Prime Esperienze

LA CARTOMANTE


di cosmopoli
05.04.2025    |    4.915    |    1 8.5
"L’ho voluto subito da quando me lo hai fatto vedere in quei jeans” Non avrei voluto smettere mai..."
Frequentavamo allora io e il mio amico Pierluigi il penultimo anno della superiori in un liceo ultraborghese e conservatore. Le ragazze votate agli studi di medicina o di fisica vestivano come suore, i ragazzi andavano dietro ai voti alti, perseguendo una futura carriere politica.
Noi due eravamo diversi: il cazzo nei jeans tirava da farci male. Li portavamo molto aderenti come andava di moda allora. Bianchi o azzurri e anche le magliette le avevamo attillate o le camice di stoffa lucida da discoteca aperte sul petto. Eravamo amici e condividevamo tutto. Soprattutto la voglia di fare sesso per cui non sapevamo dove andare a cascare.
Una sera uno zio di Pierluigi ci portò a fare un giro in macchina e ci parlò di una cartomante a cui piaceva molto il sesso soprattutto con ragazzi molto giovani: correva voce che li spompinasse volentieri e insegnasse loro a scopare Erano voci diffuse nel quartiere e secondo lui un fondo di verità c’era:
“Va matta per il cazzo giovane. Fa delle pompe da urlo, dicono. E’ una donna non più giovane neppure una gran bellezza a dir vero. Ma alla vostra età avete bisogno di una figa esperta che sappia farvi fare una bella scopata senza tante menate e ve lo ciucci per bene”
Così lui disse e ci mise la voglia di tentare la sorte.
Un pomeriggio stavamo studiando latino e Pierluigi mi disse
“Perché non proviamo se le voci sulla cartomante sono vere? Ho una voglia che scoppio e anche tu. Ci presentiamo insieme e vediamo”
Telefonò. Gli rispose una voce di donna e gli dicemmo che preferivamo il pomeriggio perché andavamo ancora a scuola. La sentimmo esclamare:
“ Studenti! Che bello!” e ci diede l’appuntamento per il pomeriggio di due giorni dopo.
Attendemmo con impazienza e ci vestimmo in maniera adatta a quello che ci avevano detto di lei: jeans bianchi attillati, in cui si intravedeva bene il cazzo, camicia io nera, lui blu di stoffa lucida, occhiali scuri rayban, capelli cortissimi a spazzola. Ci toccammo prima di uscire come segno di buon auguro sperando di poter finalmente inzuppare il biscotto.
Ci trovammo nell’anticamera del suo studio. Riceveva per appuntamento e c’era solo una donna mal vestita che entrò prima di noi: forse voleva sapere se il marito la tradiva oppure le era fedele. Lei entrò ed entrarono alle due donne, una giovane e una anziana. Dopo di loro sarebbe stato il nostro turno ed eravamo abbastanza su di giri. Magari le voce erano frutto di malevolenza e ci saremmo trovati di fronte una vecchia signora a cui avremmo chiesto notizie sul nostro futuro scolastico e lei ci avrebbe detto qualche stupidata guardando le carte e senza degnare di uno sguardo noi.
Entrammo e dal modo come ci guardò intuimmo subito che le voci non erano nate da malignità. Non era una bellezza certo e non era neppure giovane. Ma aveva la libidine negli occhi. Pareva volerci dire
“ Datemelo subito”
Ci mettemmo a sedere, tenendo le gambe aperte nei pantaloni stretti in modo che si notasse il gonfiore.
Le chiedemmo dei risultati scolastici: non ci importava niente di quello, tanto più che non avevamo problemi particolari. Non brillavamo, ma non rischiavamo bocciature. Ma lei capi subito che eravamo venuti a cercare quello che lei aveva una gran voglia di darci.
Già il modo di soffermarsi a lungo con lo sguardo sui nostri pacchi ci faceva capire che le voci erano vere: pareva volerceli divorare già mentre erano nei jeans. Io e il mio compagno ci guardammo con un sorriso complice. Aspettavamo che ci chiedesse quello che noi le avremmo dato ben volentieri: al pensiero l’uccello mi si rizzava e mi gonfiava i pantaloni. Osservai che per Pierluigi era lo stesso. Forse non avremmo dovuto indossare jeans bianchi cosi attillati! Non vedevo l’ora di mettere il cazzo duro ben dentro una figa esperta che me lo facesse scoppiare.
Le all’improvviso disse:
“Come fate a svuotare quei coglioni che avete belli gonfi nei jeans. Alla vostra età scommetto che non avete ancora trovato una che vi faccia divertire per bene.”
Pierluigi rispose.
“Si un bel problema. Avremmo bisogno di un bello sfogo. Ma…” si interruppe non sapendo come introdurre l’argomento.
“Vi siete messi quei bei jeans bianchi stretti per fare vedere quello che avete da dare. Ora no ma più tardi possiamo approfondire il discorso”
Lei si alzò e anche noi andammo verso la porta ancora chiusa. Lei ci disse toccandoci i pettorali sulla camicia.
“Siete boni e lo sapete. Venite più tardi: ora aspetto gente. Venite tutti e due insieme. Che buon profumo di maschietti che avete. Appena vi ho visto con quei jeans stretti mi sono bagnata subito”
e ci strizzò il cazzo nei jeans, apri la camicia e ci annusò e slinguo i pettorali ad entrambi.
Poi disse…
“State fermi un attimo lì in piedI: voglio gustarmeli qualche secondo. Mettetevi vicini”
Si inginocchiò e cominciò a leccarcelo sopra il pacco dei jeans. Lo mordeva ci passava la lingua e quando uscimmo ci vergognavamo un po’: avevamo sul pacco i segni delle sue leccate.
Ci sedemmo in un bar in attesa, con la testa che mi girava per la voglia, la curiosità. Se non avessi piantato dentro l’uccello quel giorno, non so cosa mi sarebbe successo.
“Mi tira da impazzire. Non vedo l’ora di sbatterglielo in quella figa da porca”
mi disse Pierluigi, il viso rosso per l’eccitazione e il desiderio.
Quando arrivammo da lei non c’era nessuno. Ci fece entrare e ci portò per mano in camera.
Si misi subito in ginocchio ci tirò fuori i cazzi e iniziò a succhiaceli avidamente. Faceva l’effetto di un idrovora, si sentiva il risucchio. Li alternava e a volte si metteva in bocca le due cappelle, dava leccatine veloci alla punta.
“ Oh cazzo! Che pompa. Non resisto” disse Pierlugi
Gli venimmo in bocca entrambi. Lei però non smise: cominciò di nuovo a leccare, a lavorare di lingua sulla cappella, sulle palle e tornammo nel giro di poco duri.
“I giovani hanno resistenza. Ora sbattetemelo dentro”
Pierluigi mi guardò come a chiedermi il permesso e si assestò sopra di lei. Lei gli afferrò il cazzo e se lo infilò dentro: lui emise un gemito di piacere
La stantuffò per un po’ senza fermarsi poi perse vigore. Ci penò lei, si mise a cavallo, se lo infilò in figa e gli ondeggiò sul cazzo. Vedevo l’espressione di godimento su di lui. Non resistette molto a lungo, emise con voce flebile
“ Sto per sborrare”
Io ero eccitatissimo: c’era un odore di sesso che mi stordiva.Uscito lui, le entrai dentro io sentendomi subito risucchiare da una guaina elastica e umida. Lei si muoveva, in preda alla foia, faceva pressione e stringeva il mio uccello come non volesse più staccarsene.
“Dai dammi quel cazzo,dammelo tutto. L’ho voluto subito da quando me lo hai fatto vedere in quei jeans”
Non avrei voluto smettere mai. La sbattevo con forza.
Poi ci presi gusto e mi studia la strategia per riempire di cazzo quella porcona. Mi fermavo, gli facevo sentire bene tutto entrandogli dentro fino alle palle, poi mentre lei fremeva, stringeva, si muoveva, stavo immobile
“Gustatelo bene tutto troia”
Poi ripartivo e lei godeva sotto i miei colpi: mi fermavo, spingevo dentro, sguazzavo nella figa bagnata, lei me lo stringeva e io ricominciavo a sbatterla per bene.
“Dio che cazzo hai e se sei bravo! Sto per venire”
Dopo un po’ di questi movimenti venimmo entrambi..
Alla fine eravamo stanchi. Iniziammo a rivestirci io e Pierluigi: eravamo in slip, li avevamo scelti neri per l’occasione aderenti di simil seta.
“ Prima di andare mettetevi lì sul letto in slip tutti e due” ci chiese.
Obbedimmo e lei ci leccò tutti e due dalla testa ai piedi mettendosi in bocca e slinguandoci gli slip. Eravamo spompati ma riuscì lavorandocelo attraverso la stoffa lucida a farci venire un’altra volta. .
Ce ne andammo esausti ma i coglioni li avevamo svuotati davvero.
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