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Innamorarsi di una donna con il cazzo 2pt


di alexankarl2
11.01.2025    |    3.241    |    16 9.7
"Fu un orgasmo interminabile, incredibile, esaltante..."
Ormai ho perso il conto dei pompini che mi hanno fatto nella vita, ma la mia esperienza non mi fu sufficiente per capire come lei riuscisse a compiere un movimento particolare con la lingua in grado, con un unico gesto ininterrotto, di cominciare a succhiarmi la cappella per poi continuare avvolgendosi a serpente intorno all’asta e a darle al contempo degli strattoni piccoli e delicati, come se la stesse segando con la mano.
“Sei incredibile – dissi gemendo – Ma come fai?”
Lei continuò per un bel po’, senza fretta, fino a quando si tirò su, rimanendo in piedi di fronte a me. Adesso non mi potevo sbagliare: c’era davvero un’ombra di tristezza nei suoi occhi, l’espressione di un dubbio così radicale da sembrare quasi paura.
“Tesoro, che c’è?”, le chiesi.
Lei scosse la testa.
“Credevo che a questo punto te ne saresti accorto”, mi disse.
Non capii.
“Accorto di cosa, scusa?”.
Lei fece un paio di passi indietro, fermandosi a mezzo metro dal letto, in un punto totalmente irradiato dalla luce della luna. Fece un sospiro e si sfilò le mutandine, mettendo in mostra un cazzo, un cazzo vero e proprio, magari non troppo lungo, ma duro e con tanto di cappella in fuori.
Aprii la bocca per lo stupore.
“Io sono una trans – mi disse lei – Di solito quelli che mi conoscono lo capiscono dopo poco, ma tu no”.
Mi sentivo troppo frastornato per riuscire a replicare qualcosa. Continuavo a guardarla, mentre dentro mi montava un forte di straniamento provocato dal contrasto tra quel corpo stupendo di donna e la presenza di un cazzo in tutto e per tutto maschile.
“Sei arrabbiato con me? – mi chiese lei – Non parli più”.
Mi ripresi e scossi la testa.
“No, non sono affatto arrabbiato – risposi – Piuttosto sono… sorpreso, ecco”.
“Dalla tua reazione mi pare di capire che non sei mai stato con una trans”, mi disse.
“No, mai. E a dire il vero non ci ho neanche mai pensato”.
Poi, trovando offensivo che mi stesse davanti come se fosse un animale in esposizione, battei la mano sul materasso.
“Che fai lì in piedi? – le dissi – Dai, vieni a sederti accanto a me”.
Lei obbedì, ma nei suoi gesti lessi tanta tristezza.
“Forse dovevo dirtelo prima di baciarti – mi disse – E di prendertelo in bocca”.
Feci vigorosamente di no con la testa.
“Non hai fatto nulla di sbagliato – le dissi – Non so cosa pensare, ma non sono arrabbiato”.
Lei allungò la mano e mi carezzò una guancia.
“Sai tranquillo, non dirò a nessuno quello che è successo”, mi disse con dolcezza.
La guardai infastidito.
“Ma di cosa stai parlando? Parli come se avessimo fatto qualcosa di cui vergognarci.
Invece io sono stato benissimo e tu mi piaci da morire”.
I suoi occhi si spalancarono come quelli di una bambina che riceve un regalo e, se possibile, mi sembrarono ancora più belli.
“Io ti piaccio da morire?”, mi chiese.
Feci una pausa e poi parlai ad alta voce come se io per primo avessi bisogno di sentirmi dire la verità.
“Sì, mi piaci da morire, con o senza cazzo”, dissi.
Poi abbassai lo sguardo tra le gambe di lei e vidi che le era diventato moscio. Anche a me era diventato moscio, ma sapevo che sarebbe bastato uno schiocco di dita per farlo tornare come poco prima.
“Come al solito mi hai detto delle parole bellissime – fece lei – anche se immagino che adesso vorrai andare via”.
Io sentivo mille pensieri passarmi nella testa, talmente veloci da non riuscire a coglierne neanche uno.
Volevo andare via o volevo rimanere? E perché, se ordinavo a me stesso di andarmene, tutto– il mio corpo, il mio cazzo, i miei pensieri – mi diceva esattamente il contrario? Alla fine buttai fuori l’aria con un respiro che scacciò via le paranoie.
“Senti, questa è una serata folle – le dissi – E non ci sto capendo niente.
No, non voglio per niente andare via.
E comunque, anche adesso che ho visto come sei, non riesco comunque a smettere di pensare a te come a una donna”.
Un velo di lacrime le velò gli occhi.
“Grazie. Mi hai appena detto il tuo complimento più dolce.
Perché è così che mi sento: una donna.
Lo so che ho qualcosa di troppo per esserlo davvero, ma quando faccio sesso, soprattutto se è con un ragazzo che mi piace, io sono una donna e so che lo sono anche per lui.
Ti sembrerà assurdo, ma è così”.
Sentii che avevo di nuovo il cazzo duro e non feci niente per nasconderlo.
Fino a quella sera avevo avuto esperienze solo con donne, ma adesso – incredibilmente – non sentivo alcuna resistenza o fastidio all’idea di scopare quella ragazza bellissima.
Perché lei, ai miei occhi come al mio cazzo di marmo, era solo e soltanto una ragazza bellissima.
Così mi avvicinai a lei e la baciai.
Avvertì inizialmente il suo stupore, ma bastò un secondo perché le nostre lingue tornassero a intrecciarsi e a cercarsi come avevano fatto prima.
Poi mi staccai da lei.
“Dimmi cosa vuoi che faccia”, le dissi.
“Devi fare quello che ti senti”, rispose.
Allora indietreggiammo sul materasso fino a trovarci sdraiati l’uno accanto all’altra.
Mi resi conto che ormai avevo superato ogni inibizione e cancellato ogni resistenza.
Mi sentivo libero e curioso, aperto a esplorare luoghi sconosciuti dai quali mi ero sempre tenuto lontano e che adesso, invece, mi lasciavano intravedere nuovi piaceri da assaporare senza timore e senza vergogna.
“Posso provare a succhiarti il cazzo?”, le chiesi.
Lei sorrise, incredula.
“Ma certo”, disse.
Così mi piazzai in ginocchio all’altezza del suo bacino, in modo da avere il suo cazzo a un centimetro dalla sua bocca.
“Se non piace fermami”, le dissi prima di iniziare.
Allora le presi il cazzo in bocca.
La prima sensazione fu quella di un’assoluta normalità.
Stavo compiendo per la prima volta nella mia vita un atto sessuale per me incredibile a livello razionale ma che adesso, invece, non mi pareva affatto strano, al contrario naturale e spontaneo.
Non sapendo però come muovermi mi sforzai di fare quello che di solito una donna faceva al mio.
Mi accorsi che, non avendo lei un cazzo grosso, riuscivo a prenderlo per intero e, dopo essermi dedicato a leccarle le palle e a succhiarle, pennellai il fusto con la lingua e lo baciai teneramente.
La sentii mormorare di piacere.
“Tesoro – mi disse – Così mi fai perdere la testa…”
Leccavo con lentezza, risalendo piano piano perché sentivo il desiderio incredibile di arrivare alla cappella e ritardare quel momento mi eccitava. A un certo punto, però, non riuscii più a resistere e le strinsi con tenerezza la cappella tra le labbra, mentre la lingua la baciava e la succhiava.
A quel punto dovetti perdere la cognizione di me, perché sentii la voce di lei interrompermi e farmi rendere conto che le stavo spompinando tutto il cazzo con vigore, carezzandolo chissà da quanto con la testa che andava ritmicamente su e giù.
“Così mi fai venire…”, mi disse.
Ci abbracciammo stretti e ci baciammo.
“Ti è piaciuto?”, le chiesi.
Lei chiuse gli occhi, beata.
“Sei stato incredibile. Non ci credo che era la tua prima volta”.
Feci una risata.
“Te lo giuro”, le dissi.
“E ti è piaciuto?”
“Da morire. Davvero”.
Lei mi prese il cazzo in mano.
“E chi ero per te mentre lo facevi? – mi chiese – Un maschio o una femmina?”
Non esitai un secondo.
“Eri, e rimani, una femmina – le risposi – Avevi ragione, non ho avuto alcun dubbio su questo”.
Lei fece una risata di gioia e si girò, sdraiandosi sulla pancia.
“Allora meriti un premio”, mi disse.
“Un premio? Che premio?”
“Che ne dici di questo culetto? Te gusta?”
Le dovetti guardare il culo con occhi estatici perché le scappò un’altra risata.
Pur essendo di corporatura snella, non aveva il culo piatto, ma ondulato, dalle linee perfette, stupendamente bombato.
Pensai che quello non poteva essere il culo di un uomo e le carezzai il solco tra le natiche, che parevano di seta.
“Non sto scherzando – le dissi – Non ho mai visto niente di più bello”.
Lei allora si tirò su dal letto, mettendosi a pecora col culo rivolto al mio cazzo.
“E allora prendilo – mi disse – É tutto tuo”.
Io scattai come una molla, le strinsi il culo con entrambe le mani e ci piantai la faccia dentro.
Lo aprii appena per vedere il buco e vidi che anche questo era perfetto, un orifizio perfetto senza le slabbrature provocate dai colpi di un cazzo. Mi chiesi come fosse possibile, ma fu solo per un attimo.
Poi cominciai a leccarlo, ad ammorbidirlo con la lingua e a stuzzicarlo spingendola dentro il più possibile.
“Così mi fai impazzire – gemette lei – È una cosa che mi manda fuori di testa”.
Io per tutta risposta mi misi a leccare con ancora più foga e quel buco stupendo ricompensò i miei sforzi dischiudendosi appena.
“Hai un preservativo?”, le chiesi.
Lei scosse la testa.
“Ti voglio a pelle”, mi disse.
Fu come gettare un fiammifero acceso in un barile di polvere da sparo. Allargandole il culo per bene, appoggiai la mia cappella sopra al buco e spinsi.
Fu come essere trafitto da un fulmine.
Vidi il mio cazzo riempire quel culo pazzesco e venirne risucchiato dentro, stretto come se fosse una mano in un guanto.
Lanciai un urlo animalesco e anche lei si mise a gridare.
“Amore, sì! Così, così! Spingilo tutto, spingilo fino in fondo!”
Quando lo tirai fuori aspettai un secondo per prendere vigore e le diedi il colpo più forte che potessi. Il mio cazzo affondò fino alle palle e io urlai di nuovo.
“Bravo, amore! – mi disse lei – Sempre così! Sfondami tutta! Mettici tutta la forza che hai!”
Cominciò così la scopata più bella della mia vita.
Ormai completamente incapaci di intendere e di volere, ci abbandonammo l’uno all’altra come in un volo senza paracadute. La inculai in ogni modo che mi veniva in mente e accontentai ogni posizione che lei mi chiese di fare.
La vidi sussultare in preda a una specie di scossa elettrica mentre a smorzacandela si impalava sul mio cazzo.
La sbattei selvaggiamente reggendole le gambe sulle spalle.
Lei mi volle incollato dietro, a cucchiaio, per prenderlo in modo da poterci anche baciare con passione. E sembravamo non averne mai abbastanza.
Così la inculai stando entrambi in piedi, oppure facendola sedere sul tavolo della cucina.
La inculai a carriola, tenendola sollevata per le cosce e lasciando le mani a puntellarsi sul pavimento.
Lei mi chiese di riprenderla a pecora, ma stando dritto sulle gambe e infliggendole dei colpi selvaggi.
Infine la inculai standole semplicemente sdraiato addosso, con i suoi piedi intrecciati sopra la mia schiena.
Non so quanto tempo era passato quando lei mi disse che voleva venire.
“Come vuoi fare?”, le chiesi, completamente lucido di sudore.
Lei si sdraiò sulla schiena e mi volle sopra, tenendo i suoi polpacci ancorati sui miei avambracci.
“Adesso pompami mentre io mi sego”, mi disse.
Io obbedii, tenendo gli occhi fissi sulla mano che scuoteva quel cazzo delizioso. Bastarono pochi colpi perché arrivasse l’orgasmo.
Il cazzo si svuotò dopo appena tre schizzi, ma lei continuò a menarselo perché evidentemente il piacere continuava incessante.
Il corpo di lei sussultò e il viso si contrasse in un’espressione che non avevo mai visto in nessuna donna mentre veniva, un misto di gioia e di liberazione, dove gli occhi erano sbarrati dall’orgasmo e la bocca aperta come a ritrovare il respiro dopo una lunga apnea.
Quando tutto finì, sfilai il mio cazzo dal suo culo e ci mettemmo sdraiati. Lei non parlava e io non volevo disturbare quel momento dicendo qualcosa di improprio.
“Non ci credo che ho goduto così – disse lei – Non è possibile godere tanto”.
Ci girammo su un fianco per potere baciarci, poi lei con ritrovata energia mi spinse facendomi ricadere sulle spalle.
“E adesso pensiamo a rendere felice questo portento del sesso!”, mi disse.
Il pompino che mi fece fu ancora più spettacolare del primo. Perso nel mare caldo della mia bocca il mio cazzo si arrese dopo due minuti.
“Sto venendo! – l’avvertii – Sto venendo!”
Lei fece uno strillo selvaggio mentre si attaccava al mio cazzo con ancora più foga, lasciando che le sborrassi in bocca. Fu un orgasmo interminabile, incredibile, esaltante. Sentivo che a ogni contrazione lo sperma continuava a uscire e sembrava che non volesse finire mai, ma lei rimase incollata al mio cazzo e a bere tutto quello che veniva eruttato. Anche quando gli schizzi finirono lei continuò per un po’ a spompinare.
“Così non mi sono persa neanche una goccia”, mi disse con sguardo insolente quando ritornò accanto a me.
Restammo per un lungo momento al buio.
“Mi stai facendo perdere la testa – le dissi – Mi sembra tutto un incredibile sogno”.
Lei si strinse al mio corpo.
“Io mi sento sulla luna”, mi disse.
Le carezzai la linea dei fianchi e poi scesi di poco, giusto per stringerle con tenerezza quel cazzo di cui adesso sentivo non poter più fare a meno.
“Sei una ragazza stupenda – le dissi – Sei perfetta”.
Lei si commosse di nuovo e le sue lacrime bagnarono il mio petto.
“Lo credi davvero?”, mi chiese.
“Voglio stare con te”, le dissi.
Ci baciammo a lungo. Quando ci staccammo, notai che sul suo viso bellissimo era ritornata un’espressione carica di malizia.
“E mettiamo caso che un giorno ti inculassi io – mi disse – Sarei anche in quel caso la tua ragazza stupenda?”
“Ti piace anche metterlo in culo?”, le chiesi.
“Chissà – rispose lei, sempre più divertita – Perché no?”
Io le sorrisi, complice.
“Non posso risponderti senza sapere com’è – le dissi – Facciamo così: adesso riprendiamo le forze per dieci minuti e poi ti lascio libera di fare al mio culo tutto quello che vuoi”.
La vidi allungare l’indice di una mano e mettersi a scavare nel mio culo, fino a fermarsi sul mio buchetto vergine.
Io ebbi un brivido di piacere.
“Che io sia maschio o femmina – mi disse – tu sei un vero uomo.
Su questo non ci sono dubbi”.
Poi, con una faccia da porca, affondò il dito. Ma questa è un’altra storia, una storia bellissima
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