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Prime Esperienze

La gita a Praga - Ultima Parte - La Prof. Curiosa


di Membro VIP di Annunci69.it giorgal73
01.12.2023    |    15.690    |    4 9.7
"Sentii i talloni dietro le mie scapole puntellarsi e costringermi con la forza ad ancorare le mie labbra a quelle gonfie e morbide di lei per diventare un..."
I 5 giorni della gita passarono velocemente. Tutte le sere impegnai il tempo facendo una passeggiata insieme ai miei amici per le vie di Praga nella speranza di rivedere Andrea. Purtroppo, non avvenne.
Durante il giorno i professori ci accompagnavo alla scoperta della storia della città. Visitammo il castello, la cattedrale di San Vito, percorremmo i vari vicoli storici come il Vicolo d’oro, dove tutti noi acquistammo dei tir di souvenir.
Non mancò la visita culturale alla casa di Franz Kafka, anche se la visita che mi piacque di più fu la casa di Kazda. C’erano tante locandine di film che raccontavano la storia e le leggende della città e l’atmosfera era veramente suggestiva, anche se spesso turbata dagli schiamazzi della classe.
Io come sempre facevo il secchione, rimanevo accanto ai prof. e interagivo attivamente nelle loro conversazioni. In realtà il mio interesse si focalizzava più su Eleonora che sugli altri.

Le sere, a parte la prima che rimarrà indelebile nel mio cuore, furono sempre uguali: in giro con tutta la sgangherata comitiva alla ricerca di ragazze, cazzeggio, alcol e scherzi idioti tra di noi. Io a differenza degli altri continuai anche a frequentare il centro benessere dell’albergo tenendo le dita incrociate anelando l’apparizione della dea mulatta.
Arrivai così al quarto e ultimo giorno di gita. Il mio peregrinare nella Spa aveva solo favorito la sudorazione, ma non altra estasi.
Provai a invitare alcuni miei amici, ma la risposta è che preferivano pugnalarsi gli occhi piuttosto che vedermi nudo.
Tuttavia, quando entrai per l’ultima volta al centro benessere, trovai immersa nella piscina Eleonora, la mia prof. di statistica, per la precisione era l’assistente di laboratorio.

Si trovava sotto un getto a cascata, gli occhi chiusi, le braccia aperte con i palmi ricolti verso l’alto a raccogliere l’acqua che cadeva dall’alto. Il seno era a filo acqua, si muoveva saudademente (passatemi il neologismo) seguendo le increspature generate dall’ idromassaggio, come una lenta e sensuale danza brasiliana bramante di attenzione.
Io imbarazzato della situazione e dalla nudità, anche se qualche giorno prima mi scoprì a masturbarmi durante la sua performance scopereccia con gli altri due professori accompagnatori.
Entrai a mia volta in acqua per celare l’erezione.

Eleonora non si accorse subito della mia presenza. Quando aprì gli occhi e vi vide, si coprì velocemente il seno con le mani. Mi venne naturale farle una domanda:

«Scusa, ma l’altro giorno eravamo completamente nudi e in una situazione molto più imbarazzante e ora ti copri?»

Si guardò intorno e una volta accertato che fossimo soli, abbassò le mani. Volle rassicurarsi che non ci fossero anche altri studenti, ovviamente non era opportuno che la vedessero nuda. Io osservai che allora non era il posto ideale da frequentare se temeva di essere vista.
Mi chiese perché non fossi in giro con gli altri a fare danni per le vie della città. Le risposi che, preferivo fare un’ultima visita nella Spa nella speranza di rincontrare Andrea, la ragazza con la quale passai la prima notte a Praga.
Si stupì che non mi fossi fatto lasciare il numero.
Le raccontai come l’avevo conosciuta e del fatto che in realtà fu del sesso a pagamento.

Eleonora non si scandalizzò più di tanto, anzi, con sguardo malizioso e incuriosito mi chiese di raccontarle la mia esperienza senza tralasciare i particolari.
Mi fece notare che ero in debito verso di lei, dal momento che fui spettatore non invitato della sua avventura.
Iniziai a raccontarle di come l’avevo baciata intimamente e dei viaggi che la mia lingua fecero sul corpo di Lei.
Le raccontai di come i seni erano invitanti, morbidi e perfetti per la mia bocca. Delle meravigliose e uniche sensazioni del mio primo sesso anale con una ragazza e di come gli orgasmi erano più intensi e magnifici.

Il mio racconto, alcune volte, venne interrotto dalla richiesta di maggiori dettagli o osservazioni al limite della perversione. Quelle interruzioni ebbero l’effetto di una doppia dose di Viagra. Quando le confessai il piacere provato dal mio pene grazie alle contrazioni stritolanti dello sfintere di Andrea durante il suo orgasmo, ebbi un’immediata erezione al ricordo. Anche l’eccitazione di Eleonora fu evidente: ricordo i sensuali massaggi che la mano sinistra perpetrò sui seni umidi e invitanti, le dita torturare i capezzoli duri e scuri come nocciole pronte ad essere sgranocchiate. La mano destra, nascosta sotto l’acqua, probabilmente impegnata con una passerotta riccioluta e desiderosa di appagamento.

La curiosità della mia insegnate per le porcate narrate convinse la sua mano ad abbandonare la sua intimità per approdare sulla mia, abbracciandola e serrandola con energia.

«Quindi quando lei è venuta il suo culo ti ha stretto come la mia mano ora?»

Dopo quell’ affermazione e quel gesto, capii che potevo osare e andare alla scoperta di un altro meraviglioso ed eccitante corpo.
Mi avvicinai ulteriormente e le mie mani scacciarono la sua, appropriandosi dei seni che divennero il mio passatempo temporaneo. Erano caldi e morbidi, la loro forma e consistenza ebbero la giusta collocazione e attenzione, il mio tocco palpeggiante fu lento e avvolgente.
Volli esagerare, una mano andò a visitare il clitoride in attesa. Un dito osò penetrare la professoressa e fece sgorgare dalla sua gola un gemito roco.
Eleonora iniziò ad ansimare, io percepivo il gonfiore del suo bottoncino voglioso e mi insinuai ulteriormente nella fessura stretta e profonda. Inserii un secondo dito e la sua schiena reagì incurvandosi. L’andare su e giù delle mie dita la fecero dimenare, i suoi occhi chiusi e le sue labbra che mordicchiò tutto il tempo, furono testimoni del godimento che stava provando.

La sua mano abbandonò il mio cazzo e con entrambe attirò il mio viso sul suo, finché la sua lingua non incontrò la mia. Il mio membro libero da ogni costrizione, la sfiorò e lei ansimò, poi ogni muscolo del suo corpo si tese e prese a vibrare, la mia bocca prigioniera della sua, praticamente saldata in unico corpo, soffocò un urlo profondo e catturò i successivi gemiti spasmodici. Le mie dita rallentarono fino a fermarsi e ad uscire, poi essendo uno studentello pirla le feci una domanda:

«Come me la sto cavando? Spero di aver superato la sufficienza, però sono quasi certo che necessito di un’ulteriore interrogazione di approfondimento!»

Anche la prof. fu d’accordo sulla mia analisi, prese nuovamente la mia testa, ma questa volta condusse le mie labbra sui suoi capezzoli. Iniziai a succhiarli e a morderli. Mi aiutai con le mani per intensificare l’opera, strizzai e premetti quelle tette desiderose, bagnate e orgogliosamente volubili. Cazzo! La mia lingua guizzava tra un capezzolo e l’altro, mentre le sue mani cingevano il mio fondoschiena e il mio membro moriva dalla voglia di condividere altre sensazioni.

Sentimmo un rumore provenire dall’ ingresso. Ci separammo velocemente e ci allontanammo l’uno dall’ altra raggiungendo rispettivamente gli estremi della vasca. Fortunatamente entrò una coppia che si diresse verso una cabina della sauna.

Tornai verso la mia professoressa preferita, la quale però mi invitò ad uscire e andare nel bagno turco, dove avremmo potuto avere maggiore tranquillità e privacy. Lei uscì prima di me e si incamminò. Io da dietro godei della visione del suo sedere e la voglia di morderlo e di scoprire tutti i suoi segreti fece impazzire i miei ormoni che provocarono un effetto doloroso sui miei testicoli gonfi e sensibili.
Appena la porta del Bagno turco si chiuse, uscii anche io dalla vasta e mi diressi anche io verso la calda e umida alcova lussuriosa.

Trovai Eleonora seduta sul secondo gradino con le gambe aperte e una mano malandrina nel mezzo che fece spegnere ogni mio neurone in vita.

Mi posizionai in ginocchio davanti a lei, le misi le mani sui glutei e avvicinai il suo corpo in modo da avere a disposizione della mia bocca quella patatina che supplicava di essere divorata.
Tolsi le mani dai glutei e iniziai ad accarezzarle le gambe, fecero un viaggio lunghissimo e si fermarono sui polpacci per stringerli e godere della loro consistenza.
La mia lingua, avida, si divertì torturando il clitoride. La punta umida tracciò dei cerchi lenti e pigri intorno a quel centro ardente. Lo succhiai, simulando un pompino.
Lei apprezzò.
Intanto le mani continuarono ad accarezzare quel corpo bagnato dal caldo vapore e in preda all’ estasi.
La mia immensa cultura derivata dalla visione di migliaia di film porno mi suggerì di non limitarmi al solo e povero clitoride. Mi venne in mente una richiesta che mi fece Andrea e subito sperimentai la stessa operazione sulla prof.
Iniziai a dedicarmi anche alle grandi labbra. Più le succhiavo, più le tendevo e stiravo e più loro si gonfiavano. Inoltre, quella gran maiala della prof., iniziò anche a chiamarmi porco, ad incitarmi di osare di più e proferì tante altre paroline poco dolci, ma super sexy.

Come già avevo fatto in precedenza, aiutai la mia lingua infilando prima una e poi due dita all’ interno di quella caverna dolce e umida. I polpastrelli studiarono l’interno, massaggiandolo e cercando nuovi centri di piacere. Le mie orecchie si stavano abituando alle forti parole fuse ai gemiti. Tuttavia, non ero pronto a ricevere e bere il nettare prodotto dalla calda sorgente che stavo leccando e succhiando, neanche quando Eleonora mi avvertì che stava per venire.

Alzò le gambe e le mise sulle mie spalle, la sua figa si aprì ulteriormente. Sentii i talloni dietro le mie scapole puntellarsi e costringermi con la forza ad ancorare le mie labbra a quelle gonfie e morbide di lei per diventare un tutt’uno con loro. La bocca si riempì schizzo dopo schizzo e pur di non soffocare bevvi tutto quello che mi venne offerto.
Il suo bacino sussultava e vibrava, ma grazie alle sue gambe avvinghiate, rimaneva salda sulla mia bocca. Dopo infiniti schizzi, si calmò e mi liberò dalla sublime gabbia.
Dalla mia bocca colavano dei filamenti lucidi che si spiaggiarono sul mio petto. Mi fece alzare e iniziò a leccarmi e a ripulirmi dai suoi umori. Una mano afferrò il mio membro e lo condusse fino alla sorgente che poco prima mi aveva dissetato.

«Ora scopami e cerca di meritarti un bel dieci»

Finalmente potei iniziare a godere anche io. Fino a quel momento ero stato generoso facendo godere due volte la professoressa, il mio turno era giunto e avrei avuto la possibilità di dare anche io un bel voto se fosse stato meritato.
Il mio desiderio era quello di prolungare quel sensuale sfregamento il più allungo possibile, mi piacque tantissimo percepire la ruvidità delle pareti vaginali sul mio glande gonfio.
Allora come oggi le misure del mio pistolino sono nella media, tranne per la circonferenza che con ben quindici centimetri riesce a riempiere ogni buchetto voglioso.
Eleonora era bagnatissima e il mio viaggio dentro di lei non trovava ostacoli, anche se ogni tanto mi chiedeva di rallentare ed essere più delicato.

Durante la lunga penetrazione, la mia bocca cercava il suo corpo baciandola e succhiandola. La temperatura alta e umida ci fece sudare tantissimo coadiuvata anche dall’ attività fisica.
Il sapore salato che le mie papille gustative assaporavano fu un eccezionale afrodisiaco. Tutti i miei sensi furono appagati, compreso l’udito che ascoltava la melodia dei gemiti che riempivano la stanza saturando l'atmosfera godereccia. Mentre ero intento a succhiare il lobo dell’orecchio destro della mia ansimante compagna di giochi, sentii sussurrarmi un’indecente proposta.

«Mi hai raccontato della tua prima inculata con Andrea, ti piacerebbe provare anche il mio? Però devi essere delicato, hai il cazzo molto largo e non sono abituata alla tua misura.»

Obbligai il mio cazzo ad uscire dalla casetta dove ormai aveva la residenza e si trovava a suo agio per andare a provare un posticino sicuramente più angusto, ma decisamente più allettante.

Eleonora volle avere il controllo della situazione. Mi chiese di sedermi al suo posto. Subito dopo si calò su di me lentamente dandomi le spalle e aiutandosi con le mani condusse il mio pene verso il suo stretto forellino.
Fece uno squat eccezionale, riuscì a rimanere perfettamente su di me per scendere lentamente. Quando si accorse che il mio amichetto non riusciva ad entrare, mi chiese di allargarle il buco con le mani e di metterci della saliva, intanto la sua posizione rimaneva salda e aiutava la dilatazione.

Riprovò a scendere, il mio glande, anch’ esso adeguatamente lubrificato dalla mia saliva, riuscì a farsi strada. Il buchetto piano piano si allargava mentre Eleonora scendeva lentamente e la mia gonfia cappella veniva fagocitata.
La discesa si fermò a metà strada. La prof. emetteva dei piccoli versi dolorosi, mentre il suo ano tentava di abituarsi all’intrusione in corso.
Un paio di minuti dopo, la discesa terminò, i suoi glutei si adagiarono sui miei quadricipiti, mentre il mio cazzo era completamente dentro di lei e pulsava come un cuoricino dopo una maratona.
Il mio cervellino fu colto da indecisione, cosa dovevo fare? Decisi di titillarle i suoi capezzoli, di massaggiare il suo corpo, di toccarla ovunque, ma lei prese le mie mani e le adagiò sui fianchi.
Iniziò a salire e scendere e io l’aiutavo con la mia forza per non farla stancare troppo. Era veramente stretta, le chiesi se non le stessi facendo male. La sua risposta imperativa fu che la stavo facendo godere.

Mi accorsi che, mentre io l’inculavo, lei si stava masturbando. Me ne resi conto perché ogni volta che scendeva e il suo corpo aderiva al mio, i miei testicoli incontravano si scontravano con le dita rimaste fuori.

Un terzo orgasmo la raggiuse e come avvenne con Andrea, le contrazioni pelviche vennero trasmesse anche alle pareti anali che, se pur già aderenti in modo estremo al mio pene, si serrarono ulteriormente e mi fecero esplodere dentro di lei. Il mio sperma ebbe due effetti: il primo fu quello di far godere ulteriormente la professoressa, il secondo fu quello di lubrificare il pertugio anale aiutando la ripresa del movimento trivellatorio. Dovetti chiedere pietà, la implorai di fermarsi perché il glande era troppo sensibile e non riuscivo a continuare.

Si alzò velocemente causando l’effetto tappo di spumante. Il rumore venne seguito dall’ uscita del mio bianco nettare privo però di bollicine.

Si girò verso di me: «Ricordati che questa cosa non è mai avvenuta. Quando uscirò da qui torneremo ad avere lo stesso rapporto che avevamo prima e non ripeteremo mai più quello che abbiamo fatto oggi e che tra un secondo dimenticherai.»

Il giorno dopo i miei compagni mi chiesero cosa avessi fatto la sera prima, visto che sparii per tutto il tempo. Gli spiegai che semplicemente mi ero addormentato senza fare nulla di particolare, se non dei bei sogni.

Tornati a Roma, continuai la carriera normale da studente. Riuscii pure a prendere un bel nome ad un’esercitazione al laboratorio informatico di statistica, ma fu solo per la mia bravura con il computer, perché Eleonora si era presa un periodo di aspettativa e non la rividi più, fino al giorno degli esami di maturità.

Un'altra vela va
Fino a che non scompare
Quanti i segreti che
Appartengono al mare
Un'altra estate qui
E un'altra volta qui
Più disinvolta e più puttana che mai
Mille avventure che
Non finiranno se
Per quegli amori esisteranno nuove
Spiagge

Renato zero termina la sua canzone e io torno al presente. I ricordi mi hanno fatto venir voglia di cercare Eleonora, ma su Facebook non c’è. Proverò a chiedere ai miei amici se per caso qualcuno ha notizie in merito, ovviamente non racconterò il motivo dell’interesse.
Se qualcuno un giorno lo verrà a scoprire, sarà solo per colpa di questo racconto, ma conoscendo i miei amici, so che nessuno si iscriverà mai a questo portale.

Ti ringrazio di aver letto il mio racconto fino alla fine. Nella speranza che ti sia piaciuto, ti invito a votarlo e se ti va anche di lasciare un piccolo commento. Non sono uno scrittore professionista e la mia presenza su questo portale alla fine è solo un altro modo di essere un po' esibizionista; pertanto, mi fa molto piacere ricevere dei feedback. I miei racconti sono frutto delle mie esperienze, potrebbero essere considerati dei diari, ma non sono dei semplici resoconti, ogni tanto vengono conditi anche da un po' di fantasia per renderli più accattivanti.
Sono sempre alla ricerca di nuove esperienze e ispirazioni, se volete mi potete contattare via mail [email protected] o anche su telegram come giorgal73 per fare proposte, suggerimenti o commenti. Ogni tanto aiuto anche qualcuno di voi a mettere per iscritto le proprie avventure/esperienze, non le pubblico sul mio account come miei racconti perché sono i vostri e non mi sembra corretto, vi chiedo solo di citarmi e magari darmi l’amicizia.
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