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Prime Esperienze
Il College a Cambridge Seconda parte: La mia prima volta con una ragazza
di giorgal73
18.12.2023 |
21.615 |
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"Io e Antonio ci unimmo alle tre ragazze più giovani del nostro gruppo, che poi in realtà erano mie coetanee..."
Come ogni sera alle 19, ci recammo al self-service del collegio. La regola dei gruppi misti venne quasi sempre ignorata. Il mio gruppo fu sicuramente quello più indisciplinato e reazionario, formato da otto ragazze e solo due poveri maschietti. Quella sera, il diciotto luglio del millenovecento novanta, il mio stomaco e la mia testolina furono un campo do battaglia, dove: emozione, attesa ed eccitazione rappresentarono i generali dispotici e autoritari che comandarono un povero soldato semplice come me.Stefania parlò e scherzò tutto il tempo con le altre ragazze del tavolo. Io, seduto accanto ad Antonio, non ascoltai assolutamente le parole che vennero proferite dal mio amico e compagno di cena.
I miei occhi e le mie orecchie furono impegnati a studiare il corpo e la voce della ragazza che quella sera mi promise di approfondire la nostra conoscenza biblica.
Non ricordo cosa mangiai, forse nulla, però il sapore di Stefania è ancora presente nei miei ricordi.
«Ragazze, cosa facciamo dopo? Andiamo all’ Egle oppure a ballare al Kambar?»
Vinse il Kambar, un locale veramente bello, che oggi purtroppo non esiste più. Mi ricordo la folla e i corpi ammassati che ballavano all’unisono a ritmo di una musica frenetica a metà tra rock e tecnohouse.
L’Inghilterra fu per me una fucina di esperienze ed emozioni che in Italia non potevano essere alla mia portata.
Fu il paese che mi offrì tante opportunità ed esperienze che mi permisero di crescere e che plasmarono il mio carattere. Oggi sono persona aperta, di libere vedute, senza pregiudizi di nessun tipo e un po' libertina proprio grazie all’ Inghilterra e anche a un po' a Stefania.
Tra una chiacchera e l’altra, la serata venne organizzata.
Finimmo di mangiare e tutti tornammo nei nostri dormitori per preparaci.
Alle ventuno Antonio ci raggiunse sotto l’arco dell’ingresso principale dove lo attendevamo per andare insieme al locale. La nostra comitiva si divise in due gruppetti da cinque persone. Io e Antonio ci unimmo alle tre ragazze più giovani del nostro gruppo, che poi in realtà erano mie coetanee.
Antonio fu il nostro capogruppo, essendo maggiorenne prese il comando. Le ragazze ne furono felici, anche perché, fisicamente era un bellissimo ragazzo, affascinate e prestante.
Io però ero quello più simpatico che le faceva ridere e divertire. La mia natura giocosa da romano verace fu l’arma vincente che conquistò anche la prima ragazza che incontrai nel dormitorio. Elena dopo solo una settimana di convivenza e dopo la prima fuga di imbarazzo perché nuda davanti a me, divenne la mia ombra platonica per metà della vacanza studio.
Stefania guidò l’altro gruppo e mi ignorò per tutto il tragitto fino a quando non arrivammo davanti ad un market e disse ad alta voce:
«Ragazzi ho necessità di fare alcuni acquisti urgenti. Antonio ti dispiace andare avanti insieme agli altri al club? Giorgio a te posso chiedere invece di accompagnarmi dentro, sei l’unico maschietto libero e ti informo che non puoi rifiutare di essere il mio indomito cavaliere pronto a difendermi dai malintenzionati.»
Apprezzai immensamente il modo elegante e ingegnoso che Stefania trovò per separarci dal gruppo. Entrammo dentro al negozio e dopo una breve perlustrazione trovammo lo scaffale dei preservativi.
In Italia, i preservativi si potevano acquistare solo in farmacia e fino a quel momento non ne avevo avuto mai necessità. Non sapevo cosa acquistare, inoltre le scritte in inglese non facilitarono assolutamente la scelta.
Più di venti tipologie di preservativi diversi, tante scatoline colorate con immagini strane e scritte altrettanto strane e indecifrabili furono la spada di Damocle che mi suggerirono di usare un metodo infallibile per la scelta: “tre galline sul comò …”.
Presi una scatolina bianca anonima con la scritta “Normal”. Stefania notò la mia scelta e mi disse che per me non erano quelli giusti. Me li tolse dalle mani e prese un’altra scatolina con la scritta XXL.
«Grazie Stefania per il complimento intrinseco, ma forse non ti sei accorta che il mio amichetto non è un campione di lunghezza, perché vuoi prendere gli XXL?»
«Mi piace tantissimo la tua inesperienza, mi divertirò con te, ho tante cose da insegnarti. La prima è che la misura dei preservativi non dipende dalla lunghezza, bensì dalla circonferenza. La lunghezza più o meno è la stessa per tutte le taglie, mentre la circonferenza cambia. Quando ho preso in mano il tuo pisello, non riuscivo a chiudere la mano quindi suppongo che la tua circonferenza dovrebbe essere intorno ai 14/15 cm e come vedi dalla tabella corrisponde a una xxl. Se prendessi un preservativo troppo stretto, non ti aiuterebbe a mantenere l’erezione.»
Mai insegnamento fu più utile. Mi accorsi nel tempo che le sue parole furono e sono tutt’ora importanti. Quando compii diciotto anni, i miei compagni di classe delle superiori mi regalarono una sessione con una prostituta come mia prima volta, non sapendo che in realtà non lo fosse. In quell’ occasione il preservativo fu messo a disposizione dalla ragazza; tuttavia, la misura era inadeguata e la mia performance ne risentì, ma grazie al celo avevo diciotto anni e gli ormoni aiutarono.
Acquistati i preservativi, raggiungemmo la comitiva al locale dove ci attendevano. Ballammo per oltre due ore, ma i miei pensieri erano fissi su un unico argomento. Ebbi l'urgenza di velocizzare il ritorno in dormitorio, ma l’elaborazione di un piano di fuga fu molto arduo, se non impossibile. L’universo o il famoso fattore C, però mi aiutarono.
Vanessa, un’altra ragazza del gruppo, iniziò ad accusare un dolore alla pancia, dei crampi la tormentarono e ci chiese di tornare al college. Io e Stefania cogliemmo l’occasione al balzo e ci offrimmo di accompagnarla, in modo gli altri potessero rimanere al club.
Lasciammo Vanessa nella sua stanza al piano terra e dopo esserci rassicurati del suo stato di salute e ci dirigemmo verso la camera di Stefania.
Appena varcammo la soglia, posai le mie dita tremanti sull’ orlo della maglietta di Stefania. Ero permeato dal desiderio di spogliarla, di assaporarla. La sua lingua invase la mia bocca e un bacio prese forma, feci come mi aveva insegnato.
Non ebbi il tempo si esercitarmi, ma sicuramente la baciai meglio della prima volta.
Riuscii a sfilarle la maglietta.
L’incavo dello stomaco perfetto, il seno pieno e morbido mi invitò all’ azione. Aprii gli occhi e i due laghi di smeraldo mi rapirono nuovamente con intensità, non riuscii a distogliere lo sguardo.
Le sue mani slacciarono i miei pantaloni che caddero inesorabilmente a terra. Le nostre labbra si studiarono, le sue dolci e morbide, le mie fameliche e voraci.
Un senso di abbandono mi pervase, quando la sua bocca si separò dalla mia.
Lentamente la vidi scendere, le sue mani afferrarono i bordi dei boxer e la sua bocca catturò la mia erezione.
La morbidezza delle labbra stimolò le elettrizzanti sensazioni che il mio glande anelava da una vita. Abituato alla rudezza della mia mano destra, non gli sembrava vero venire accolto in modo così gentile da una calda e umida bocca.
Sentire la punta della lingua massaggiare eroticamente un’appendice sensibilissima mi fece eiaculare solo dopo qualche secondo.
“Cazzo” esclamai, mentre una voce calma e sensuale sussurrò: «Stai calmo, non ti preoccupare. Avevo già messo in cantiere la possibilità che non avresti resistito molto.»
Continuò a giocare con il mio pene, il pompino non terminò. La sensibilità rasentò l’impossibile, ma lentamente l’orgasmo che si riversò nella sua bocca, lasciò il campo libero a nuovi orizzonti. Ricordo che l’erezione rimase e lei continuò a far entrare e uscire il mio pene dalla sua insaziabile bocca.
Quando decise di dedicarsi anche ai testicoli, prima con tanti bacetti e poi succhiandoli, rischiai di venire una seconda volta, ma lei, esperta, se ne accorse e cambiò gioco.
Si spogliò completamente togliendo i pochi indumenti rimasti e poi andò verso il letto.
Si sdraiò, piegò le ginocchia facendo avvicinare i talloni ai glutei e divaricò le gambe in maniera oscena. La sua intimità umida e pronta mi venne offerta.
Davanti a me un’immagine, un luogo irraggiungibile fino a quel momento, mi chiamò a visitare la dimora degli angeli. Tornai a baciarla intimamente come la prima volta.
«Ohh, sii … caro, donami la gioia che prima ti ho donato io, fammi godere. Impiegaci tutto il tempo necessario e sii lento e calmo così anche tu avrai il tempo di ricaricarti.»
All’inizio cercai di ricordarmi quello che mi aveva insegnato solo qualche ora prima, ma persi subito la concentrazione quando la mia lingua entrò dentro di lei. Percepii la sua morbidezza, il suo buon sapore destabilizzò la mia razionalità e quando inserii un dito per massaggiare le sue pareti interne, lei inarcò la schiena facendola aderire ulteriormente alla mia bocca. Come lei succhiò il mio glande all'inizio, ora il mi impegnai a succhiare il suo Clitoride. Più suggei e più questo crebbe come un piccolo pene in cerca di soddisfazione.
«Fai piano, succhia lentamente, fammi sentire la lingua, non avere fretta!»
Sentire quelle parole scatenarono in me il desiderio di andare oltre. Tuttavia, quello che mi travolse maggiormente fu il lieve brontolio di approvazione che lei emise e che divenne un susseguirsi di mugolii.
Il suo piacere fu evidente, i suoi incitamenti a non fermarmi furono chiari e imperiosi, io ovviamente volli assaporarla ancora più profondamente.
Sentii la pressione della sua mano sulla mia che venne invitata a scalare il corpo per raggiungere la vetta del suo seno destro dove un turgido capezzolo rischiava di esplodere se non accarezzato. La sua mano sulla mia si strinse e di conseguenza la mia si serrò energicamente sul seno.
La mano sinistra imperversò sulla mia nuca, mi spinse verso di lei, le sue unghie, tra i miei capelli, si ancorarono, lei Venne.
L’orgasmo interruppe i gemiti che si trasformarono in versi paradisiaci, un nettare caldo avvolse la mia lingua dal sapore dolce.
«Non fermarti!» mi disse ansimante. Le sue ginocchia si chiusero sulla mia testa e una vibrazione lunga e spasmodica si propagò anche sulla mia testa e sul mio corpo.
La mia testa venne liberata dalle ginocchia e io riuscii a innalzarmi con lo scopo di baciarla. Avevo il viso imbrattato e appiccicoso, ma la sua lingua lo ripulì e condivise con la mia i residui del suo orgasmo. Fu un’infinita leccata di entrambi, piuttosto che un bacio, ma la ciliegina sulla torta ancora non era stata deposta.
Stefania orgogliosa del suo lungo e vibrante orgasmo si allontanò un secondo da me per prendere la scatolina dei preservativi. Estrasse dalla confezione una bustina che apri con i denti e tirò fuori un dischetto. Si accovacciò, prese nuovamente il mio pene in bocca, ma quando si accorse dell'inutilità di riportarlo ad un vigore mai perso, srotolò il vestitino protettivo che accolse la mia erezione senza tanti preamboli.
Lei ignorò la mia richiesta di un nuovo incontro ravvicinato tra la mia bocca e la sua vagina e preferì calarsi a smorza candela sul mio imperioso e intraprendente nonché inesperto pene.
La sua discesa fu lenta, anche se una barriera separava i nostri sessi, io percepivo chiaramente il suo calore, l’abbraccio stretto contrastò la penetrazione, ma l’espressione estasiata che lessi sul viso della mia amante mi fecero capire il suo gradimento.
Io sdraiato sotto di lei, fui attore e spettatore. Dal basso assistei alla danza dei suoi seni, le mie mani poggiate e serrate sui suoi fianchi guidarono ritmicamente i movimenti.
La punta della mia erezione ogni volta che incontrò il clitoride le causò dei sussulti estatici. Entrambi emettemmo gemiti goduriosi, versi diabolici rappresentarono la nostra comunicazione.
I lunghi capelli di Stefania accarezzavano il mio petto, ondeggiavano suoi miei capezzoli torturandoli. Le pareti vaginali, strette e umide, aderivano perfettamente al mio membro felice di trovarsi in quel luogo accogliente e stimolante.
Gemetti senza controllo, le sensazioni appagamenti mi trasformarono in un demone bramoso, stavo possedendo il corpo di una magnifico angelo e provai un desiderio inebriante, amplificato dal movimento sussultorio dei fianchi perfetti.
Desiderai aumentare il ritmo, ma il comandante dei giochi non ero io. Stefania stava godendo, venne almeno tre volte, la sua sensibilità per me fu uno spettacolo unico. Io fui molto lungo a venire, probabilmente grazie al lavoretto orale che mi fece godere prima. Spostai entrambe le mani dai fianchi al seno. Volli godere della consistenza e del calore che quelle collinette mi offrivano.
Stefania si abbassò e catturò la mia bocca. La sua lingua tornò a invadermi. Nel mentre i suoi fianchi aumentarono il ritmo, la sua vagina sbatteva su di me con più forza e i movimenti divennero ancora più stimolanti.
Giunse il mio momento. Un ruggito soffocato dal bacio in corso emerse da me. Per l’ultima volta, quella sera, anche Stefania venne, i nostri piaceri nacquero e danzarono insieme.
Il corpo bellissimo e sudato sdraiato su di me, mi fece provare un calore e una sensazione di perfezione unica. Desiderai rimanere in quella posizione per sempre, la mia erezione però lentamente perse vigore e fui costretto ad abbandonare quel giaciglio accogliente e perfetto per me.
Iniziarono le coccole, bacetti sul viso, sul collo. Io ripresi a giocare con i capezzoli rossi e invitanti. Accarezzai i glutei che riempivano le mie mani, lisci e perfetti. Andammo avanti per almeno trenta minuti, continuando a giocare con i nostri corpi e il mio amichetto iniziò a resuscitare.
Peccato che fummo interrotti da Elena che rientrò dalla discoteca. Stefania non chiuse la porta a chiave ed Elena l’aprì perché voleva darle la buona notte, ma trovò la sorpresa. Questa però sarà un’altra storia.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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