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Una troia nel convento dei frati minori - 4
di LuogoCaldo
08.01.2025 |
2.102 |
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"Mi prese e mi girò di scatto, serrò le cosce attorno al culo e mi montò a pecorina..."
Il giorno seguente mi presentai nel refettorio vestito da suora e dopo la prima colazione Don Gaetano mi introdusse al personale del convento come una sorella bisognosa di ospitalità.“Stai benissimo, figliolo”. Sussurrò. “Vedrai che nessuno se ne accorgerà e quando quei brutti ceffi si saranno dimenticati di te potrai far ritorno alla tua vita”.
Credetti che le cose si fossero messe bene per una volta e calcolai che in una notte m’ero già guadagnato il favore di quattro preti, incluso il Don.
Dovevo procurarmene un’altro e avrei potuto fare sonni tranquilli.
Il convento non era così male!
Dopo pranzo Teodosio passò nella mia stanza per reclamare la sua ora di piacere.
Si fece succhiare a lungo il cazzo, estasiato, e quando, senza che me lo chiedesse, iniziai a leccargli i coglioni, s’arrapò così tanto che non ci vide più. Mi prese e mi girò di scatto, serrò le cosce attorno al culo e mi montò a pecorina.
“Un bella suora che mi svuota la minchia”. Mugolò mentre, sollevandomi la gonna, mi riempiva lo sfintere di crema. “Neppure lo sapevo ma era proprio questo che mi mancava”.
Dopo aver soddisfatto il suo desiderio, mi accorsi che era il momento giusto per chiedergli consiglio.
Dovevo capire chi portare dalla mia parte nel convento.
“Tra una settimana c’è la votazione”. Dissi con la voce rotta dall’ansia. “E io non so come andrà a finire... Se torno là fuori, quello mi ammazza!”
Teodosio mi fissò serio. Sembrava riflettere intensamente, passando mentalmente in rassegna i monaci del convento.
Poi si schiarì la gola e cominciò a parlare.
“Allora,” esordì. “Anzitutto, Don Gaetano è dalla tua parte. Se non fosse stato per lui, non saresti neppure qui. Credo che anche Arturo voterà per te: è stato lui a suggerire l’idea del travestimento, e saprà convincere Moulivan, che gli è devoto. Ha un grosso ascendente su quel mandingo”. Aggiunse. “Ormai ha rimpiazzato Gaetano … Stavano sempre insieme prima che arrivasse lui”. Precisò con un sorriso allusivo.
“Quanto a me.” Continuò, “Ovviamente hai il mio favore. Ma questo significa che ti serve almeno un altro consenso per raggiungere la maggioranza!”
Annuii, mentre lui proseguiva:
“Puoi provare con Isidoro, il bibliotecario allampanato, quello coi capelli rossi. Oppure con i tre monaci anziani: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre. Ma ti avviso: sugli anziani non fare troppo affidamento. Sono pavidi e bigotti, e soprattutto odiano Gaetano. Faranno esattamente il contrario di quello che dirà lui!”
“E Isidoro?” Chiesi, cercando di capire le mie reali possibilità.
“Isidoro è... un caso particolare”. Rispose. “È tedesco: tutto studio, rigore e disciplina. Conosce Gaetano da quando erano bambini, ma è arrivato qui da meno di un anno. Da allora ha trasformato la biblioteca in un labirinto inaccessibile.”
Si fermò un attimo, osservando la mia espressione per assicurarsi che stessi seguendo, poi aggiunse: “Dice di aver recuperato un codice molto antico, uno di quelli maledetti che nessuno dovrebbe mai leggere. Secondo lui contiene una verità che potrebbe decretare la fine del cristianesimo per come lo conosciamo oggi. Lo custodisce in una sezione proibita al terzo piano, ma nessuno sa davvero di cosa si tratti. A dire il vero, molti di noi pensano che sia matto... Ma Gaetano gli dà molto credito.”
“E quindi?” Domandai, sempre più preoccupato.
“E quindi Isidoro è concentrato sulla sua missione ed è restio a qualunque novità”. Disse. “Non sarà facile per te convincerlo. Ma... forse non sei spacciato.”
“Cosa dovrei fare?”
“Parla con Gaetano”. Concluse Teodosio. “Chiedigli di intercedere per te col bibliotecario. Si conoscono da una vita”. Aggiunse. “E dal momento in cui è arrivato gli ha permesso di fare il bello e il cattivo tempo: Isidoro è in debito.
Solo lui può convincere quel pazzo a essere magnanimo”
Decisi dunque che avrei raggiunto Don Gaetano nella sua stanza per chiedergli d’aiutarmi a convincere Isidoro.
Durante la cena, Arturo mi sedette accanto.
Di fronte a noi c’erano Teodosio e Moulivan. I tre anziani sedevano accanto.
Ai lati opposti del tavolo si trovavano il Don, che mangiava il suo pollo con il volto contratto in una smorfia di preoccupazione, e la sedia vuota di Isidoro, il tedesco.
“Allora vieni stanotte?”. Sussurrò Arturo mentre mangiavamo.
Lo guardai perplesso cercando capire a cosa si riferisse.
“Moulivan”. Disse. “Ha bisogno delle solite attenzioni”.
Annuii. Non potevo permettermi di deluderlo.
“Questa volta però l’appuntamento è in biblioteca”. Aggiunse.
“Va bene”. Risposi. “Dove si trova?”
“Al terzo piano” Spiegò. “A mezzanotte esci dalla tua cella e percorri il corridoio nella direzione opposta a quella delle scale che portano al refettorio”.
“Ho capito”. Risposi.
“Sali i gradini di pietra e stai attento alla testa: il soffitto è molto basso. Una volta all’ingresso, vai a destra, verso la sala lettura. Non sbagliare strada. Dall’altro lato c’è un labirinto, e solo Isidoro sa orientarsi lì dentro.
Poi abbassò ancora di più il tono, quasi fosse preoccupato: “Peraltro, in questo momento il vecchio pazzo potrebbe trovarsi proprio lì. Non farti vedere da lui!”
Dopo cena, i monaci si ritirarono nelle loro celle.
Erano abituati ad andare a dormire presto per svegliarsi alle tre e mezzo del mattino pronti a pregare e dedicarsi alle attività.
Aspettai le dieci, poi imboccai le scale che portavano al primo piano e mi diressi verso la stanza di Don Gaetano. Si trovava in fondo al corridoio, sul lato opposto a quello del bagno e lontano dalle celle degli altri monaci.
La porta era socchiusa e dalla fessura filtrava la luce di una candela.
Mi avvicinai con passo leggero, cercando di non far scricchiolare il legno marcio del pavimento. Quando fui davanti all’ingresso mi fermai un attimo prima di bussare, bloccato da un suono che mi fece gelare il sangue: un colpo secco e sibilante che fendeva l’aria lacerando il silenzio.
“Ah”. Gemette una voce familiare all’interno. “Più forte! Dammi quello che mi merito”.
Sbiancai. “Anche padre Gaetano?”
Poi, di nuovo, quel rumore: netto, sordo, simile allo schiocco di una frusta, seguito da un gemito strozzato.
Spinto dalla curiosità e dall’inquietudine, tesi il collo verso la fessura della porta. La fiamma tremula della candela rivelò una scena che mi lasciò senza fiato.
Don Gaetano era nudo sul letto, piegato a quattro zampe. La sua corporatura massiccia e muscolosa era coperta da una folta peluria bruna e sembrava ancora più imponente nella penombra.
In quella posizione, il corpo del monaco rivelava particolari che avevo solo intuito quella prima notte: un membro enorme penzolava tra le cosce, sovrastato da due palle altrettanto spropositate.
“Puniscimi, ti prego”. Supplicava con voce rotta. “Liberami da questi pensieri.”
Di fronte a lui, rigido e impassibile, c’era Isidoro, alto e allampanato, vestito di nero dalla testa ai piedi. I suoi occhi, severi e glaciali, riflettevano una ferocia inflessibile mentre roteava il braccio, facendo schioccare un flagello a più fruste contro la schiena martoriata del confratello.
“È da quando eravamo bambini che lotti contro la bestia” Disse. “Devi allontanare la causa di questi pensieri, come hai fatto con quell’Arturo che prima è stata la tua ossessione e che poi t’ha abbandonato per il negro”. Ordinò con tono imperioso.
“Sei tu che ci hai allontanati”. Obiettò l'altro.
Ma quello continuò come se l’altro non avesse neppure parlato: “Ad ogni modo il ragazzo non può restare in convento con quelle vesti da donnicciola. Voterai perché vada via!”
Don Gaetano, tra gemiti e singhiozzi, provò a opporsi:
“Così sarà spacciato…” Mormorò debolmente con la voce incrinata dal dolore.
Isidoro non mostrò alcuna pietà. Con uno sguardo feroce continuò a percuoterlo senza sosta.
“Tu stesso hai detto che il demonio t’ha tolto il sonno”. Disse. “Vuoi forse indulgere ai peccati della carne?” Domandò.
“No”. Singhiozzò don Gaetano. “Certo che no! È per questo che ti ho chiesto di mortificarmi”.
L'aguzzino sorrise e appoggiò la frusta sul letto.
“Scendi dal materasso”. Gli ordinò. “Disponiti ai miei piedi!”
Il Don Gaetano lo guardò interrogativo.
“Ora”. Proruppe l’altro.
Il monaco obbedì e si sistemò sul pavimento davanti al tedesco che aprì la patta dei calzoni e ne estrasse un membro lungo e pesante.
“Che cosa vuoi fare?” Chiese il compagno.
Ma quello non rispose, soppeso' l'uccello e cominciò a mingere abbondantemente.
Gaetano era esangue. Lasciò che l’urina gli scorresse sul viso e scivolasse lungo il corpo e, quando quello ebbe finito, si ritrovò in una pozza di piscio.
“Perché sei così rigido, fratello?” Chiese quasi piangendo. “Eppure, ti ho accordato fiducia e ti ho permesso di trasferirti in convento”. Disse. “Hai a disposizione un intero piano. Che cosa hai letto in quel manoscritto che ti ha tanto indurito?”
“Credi che non sappia perché sei stato così magnanimo?”. Rispose Isidoro. “È da quando eravamo bambini che provi a circuirmi”. Precisò. “Ad ogni modo ti ho già detto che vi ho letto una verità che non può essere rivelata”. Proseguì. “È un libro maledetto che rovescia la morale. L’intera cristianità è a rischio. Non lo capisci o, forse, non ti interessa?”
Con un movimento feroce recuperò la frusta e l’alzò proprio sopra alla vittima.
“Quante anime vuoi sacrificare per una puttana, maledetto?!” Tuonò. “È il demonio che ti guida, Gaetano! Arrenditi, Satana!”
Il flagello calava ancora e ancora, tracciando solchi rossi e sanguinanti sulla carne bagnata del prete. Don Gaetano si contorceva, gemendo, ma alla fine crollò sotto il peso della sofferenza.
“Basta, ti prego, Isidoro… basta!” Singhiozzò.
“Voterai perché il ragazzo se ne vada”. Ribadì il tedesco con voce tonante e implacabile. “E voterai per la salvezza dello spirito dei tuoi confratelli!”
Con il volto rigato dalle lacrime, la vittima annuì, piegandosi definitivamente alla volontà del suo carnefice.
“Va bene”. Mormorò. “Voterò perché il ragazzo vada via… Hai ragione.”
Per qualche istante rimasero entrambi in silenzio, esausti, guardandosi negli occhi come due guerrieri dopo una battaglia. Uno sembrava incarnare il bene, l’altro il male, ma in quel momento non avrei saputo dire chi fosse davvero chi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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