Lui & Lei
La governante a Dubai
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02.03.2025 |
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"Non sono mai stato il tipo da avventure facili, ma da qualche mese c’è qualcosa, anzi qualcuno, che sta mettendo alla prova il mio autocontrollo..."
Mi chiamo Matteo, avevo 46 anni e una vita che, tutto sommato, considero soddisfacente. Sono un uomo facoltoso, ma ingenuo e gentile. Gestisco appartamenti turistici in tutta la Sardegna e negli Emirati, un'attività che mi ha dato successo e indipendenza. Ho una bella casa a Dubai, un buon lavoro e un equilibrio che ho conquistato con fatica. Non sono mai stato il tipo da avventure facili, ma da qualche mese c’è qualcosa, anzi qualcuno, che sta mettendo alla prova il mio autocontrollo.Si chiama Sofia, la mia governante. Ventisei anni, pelle dorata, un corpo scolpito e un’aria sempre sfacciatamente sicura di sé. Ha lunghi capelli neri e labbra carnose, sensuali, che sembrano fatte per tentare chiunque. Ha iniziato a lavorare per me qualche mese fa, e fin dall’inizio ho notato il suo modo di muoversi per casa, quasi danzando, consapevole di essere osservata. La sua uniforme, una camicetta bianca leggermente attillata e una gonna nera che lasciava intravedere gambe perfette, sembrava studiata per provocare. O forse ero io che iniziavo a vedere cose che non c’erano?
Un giorno, si presentò a lavorare con una gonna nera ancora più corta del solito e tacchi a spillo vertiginosi. Il suono dei suoi passi riecheggiava sul pavimento in modo quasi ipnotico, e ogni suo movimento sembrava studiato per catturare la mia attenzione. Mentre si chinava per raccogliere un panno caduto, il tessuto della gonna si sollevò appena, rivelando ancor di più le sue lunghe gambe. I suoi occhi si posarono sui miei per un attimo, carichi di una sfida silenziosa. Aveva capito il mio sguardo, e la curva del suo sorriso ne era la prova.
Non so quando abbia iniziato a giocare con me, forse dal primo giorno. Gli sguardi lunghi, i sorrisi appena accennati, i movimenti studiati per lasciarmi intravedere un dettaglio proibito. La mia mente cercava di restare razionale, di ricordarmi che era una dipendente, che io ero un uomo adulto con delle regole… Ma il mio corpo, beh, il mio corpo la pensava diversamente. Come direbbe Battiato "l'animale che mi portò dentro vuole te".
Un pomeriggio, mentre stavo leggendo in salotto con indosso solo un paio di boxer e una camicia sbottonata, Sofia entrò con un bicchiere d’acqua. Con un movimento apparentemente goffo, ma che sospettai fosse fin troppo calcolato, rovesciò il bicchiere direttamente sulle mie gambe. Sentii il gelo dell’acqua inzuppare il tessuto sottile, incollandosi alla mia pelle.
"Oh, mi dispiace!" esclamò, con un tono che di dispiaciuto aveva ben poco.
Si inginocchiò subito accanto a me, afferrando un tovagliolo e iniziando a tamponare il tessuto bagnato. I suoi movimenti erano lenti, deliberati, le sue dita indugiavano troppo a lungo sulla mia pelle, sfiorando più del necessario. Mi bloccai, trattenendo il respiro mentre le sue mani si muovevano con quella sensualità naturale che ormai conoscevo bene.
I suoi occhi si sollevarono per incontrare i miei, un lampo di malizia brillava nel suo sguardo.
"Lascia che mi occupi io di questo…" sussurrò, continuando a sfregare il tessuto con gesti che sapevano di provocazione pura.
La tensione tra di noi crebbe giorno dopo giorno, fino a una sera in cui, dopo una lunga giornata di lavoro, ero sul divano con un bicchiere di whisky in mano. La finestra della mia villa a Dubai lasciava entrare la luce fioca della città, mentre Sofia era ancora in casa, finendo di sistemare la cucina. La sentivo muoversi dietro di me, il fruscio della sua gonna, il tintinnio leggero delle stoviglie. Poi la sua voce, calda e bassa:
"Posso offrirti un altro bicchiere, Matteo?"
Non era la prima volta che mi chiamava per nome, ma quel tono… Quell’inflessione sensuale… Mi voltai e la vidi appoggiata allo stipite della porta, le braccia incrociate sotto il seno, un sorriso carico di malizia sulle labbra. Annuii in silenzio, osservandola mentre si avvicinava con movimenti lenti, quasi ipnotici.
Versò il whisky nel mio bicchiere, ma mentre lo faceva, la sua mano sfiorò la mia. Un contatto leggero, quasi accidentale, ma abbastanza da farmi sentire il fuoco scorrere nelle vene. Lei lo notò. Alzò lo sguardo, le labbra si incurvarono in un sorriso più audace.
"Sai, Matteo… Da un po’ di tempo mi chiedo se tu sia un uomo che sa resistere alle tentazioni."
Non risposi subito. Le nostre mani erano ancora vicine, il calore della sua pelle contro la mia era un invito silenzioso. Finalmente parlai, la voce più roca di quanto avrei voluto.
"Dipende dalla tentazione."
Lei rise piano, si sedette accanto a me, piegando una gamba sotto l’altra in un gesto studiato per attirare la mia attenzione. Sapeva di avere il controllo, sapeva che il gioco era quasi vinto.
"E se fossi io la tentazione?" sussurrò, avvicinandosi quel tanto che bastava per farmi sentire il suo profumo.
A quel punto, il mio autocontrollo si spezzò. Non le risposi con le parole, ma con le mani che cercarono il suo viso, con la mia bocca che trovò la sua in un bacio profondo, ardente, senza più freni.
La sentii gemere piano contro le mie labbra, le sue mani scorrevano lungo il mio petto, le dita che giocavano con i bottoni della mia camicia. Il suo corpo si modellava contro il mio, il calore della sua pelle attraverso i vestiti era una tortura deliziosa. Sentii le sue mani scendere, lente, sicure, mentre la sua bocca continuava a divorarmi con la stessa intensità con cui ormai desideravo lei.
Quella sera, ogni inibizione venne spazzata via. Non eravamo più datore di lavoro e dipendente, ma solo un uomo e una donna travolti da un desiderio che non poteva più essere ignorato. E quando finalmente ogni barriera cadde, capii che Sofia non era solo una tentazione… Era un’esplosione di passione che non avrei mai dimenticato.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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