Lei amava essere dominata

Matteo si rilassò sul divano, sorseggiando un bicchiere di vino rosso mentre osservava Francesca, che gironzolava per casa con l'aria svogliata. Indossava solo una camicia bianca oversize che gli apparteneva e null'altro. La stoffa morbida sfiorava la curva dei suoi fianchi, lasciando intravedere la pelle nuda sotto. Lui sorrise. Lei sapeva perfettamente cosa stava facendo.
"Francesca..." la chiamò con voce bassa e ferma, e lei si voltò a guardarlo con un sorrisetto provocante. "Vieni qui."
Lei obbedì senza dire una parola, mordendosi il labbro inferiore mentre si avvicinava con passo lento e sensuale. Il gioco era sempre lo stesso, ed entrambi lo adoravano: lui comandava, lei si sottometteva, ma con un pizzico di provocazione che lo faceva impazzire.
Appena fu a pochi centimetri da lui, Matteo le afferrò il polso con decisione e la tirò sulle sue ginocchia. La camicia si sollevò, rivelando il corpo caldo e ansimante sotto di essa. Lui passò una mano lungo la sua coscia liscia, stringendola quel tanto che bastava per sentirla fremere sotto il suo tocco.
"Hai giocato abbastanza per oggi, tesoro," le sussurrò all'orecchio, facendole venire la pelle d'oca. "Adesso tocca a me."
Francesca sentì un brivido percorrerle la schiena mentre Matteo la sollevava senza alcuno sforzo e la portava sul tavolo della sala da pranzo. La porcellana dei piatti tremò per l'impatto, ma a nessuno dei due importava. Lui la guardò negli occhi con un sorriso diabolico, poi lentamente slacciò i polsini della camicia che lei indossava e le legò i polsi sopra la testa con il tessuto. Ora era completamente esposta ai suoi desideri.
"Ti piace essere alla mia mercé, vero?" le chiese, scorrendo un dito lungo la linea del suo collo.
Lei annuì, mordendosi ancora il labbro con quel fare malizioso che lo faceva impazzire. "Sai già la risposta..."
"Già... ma mi piace sentirla da te. Dillo."
Francesca si inarcò leggermente, cercando il suo contatto. "Mi piace quando mi domini, Matteo. Mi fai impazzire."
Un ghigno soddisfatto gli incurvò le labbra mentre lasciava cadere la camicia che ancora indossava. "Brava ragazza. Ora, vediamo quanto riesci a resistere."
Le sue mani esplorarono il corpo di lei con una lentezza esasperante, accarezzandola, sfiorandola, punzecchiandola con una dolce crudeltà che la faceva impazzire. Ogni carezza, ogni tocco era calcolato per aumentare il desiderio, per portarla sull'orlo senza mai lasciarla precipitare.
"Matteo..." gemette, dimenandosi sotto di lui. "Non farmi aspettare..."
Ma lui rise piano, godendosi il suo potere su di lei. "Oh, no, dolcezza. Sei tu che devi aspettare. Devi imparare la pazienza."
L'aria era elettrica, carica di desiderio. Francesca si sentiva bruciare di voglia, e Matteo lo sapeva benissimo. Lo sguardo di lui era penetrante, sicuro, il sorriso malizioso di chi sapeva esattamente cosa fare per farla cedere.
Quella notte sarebbe stata lunga, molto lunga... e Francesca non aspettava altro.
Il giorno dopo, il sole filtrava dalle tende della camera da letto, illuminando i corpi ancora intrecciati sotto le lenzuola. Francesca si svegliò per prima, sentendo il peso del braccio di Matteo intorno alla sua vita. Un sorriso le si dipinse sulle labbra mentre si girava lentamente, osservando il suo uomo dormire con un'espressione serena, ma al tempo stesso virile e dominante anche nel sonno.
Non poteva resistere. Lentamente, fece scorrere la punta delle dita lungo il petto di lui, tracciando piccoli cerchi sulla pelle calda. Matteo mugugnò nel sonno, stirandosi leggermente. Ma Francesca non aveva alcuna intenzione di lasciarlo riposare troppo a lungo.
Con un movimento deciso, scivolò sotto le lenzuola, lasciando un bacio sulla linea del suo addome scolpito. La sua lingua esplorava ogni centimetro con una lentezza quasi torturante, proprio come lui aveva fatto con lei la notte prima. Matteo aprì gli occhi, un sorriso soddisfatto sulle labbra. "Sei proprio una piccola tentatrice, lo sai?"
Lei alzò appena lo sguardo, con un sorriso malizioso. "Solo per te, padrone."
Le parole fecero scattare qualcosa in lui. Con un gesto rapido, la prese e la fece girare sotto di lui, bloccandole i polsi sopra la testa. "Hai iniziato tu, piccola mia. Ora tocca a me finire."
E così ricominciò il gioco. Due corpi, due anime che si intrecciavano in un vortice di passione, desiderio e puro piacere. Il giorno si allungò tra sussurri, gemiti e risate complici, in un equilibrio perfetto tra dominio e resa.
Il terzo giorno, Francesca decise che era arrivato il momento di ribaltare le regole. Aspettò che Matteo uscisse dalla doccia, l'asciugamano avvolto pigramente sui fianchi. Lui si fermò vedendola in piedi accanto al letto, con un sorriso enigmatico.
"Cosa hai in mente, piccola?"
Lei si morse il labbro e tirò fuori una benda nera e un paio di manette di seta. "Oggi giochiamo secondo le mie regole. Ti fidi?"
Matteo la osservò, il fuoco della curiosità acceso negli occhi. "Sempre."
Lei gli prese le mani e con un gesto sicuro gli legò i polsi alla testiera del letto. Poi gli coprì gli occhi con la benda e si avvicinò al suo orecchio, sussurrando con voce suadente: "Ora sei completamente nelle mie mani. Chissà cosa potrei farti..."
Matteo deglutì, sentendo le labbra di Francesca scivolare lungo il suo petto, il suo respiro caldo sulla pelle. Lei sorrise, pregustando la sua lenta tortura. Il gioco era appena iniziato.