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Lui & Lei

Un sorriso a Pechino – La notte del peccato (


di Membro VIP di Annunci69.it matteoferrari
02.03.2025    |    286    |    2 6.0
"Il resto della notte fu un intreccio di lenzuola scomposte, sospiri roventi e colpi di scena da lasciare senza fiato..."
Mi trovavo a Pechino per lavoro ed insieme ad altri colleghi siamo stati nel ristorante più chic della città. Il tipo di posto dove i piatti sembrano opere d’arte moderne e il conto è talmente salato che potrebbe essere considerato un attentato economico. Io, che non amo gli ambienti sofisticati, mi trovavo lì solo perché oppormi significava affrontare l’infinita discussione sul “fare bella figura con i clienti”.
Ma poi vidi lei.
Liu.
Cameriera? Sì. Ma definirla solo così sarebbe stato un insulto. Si muoveva tra i tavoli con la grazia di una ballerina e l’astuzia di una regina che sapeva esattamente come gestire la sua corte. Capelli neri e lisci come seta, occhi felini che scrutavano ogni dettaglio e un sorriso… quel sorriso poteva sciogliere anche il ghiaccio della Siberia.
Quando arrivò al nostro tavolo, tutti i miei colleghi sfoderarono i loro migliori sorrisi diplomatici. Io, invece, persi qualche secondo di troppo a fissarla. E lei se ne accorse.
“Buonasera, signori. Spero che la serata sia di vostro gradimento.” disse in un inglese impeccabile.
Ma poi, guardandomi dritto negli occhi, aggiunse con un tono più basso:
“And I hope you are enjoying it too, especially you.”
Rimasi un attimo spiazzato. Non era una frase casuale. C’era qualcosa in quel modo di pronunciarla, in quello sguardo che si soffermò giusto un secondo in più del dovuto.
La serata andò avanti tra brindisi e discussioni di affari, ma ogni volta che Liu passava vicino a me, trovava una scusa per sfiorarmi il braccio o lanciarmi un’occhiata rapida e maliziosa. A un certo punto, mentre mi versava del tè, si chinò appena, avvicinando le labbra al mio orecchio:
“Careful, Matteo. Chinese tea is strong… but not as strong as Italian charm.”
Mi venne da ridere. “And how do you know about Italian charm?”
Lei mi lanciò un’occhiata divertita. “Because I adore Italians.”
Quando finalmente uscimmo dal ristorante, infilai una mano in tasca e sentii qualcosa di strano. Un tovagliolino di carta. Lo aprii con curiosità e lessi:
"Adoro gli italiani. Ma soprattutto il tuo sorriso. Se vuoi scoprire la vera Pechino, chiamami."
Firmato: Liu.
Se c’era un modo più intrigante di lasciare il proprio numero, io non lo conoscevo.
Non persi tempo. Le scrissi quella sera stessa e in meno di dieci minuti mi trovai con un invito che sembrava una missione segreta: "Ci vediamo domani. Ti mostrerò qualcosa che non dimenticherai."
La sera successiva, Liu mi portò in una terrazza nascosta sopra gli hutong, con una vista mozzafiato sulla Città Proibita illuminata dalla luna. Parlammo per ore, e più parlavamo, più sentivo crescere tra noi una tensione elettrica, qualcosa di potente, inevitabile.
Poi, a un certo unto, si fece improvvisamente silenziosa. Si avvicinò di qualche centimetro, il suo sguardo ipnotico bloccato nel mio.
“Sai cosa mi piace di te?” sussurrò, le sue dita leggere sulla mia cravatta. “Hai un’aria da bravo ragazzo. Ma scommetto che non lo sei affatto.”
Le sue mani sciolsero il nodo con un gesto fluido, poi mi tirò a sé e le nostre labbra si trovarono. Il bacio fu un’esplosione: dolce all’inizio, poi sempre più urgente, come se fossimo due fiamme pronte a divorarsi a vicenda.
Quando ci separammo, il suo sorriso era pieno di promesse.
“Vieni con me.”
La notte di fuoco (e della mascherina assurda)
Arrivati nella mia stanza d’hotel, la tensione salì alle stelle. Liu fece scivolare le bretelle del suo vestito con una lentezza esasperante, mentre le sue labbra non smettevano di esplorare il mio collo, il mio petto, ogni centimetro della mia pelle.
Io presi il telefono e con un sorriso malizioso le dissi: “Maybe we should record this. For… research purposes.”
Liu si fermò un attimo, poi scomparve in bagno. Pensavo stesse rendendo tutto ancora più piccante, magari con qualche sorpresa.
Quando tornò… aveva una mascherina rosa da coniglio.
Rimasi imbambolato. “What… is that?”
Lei ridacchiò, incrociando le braccia. “If we’re going to record this, we should make it fun.”
Scoppiai a ridere. “You are insane.”
“And you love it.”
Aveva ragione.
La mascherina durò meno del previsto. Il resto della notte fu un intreccio di lenzuola scomposte, sospiri roventi e colpi di scena da lasciare senza fiato. Liu era un’artista della seduzione, una ballerina della passione, un incantesimo che si avvolgeva attorno a me senza lasciarmi scampo.
Mi svegliai con il suo profumo ancora addosso. Sentii un movimento accanto a me e aprii gli occhi. Liu non dormiva.
Mi stava baciando lentamente lungo il collo, la sua bocca scivolava sulla mia pelle con una lentezza esasperante.
“Good morning, Matteo…” sussurrò con un sorriso malizioso.
“You’re insatiable.”
Lei ridacchiò. “I just think Italians deserve a proper goodbye.”
Mi prese per le mani e si mosse sopra di me con la stessa grazia felina con cui la notte prima mi aveva fatto perdere la testa. Era un gioco, un duello di desiderio e passione.
Quando finalmente ci ritrovammo sdraiati l’uno accanto all’altra, esausti e soddisfatti, Liu mi accarezzò il viso con un dito, il suo sguardo tenero e giocoso allo stesso tempo.
“I think I’ll have to visit Italy soon.”
Sorrisi, tirandola a me. “And I think I’ll have to come back to China.”
Lei ridacchiò e si allungò per baciarmi ancora una volta. “Then we have a deal.”
Ma quando, più tardi, mi svegliai davvero, Liu non c’era più.
Sul comodino, un tovagliolino piegato con la stessa calligrafia della prima notte.
Lo aprii e lessi:
“Some nights are meant to be remembered, not repeated. Keep smiling, Matteo. Until we meet again.”
Non se n’era andata senza lasciare traccia. Aveva lasciato un mistero.
Sorrisi, ripensando a tutto.
Liu non era solo una notte di passione.
Era una storia senza fine.
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