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Gay & Bisex

DA VERGINE A PUTTANA 2


di Foro_Romano
08.03.2025    |    9.847    |    19 9.6
"(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera..."
DA VERGINE A PUTTANA 2 – Dominazione araba

Naturalmente la relazione tra Dario e Fausto, il suo ex professore, andò avanti in maniera soddisfacente. Le ripetizioni private fecero molto bene al giovane che prese pienamente coscienza del suo ruolo di passivo e questo non face che migliorare e formare la sua personalità. D’altra parte anche il suo uomo era pienamente soddisfatto del loro rapporto. Il fatto di aver avverato il suo sogno di sverginare un bel ragazzo un po’ in carne e di poterlo scopare quasi giornalmente, lo aveva ringiovanito e rinvigorito tanto da riuscire a mantenere il ritmo impostogli dal desiderio ormonale richiesto da quel maialino. Anzi, era diventata una vera scrofa che apprendeva con facilità sempre nuove posizioni pur di farsi trapanare duramente il culetto. Dopo tre mesi aveva un’apertura anale ben visibile anche da un profano, sempre vogliosa di essere riempita di sperma, come anche la sua bocca.
Ormai era così avvezzo ai piaceri del sesso che lo aveva soprannominato “Zoccolino amoroso”. Gli aveva anche regalato una collanina girocollo di varie piccole pietruzze variamente colorate dall’avorio al marrone che gli faceva risaltare il bel viso e lo faceva sentire ancora più femminile, specialmente quando veniva spupazzato a dovere.
La sodomia non aveva più alcun segreto. I due avevano i ruoli ben distinti, con loro pieno appagamento. Quando l’uccello del maschio, grazie al lavorio della lingua e delle labbra del delizioso adolescente, raggiungeva la durezza di una clava di quercia nodosa, questo non si sottraeva di certo dalla brutalità selvaggia e animalesca che ne seguiva. Si faceva spaccare e sfondare senza limiti, più e più volte, fino al totale esaurimento del succo virile dentro e sopra di lui. Arrivò a chiedere troppo e l’uomo cominciò a non reggere più il ritmo.
“Forse avresti bisogno di un qualche altro diversivo”.
“Che tipo di diversivo?”
“Beh, qualche altro cazzo oltre il mio”.
“Mi stai dicendo di andare con altri uomini? Non mi vuoi più bene?”
“Dario, tesoro, ti voglio sempre tanto bene e non voglio perderti, ci mancherebbe. E’ per te che lo dico”.
“E che dovrei fare?”
“Potresti andare in sauna, per esempio”.
“In sauna? Ma non saprei che fare, come comportarmi in sauna”.
“Potrei accompagnarti io, così potrei aiutarti nella scelta di un uomo o di un altro”.
“Ma io non so, non penso di essere capace ad andare con altri uomini”.
“Ti conosco e conosco la tua natura. Sono certo che sapresti subito che fare, piccola ninfetta”.
“E tu vorresti stare lì a guardare mentre qualcun altro mi scopa?”
“L’idea non è male. Non è detto che sia il solo a guardare. E a te non piacerebbe far vedere a tutti quanto sai essere troia?”
“Dici? Forse. Non so. Devo ammettere che qualche volta, mentre tu mi scopavi, il pensiero che altri ci stessero guardando non mi dispiaceva”.
“Ma senti te che zoccola che sei! Direi che saresti un ottimo attore porno da far rizzare il cazzo a chiunque”.

Decisione presa. Il professore ha condotto Dario in sauna. Biglietto e formalità all’ingresso. Già nello spogliatoio il ragazzo si è sentito gli occhi addosso da parte dei presenti. La cosa gli fece piacere e Fausto se ne accorse subito.
“Visto? Non dovrai che fare la tua scelta e provare questa nuova esperienza”.
“Mi stia vicino, per favore”.
“Certo, però poi, dopo che avrai scelto, starai solo con lui”.
Non era troppo convinto ma si fidava del suo mentore. Si denudarono e misero l’asciugamano attorno ai fianchi. Girarono per tutto il locale e l’uomo gli fece da guida. Le docce, prima di tutto, il bar, i camerini, le saune, la sala video, la dark room in penombra. Si sentivano i mugolii provenire da dentro.
“Ma davvero qui si fa di tutto”.
“Di tutto e con tutti. Vieni a dare un’occhiata”.
Le persone erano in coppia o in gruppi di tre o più. Chi in ginocchio a spompinare, chi schiacciato contro il muro a farsi scopare. Altri guardavano e si segavano. Magari si avvicinavano solo per sborrare addosso od in faccia al passivo che stava succhiando o lo prendeva in culo. Tutti stavano dando o ricevendo piacere, liberamente. Agli occhi del giovane si apriva un altro mondo.
Lungo tutta la visita un uomo li seguiva, chiaramente interessato a Dario. Era poco più che quarantenne, tarchiato, muscoloso, di carnagione olivastra. Si capiva che non era italiano, sembrava arabo. Sbarbato, peloso, con naso adunco, ma col viso molto virile. Sguardo rapace che incuteva timore.
“Ha visto quello che ci segue?”
“Si, è chiaro che ti vuole e lo so che ti piace”.
“Ma mi mette paura”.
“Che vuoi che ti succeda? Il culo ce l’hai già sfondato, che vuoi che ti faccia di più?”
“Ma stare da solo con lui…”
“Facciamo così: entri in un camerino con lui ed io starò davanti alla porta. Se hai bisogno di aiuto, non hai che da chiamarmi. Ma vedrai che non ne avrai bisogno”.
Nella dark si fermarono a guardare una scena molto stimolante, più che altro per i versi che emettevano e le frasi che dicevano. Due uomini avevano messo in mezzo un ragazzo e lo fottevano in bocca ed in culo senza tregua. Si era formato un capannello di persone ad osservare.
L’uomo che li seguiva era lì accanto ma, invece di fare come gli altri, aveva lo sguardo su Dario stringendosi il cazzo da sotto il telo, mostrandogli quanto era grosso. Il telo poi era così piccolo che si potevano intravedere le grosse palle pelose penzolanti al di sotto. Tra la scena che aveva davanti e le attenzioni di quell’uomo, il giovane era molto confuso e sempre più eccitato.
Ad un certo punto quello si avvicinò e si rivolse al professore anziché al diretto interessato.
“Il tuo ragazzo è libero? E’ molto carino. Mi dà idea di essere anche molto bravo. Posso usarlo un po’?” Parlava italiano ma dall’accento si capiva che era arabo o comunque mediorientale.
“Prego, fai pure”.
L’ex studente rimase un po’ interdetto per non essere stato neppure interpellato e trattato come un semplice oggetto ma, in fin dei conti, non gli dispiaceva poi tanto. Venne preso per un braccio e condotto in un camerino. Appena entrati, l’uomo mostrò la sua prepotenza. Gli tolse di colpo il telo dai fianchi e lo girò per ammirargli il culetto. Glielo accarezzò. Aveva delle mani molto grandi e callose, segno di un lavoro pesante. Era brutto, molto più alto di lui e sentirsi toccare così da un maschio piuttosto aggressivo lo fece rabbrividire al pensiero di cosa gli avrebbe potuto fare. Dalla carezza sulle chiappe passò al solco tra le due e gli infilò l’indice (di grossa dimensione) dentro il buco, con decisione. Fece un piccolo sobbalzo ed emise un gemito di sorpresa.
“Bene. Sento che non sei tanto nuovo. Sarà un piacere sfondarti” e sprofondò il dito fin che poté, fino a solleticargli la prostata.
“Oooohhh”.
Lo girò di nuovo e lo costrinse a sedersi al bordo del materassino, esattamente davanti al lungo bozzo nascosto dal telo. Lo afferrò per la nuca e gli schiacciò il viso contro. Il ragazzo poteva sentire il profumo dell’intimità virile, ne respirò l’aroma e, da troia qual era, perse subito la cognizione cerebrale ed ogni parvenza di dignità. Desiderò quel membro dentro di sé. Si aggrappò al telo e glielo tolse, mettendo in luce un cazzo di notevoli dimensioni, già piuttosto duro, nodoso, circonciso, dalla punta rosa in contrasto con quel corpo scuro. Il secondo visto dal vivo della sua vita dopo quello del professore. Non ci pensò due volte ed avvolse subito tra le morbide labbra la grossa cappella.
“Bravo. Non perdi tempo tu, piccola puttana bianca. Succhia. Fammi vedere che sai fare”.
Il ragazzo spalancò la bocca più che poté e prese dentro l’intero glande e parte del manico. Sembrava non potesse prenderne oltre. Cercò di muovere la lingua attorno, come aveva imparato a fare, ma lo spazio libero era quasi inesistente. Allora prese a succhiare e pompare, mentre con la mano lo segava nella parte rimasta fuori dalla sua bocca. La piccola mano non riusciva a circondare completamente il tronco sempre più duro. L’uomo gli afferrò la testa e l’accompagnava nel movimento fino a che gliela spinse decisamente verso di sé facendolo ingozzare da togliergli il respiro. Qualche secondo e glielo sfilò completamente, facendogli riprendere fiato. Un fiotto di schiuma lo seguì, colandogli lungo il collo.
“Così devi fare. Più a fondo devi ficcartelo. Capito?” e gli assestò un potente schiaffo che gli arrossò la guancia.
“Aaaahhhiii” gridò.
“Capito?” ribadì il maschio, aggiungendo qualcos’altro nella sua lingua.
“Si, si, ho capito” e si rituffò a succhiarlo con più vigore, prendendone sempre di più ad ogni affondo. Riuscì finalmente ad arrivare con le labbra e toccare il folto pelo riccio dell’inguine. La bava era abbondante e l’uccello ne era completamente ricoperto.
“Bene, molo bene così, zoccola. Adesso è il momento che ti spacco il culo”.
Lo sollevò come un fuscello gettandolo di schiena sul materassino. Avanzò in ginocchio, gli sollevò le gambe e gli sparò un potente sputo sul buco, che vide già bello largo. Poi si sollevò col tronco, minaccioso, pronto a scoccare il colpo.
“La prego, faccia piano. E’ grosso. La prego, la prego… AAAHHH”. Con un’unica potente spinta venne sfondato senza nessun riguardo.
“Siii puttanella, strilla, strilla pure. Mi piace sentirti strillare mentre ti fotto. Siii, bravo, prenditi ‘sto cazzo in culo, che c’entra proprio bene. Sono pochi quelli che sono riusciti a prenderselo tutto dentro. Si vede che qualcuno te lo ha allenato per bene”.
Le grida si trasformarono presto in forti gemiti, poi in mugolii di piacere. Più cresceva la velocità delle spinte e più diminuiva il dolore. Poi fu solo piacere allo stato puro per tutti e due. Da fuori si sentiva tutta l’evolversi del rapporto fino al suono del bacino del maschio sul culetto rotto, allo schiocco dei coglioni, ai soffocati incitamenti della troietta a fare più forte, a dargliene di più, ai ben distinti volgari attributi rivoltigli dallo stallone instancabile.
Fausto, fuori della porta, sentiva tutto, come anche tutti quelli del capannello che si era formato, alcuni dei quali erano impazienti che la troietta venisse riempita al più presto per poter affondare anche loro in quel corpo giovane tanto desideroso di cazzo. Poco importa se già farcito, anzi sarebbe stato certamente più eccitante. Magari infilzandolo a due per volta e finire di spaccarlo, dicevano. I loro commenti erano chiari sulle loro intenzioni, ma il professore lo avrebbe impedito decisamente. Il suo protetto veniva montato dal secondo cazzo della sua vita e, per allora, doveva fermarsi lì.
“Prendi, cagna, prendilo tutto” e giù un affondo.
“Aaahhh, siii, ancora, ancora, dammelo, dammelo”.
“Ti piace farti rompere il culo, vero? Lo senti come te lo sto aprendo?”
“Siii, dammelo tuttooo”.
“Zoccola, sei tutto sfondato. Preparati che ti riempio”. Disse tra i denti anche qualcosa di incomprensibile in arabo, certamente niente di gentile.
“Godi, maschio. Sborrami dentro”.
“Ti affogo nello sperma. Eccolo, eccolo, prendi, nnnnmmmaaahhh VENGOOO”. Esplose inondandolo di sperma.
Il lungo rantolo di sfogo faceva capire la gran quantità di succo sparatagli dentro nell’apoteosi dell’orgasmo. Il maschio, appagato brutalmente il suo piacere, gli stappò il buco e lo guardò con un ghigno da maschio soddisfatto. Ci mise poco a rimettersi il telo e ad uscire, senza più alcun interesse per il ragazzo appena scassato. Fausto ebbe difficoltà a trattenere quelli che volevano entrare ma ci riuscì chiudendosi la porta alle spalle.
“Dario, come stai? Dai su riprenditi. E’ tutto finito”.
Il ragazzo sembrava svenuto, perso nel piacere, mentre un abbondante rivolo bianco usciva dallo sfintere dilaniato.
“Oddio, come te lo ha ridotto! Ti ha proprio spanato il buco. Ti fa male?”
“Si, fa male anche se quasi non lo sento più. Lo sento come se fosse anestetizzato. Ma è stato bellissimo. Non so come spiegarlo. Bellissimo. Mi sono sentito così troia!”
“Che scoperta! Beh, adesso alzati e andiamo alle docce, così ti svuoterai e ti pulirai per bene”.
“E’ stata una bella esperienza, sono tanto, tanto contento. Grazie professore. E’ stato doloroso ma ho imparato molto su quello che gli uomini vogliono e mi piacciono ancora di più”.
“Non ne dubitavo, piccola puttanella. Adesso andiamo, su”.
Prima di andare, però, il ragazzo si accorse che, per quello che aveva sentito da fuori, l’uomo era eccitato e volle ringraziarlo facendogli un pompino con ingoio. Era lo sperma da bere che gli era mancato e il professore non si risparmiò nello svuotarsi nella sua boccuccia assetata.

(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma non mancate di godervela il più possibile. Buona sega a tutti).
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