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Il diario di Jen: Desiderando mio Fratello


di Membro VIP di Annunci69.it giorgal73
10.03.2025    |    13.570    |    6 8.7
"Lo voglio ancora, e questo mi spaventa..."
Sono Jennifer, e stasera, nella mia cameretta a Cervia, è una di quelle sere di marzo del 1998 in cui il vento porta il profumo salmastro del mare dalla finestra socchiusa. Ho diciassette anni, sono nata in Ungheria, in un paesino che ricordo solo come un’ombra, e a otto anni questa famiglia mi ha adottata, portandomi qui, in questa casa piena di cassette VHS e mobili di legno scuro.

La mia stanza è il mio rifugio: ci sono poster dei Nirvana e degli Oasis appiccicati con la colla stick, un mangianastri Philips sul comodino che ronza piano, una lampada con un paralume a righe che getta una luce arancione su tutto. Indosso una maglietta larga degli Smashing Pumpkins – trovata in un mercatino dell’usato – e un paio di pantaloncini di cotone stropicciati. Le cuffie del mio walkman, con il filo che si annoda sempre, mi riempiono le orecchie con Wonderwall, registrata da una cassetta che ho copiato da un’amica.

Mi mordo il labbro, un gesto che faccio da sempre, forse da quando ero piccola e parlavo solo ungherese, cercando di capire questa vita nuova. Ma stasera non penso al passato. C’è un desiderio che mi brucia dentro, una curiosità che mi fa arrossire anche se sono sola. A scuola, Sara, con i suoi capelli a caschetto e il rossetto scuro, parla di certe cose, ridendo dietro il banco.

“È normale, Jen,” dice, giocherellando con il suo Tamagotchi. Ma non è solo quello che mi spinge stasera. È Luca, mio fratello. Non di sangue, ma mio da quando sono arrivata qui. Ha diciotto anni, e c’è qualcosa in lui che mi fa tremare da anni, un’attrazione che non dovrei provare ma che non posso spegnere. Lo voglio, lo desidero in un modo che mi confonde e mi accende.

La casa è silenziosa. Mamma e papà sono di sotto, davanti a Striscia la Notizia su Canale 5, con le risate di Greggio che arrivano fin qui. Luca è nella sua stanza, probabilmente con la sua Playstation accesa, perso in Tomb Raider II. Mi sdraio sul letto, la coperta a quadri che sa di lavanda sotto di me, e chiudo gli occhi. Il cuore mi batte forte. Voglio provare qualcosa di nuovo, e mentre ci penso, è lui che vedo: Luca.

Con mani tremanti, faccio scivolare le dita sotto la maglietta. La pelle è calda, e il contatto mi fa quasi paura, ma non mi fermo. Il mio seno è accogliente, morbido e i capezzoli sono durissimi. La musica mi guida, e immagino lui – il suo corpo, il suo profumo, il modo in cui mi guarda a volte senza sapere cosa provo. È sbagliato, lo so, ma lo desidero troppo. La mia mano scende sempre di più fino a trovare il centro del desiderio pulsante. Il polpastrello trova il clitoride e lo massaggia. Piccole scariche elettriche mi invadono. Poi scendo e percepisco, oltre al calore, anche dell' umidità. Sono bagnata in modo depravato. Le mie dita vengono attratte ed entrano delicatamente. Altri gemiti e un piacere immenso appaiono. Prima uno e poi due, le dita iniziano a scoparmi.

La mia mano si muove lentamente, esplorando con tocchi delicati. Chiudo gli occhi e immagino che siano le sue dita a sfiorarmi, ad accarezzarmi in quel modo così intimo. Un gemito mi sfugge dalle labbra mentre il piacere cresce, inondandomi le vene come lava ardente.

Nella mia mente, Luca è qui con me. Sento il suo respiro caldo sulla pelle, il suo corpo premuto contro il mio. Le sue labbra tracciano una scia di baci lungo il mio collo, scendendo sempre più giù. Mi mordo il labbro per soffocare un altro gemito quando la mia mano accelera il ritmo, spinta dall'immagine di lui che mi sovrasta, che mi prende con passione bruciante.

Trovo un ritmo, e ogni tocco è un pensiero di lui, un sogno che mi consuma.

Il piacere mi travolge in ondate sempre più intense, portandomi verso vette inesplorate. Inarco la schiena, il suo nome sulle labbra come una preghiera segreta. In quell'istante di estasi totale, è solo lui che vedo, che sento, che desidero con ogni fibra del mio essere.

Per me è stata la prima volta. Mi sono masturbata pensando a mio fratello e ho goduto.

Ansimante, rimango distesa sul letto, il corpo scosso dai fremiti dell'orgasmo appena vissuto. La realtà mi riporta lentamente alla coscienza, dissolvendo le immagini di Luca che ancora aleggiano nella mia mente. Un senso di colpa mi attanaglia lo stomaco, mescolandosi al languore post-orgasmico.

Come ho potuto lasciarmi andare a fantasie così proibite? Luca è mio fratello! Eppure, non riesco a negare l'attrazione che provo per lui, il desiderio inconfessabile che mi consuma ogni volta che i nostri sguardi si incrociano.

Chiudo gli occhi per un attimo e lo immagino.

È bellissimo, in un modo che mi fa male al cuore. Ha i capelli castani, lunghi e mossi, che gli sfiorano il collo e gli cadono sugli occhi verdi, profondi come il mare d’estate. La sua pelle è dorata dal sole, un’abbronzatura che tiene tutto l’anno perché passa ore fuori, a giocare a calcio o a bighellonare con gli amici. Indossa una felpa nera dei Pearl Jam, sbiadita e un po’ troppo grande, che gli scivola sulle spalle larghe, lasciando intravedere i muscoli sottili ma definiti delle braccia , muscoli che si tendono quando solleva qualcosa o si appoggia al muro con quel suo fare rilassato. I jeans larghi gli pendono sui fianchi, mostrando un lembo della cintura di pelle consumata, e le sue mani grandi, con le dita lunghe e un po’ ruvide, sono infilate nelle tasche, come sempre. Ha un profumo che mi stordisce, un misto di sapone da poco e di quel dopobarba economico che usa, un odore che sento ogni volta che mi passa vicino e che mi fa girare la testa.

Sono persa nella musica, nei miei pensieri di lui, la curva della sua mascella, il modo in cui la sua voce si incrina quando ride, il calore che immagino nel suo tocco. Le cuffie mi isolano, e non sento il parquet che scricchiola sotto le sue sneakers. È un momento mio, ma lo condivido con lui nella mia testa, sognando che sia qui, che mi voglia come lo voglio io.

Mio fratello sta andando in cucina, forse per prendere una Coca dal frigo, quando passa davanti alla mia porta socchiusa. Sente un rumore, il letto che scricchiola, un respiro che mi sfugge e si ferma. Sbircia dentro, trattenendo il fiato. Mi vede sdraiata, gli occhi chiusi, le cuffie nelle orecchie, e capisce. Il suo viso si tinge di rosso, quel rossore che gli sale dal collo e gli fa brillare gli zigomi alti. Sa che dovrebbe andarsene, ma i suoi occhi, quegli occhi che mi fanno sciogliere, restano su di me. Non lo so, ma una parte di me vuole che mi veda, che senta questo desiderio che ho per lui.

Poi, un brivido mi colpisce. Non so perché, un rumore, un’intuizione. Apro gli occhi e mi giro verso la porta. È socchiusa, più di quanto ricordassi. Il cuore mi esplode, e grido: “Luca?!” La voce mi esce spezzata, piena di vergogna e di un desiderio che non riesco a nascondere.
Mi tiro la coperta sopra, il viso in fiamme, e lo vedo lì, fermo, con quei jeans che gli scivolano sui fianchi e la felpa che gli avvolge il torso. Balbetta un “S-scusa!” strozzato, i suoi occhi verdi che si spalancano. Si gira, inciampa, e scappa, sbattendo contro il muro. Lo sento imprecare “Merda!” mentre corre nella sua stanza e chiude la porta con un tonfo.

Rimango ferma, il respiro corto, le mani che stringono la coperta. Mi sento scoperta, ma non solo per quello che stavo facendo, per quello che pensavo di lui. Luca mi ha vista, e una parte di me è furiosa, ma un’altra parte, quella che lo desidera, è eccitata. Mi tolgo le cuffie, il mangianastri cade sul letto, e fisso la porta. Vorrei corrergli dietro, non per urlare, ma per toccarlo, per vedere se anche lui sente qualcosa. Mi tiro le ginocchia al petto, mi avvolgo nella coperta, e resto lì, con il cuore che non si ferma.

La mattina dopo, siamo a colazione. Mamma e papà parlano di Striscia la Notizia, ridendo di una battuta di ieri. Io e Luca siamo al tavolo. Io mastico una fetta biscottata e lo guardo, i suoi capelli mossi che gli cadono sugli occhi, la felpa che gli fascia le spalle, le mani che stringono la tazza di latte e cacao.
Lui fissa la tazza, mescola troppo, e non mi guarda. Il silenzio tra noi è denso, elettrico. So che si sente in colpa, lo vedo dal modo in cui si morde il labbro inferiore, quel labbro che vorrei baciare, ma io non sono solo arrabbiata. Lo voglio ancora, e questo mi spaventa.

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Tempo fa ho conosciuto Jennifer; i dettagli di quel primo incontro li trovate nel racconto "La funzione nascosta di Telegram." Sono passati quasi due anni da allora, e per un po’ ci siamo persi di vista. Poi, a Capodanno 2025, mi è arrivato un suo messaggio di auguri, e da quel momento abbiamo ripreso a scriverci e a incontrarci ogni tanto.

Tra noi si è creata una dinamica particolare, un’intimità speciale, non romantica ma di profonda amicizia. Lei, affascinata dalle mie storie, un giorno mi ha fatto un regalo: il diario della sua adolescenza, chiedendomi di trasformarlo in un libro. Il racconto che avete appena letto è il primo capitolo di una storia più lunga.

Come avrete notato, ho scelto di cambiare un po’ il mio stile: ora è più erotico, meno pornografico, un’evoluzione che spero apprezzerete(anche per esigenze editoriali). Ho diviso la sua storia in più capitoli, ognuno autoconclusivo ma collegato al precedente, per dare respiro alla narrazione. Le vicende sono ispirate alla realtà, tratte dalle poche righe del suo diario, ma il 70% è frutto della mia immaginazione, un intreccio di verità e fantasia.

Eccoci qua: tocca a voi decidere se sono un genio incompreso o solo un tizio che si illude di saper scrivere. Dai, un votino non me lo potete negare, non siate tirchi! E se vi va, buttate lì un commento: anche uno di quelli che strappa una risata, che male non fa.

Scrivo queste storie perché mi piace farvi viaggiare con la fantasia, ma, lo ammetto, anche per mettermi un po’ in vetrina. Sono tipo un venditore di sogni proibiti, di quelli che piazzano la bancarella all’angolo della strada. E sì, ho un debole per le donne, non lo nego, ma non ho un “tipo” fisso. Mi piace variare, sperimentare, buttarmi nel caos delle possibilità.

Se vi va di entrare nel mio club di fan (o meglio, di complici), fatevi avanti. Chissà, magari insieme possiamo inventare , o vivere, ancora meglio, una storia ancora più folle. Io sono un maestro della pubblicità subliminale, mi vendo tra le righe, ma il modo migliore per capirmi è conoscermi di persona. Poi si vedrà dove ci porta la corrente!

Potete contattarmi qui su A69 o su Te. le. gr. am, stesso nick: giorgal73. Proposte, idee, commenti, o magari un invito a una serata o un club per scrivere insieme il prossimo capitolo – sono tutto orecchi. P.S.: se preferite la vecchia cara email, parte con giorgal73, poi la chiocciolina, e chiude con gmail.com. Facile, no?


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