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Prime Esperienze

Era ancora mio marito (autore Mblanc61)


di Membro VIP di Annunci69.it GangbangBologna
09.03.2019    |    2.164    |    2 9.9
"Il resto della serata lo trascorremmo in un vortice fotografico, io indossando solo l’intimo, e in alcuni scatti neppure quello, e lui che mi ..."
Dopo aver trascorso tutto l’inverno a litigare con l’impresa che ci ha
ristrutturato l’appartamento, costretti ad accamparci a casa dei miei genitori
per un mese o più, finalmente la primavera comincia a fare capolino e la vita
sboccia. Sembra che tutto si sia finalmente sistemato e forse Carlo ed io
ricominceremo a fare sesso, dopo settimane di astinenza forzata. Potevo
immaginare che avremmo avuto poche occasioni, ma questa sua totale
assenza di stimoli mi ha quasi offesa: diete e palestra le faccio anche per non
smettere di eccitarlo, e lui neppure mi ha sfiorata per tutto il periodo dei lavori.
Se a quarant’anni va così, cosa mi devo aspettare per gli anni a venire, mi
chiedo.
Non so se le due cose siano da considerare collegate, ma da qualche tempo ho
cominciato a visitare dei siti di incontri. Lo faccio al lavoro, a pranzo, mentre
mangio qualcosa davanti al computer. La prima volta che ne ho visitato uno,
molto conosciuto, è stato per cercare il profilo di una amica recentemente
separata che mi aveva detto di essercisi registrata sperando di trovare
compagnia. Nel vedere le sue foto e leggere la sua presentazione ho dovuto
ammettere che sembrava una cosa molto più normale di quanto non
immaginassi fosse, e così andai a vedere anche qualche altro profilo, di uomini
a dire il vero. Una galleria infinita di foto che nello scorrerle finivano per
assomigliarsi un po’ tutte, come anche le descrizioni e i desideri che le
accompagnavano.
Dissi alla mia amica di aver visto il suo profilo e di essermi registrata al sito per
togliermi la curiosità di cosa fosse, e ne parlammo per tutta una sera, mentre
da sole cenavamo fuori. La conclusione univoca alla quale giungemmo fu che
non ci fosse poi una grande differenza tra il sito su cui ci eravamo registrate e
un sito di incontri erotici: entrambi perseguivano lo stesso scopo, uno in modo
mascherato, l’altro in modo sfacciato. Così ci ripromettemmo scherzosamente
di ricercare un sito per incontri erotici a cui registrarci per poterli confrontare.
Lo feci il giorno successivo, a pranzo, in preda ad una inaspettata eccitazione
che sentivo inumidire il salvaslip. Dovetti come prima cosa aprire una nuova
casella di posta elettronica di cui nessuno avrebbe saputo nulla, e nel farlo
rischiai di rinunciare all’impresa perché già questo mi sembrava un tradimento
agli occhi di Carlo. Ma mi dissi che era solo un gioco innocente tra amiche che
sarebbe durato ben poco, e procedetti. Quando si trattò di caricare le mie foto
mi limitai a prendere un paio di vecchie inquadrature che avevo sul telefono
dove il volto non era chiaro ma si intravedevano le forme del corpo, e nella
descrizione scrissi qualche ovvietà senza peso ma non mentii a proposito
dell’età e sul luogo in cui vivevo.
Nel tornare a casa in auto telefonai alla mia amica per raccontarle di essermi
registrata e per sapere quale fosse il suo nick così che io potessi andare a
vedere il suo profilo, ma mi disse di non aver ancora trovato il tempo da
dedicare alla registrazione e che lo avrebbe fatto nei giorni successivi. Beh, non
che ci fosse urgenza, però mi sentii un po’ stupida nell’averlo fatto in tutta
fretta mentre lei neppure ci aveva più pensato.Per qualche giorno me ne dimenticai e solo il venerdì tornai sul sito ed aprii il
mio profilo. Trovai molti messaggi che mi aspettavano: rimasi spiazzata da
tutto quell’interesse e cominciai a leggerli. Si trattava semplicemente di frasi
gentili e primi approcci fatti da uomini sconosciuti: nulla di inquietante. Ma ad
ogni messaggio corrispondeva un profilo e quelli erano davvero stupefacenti!
Cazzi e cazzi e cazzi, duri e apparentemente molto più grandi del normale.
Cazzi e frasi gentili, uno strano connubio al quale non avevo mai pensato! La
cosa mi faceva ridere!
Provai a rispondere all’ultimo messaggio ricevuto, solo qualche minuto prima,
inviatomi da un cazzo davvero imponente, col glande rosso acceso. Gli dissi
proprio così: “Wow, hai davvero un cazzo imponente! Ma è davvero il tuo?”.
“Certo che lo è! Che senso avrebbe mettere foto false? Dalle tue foto non si
capisce molto invece...” mi rispose.
In effetti le due foto del mio profilo erano nettamente sottotono rispetto a
quelle che caricavano le altre donne, pensai.
“Cos’altro vorresti vedere?” gli chiesi ammiccando.
“Decidi tu...”.
Chiusa la pagina della chat e del sito, mi diressi verso il bagno dell’ufficio col
telefono in mano e mi ci chiusi dentro, poi mi sfilai il reggiseno e sollevai la
maglia fino a scoprire le tette e mi feci una foto. Dopo abbassai i jeans e le
mutandine e mi scattai un’altra foto al sedere.
Mentre aspettavo che le foto venissero caricate e diventassero visibili mi
sentivo davvero eccitata ed elettrizzata immaginando quanti uomini avrebbero
potuto vedermi nuda. Quando le foto apparirono sul mio profilo i messaggi
ripresero.
“Hai un fisico splendido! Io sono nella tua zona, se vuoi ci possiamo
incontrare!”
A questo punto mi resi conto che il gioco stava andando un po’ troppo oltre ed
uscii velocemente dal sito senza neppure salutare il mio interlocutore. Non mi
aspettavo che fosse così semplice e veloce trovare un uomo: incredibile! Ma ci
vuole una matta per andare ad un appuntamento così, con un perfetto
sconosciuto di cui non sai neppure il nome! Come ci si può fidare? Pensai. Poi
sono sposata.
Tornata a casa però, nell’atmosfera domestica, calma e abituale, il pensiero
tornava a quel cazzo imponente che sarebbe potuto essere mio con un cenno,
e l’eccitazione mi riprese. Cominciai a molestare Carlo sperando di fargli
risvegliare il testosterone sopito e, senza sparecchiare la tavola, lo spinsi a
letto senza lasciare alcun dubbio sulle mie intenzioni bellicose. Lo sbranai
letteralmente lasciandolo addormentarsi dopo averlo svuotato di ogni energia.
Per qualche settimana il meccanismo funzionò: durante il giorno navigavo sul
sito e chattavo con uomini che mi desideravano e la sera cercavo di spingere
mio marito a scoparmi per spegnere l’eccitazione. Solo qualche settimana,
finché sempre più spesso mi ritrovavo a dovermi masturbare sotto la doccia,
stanca di doverlo trascinare controvoglia in una situazione che di giorno in
giorno sembrava gli costasse sempre più fatica.
Ormai i contatti che tenevo con gli uomini del sito erano numerosi e sapevo
che sarebbe stato facile accettare una qualsiasi delle loro proposte e farmi un
amante, ma la paura di infilarmi in una situazione rischiosa mi bloccava ogni
iniziativa. Ero stretta tra una sempre più pressante voglia di sesso e la paura di
correre dei rischi.
Un giorno parlai di questo mio dilemma con uno degli interlocutori con cui
chattavo sul sito e per la prima volta mi parve di intravedere la soluzione: fare
sesso con altri uomini in presenza di Carlo. Per quanto l’ipotesi mi sembrasse
folle, sarebbe stata risolutiva del mio problema. Senza accennare al sito e alle
chat, avrei potuto dire a mio marito che il mio desiderio di sesso non era
soddisfatto e che questo era ingiusto. Avremmo potuto provare ad esplorare
insieme quel mondo sommerso che io stavo cominciando a intravedere grazie
al sito di incontri e vedere dove ci avrebbe portato.
Prima di affrontare il discorso aspettai che finisse l’ultimo bicchiere di
Negramaro col quale avevo accompagnato un arrosto di agnello. “Carlo, voglio
farti un discorso e desidero che tu ci pensi seriamente.” Iniziai così e gli
espressi le mie esigenze che lui non soddisfava più, o non aveva mai davvero
soddisfatto, motivandole con un mio inaspettato aumento della libido e gli
paventai l’ipotesi di visitare un club.
La sera del giorno dopo, mentre apparecchiava la tavola ed io cucinavo,
cominciò a parlare della questione con uno strano tono, quasi parlasse di una
polizza assicurativa da stipulare o meno. Capiva le mie esigenze e sapeva che
avrebbero potuto avere dure ricadute sulla coppia se non fossero state
ascoltate, ma era spaventato per mille diversi motivi e geloso. Ne parlammo
tutta la sera rimanendo seduti sul divano facendoci coraggio e cercando di
razionalizzare le paure diverse di entrambi, e finalmente decidemmo di fare un
primo passo: capire quali locali ci fossero nelle vicinanze e come fare per venire
ammessi. Quella sera finimmo a letto e Carlo, in preda all’eccitazione, per la
prima volta, mi apostrofò come fossi una puttana e a me piacque.
Da quel momento la nostra vita prese una piega inaspettata. Nacque una
complicità sessuale che non avevamo mai avuto e, qualsiasi cosa facessimo
insieme, mi pareva di vedergli negli occhi degli sguardi allusivi che io
assecondavo. Capitava che fosse lui a farmi notare gli uomini più virili, o
eleganti, o rozzi, o massicci, quasi fossero un catalogo vivente di proposte che
proprio mio marito mi offriva. La sera poi, insieme davanti allo schermo del
computer, cercavamo informazioni sui club dei quali guardavamo le fotogallery
di ambienti deserti e di cui leggevamo commenti sui blog.
Quando mi resi conto che i giorni passavano senza che noi riuscissimo a
concretizzare l’idea di andare in un locale, decisi di provare a percorrere
un’altra strada: il sito. Dissi a Carlo che mi sarei fatta una nuova casella di
posta elettronica e mi sarei registrata su un sito di incontri erotici, senza
ovviamente dirgli che era già tutto fatto da settimane, così avremmo potuto
conoscere direttamente un uomo da coinvolgere. Gli parve una bella idea.
La sera mi presentai a casa con tutto pronto: avevo svuotato le cartelle della
nuova casella di posta e azzerato tutti i contenuti del mio profilo sul sito di
incontri, e dissi a Carlo di averci messo più di un’ora per fare tutto. Lui era
entusiasta.
Mangiammo col computer sulla tavola, tra i piatti, così da completare il profilo
con tutte le informazioni che sembravano essenziali. Quando fu il momento
delle foto, Carlo si alzò dalla sedia e uscì dalla cucina. Riapparse, mentre già
sparecchiavo, agitando la macchina reflex che teneva in mano e con un largo
sorriso stampato in faccia.
“Le foto sono importanti!”.
Il resto della serata lo trascorremmo in un vortice fotografico, io indossando
solo l’intimo, e in alcuni scatti neppure quello, e lui che mi chiedeva di
assumere posizioni oscene prima di scattare decine di foto. Selezionammo le
tre foto più belle, nelle quali non si vedeva il viso ma che non lasciavano nulla
all’immaginazione per quanto riguardava il corpo, davanti, dietro e... in mezzo.
Quella sera Carlo lasciò che io andassi a letto da sola: lui rimase davanti allo
schermo intento ad esplorare il sito sul quale le mie foto nuda erano ormai alla
mercé di chiunque.
Le nostre serate cominciarono ad essere all’insegna delle chat. Dialogavamo
insieme con quattro o cinque uomini alla volta, bevendo vino sul divano,
cercando di selezionare quelli che sembrava rispondessero alle nostre esigenze
ed eliminando quelli troppo volgari, lontani, vecchi o brutti.
Una mia fantasia era quella di fare sesso con un ragazzo africano, magari con
un grande uccello nero e lucido, e lo dissi a mio marito, così ne cercammo uno
con cui socializzare. Lo trovammo subito, in una località in provincia, e sembrò
che le esigenze di tutti fossero compatibili per organizzare un incontro. Carlo lo
preferiva agli altri, io lo sognavo da tempo e lui disse che ero molto bella e mi
avrebbe scopata molto volentieri. Fissammo l’incontro per il pomeriggio della
domenica successiva, in un parco pubblico di una cittadina vicino a dove
abitava, giusto per conoscerci.
I giorni che trascorsero mi tennero in una agitazione quasi dolorosa, tanto che
pensai più di una volta di disdire tutto e lasciar perdere. Carlo invece taceva
come se la cosa non lo innervosisse affatto, ma non mancò una sera dal far
sesso e con un impeto animale. Ormai mi chiamava “la sua troia” mentre si
agitava dentro di me, e mi imponeva di svuotarsi in bocca mentre mi teneva
per i capelli.
Domenica mattina mi svegliai presto già in agitazione al pensiero dell’incontro.
Sapevo che non saremmo andati oltre una chiacchierata e una bibita, ma il
motivo sottaciuto lo sapevamo tutti e tre, e questo bastava. Pranzammo dai
miei, come ogni domenica anche se era tutt’altro che una domenica normale, e
mia madre notò la scollatura pronunciata della mia camicetta come se avesse
capito che c’era qualcosa di strano che aleggiava.
Il viaggio in auto fu fulmineo tanto da non lasciarmi il tempo di indossare
nessuna maschera di convenienza: quando ci trovammo di fronte Alì ero
completamente disarmata, imbarazzata e intimidita. Mentre Carlo si
resentava e cominciava a chiacchierare come si potrebbe fare con una
persona conosciuta al bar, io restavo lì in silenzio con la faccia che avvampava
e le braccia incrociate a coprire il seno esposto.
“Allora Alì, ti piace mia moglie?” sentii dire a Carlo.
“Moltissimo! E’ davvero una bella donna!” rispose sorridente, e poi: “Facciamo
quattro passi?”
Cominciammo a camminare verso il centro del parco e mio marito cominciò a
spiegare che eravamo nuovi a quel genere di incontri e di come ci fossimo
iscritti al sito solo da qualche settimana. Il ragazzo invece raccontò di aver
avuto già molte esperienze con coppie e di come molte mogli volessero
togliersi la curiosità dell’uomo nero, come me, del resto. Mentre camminavamo
lo guardavo attentamente. Potrebbe avere avuto 30 anni e le sue origini erano
certamente centrafricane: Senegal, Camerun, ... . Aveva la pelle nera e opaca e
gli occhi e i denti leggermente giallognoli. Parlava perfettamente italiano, con
la nostra cadenza addirittura, e si era vestito elegante, con la camicia bianca, i
pantaloni con la piega e le scarpe di cuoio. Un bel ragazzo.
Passo dopo passo la mia situazione cominciò a normalizzarsi e l’agitazione si
attenuò finché mi introdussi anche io nelle conversazioni dei due uomini.
“Volete fare qualcosa già adesso?” chiese Alì rivolgendosi ad entrambi, “Perché
io sono piuttosto eccitato...”.
Carlo ed io ci guardammo interrogativi, poi io risposi “Ma qui corriamo il rischio
di venir visti da qualcuno”. Mentre lo dicevo mi resi conto di non aver detto di
no, ma solo che non mi sembrava opportuno: tacitamente avevo già accettato
di essere di un altro!
“Se vi infilate nel boschetto, io potrei rimanere a fare la guardia che nessuno si
avvicini...”. Era stato Carlo a parlare. In quell’attimo ebbi l’impressione che
tutto il sangue mi confluisse in faccia e dallo stupore sgranai gli occhi
rimanendo a bocca aperta. “Va bene, facciamo in fretta!” rispose Alì mentre mi
prendeva per mano e si infilava tra gli arbusti costringendomi a seguirlo. Non
ebbi il tempo di pensare a nulla, e dopo pochi passi mi ritrovai accovacciata
con la faccia davanti alla patta del ragazzo che armeggiava per tirarne fuori
l’uccello duro che pareva ribellarsi a quella operazione. Appena lo estrasse dai
pantaloni lo presi in bocca e cominciai a pomparlo. Non me lo lasciò a lungo,
ma prese a masturbarsi tenendomi l’altra mano dietro la nuca così che il
glande rimanesse tra le mie labbra. In breve venne, riempiendomi la bocca di
seme dolciastro, lo rinfoderò nei pantaloni e mi fece strada fin sul vialetto dove
Carlo ci aspettava con le mani in tasca. Ci salutammo molto rapidamente e
subito ci avviammo verso l’auto: non era passata neppure un’ora dal primo
incontro. Facemmo il breve viaggio autostradale in silenzio, Carlo ed io, mentre
nella mia testa cercavo di trovare la casella in cui poter registrare
l’avvenimento che mi manteneva ancora la bocca impastata di sperma e che
non avrei più dimenticato.
Dopo quella domenica trascorsero settimane senza che succedesse nulla.
Anche il sesso con Carlo perse il mordente che mi aveva illusa e tutto pareva
tendere nuovamente a quel grigiore che speravo di aver sconfitto. Finché
coprii che aveva cominciato a chattare con una donna, sfruttando lo stesso
sito su cui ci eravamo registrati insieme. Questa scoperta mi ferì molto e fece
vacillare pericolosamente la coppia. Carlo non aveva spiegazioni per quello che
aveva fatto e mi implorava di ritrovare la fiducia in lui, ma a me pareva
impossibile riuscire a riavvolgere il nastro e perdonarlo. Una sera,
nell’atmosfera glaciale delle nostre cene, fu lui ad entrare nel discorso e disse
che forse era stato il pompino che avevo fatto nel boschetto a scatenare un
desiderio di rivalsa in lui. Mi venne il dubbio di aver sposato un cretino! Mentre
io mi facevo sborrare in bocca da un africano tu facevi la guardia che nessuno
ci vedesse: sbaglio? E dov’ero io mentre ti organizzavi per scopare quella tizia?
Pensavi di raccontarmelo, dopo?
Carlo finì per essere così mortificato che mi faceva pietà ogni volta che lo
guardavo. Più passavano le settimane, più averlo vicino era deprimente e
triste. Una sera, sapendo che lo avrei ferito, gli dissi che avevo voglia di
organizzare un altro incontro con un uomo e che mi serviva la sua presenza per
garantirmi. Lui acconsentì senza obiettare, mantenendo con lo sguardo basso,
senza smettere di spazzare le briciole dal pavimento.
Le mie pause pranzo divennero monotematiche: rimanevo per tutto il tempo
sul sito a chattare e scremando foto di uomini. L’esperienza fugace con Alì
aveva attenuato i miei timori, e dietro ai profili intravedevo le sagome persone
normali dalle quali non avevo poi molto da temere. Cominciò
contemporaneamente ad affacciarsi la fantasia di essere posseduta da più
uomini: un’orgia. Più si accumulavano i giorni di astinenza, più le mie fantasie
si complicavano e moltiplicavano facendo diventare la mia ricerca febbrile.
Poi m’imbattei in un gruppo organizzato di Bologna che organizzava GangBang
per coppie e singole. Sul loro profilo trovai foto, video, racconti e moltissimi
feedback positivi. Riuscire a vedere tutto il materiale che era stato caricato mi
occupò alcuni giorni, e più materiale osservavo, più mi convincevo che valesse
la pena conoscerli. Organizzavano orge a ciclo continuo, due o tre volte a
settimana, alcune al pomeriggio, in luoghi diversi. Le coppie che partecipavano
erano decine, di tutte le età e in numero variabile, da una a eventi di oltre
cinquanta persone. Era percepibile che il funzionamento del gruppo dipendesse
da una ferrea organizzazione: ne era la prova l’aggiornamento quotidiano del
profilo dove apparivano sempre iniziative “Last Minute” alle quali le coppie
potevano chiedere di partecipare all’ultimo momento.
Mi convinsi che valeva la pena contattarli e gli inviai un primo messaggio al
quale ricevetti immediata risposta. Dopo una breve chat l’amministratore del
gruppo mi chiese un numero di telefono per poterci inserire in un gruppo di
Whatsapp formato per organizzare una serata per la settimana successiva. Gli
diedi il numero di un vecchio telefono che non usavo più da alcuni mesi, ma
che aveva ancora all’interno una scheda funzionante.
La sera, a casa, senza prendermi la briga di aggiornare Carlo sui nuovi sviluppi,
misi il vecchio telefono in carica e lo accesi. Il gruppo di Whatsapp in cui mi
trovai inserita era formato da quindici numeri di telefono, la maggior parte
uomini e quattro nomi di donna. Dai messaggi che venivano caricati era chiaro
che si conoscessero tutti e l’atmosfera era divertita e amichevole. Non appena
feci capolino con un “ciao a tutti” l’attenzione del gruppo si concentrò
completamente su di me e per almeno mezz’ora fui monopolizzata dalle loro
domande e battute. Le ragazze erano tutte accompagnate a formare coppie, gli
uomini erano i “bull” ossia singoli. Prima di salutarli per e andare a tavola mi
feci dire i loro nick così da poter vedere i loro profili sul sito di incontri, ed io gli
comunicai il mio. Ero elettrizzata dalla situazione che cominciavo a vedere
profilarsi. Dopo cena mi riattaccai al telefono stando seduta sul divano, mentre
Carlo guardava la televisione in silenzio e mi osservava.
“Con chi ti stai scrivendo?” mi chiese dopo un po’.
“La cosa non ti deve interessare: quando sarà il momento te lo dirò.”
Prima che venisse l’ora di andare a letto eravamo riusciti a mettere d’accordo
le esigenze di tutti fissando la data, l’ora ed il luogo in cui ci saremo incontrati:
diciannove persone di cui quattro donne, la sera del prossimo venerdì in una
saletta che il gruppo aveva già usato diverse altre volte. Prima di
addormentarmi dissi a Carlo di non prendere appuntamenti per quella sera
perché avremmo avuto da fare.
I giorni trascorsero velocemente e fu presto venerdì. Rientrata a casa trovai
Carlo che mi aspettava: sapeva che sarebbe successo qualcosa, e voleva
sapere di cosa si trattasse.
“Mi sono organizzata per partecipare ad un’orgia.”
Lui mi guardò con lo sguardo allibito ed incredulo e si sedette.
“E devo venire anche io?”
“Certo che devi venire! Non posso andarci da sola: sono persone che non
conosco.”
“Le hai contattate sul sito?”
“Si, poi con Whatsapp. Prendi il telefono e leggi anche tu.” Gli dissi
porgendoglelo.
Mentre Carlo, seduto in cucina col telefono in mano leggeva le decine di
messaggi del gruppo, io mi andai a fare una doccia. Non era mia intenzione
cucinare, e uscita dal bagno gli dissi di ordinare due pizze. Decidere cosa
indossare fu complicato. Certamente un abito, calze e tacchi. Cercai
nell’armadio e nei cassetti fino a trovare quello che mi sembrava
l’abbigliamento giusto per l’occasione: elegante e sensuale. Dopo essermi
asciugata i capelli cominciai a truccarmi calcando un po’ la mano con il
rossetto, e mentre mi specchiavo provavo ad immaginare la situazione in cui
mi sarei trovata. Non ero assolutamente spaventata perché avevo
l’impressione di aver già stretto un legame con gli altri partecipanti, tanto che
la presenza di mio marito mi cominciava ad apparire superflua e ingombrante.
Quando tornai in cucina, dopo aver sentito il ragazzo delle pizze andarsene,
Carlo mi squadrò dalla testa ai piedi, poi andò anche lui verso la camera per
cambiarsi.
La sala dove ci eravamo dati appuntamento era dall’altra parte della città così
prendemmo l’auto e ci avviammo. Carlo ruppe il silenzio che aveva aleggiato
fino a quel momento e mi chiese: “Sei tranquilla? Dai messaggi sembrano
persone... normali...”.
“Si, sono tranquilla. Poi se vediamo che è una situazione che non ci piace,
possiamo sempre girare i tacchi e tornarcene a casa.”
Trovare il posto fu facile. Una volta parcheggiato raggiungemmo il portone a
piedi e inviai un messaggio sul gruppo: “siamo qui davanti”. Dopo un paio di
minuti la porta si aprì e ci presentammo ad un ragazzo biondastro che
dimostrava avere circa trentacinque anni. “Ciao! Siamo contentissimi che
abbiate deciso di venire! Seguitemi, siamo già tutti qui!”. Lo seguimmo lungo
un corridoio, poi ci fece strada oltre una porta e ci trovammo all’interno di un
ambiente ampio e con le luci soffuse e la musica in sottofondo dove un gruppo
di persone chiacchierava bevendo vino bianco. Uno di loro, l’amministratore del
gruppo, ci venne incontro entusiasta e ci introdusse. Le altre quattro donne
avevano circa la mia età e indossavano abiti molto più provocanti del mio. Una
di loro era già in intimo, calze nere e tacchi. Non riuscivo a capire quali fossero i
mariti e quali i singoli, solamente Carlo mi rimaneva incollato, e questo mi
infastidiva. Mentre cercavo di identificare i presenti ripensando ai profili del sito
e alla chat di Whatsapp, vidi la donna in intimo abbassarsi in ginocchio e
prendere in bocca il cazzo di un uomo alto e calvo che non smise di sorseggiare
dal bicchiere che teneva in mano. Quando sentii una mano sollevarmi il vestito
sul sedere e iniziare a farsi strada tra le natiche, e vidi altri uccelli uscire allo
scoperto, compresi che il volano aveva cominciato a girare e ne sarei rimasta
travolta di lì a pochissimo. Carlo si appoggiò con le spalle ad una parete, senza
neppure sfilarsi la giacca, ed osservava il carnaio che fioriva tutt’intorno a lui
con la testa un po’ reclinata in avanti e le braccia dietro la schiena.
Qualcuno mi sfilò il vestito dalla testa e mi ritrovai accovacciata con intorno
quattro uomini col cazzo in mano che desideravano che io glielo prendessi in
bocca. Lo feci naturalmente, immersa nel ruolo da troia che sapevo mi sarebbe
toccato in una situazione come quella. E mentre passavo da un cazzo all’altro,
fottuta in gola, con gli occhi che lacrimavano e i conati trattenuti, la bava
densa che colava in terra e sulle mie ginocchia, non pensavo a Carlo ma
solamente a me stessa. Quando fui presa di peso e messa a cavalcioni del
bracciolo di un divano inarcai la schiena esponendomi a venir penetrata da
chiunque di loro passasse davanti al mio sedere. Vidi indossare il preservativo
al cazzo che avevo appena tenuto in bocca e capii che mi sarebbe entrato
dentro quando girò alle mie spalle. La bocca mi fu subito riempita da un altro
mentre aspettavo di sentirmi penetrata, e fu un attimo. Poi furono continue
ondate, successive e continue, rapide e lente, violente e delicate, per un tempo
impreciso e dilatato che mi annebbiò la vista e gli altri sensi.
Credo che nessuno si risparmiò di possedermi, quella sera, a parte mio marito.
Quando la notte si concluse, nell’aria calda e viziata della saletta, dovetti
cercare il mio completo intimo ed il vestito: indossavo solamente le calze e le
scarpe. Camminavo malferma sui tacchi e quando raggiunsi il bagno lo
specchio mi restituì l’immagine del mio viso stravolto, col trucco colato lungo le
guance ed i capelli arruffati. Carlo mi raggiunse in bagno e mi aiutò a vestirmi
senza che io gli chiedessi niente. Quando lo guardai dritto in faccia, lui mi
restituì un mezzo sorriso e mi disse: “Serata incredibile!”. Mi resi conto che​
temevo il suo giudizio e quel sorriso fu un regalo inaspettato che me lo
che me lo fece sentire vicino e complice. Era ancora mio marito.
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