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Il diario di Jen: Spiando mio Fratello


di Membro VIP di Annunci69.it giorgal73
17.03.2025    |    11.228    |    6 9.0
"Mi avvicino piano, trattenendo il fiato, e sbircio attraverso lo spiraglio..."
Sono Jennifer, e sono passati due giorni da quella sera di marzo del 1998, quando Luca mi ha vista nella mia stanza, sdraiata sul letto con le cuffie del walkman nelle orecchie. Ho diciassette anni, vengo dall’Ungheria, adottata a otto anni da questa famiglia di Cervia che mi ha dato una casa piena di cassette e profumo di mare. Da allora, ogni volta che incrocio Luca: in cucina, nel corridoio, mentre mamma e papà guardano Striscia la Notizia, i nostri sguardi si incatenano in un modo che mi fa tremare.

Non sono sguardi normali, non più. I suoi occhi verdi, profondi come il mare d’estate, si fermano nei miei un po’ troppo a lungo, provocatori, con un’ombra di qualcosa che non dice. Io ricambio, mordendomi il labbro, quel tic che ho da sempre e sento il calore salirmi al viso. È un gioco silenzioso, un filo teso tra noi che nessuno dei due osa spezzare.

Stasera, la casa è avvolta dalla quiete. Sono le nove passate, il vento di marzo entra dalla finestra socchiusa della mia stanza, portando quel sentore salmastro che amo. La mia camera è la stessa: poster dei Nirvana e degli Oasis alle pareti, il mangianastri Philips sul comodino che ronza con una cassetta dei Radiohead, la lampada a righe che tinge tutto di arancione. Indosso una maglietta larga dei Nirvana, quella con il sorriso sghembo e una gonnellina di cotone leggero, quasi impalpabile. Non riesco a dormire, non dopo questi due giorni. Ogni volta che penso a Luca, al modo in cui mi ha guardata mentre mi toccavo pensando a lui, il cuore mi batte più forte. Lo voglio, lo desidero in un modo che mi spaventa e mi eccita. È mio fratello, ma non lo è, e questo pensiero mi consuma.

Decido di alzarmi. Non so perché, o forse sì. Voglio dell’acqua, mi dico, ma i miei piedi mi portano verso il corridoio, verso la sua stanza. La porta di Luca è socchiusa, come la mia quella sera, e un filo di luce gialla filtra fuori. Mi fermo, il respiro che si accorcia. Non dovrei, lo so, ma qualcosa mi spinge avanti, non è un caso, è un desiderio che mi guida. Mi avvicino piano, trattenendo il fiato, e sbircio attraverso lo spiraglio.

Luca è lì, sdraiato sul suo letto. È bellissimo, in un modo che mi fa quasi male. I capelli castani, lunghi e mossi, gli ricadono sul viso, sfiorandogli le sopracciglia e incorniciando quegli occhi verdi che ora sono socchiusi, persi in un mondo tutto suo. La sua pelle è dorata, abbronzata dal sole di giornate passate fuori, e luccica appena di sudore sotto la luce della lampada sul suo comodino. Indossa solo una canottiera bianca, aderente, che mette in mostra le spalle larghe e i muscoli sottili delle braccia. I muscoli si tendono mentre muove la mano, un movimento lento e ritmico che mi fa arrossire. I jeans larghi sono slacciati, scivolati appena sui fianchi, rivelando la linea della cintura di pelle consumata e un accenno di pelle nuda che mi fa girare la testa. Le sue mani, grandi, con le dita lunghe e un po’ ruvide, sono ipnotiche, e il suo respiro è profondo, spezzato da un leggero gemito che mi colpisce come un fulmine. Ha quel profumo che adoro, un misto di sapone e dopobarba economico, che mi arriva anche da qui e mi stordisce.

Lo guardo, e non riesco a muovermi. So che è sbagliato, ma è lo stesso che ha fatto lui con me, e una parte di me si sente giustificata. Ma non è solo vendetta, è desiderio. Lo voglio, lo voglio da anni, da quando lo vedevo ridere con gli amici o tornare a casa con la maglietta sporca di terra. Il modo in cui il suo petto si alza e si abbassa, il leggero tremore delle sue gambe, la curva sensuale della sua mascella quando serra i denti, tutto di lui mi attira. Mi mordo il labbro più forte, il cuore che mi martella nel petto, e sento un calore crescermi dentro, un’eco di quello che provavo due sere fa pensando a lui.
La canottiera è l'unico indumento che indossa, sotto è completamente nudo. La mano destra si muove lentamente, come le onde del mare di una sera d'estate. Ecco che il mio sguardo su posa sulla sua parte del corpo che più desidero.

Ha un cazzo magnifico. Lungo e spesso. La cappella è gonfia e violacea.

Sembra pulsare ad ogni movimento della sua mano. Una goccia di liquido trasparente appare sulla punta, luccicando nella luce fioca della stanza. Scivola lentamente lungo il suo asta, lasciando una scia umida sulla pelle tesa.

Non riesco a distogliere lo sguardo, ipnotizzata da quello spettacolo erotico. Il suo respiro si fa più affannoso mentre aumenta il ritmo, la mano che scivola su e giù sempre più velocemente. Piccoli gemiti rochi gli sfuggono dalle labbra dischiuse. Il suo corpo si tende, i muscoli guizzano sotto la pelle abbronzata.

Sento il mio stesso respiro farsi corto, il sangue che mi martella nelle vene. Un calore liquido si irradia dal mio basso ventre, infiammandomi le cosce. I miei capezzoli si inturgidiscono, sfregando contro la stoffa sottile della maglietta. Stringo le gambe, cercando un po' di sollievo da quell'eccitazione crescente.

Non dovrei essere qui. Non dovrei spiarlo in questo momento così intimo. Ma non riesco ad andarmene. Sono incatenata a lui, al piacere proibito di guardare senza essere vista. Di assaporare questo lato nascosto di lui, grezzo e animale.

Vorrei assaporare la sua cappella e capire che tipo di sensazione le mie labbra proverebbero.

Quasi senza accorgermene, la mia mano scivola sotto la gonna, risalendo lungo la coscia. Le dita si insinuano oltre l'orlo degli slip, trovando i riccioli umidi. Mi accarezzo piano, immaginando che sia la sua mano a toccarmi. Un sospiro mi sfugge quando sfioro il clitoride, già duro e sensibile.

I suoi movimenti si fanno sempre più frenetici. Il petto si alza e si abbassa affannosamente. Gocce di sudore gli imperlano la fronte. So che è vicino al culmine. Anch'io sono sono vicina, il piacere che monta inarrestabile dentro di me.

All'improvviso Luca si irrigidisce, la schiena inarcata. Lunghi fiotti biancastri eruttano dal suo cazzo, schizzando sul suo addome e sul petto. Un rantolo gutturale gli esce dalla gola, il nome di una donna.

Il Mio.

Quel suono mi fa rabbrividire di piacere. Il mio nome sulle sue labbra in questo momento di estasi proibita. Come se in qualche modo percepisse la mia presenza, il mio sguardo affamato su di lui.
Le mie dita affondano nella carne calda e bagnata, spingendosi dentro, cercando quel punto segreto che mi farà esplodere. Chiudo gli occhi e lascio che sia la sua voce roca a guidarmi, immaginando che sia la sua mano ruvida a possedermi con quelle carezze intime.

Quando l'orgasmo mi travolge, è così intenso da lasciarmi senza fiato. Ondate di piacere mi attraversano, facendomi tremare le gambe. Devo mordermi il labbro per soffocare i gemiti incontrollati.
Per lunghi istanti rimango immobile, in preda alle ultime pulsazioni dell'estasi. Il mio sguardo appannato è ancora incollato a lui, al suo corpo nudo e appagato.
Poi, lentamente, la realtà torna a insinuarsi nella mia mente annebbiata. Un senso di colpa inizia a farsi strada dentro di me. So che quello che ho fatto è sbagliato. Una violazione imperdonabile della sua privacy.

Con le guance in fiamme per la vergogna, mi alzo in piedi con gambe tremanti. Mi sistemo frettolosamente i vestiti scompigliati e mi allontano il più silenziosamente possibile, il cuore che martella all'impazzata nel petto.

Non so se mi sente, ma a un certo punto i suoi occhi si aprono appena, e per un istante mi sembra che guardi verso la porta. Mi blocco, il respiro che mi si spezza. Un angolo della sua bocca si curva in un sorriso appena accennato, come se sapesse che sono qui. Non è un caso, penso. Forse mi vuole qui, forse anche lui sente questo filo tra noi. Il pensiero mi fa quasi cedere le gambe, ma resto ferma, ipnotizzata dal suo corpo.

Poi, succede. La sua testa si gira di scatto, e i suoi occhi verdi incontrano i miei.
“Jen?!” dice, la voce roca, sorpresa ma non del tutto. Si tira su, la canottiera che gli si appiccica al torso, il cazzo ancora in erezione che svetta davanti ai miei occhi. Io arrossisco, il viso in fiamme, e balbetto un “S-scusa!” che mi esce strozzato, proprio come il suo due sere fa. Giro sui tacchi, inciampo nei miei stessi piedi e corro via, il cuore che mi esplode. Sento il rumore del letto che scricchiola mentre lui si alza, ma non mi fermo. Torno nella mia stanza, chiudo la porta e mi ci appoggio contro, il respiro corto.

Rimango lì, con la schiena contro il legno, e chiudo gli occhi. L’immagine di Luca, i suoi capelli mossi, la sua pelle dorata, le sue mani; mi brucia nella testa. Non era un caso, lo so. Quegli sguardi degli ultimi giorni, il modo in cui mi provoca senza parlare, anche lui sente qualcosa, ne sono sicura. Mi sdraio sul letto, la coperta a quadri che mi avvolge, e non riesco a calmarmi. Lo voglio ancora di più, ora, e una parte di me spera che venga a cercarmi. La mia mano torna a visitare la mia fighetta bagnata. Le dita entrano, donandomi ancora piacere. Un piacere che sarebbe sicuramente maggiore se al posto delle dita ci fosse il cazzo di mio fratello. Mi addormento sognando il nostro amplesso.

La mattina dopo, a colazione, siamo di nuovo al tavolo. Mamma e papà parlano del telegiornale di ieri, ignari. Io mastico una fetta biscottata e lo guardo. Luca è lì, con una felpa grigia e i jeans, i capelli ancora spettinati dal sonno, la pelle che profuma di quel dopobarba che mi fa impazzire. Mi guarda, e stavolta non abbassa gli occhi. C’è un sorriso nei suoi occhi verdi, un’ombra provocatoria, e io ricambio, mordendomi il labbro. Il silenzio tra noi è denso, carico di promesse non dette.

Sono Jennifer, nata in Ungheria, cresciuta a Cervia nel 1998, e Luca è il mio desiderio proibito. Non so cosa succederà, ma so che questo gioco tra noi è appena iniziato. La prossima volta, non scapperò.

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Tempo fa ho conosciuto Jennifer; i dettagli di quel primo incontro li trovate nel racconto "La funzione nascosta di Telegram." Sono passati quasi due anni da allora, e per un po’ ci siamo persi di vista. Poi, a Capodanno 2025, mi è arrivato un suo messaggio di auguri, e da quel momento abbiamo ripreso a scriverci e a incontrarci ogni tanto.

Tra noi si è creata una dinamica particolare, un’intimità speciale, non romantica ma di profonda amicizia. Lei, affascinata dalle mie storie, un giorno mi ha fatto un regalo: il diario della sua adolescenza, chiedendomi di trasformarlo in un libro. Il racconto che avete appena letto è il secondo capitolo di una storia più lunga che nel tempo avrà diversi protagonisti e diverse realtà.

Come avrete notato, ho scelto di cambiare un po’ il mio stile: ora è più erotico, meno pornografico, un’evoluzione che spero apprezzerete(anche per esigenze editoriali). Ho diviso la sua storia in più capitoli, ognuno autoconclusivo ma collegato al precedente, per dare respiro alla narrazione. Le vicende sono ispirate alla realtà, tratte dalle poche righe del suo diario, ma il 70% è frutto della mia immaginazione, un intreccio di verità e fantasia.

Eccoci qua: tocca a voi decidere se sono un genio incompreso o solo un tizio che si illude di saper scrivere. Dai, un votino non me lo potete negare, non siate tirchi! E se vi va, buttate lì un commento: anche uno di quelli che strappa una risata, che male non fa.

Scrivo queste storie perché mi piace farvi viaggiare con la fantasia, ma, lo ammetto, anche per mettermi un po’ in vetrina. Sono tipo un venditore di sogni proibiti, di quelli che piazzano la bancarella all’angolo della strada. E sì, ho un debole per le donne, non lo nego, ma non ho un “tipo” fisso. Mi piace variare, sperimentare, buttarmi nel caos delle possibilità.

Se vi va di entrare nel mio club di fan (o meglio, di complici), fatevi avanti. Chissà, magari insieme possiamo inventare , o vivere, ancora meglio, una storia ancora più folle. Io sono un maestro della pubblicità subliminale, mi vendo tra le righe, ma il modo migliore per capirmi è conoscermi di persona. Poi si vedrà dove ci porta la corrente!

Potete contattarmi qui su A69 o su Te. le. gr. am, stesso nick: giorgal73. Proposte, idee, commenti, o magari un invito a una serata o un club per scrivere insieme il prossimo capitolo – sono tutto orecchi. P.S.: se preferite la vecchia cara email, parte con giorgal73, poi la chiocciolina, e chiude con gmail.com. Facile, no?
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