Racconti Erotici > Gay & Bisex > Il prete di campagna - 5
Gay & Bisex

Il prete di campagna - 5


di LuogoCaldo
11.12.2024    |    2.581    |    11 9.5
"“Ma quando l’ho visto dentro casa mia..."
Ero rientrato prima dell’alba turbato dalle esperienze notturne e provato dalla mancanza di sonno.
Mi guardai allo specchio e a stento riconobbi il prelato che un tempo sognava l’ascesa nei palazzi del potere.
Sotto la doccia lavai lo sperma che s’era seccato tra i peli pubici, poi mi preparai un caffè e m' incamminai verso la sagrestia per le confessioni del mattino.
All’ingresso della sala, appiattita contro il cancello ancora serrato, m’aspettava già una donna minuta. Indossava un piumino voluminoso e aveva la testa coperta da un fazzoletto di lana.
Più tardi sarei venuto a sapere che aveva forse cinquant’anni, ma in quel momento, per l’aspetto appesantito e stanco, glie ne attribuii molti di più.
Sorrisi al viso dolce e triste della peccatrice e indicai la panca sotto al crocefisso in fondo alla stanza. “Si accomodi, sorella”. Le dissi. “Cosa vuole raccontarmi?”.
Ricordo che fui sorpreso dal colore chiaro dei suoi occhi e che, mentre mi disponevo accanto a lei, la donna aveva già preso a parlare.
Confesso che non riuscii immediatamente a cogliere il senso delle sue contrizioni assorbito com’ero dal ricordo ancora vivido della scena alla quale avevo assistito la notte precedente.

La meraviglia che percepii quando Biagio, mentre ancora la corista incitava il professore a scoparla, abbassò l’elastico dei calzoni del piccolo demonio fu pari allo stupore di un pellegrino dinanzi all’epifania della Madonna.
Il sedere del ragazzo era bianco e rotondo, morbido come il velluto dei drappeggi antichi e alto quasi fino alla curva delle reni.
“Finalmente me lo fai vedere sto culo!” Esclamò Biagio. “Che spettacolo”.
“Non qui ti prego”. Sussurrò il ragazzo guardando nella mia direzione.
Non ne potevo più, liberai l’erezione nell’aria gelida e cominciai a masturbarmi incurante del rumore delle foglie.
Biagio lasciò che un grosso fiotto di saliva gli cadesse nella mano, l'avvicino' alla rosetta dell’amico e liberò il cazzo dalla cerniera dei jeans.
“Aveva ragione il ragazzo della confessione!” Pensai. L’uccello dello stallone era una trave lunga e spessa e la cappella rosea brillava di umori nella luce della luna.

“La verità è che quello che ho da raccontarle è molto personale, padre”. Proseguì la donna. “Riguarda la preoccupazione per il comportamento di mio figlio, ma richiede che siano scomodati fatti che molti anni fa avevo pensato di poter dimenticare”.
“Che cosa intende, figliola?” Domandai più per abitudine che non per interesse.
“Vede, padre”. Continuò lei. “Non so più come comportarmi con mio figlio. Torna tardi e spesso, nel cuore della notte, non lo trovo a letto. Lo aspetto sveglia fino all’alba ma non riesco a farmi dire dov’è stato o cosa ha fatto”.
“Capisco”. Affermai mentre pensavo di trovarmi dinanzi all’ennesima anima che confondeva il sacerdote con lo psicologo.
“E poi, padre, ecco: quello che più mi allarma è che ultimamente si accompagna ad un ragazzo poco raccomandabile, un bullo di un paio d’anni più grande di lui noto per l’atteggiamento scomposto e prepotente. Si figuri che tutto il paese mormora che …”
“Oddio la parte in cui tutto il paese parla di lei, di suo figlio e della sua famiglia! Signore, perché?” Pensai.
Cercai di rimanere concentrato ma non riuscivo a non tornare con la mente nel bosco in cui ero stato fino a poche ore prima.

Biagio puntò il cazzo di marmo contro lo sfintere bagnato dell’amico e la vista di quel glande roseo contro il buchetto intonso mi provocò uno spasmo.
“Ti desidero da settimane”. Gli sussurrò nell’ orecchio e, senza preavviso, spinse l’uccello dentro al retto di lui strappandoglielo.
Il piccolo demonio fu sul punto di urlare ma lo stallone raccolse i suoi lamenti nel palmo della mano e glie li ricacciò in gola.

“Si rende conto di quanto è grave questa vicenda, padre?” Chiese la donna interrompendo il flusso dei miei pensieri.
“Questa vicenda …?” Provai a dire senza avere la minima idea di cosa stessimo parlando “Si, assolutamente, è gravissima! Tuttavia lei non deve essere così dura”.
“Non devo essere dura, padre? Questo mascalzone a cui si accompagna mio figlio, per una scommessa persa, ha costretto la compagna di classe a ... Dio mio, non riesco neppure a dirlo per la vergogna!”.
“A far cosa, incalzai?”
“A farsi toccare lì”.
“Lì?”
“Si, padre, nell’intimità. Ha capito bene!”
Guardai la donna per la prima volta interessato a quello che stava dicendo.
La scommessa. Il dito dentro la figa.
“E suo figlio frequenta proprio la stessa classe di questo suo amico, sorella?” Incalzai.
“Si padre, glie l’ho detto!” Rispose. “Sono compagni di banco! Ma mentre l’altro ragazzo è ripetente ed è già stato bocciato due volte, mio figlio è sempre stato un allievo studiosissimo! Tuttavia, da quando frequenta questa nuova compagnia, anche i suoi risultati sono peggiorati e lo scorso anno ha concluso il secondo semestre un voto gravemente insufficiente in matematica.
Per fortuna che il professor Giusto si è offerto di dargli lezioni private. Un santo!. Cominceranno proprio domani!”
Non riuscii a nascondere la meraviglia e la donna, anziché proseguire, mi fissò interrogativa, come se s’aspettasse che fossi io, a questo punto, a parlare.
“Come si chiama suo figlio, sorella?” Chiesi con un filo di voce.
“Si chiama Flavio, padre. Flavio Ottobrini”.

“Ho aspettato questo momento per settimane, Flavio”. Aveva sussurrato Biagio mentre, ghermiti i fianchi dell’amico, gli pompava furiosamente il cazzo dentro al culo. “Dimmi che mi desideravi anche tu”. Aggiunse con dolcezza.
Il piccolo demonio appoggiò le mani contro la corteccia, inarcò le terga per sentire più chiaramente l’ingombro dei coglioni del suo amante e si morse le labbra per non fare rumore.
“Scopami”. Disse infine con un filo di voce. “Scopami come sta facendo il professore, ti prego”.
Ero sul punto di scoppiare.
Fissai la virilità del toro entrare e uscire dalla rosetta del ragazzo e serrai il glande nel palmo della mano facendo scorrere avanti e indietro il prepuzio.
“Che cazzo te ne frega del professore?” Lo esortò Biagio. “Dimmi che è me che vuoi!” E, piantate le cosce nel terreno, prese ad assestare colpi sempre più potenti.
Il piccolo rovesciò gli occhi all’indietro per il piacere e quando il professore urlò che era sul punto di venire iniziò a segarsi per eiaculare nello stesso momento in cui avrebbe eiaculato l’oggetto del suo desiderio.
Il suo sfintere, scosso dall’orgasmo, dovette iniziare a pulsare e a risucchiare l’asta di Biagio perché il ragazzo, dopo pochissimi affondi, perse il controllo e, cominciando a tremare, scoprì la schiena del suo amante e vi avvicinò la bocca, mordendo le carni per soffocare i gemiti di piacere.
“Ti amo, Flavio”. Sibilò e, mentre ancora rilasciava le ultime scariche e si svuotava dentro al culo dell’amico, io stesso venni, sognando di essere al posto suo e di confessare anch’io il mio amore al fanciullo, e riversai nel palmo della mano tutta la tensione di quella singolare vigilia.

“Lei è sicura che sia quest’amicizia a turbare così tanto suo figlio, sorella?” Provai a chiedere.
La donna mi guardò interrogativa.
“E poi”. Proseguii forse un po' troppo invadente. “Perché tutta questa preoccupazione per la scuola? E perché scegliere lo stesso professore anche per le lezioni private? Non sarebbe meglio sperimentare un metodo d’insegnamento differente?” Aggiunsi. “Voglio solo dire, sorella, che non è detto che le sue intuizioni siano corrette, ecco!”
Non potevo certo rivelarle che il vero demonio era proprio il suo Flavio, avvezzo ad adescare maschi giovani e meno giovani, e che, tutto sommato, Biagio s’era semplicemente innamorato di quel piccolo tentatore che, a quanto m’era parso la notte precedente, non lo corrispondeva affatto!
In qualche modo, però, dovevo allontanare il ragazzo da Federico Giusto.
La donna parve particolarmente scossa dalla mia reazione diretta e scoppiò a piangere.
“Mi perdoni, sorella”. Provai a scusarmi. “Non era mia intenzione”.
“Ma no padre, si figuri”. M’interruppe lei. “Non mi ha offesa. Non è quello. Anzi! Lei ha capito che neppure io sono convinta della versione della storia per come glie l’ho raccontata”.
Aprì la borsa, ne estrasse un fazzoletto ricamato e s’asciugò le lacrime prima di proseguire.
“Ma devo tenere lontani quei due ragazzi!”
La guardai incuriosito. “Perché?” Chiesi.
Ero sicuro che stesse per raccontarmi quello che già sapevo e cioè che i giovani avevano una storia, che sarebbe stata una vergogna se in paese si fosse venuto a sapere qualcosa e che era meglio separare gli amanti per rendere al diavolo più difficile il suo lavoro.
Ma, con sommo stupore, quella disse tutt’altro.
“La verità, padre”. Esordì. “È che i peccati che il Signore deve perdonare sono i miei e non certo quelli di mio figlio”.
“In che senso, sorella?” Domandai sorpreso e poi, per rassicurarla, aggiunsi: “Parli pure senza avere timore: non c’è giudizio in questa casa”.
“Dio mio, padre. Non ho mai osato dirlo a voce alta”. Continuò lei tremando come una foglia. “Eppure ho il cuore così pesante che se non lo libero potrei morire!”
“Mi dica, sorella”. Incalzai. “Cosa vuole rivelarmi?”
La donna puntò gli occhi azzurri dentro ai miei e con poche parole mi soffiò in faccia la verità che aveva nascosto per quasi due decenni.
"È accaduto ormai oltre quindici anni fa, padre. Flavio non era ancora nato".
“Cosa è accaduto?” Ripetei.
“Che il Signore mi perdoni!” Sussurrò lei come se non volesse farsi sentire. “Ho avuto dei dubbi su mio marito, padre, l’ho allontanato io. Io! È colpa mia!” Aggiunse velocemente come se scandire le parole le costasse fatica. “È stato per poco, ma tanto è bastato perché lui si avvicinasse a un'altra donna”.
“E dunque, sorella?”.
“Sapevo come era andata finire. Che loro avevano avuto .. Dio mio! Non ho mai voluto sapere chi fosse! Ho solo chiesto che anche con me ...” Proseguì. “Ma quando l’ho visto dentro casa mia. O signore! È uguale a lui. U-gua-le! Due gocce d’acqua” Puntualizzò isterica. “Ho domandato e lui all'inizio ha negato ma infine, difronte alla mia insistenza, ha confermato!”.
“Che cosa vuoi dirmi, sorella? Che cosa ha confermato?” Ripetei.
“Che sono fratelli, padre”. Flavio e il ragazzo della scuola. Si chiama Biagio. Sono fratelli!”
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.5
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Il prete di campagna - 5:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni