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