Lui & Lei
La festa alternativa per i miei 18 anni
di giorgal73
05.01.2024 |
22.414 |
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"Infine, sette di noi sono rimasti fedeli alla nostra città natale, Roma..."
Mi sono appena svegliato, sono le 14:00 del 1° gennaio 2024. Ieri ho festeggiato il Capodanno con quasi tutti i miei compagni di scuola delle medie superiori. Tuttavia, i festeggiamenti sono stati unici e diversi da quelli che ci si potrebbe aspettare. Dato che io e i miei 18 amici siamo tutti nerd, abbiamo organizzato e creato il Capodanno 4.0, ovvero eravamo tutti collegati in remoto tramite Microsoft Teams. Dopo aver terminato le scuole superiori nel 1992, le nostre strade si sono separate, ma siamo sempre rimasti in contatto. Lavoriamo tutti nel settore informatico, ma le nostre carriere hanno preso strade diverse, portandoci a diventare migranti. Di conseguenza, quasi tutti abbiamo lasciato la nostra amata Roma per trasferirci in diverse zone d'Italia e d'Europa.
Io, per esempio, mi sono stabilito a Bologna, una città nota per la sua ricca storia e la sua vibrante cultura. Marco, Luca e Danilo hanno preso casa nella vivace metropoli di Milano, dove continuano a prosperare nel competitivo mondo della tecnologia. Andrea, invece, ha scelto di vivere nella pittoresca isola di Malta, dove si gode il clima caldo e lo stile di vita rilassato.
Stefano e Alessandro hanno scelto la frenetica e dinamica città di Londra, dove si sono affermati come esperti nei loro rispettivi settori. Pasquale, Angelo e Lucio, invece, hanno trovato una nuova casa nella bellissima città svizzera di Lugano, dove lavorano per alcune delle aziende più importanti del mondo.
Fabrizio ha fatto il grande salto e si è trasferito nella vivace città di New York. Infine, sette di noi sono rimasti fedeli alla nostra città natale, Roma.
Nonostante siamo sparsi in diverse parti del mondo, rimaniamo uniti dalla nostra comune passione per la tecnologia e dalla nostra duratura amicizia. Continuiamo a tenerci in contatto, condividendo le nostre esperienze e conoscenze e sostenendoci a vicenda negli alti e bassi della vita.
Qualche giorno fa, ci siamo accordati per avere una piccola finestra di tempo solo per noi, lasciando le nostre famiglie a festeggiare da sole. Abbiamo avuto il problema del fuso orario, ma alla fine ci siamo adattati e abbiamo trovato un compromesso.
Abbiamo deciso di collegarci tutti alle 23:00 ora italiana e di simulare il brindisi di Capodanno alle 23:30, permettendoci di festeggiare davvero con i nostri cari a mezzanotte.
Non appena ci siamo collegati, abbiamo iniziato a scherzare e a scambiarci gli auguri. Come al solito, ci siamo presi in giro a vicenda, ma le battute più taglienti erano rivolte a me.
«Allora Giorgino, dopo che fai? Vai a mignotte?»
«Giorgino, ma non fa freddo in giro, le tue amiche staranno tutte a casa al caldo!»
«Dopo il Bianco Natale, farai il Capodanno in Bianco?»
Li ho lasciati sfogare per un po' e poi ho preso la parola.
«Simpaticoni! Vi vorrei far presente che, se oggi non sono tra le dolci signorine è per colpa vostra. Ho preferito voi, piuttosto che alle feste organizzate qui a Bologna in alcuni Club, feste molto promettenti e intriganti. Comunque, non vi preoccupate, c’è la mia compagna per festeggiare in modo adeguato il 2024.»
Con il suo accento napoletano, Pasquale ha voluto essere spiritoso fino in fondo chiedendomi se la mia compagna fosse quella del regalo per il mio 18° compleanno, che tutta la classe mi aveva gentilmente donato. Naturalmente ho negato e gli ho ricordato che sono accasato ormai da vent'anni. Tuttavia, la sua domanda ha fatto riaffiorare i ricordi di tutti e abbiamo iniziato a parlare di quella sera.
Era il 23 marzo 1991, il giorno del mio diciottesimo compleanno. Io e la mia famiglia organizzammo una festa nel nostro giardino. Invitai tutti i miei amici più cari, comprese quelle bestie della mia leggendaria classe di Informatica 5C.
I festeggiamenti non si svolsero solo a casa mia, perché i miei compagni di classe organizzarono un doppio regalo. Il primo fu una catenina d’oro con il mio segno zodiacale, il secondo una torta di compleanno gustata all'ex Mattatoio di Testaccio.
Agli inizi degli anni Novanta nacque una rivoluzione culturale che aveva lo scopo di finanziare il Circolo di cultura Omosessuale Mario Mieli che prese il nome di Muccassasina.
Dalla sua nascita, Muccassassina è diventata la festa più importante per la comunità lesbica, gay, bisessuale, transgender ed etero-friendly italiana. Si tratta di un luogo di incontro in cui le differenze vengono accolte, offrendo il massimo del divertimento e promuovendo al contempo cultura, politica e tendenze. La festa che si ripeteva ogni giovedì sera era aperta a tutti, anche agli eterosessuali. Soprattutto perché gli scopi erano molteplici e tutti importantissimi:
1)Sostenere le campagne contro l'HIV e le malattie sessualmente trasmissibili e offri assistenza alle persone affette da HIV.
2)Contribuisce anche alla lotta contro la discriminazione, l'omofobia e la transfobia, nonché alla difesa e alla promozione dei diritti civili e dell'uguaglianza.
3) Diffondere la consapevolezza delle attività culturali e politiche della comunità LGBTQI
La scelta del locale si basò esclusivamente sul fatto che uno degli organizzatori era parente di uno dei miei compagni di classe, permettendoci di organizzare la serata in un privé senza spendere una lira, i centesimi erano ancora lontani dall’essere anche solo pensati.
La serata in discoteca fu molto carina e soprattutto indimenticabile. Feci amicizia con numerose persone e il momento clou della serata fu una giovane Luxuria, la madrina dell'evento. Al giorno d'oggi ci sono persino spettacoli di Drag Queen su Disney Channel, ma nel 1991 non era molto comune, soprattutto in Italia.
Ricordo lo spettacolo come un qualcosa di stravagante e favoloso. Vladimir e le altre regine sul palco non erano le solite performer. Erano più grandi della vita, con capelli che svettavano come grattacieli e abiti che scintillavano come mille diamanti.
Sfilavano sul palco con un'aria sicura che lasciava il pubblico a bocca aperta. Quando la musica ha iniziato a suonare, le regine si sono trasformate in personaggi fuori dal mondo. Si sono trasformate in sirene con code che brillavano come l'oceano o in fate con ali che svolazzavano a ogni passo.
Le loro esibizioni, però, non si limitavano ai costumi. La loro danza era una sinfonia di movimenti, con ogni passo perfettamente coreografato a ritmo. Potevano volteggiare e girare come una trottola o scivolare sul palco come un cigno.
Ma la vera magia di quella sera stava nel modo in cui facevano sentire le persone.
Ispiravano coraggio e fiducia in sé stessi in coloro che le guardavano. Mi hanno dimostrato che è possibile essere chiunque si voglia essere e che lo si può fare con orgoglio.
Erano più che semplici performer, erano icone dell'espressione di sé e dell'individualità.
C’erano tantissime persone, sulle piste da ballo i millimetri erano ambiti. Era veramente difficile muoversi senza urtare qualcuno. La musica era a tutto volume e l'energia nella stanza era elettrica. I corpi ondeggiavano, le braccia si agitavano e i piedi battevano a ritmo. L'aria era densa di profumi e sudore. Era una scena caotica, ma tutti si stavano divertendo come matti.
Mentre ballavo a ritmo di musica, ho urtato per sbaglio una ragazza stupenda. Mi sono subito scusato e l'ho invitata a unirsi a me per una fetta di torta al mio tavolo.
Con mia grande gioia, ha accettato il mio invito e ha portato con sé un’amica particolare. Ci presentammo velocemente, il suo nome era Roberta, mentre quello dell’amica era Simona.
Mentre ci sedevamo per gustare i nostri dessert, non potei fare a meno di ammirare i lineamenti di Roberta. I suoi occhi avevano il colore dell'oceano in una giornata di sole e il suo sorriso poteva illuminare l'intera stanza. La sua amica, invece, era più riservata e misteriosa. Aveva un'aria sicura di sé che mi ha incuriosito a saperne di più su di lei.
Roberta aveva diciotto anni, un corpo snello e un seno evidente. Indossava un vestito nero molto aderente che abbracciava le sue curve in tutti i punti giusti. Alta circa un metro e sessantacinque centimetri, aveva i capelli biondo platino acconciati in un modo che mi ricordava la Valentina dei fumetti di Guido Crepax.
D'altra parte, Simona era incredibilmente alta, almeno cinque centimetri più di me. Indossava un grazioso vestitino floreale ornato di paillettes che scintillavano alla luce. I suoi lunghi capelli neri erano acconciati in due trecce o, meglio, in due intriganti ed erotici codini.
I miei amici si stupirono nel vedere due splendide ragazze sedute al tavolo con me e non persero tempo e si avvicinarono per rompere le scatole. Tuttavia, i loro tentativi si interruppero quando si resero conto che Simona non era una donna, ma una transex e pensarono che anche Roberta lo fosse.
Non ho potuto fare a meno di ridere per il loro improvviso imbarazzo mentre si ritiravano a pecora verso la pista da ballo. Simona, invece, prese la situazione con filosofia. Con un sorriso malizioso, si appoggiò alla sedia, accavallò le gambe e sorseggiò con sicurezza il suo drink. Era chiaro che era abituata a far girare la testa e a creare scompiglio ovunque andasse.
Finita la torta e il drink Simona tornò a ballare lasciandomi solo con Roberta. Le chiesi se le andava di ballare e lei mi prese la mano con entusiasmo mentre correvamo sulla pista da ballo.
La musica pulsava nei nostri corpi e ci muovevamo in perfetta sincronia, ci sfioravamo e ci toccavamo mentre ballavamo. L'energia tra noi era elettrica ed entrambi ci sentivamo al settimo cielo. Man mano che il ritmo della musica si intensificava, si intensificavano anche i nostri movimenti e giravamo l'uno intorno all'altro, persi nel momento.
Fu una sensazione di pura beatitudine amplificata dai baci sul collo che ricevevo e donavo a mia volta. Eravamo persi nella magia del momento e nient'altro aveva importanza. Quando finalmente ci fermammo, ci guardammo siamo guardati l'un l'altro, con gli occhi che brillavano e le bocche che si avvicinarono lentamente.
Ci baciammo appassionatamente, le nostre labbra si strinsero in un abbraccio infuocato e, quando ci staccammo, condividemmo il sapore persistente dei nostri drink. La dolcezza del cocktail fruttato si mescolò con l'amaro del gin, creando un sapore unico che era allo stesso tempo rinfrescante e rinvigorente.
Quando ci staccammo dal nostro bacio, io e Roberta decidemmo di lasciare l'affollata discoteca. I ritmi pulsanti della musica ci avevano stancato e avevamo bisogno di aria fresca. Fortunatamente Roberta aveva le chiavi dell'auto di Simona e ci dirigemmo verso di essa, mano nella mano.
Uscimmo dalla discoteca e ci incamminammo verso la nostra auto, con l'aria fresca della notte che ci avvolgeva. I lampioni illuminavano il nostro cammino e il suono dei nostri passi risuonò nelle strade semi vuote.
Mentre camminavamo verso l'auto, Roberta mi strinse a sé e mi ha sussurrò all'orecchio:
«Non riesco a credere a quello che sto facendo, sarà colpa dell’alcol, sono completamente ubbriaca e eccitata.»
Le sorrisi e risposi: «Anche io non ci credo! Io sono eccitato non per l’alcol, ma per te. Sei stupenda e sei il miglior regalo di compleanno che potessi desiderare.»
Quando raggiungemmo l'auto, ci scambiammo uno sguardo complice e un sorriso, entrambi pregustando l'intimità che ci aspettava all'interno.
L'auto era calda e accogliente e il bagliore soffuso del cruscotto aggiungeva un'atmosfera romantica. Quando ci sistemammo, non potemmo resistere all'impulso di toccarci, di sentire il calore dei nostri corpi e la morbidezza della nostra pelle, non abbiamo resistito a rubarci qualche altro bacio.
Il calore delle sue labbra contro le mie mi fece rabbrividire. Eravamo persi nel momento, senza curarci di tutto ciò che ci circondava anche se il posto era molto isolato e deserto.
Le sfilai il vestitino nero con facilità. Davanti a me due seni sodi con due capezzoli pronti a essere succhiati. Le mie labbra non tergiversarono e appena si fiondarono su uno di essi, sentii afferrarmi la testa e stringere. I palmi delle mie mani, poggiati sulla schiena della dolce creatura, percepirono un brivido propagarsi su tutto il corpo di Roberta.
Memore degli insegnamenti della mia maestra inglese (Stefania di Cambridge), feci tutto con calma, le attenzioni che diedi al morbido corpo tra le mie braccia, facevano fremere e ansimare la mia compagna di giochi. Lei, tuttavia, non si fece distrarre e le sue mani cercarono prima la cintura e poi la zip dei miei pantaloni. Pochi secondi e anche io ero nudo come un vermiciattolo, ma meno fico di lei.
Avere diciotto anni significa non avere problemi di erezione, anzi è il contrario. Libero dai Boxer fui pronto ad essere accolto da una calda bocca che rapì rapidamente il mio svettante amichetto. Questa volta fui io che misi le mie mani sulla sua testa e l’accompagnai nel dolce ritmo del su e giù. Il delicato pompino non durò molto.
«Ce l’hai un preservativo? Ti voglio dentro.»
«Si, in discoteca li stavano distribuendo e ne ho presi un paio.»
Allungai una mano e frugai nelle tasche del pantalone trovando l’anelato impermeabilino del piacere. Dopo averlo indossato, Roberta si mise su di me a cavalcioni. Prese il mio pene e lo guidò con la mano fino alla calda e pronta fessura tra le sue Gambe.
Era così bagnata ed eccitata che entrai senza difficoltà, ma appena arrivai al fondo, la sua vagina lo intrappolò e io rischiai di venire subito e le sue tette davanti ai miei occhi non aiutarono, ma l’alcol sì.
«Lo sento tutto, mi stai aprendo un casino, che bello… Mmm… voglio gustarlo lentamente»
Lei andava su e giù come il pistone di una locomotiva a vapore. Le nostre labbra trovarono sempre nuove location dove poggiarsi e giocare, così come le lingue non ebbero mai tregua.
Le mie mani appoggiate sulle chiappe di Roberta, oltre che a godere di quella meravigliosa morbida e vellutata consistenza, favorirono il movimento scopatorio-sussultorio. Ogni volta che scendeva e mi inglobava pelvicamente, rimaneva qualche secondo ferma godendosi la penetrazione, poi si strusciava e si alzava nuovamente, quasi a voler far uscire il mio gonfio glande da Lei.
Grazie al cielo, Roberta raggiunse l’orgasmo tra urlando il suo piacere e offuscando i cigolii degli ammortizzatori dell’auto che ci stava ospitando. Sentirla vibrare tra le mie braccia fece accendere l’interruttore anche a me e l’orgasmo mi fece cucu.
Rimanemmo uniti per qualche istante dopo il reciproco amplesso, ma il rumore di una mano sul finestrino che bussò, ci fece spaventare. Era Simona.
«Ohh, ma guarda chi si sta divertendo. Se avete finito, ci sono gli amici di Giorgio che lo stanno cercando. Quando uscite dalla macchina, ripulite tutto per favore, io torno dentro e li distraggo ancora per un po'.»
Ci guardammo imbarazzati per essere stati scoperti tutti nudi in atteggiamento poco signorile. Ci baciammo per un’ultima volta e ci rivestimmo velocemente. Tornati presentabili e rispettabili riprendemmo la via della discoteca.
Fu esilarante trovare Simona intenta in una lezione che insegnò ai miei amici le varie tecniche per rimorchiare una ragazza. Non solo spiegò gli aspetti teorici, ma mostrò anche esempi pratici. Simona aveva un fascino e un carisma innati che la rendevano la persona perfetta per insegnare queste tecniche.
I consigli di Simona non si limitarono alla conversazione iniziale, ma si estesero anche alla creazione di un legame, al suo mantenimento e alla conclusione dell'affare. Sottolineò l’importanza di ascoltare attentamente la ragazza e di farla sentire ascoltata e compresa, questa semplice cosa era l’arma segrete per vincere ogni guerra.
La cosa strabiliante fu l’applicazione pratica delle tecniche spiegate. Riuscì a rimorchiare una ragazza che baciò davanti ai miei amici con la mandibola a terra come un cartone animato. Una moderna Casanova che riuscì a impressionare un manipolo di ragazzetti sfigati. Solo io, non mi sentivo tale, anzi per me era la serata più bella di sempre.
Ancora oggi mi ricordo le facce dei miei compagni, quando al momento di andare via dalla discoteca, accettare l’invito di andare a casa con Roberta, Simona e la sua recente conquista Cristina.
Io e Roberta diventammo una coppia e per un anno frequentai sia lei che Simona, “l’amica del cuore e non solo”.
Comunque, alla fine della serata, anche i miei amici si sono ricreduti e hanno scherzato e preso in giro Simona come avrebbero fatto con gli altri amici senza nessun tipo di pregiudizio. Questo dimostra che a volte basta un po' di apertura mentale e la volontà di uscire dalla nostra zona di comfort per scoprire nuove amicizie ed esperienze.
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I miei racconti sono frutto delle mie esperienze, potrebbero essere considerati dei diari, ma non sono dei semplici resoconti, ogni tanto vengono conditi anche da un po' di fantasia per renderli più accattivanti.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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