Lui & Lei
La perizia (Autore Dacom70)


10.02.2019 |
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"Arrivarono ancora gli affanni del respiro, gli affondi cominciarono ad aumentare di ritmo sempre più violenti, era lei a volerlo ed io la assecondavo..."
Lavoro a contatto con la gente e, per il tipo di impiego, spesso, sono in giro a visitare i miei clienti. Una mattina di novembre stavo alla scrivania del mio ufficio a controllare la posta quando entra una coppia, marito e moglie, di mezza età, non quella del sommo poeta, diciamo più tra i quaranta e i quarantacinque. Lui un tipo distinto alto come me circa, quindi diciamo pure basso, molto stempiato con occhiali da vista con un fisico indefinito, era difficile capire sotto il giaccone, sicuramente non robusto ma con la classica pancetta che ai mè, dopo i quaranta è difficile domare. Lei era veramente una bella donna, non altissima ma proporzionata in tutte le sue curve che potei ammirare bene non appena si tolse il pellicciotto che aveva addosso, era una giornata freddina e umida. Li feci accomodare e cominciarono ad espormi le loro intenzioni, in pratica mi stavano chiedendo di fare una perizia per la stima della loro abitazione, mi spiegarono la zona, le dimensioni e risposero alle domande che facevo per capire meglio di cosa stessimo parlando fino alla richiesta, da parte mia, di un appuntamento per visionare l'immobile. Il marito si propose subito per una domenica mattina o un sabato pomeriggio, giustificandosi con il fatto che nel fine settimana sarebbe stato presente anche lui mentre, nei giorni feriali, era fuori per lavoro e gli sarebbe stato difficile dedicarmi tempo. Improvvisamente si fece sentire la voce della moglie che fino a d'ora era sempre rimasta in silenzio ed io evitavo di guardare per rimanere il più professionale possibile.- Ma caro ci sono io a casa, poi domenica siamo da mia sorella a Bologna, perchè dobbiamo fare le cose di fretta, da martedì prossimo in poi tutte le mattine vanno bene, tanto deve solo vedere la casa, no?-
Il marito mi guardò con espressione interrogativa quasi aspettasse una mia conferma che non arrivava per cui mi chiese:
-Per lei va bene lo stesso?-
Vi giuro che in quel momento non stavo pensando assolutamente a nulla che non rientrasse nell'ambito del mio lavoro infatti risposi
- Per me va bene ma sarebbe utile vedere anche tutti i documenti della casa, eventuali certificazioni, lavori fatti perciò sarebbe opportuno che a casa ci fosse qualcuno che sappia dove mettere le mani tra le varie scartoffie-
Inaspettatamente la faccia del marito si illuminò ed appoggiando il suo braccio destro sulle spalle della moglie mi sorrise e sentenziò
- A questo punto, allora, confido nell'efficienza di mia moglie, è lei che sa dove mettere le mani, io di carta, meno ne vedo e meglio sto-
Risata di rito e fissiamo un appuntamento per mercoledì ore 10:30.
Mi piace la puntualità ed infatti Mercoledì mattina alle 10:25 ero davanti alla villetta dei miei clienti che suonavo il campanello. Il tiro del cancello si fece attendere qualche istante poi entrai in giardino diretto verso il portoncino di ingresso. Appena raggiunta la porta, non feci in tempo a bussare che lei mi accolse con uno smagliante sorriso, un saluto e dandomi istruzioni prima di entrare.
- Ciao, scusami ma sono un po in disordine sai, stavo rimettendo apposto mentre ti aspettavo, ti dispiace toglierti le scarpe e ... dammi pure il cappotto, ci penso io. Non preoccuparti, abbiamo il riscaldamento a pavimento, è una goduria girare scalzi per casa.-
Non vi nascondo che rimasi leggermente imbarazzato dalle richieste della signora ma soprattutto da come mi accolse e …. come era vestita, rimasi immobile per un istante per riordinare i pensieri e mantenere la lucidità necessaria a fare il mio lavoro. Perchè? Ma perchè la padrona di casa mi è apparsa scalza, indossando solo una maglia di lana lunga fin sotto le chiappe e con una generosa scollatura che lasciava poco spazio all'immaginazione, i capelli erano sciolti di color mogano le arrivavano a metà schiena, ogni volta che si muoveva lasciava una scia di profumo che elettrizzava e risvegliava tutti i miei sensi. Ecco perchè ero concentrato a sopprimere mille idee che cominciarono a frullarmi in testa e che non centravano nulla con il motivo per cui ero qui.
Tolgo le scarpe e le consegno il cappotto poi la seguo mentre da brava padrona di casa, mi mostra tutti i vani. Qui il soggiorno, tinello, una bella cucina, lavanderia e poi il piano primo.
Ci crediate o no, sono state le due rampe di scale più faticose della mia vita. Lei mi precedeva ed io, dietro, ero ipnotizzato dal movimento del suo culo che si muoveva a destra e sinistra ad ogni alzata dei gradini ma la cosa più inquietante era vedere la maglia che scivolava fino a metà chiappa ogni volta che alzava la gamba per affrontare la scala e rimasi meravigliato, piacevolmente meravigliato, direi proprio inebetito quando mi accorsi che sotto il maglione non indossava nulla, capite? Senza intimo. Erano flash che lasciavano intravedere uno spacco tra le due chiappe ben definito mettendo in risalto le piccole labbra della figa che sbocciavano come un fiore tra i morbidi contorni delle grandi labbra, completamente depilate.
Lei come se nulla fosse, continuava a parlare illustrandomi l'abitazione mentre io ormai facevo fatica a starle dietro nei suoi racconti e stavo perdendo l'aplomb professionale che mi ero imposto di mantenere.
Al primo piano, reparto notte, ma prima di visionare le camere da letto, prese una scala per farmi vedere la mansarda nel sottotetto.
- La devi vedere per forza, è molto alta, noi ora la utilizziamo come ripostiglio ma potremmo ricavarci altre due camere ed un bagno, mi tieni la scala per favore?-
Certo che ti reggo la scala e a me chi mi regge? Pensai tra me.
Avevo i suoi piedi scalzi a dieci centimetri da me, non volevo essere spudorato perciò, mentre tenevo assicurata la scala, guardavo in basso con la testa ancora a quei due piccoli petali che ricordavo tra sue gambe.
-Scusami Dario, ho dimenticato la chiave della botola su quella mensola, me la puoi passare?-
La sua voce mi riportò al presente, presi la chiave e...................... guardai in su, lei mi guardava sorridente, era spiazzante vedere con quanta semplicità e innocenza se ne stava in piedi sulla scala con una gamba dritta e l'altra appoggiata al piolo superiore dandomi la possibilità di assistere ad uno spettacolo inverosimile pieno di quella carica erotica che ricordavo tipica di quei filmetti soft della mia adolescenza.
Per poterle consegnare la chiave dovetti salire a mia volta su di un piolo, alzai il braccio e le sfiorai inconsapevolmente una coscia mentre lei si piegò in avanti per ricevere la consegna e proprio mentre le nostre mani si toccarono, mi ritrovai immerso dentro al suo decolletè che allargandosi dava libero sfogo a due magnifiche tette da donna matura ma ancora capaci di far volare nel mondo dei sogni.
Mi sorrise, oppure rise di me, sicuramente la mia espressione era indefinita e le vampate di calore che mi sentivo addosso erano sintomo di un rossore che quasi percepivo. Sentivo il profumo del suo sesso, era li a pochi centimetri dal mio viso e vedevo chiaramente un luccichio umido sullo spacco della figa a testimoniare la sua eccitazione, a peggiorare il tutto, cominciai a sentire delle fitte fastidiose sotto i jeans dovute alle richieste di spazio del mio cazzo felice, finalmente, di essere chiamato in causa.
Cosa dovevo fare, calma, calma, calma. Non è facile prendere l'iniziativa in un contesto come questo, c'è da rovinarsi la reputazione, magari è solo un po' esibizionista, si diverte a mettermi in imbarazzo, e va a finire che se allungo le mani mi porto a casa anche una bella denuncia.
Ok il suplizio scala a pioli era terminato, lei continuava ad essere assolutamente a suo agio mentre io, per il momento, ero riuscito a calmare le ambizioni del mio sottopancia e continuammo a visitare il piano. Una camera, quella degli ospiti, due bagni, la camera del marito, - Perchè sai Dario, da un po di tempo dormiamo in camere separate e ti giuro che stiamo benissimo poi quando ci viene voglia di giocare, come vedi, abbiamo l'imbarazzo della scelta.- Sorrisino malizioso.
Entriamo nella sua camera.
Appena apre la porta si blocca sull'uscio e si gira verso di me con la mano sulla bocca dicendo- ooo Dario aspetta, mi sono dimenticata di riordinare la mia camera, accidenti c'è ancora il letto disfatto e tutta la biancheria in giro-
Poi si precipita sul letto chinandosi a novanta gradi per raccogliere un intimo di pizzo nero e due reggiseni sempre neri.
A questo punto la situazione è precipitata, tutti i miei buoni propositi mi stavano abbandonando ed io ormai li lasciavo andare senza nemmeno un accenno per cercare di trattenerli, un po come succede quando hai a casa ospiti indesiderati che non appena dicono che è ora di andare tu salti sù pronto per aprirgli la porta d'uscita.
Mettetevi nei miei panni, ero a casa di una bella donna semi nuda, nella sua camera da letto, a pecora sul materasso che stava arraffando biancheria intima senza nemmeno cercare di nascondere tutto il mondo che la sua posizione mi permetteva di ammirare.
Un culo sodo, bianco, con un profondo solco tra le due chiappe a formare una linea interrotta da quella splendida rosellina scura del suo buchino e poi infrangersi tra le onde increspate delle labbra della figa che ora, era più aperta, già umida, pronta ed era lì che mi chiamava beffarda, impudica.
Giacobazzi insegna, due neuroni, di cui uno latitante e soprattutto, da buon romagnolo, quando c'è di mezzo una figa, la cazzata la fai. Sei pienamente consapevole che è una cazzata ma tu la fai.
Ero ancora sulla porta, parto, mi avvicino al letto, allungo la mano e l'appoggio direttamente sulla sua figa mentre mi chino per sussurrarle all'orecchio – Posso darti una mano?-
Con mio grande stupore e solievo, lei si gira e sorridendo semplicemente mi risponde – Credevo di doverti fare un disegnino-
Avevo ancora la mia mano sulla figa che si stava allagando mentre cercavo, con il dito, di forzare l'entrata, giocavo con il clitoride girandoci attorno per poi affondare di volta in volta dentro di lei che assecondava con i movimenti del culo in modo da esporsi meglio e facilitare le manovre.
Aveva un profumo esilarante, le scostai i capelli e cominciai a baciarle il lobo dell'orecchio poi piccoli morsi poi il collo e su nell'angolo delle labbra che teneva leggermente socchiuse mentre il suo respiro si faceva più profondo. Era uno spettacolo vedere montare la sua lussuria, ogni tanto mi diceva – Piano, torna lì, così- ed io ero ben felice di ubbidire alle sue voglie fino a quando decise di mettersi seduta sul letto, mi prese i fianchi e cominciò a slacciarmi la cintura poi i bottoni dei jeans, sempre più velocemente io, intanto, mi strappavo letteralmente la maglia che avevo ancora addosso e l'ho aiutata a sfilarmi i calzoni, le mutande erano praticamente appese al cazzo, duro, anche lui era finalmente libero e ansioso di dire la sua.
Sparito anche l'ultimo mio indumento, senza preavviso, cominciò a prodigarsi in un meraviglioso pompino, lento ma minuzioso, era concentrata a coccolare il suo giocattolo in maniera maniacale, lo guardava e poi giù fino in gola per risalire piano accarezzandolo con la lingua fino alla cappella che riappariva sempre più gonfia.
Era brava, molto brava e le chiesi di fermarsi per non venire subito dentro la sua bocca, il mio pensiero era altrove, ora che gli argini erano crollati e lei capì al volo.
Si stese sul letto e divaricò le gambe mentre si sfilava la maglia che ancora aveva addosso, il segnale era chiaro ed io lo colsi al volo, mi buttai avidamente a succhiare quel frutto maturo, ad assaporarne gli umori dolci, quel nettare che colava copioso dalla sua figa calda e piena di voglia.
Mi spingeva la testa con tutte e due le mani incrociando le gambe dietro alla mia schiena ed inarcandosi ogni volta che il piacere le faceva scorrere l'adrenalina poi mi chiese di entrare e capii che non intendeva dalla porta.
Le misi due cuscini dietro la nuca, volevo vederle il volto mentre la chiavavo, volevo vedere quella luce che solo le donne che godono sanno trasmettere, quell'energia fuori controllo che deforma i lineamenti del viso appena prima dell'arrivo dell'orgasmo che infatti scoppiò in tutta la sua potenza pochi istanti dopo preannunciato dai suoi respiri non più regolari e poi un gemito rauco animalesco con le sue unghie infilate nelle mie chiappe.
Ora potevo baciarla, piccoli tocchi sulle sue labbra gonfie di sesso, via via sempre più audaci fino a forzare con la lingua la sua bocca che mi accolse avida e tenera quasi a cercar conforto dopo la fatica. Rimanemmo così per alcuni minuti ci baciavamo e ridevamo io ero ancora dentro di lei con il cazzo in tiro, non ero venuto, l'atmosfera cominciò a riscaldarsi nuovamente e con un gesto mi fece capire di stendermi sul letto e subito me la trovai sopra che sorrideva beffarda. - Ora comando io- Mi disse. Massaggiava le palle con una mano, le tastava, impugnava il cazzo cominciando una sega, si alzò quel tanto per posizionarlo sotto di lei e si accomodò fino in fondo. Si appoggiava con le mani sul mio petto mentre cavalcava lenta ma costante ed io giocavo con quelle meravigliose tette ipnotizzato come un bimbo nella culla che guarda un clarion sospeso, i capezzoli duri quasi rossi come ciliege e i capelli disordinati che le cadevano in avanti tutte le volte che si chinava a baciarmi. Era il più bel quadro che avessi mai visto, era tutto perfetto, il posto, i profumi, i movimenti, lei, ….una donna.
Arrivarono ancora gli affanni del respiro, gli affondi cominciarono ad aumentare di ritmo sempre più violenti, era lei a volerlo ed io la assecondavo inarcando la schiena di modo che potesse sentirlo completamente, le stringevo i capezzoli, probabilmente le facevo male ma in quel momento non sentiva dolore, le sue unghie si serrarono sul mio petto quando venne fuori il solito gemito rauco che annunciava il secondo orgasmo, gli affondi erano diventati degli schiaffi fino a quando si irrigidì, completamente immobile con le unghie che graffiavano la mia pelle e le sue cosce che stringevano le mie. Tremava come una foglia senza respirare poi si accasciò su di me e ricominciammo a baciarci come due ragazzini alla prima pomiciata.
Avevo un problema, io non ero ancora venuto, caso strano ma non ci riuscivo anzi avevo ancora il cazzo sull'attenti infilato dentro e le palle che cominciavano a farmi male e la cosa mi stava preoccupando ma allo stesso tempo ero cullato dalle morbide forme di lei sdraiata sul mio corpo con quel profumo di donna che mi mandava in estasi.
Fu lei, ancora una volta a decidere i tempi, scivolò ai piedi del letto fino a ritrovarsi faccia a faccia con il mio cazzo, sempre il solito sorriso da biricchina e le sue parole. - Adesso pensiamo a lui-
Cominciò dal fondo, con la lingua che si soffermava ogni tanto nella sua risalita verso l'apice poi le sue labbra che facevano sparire come in un gioco di prestigio il goloso gelato, si divertiva a giocare con piccoli morsettini di tanto in tanto che mi facevano scattare dalla mia posizione rilassata e rideva maliziosa mentre mi meravigliavo a constatare come una donna riesce ad essere bella sì, semplicemente bella, anche mentre fa un bocchino.
Finalmente venni, sentii quasi male, ne avevo urgente bisogno ed un attimo prima, lei, se ne accorse e si staccò con la bocca e cominciò una furiosa sega aspettando il mio orgasmo, quel liquido caldo che si fece piovere sulla faccia come se fosse panna.
Ero spossato, steso con gli occhi chiusi, non pensavo a niente, sentii il tocco delle sue labbra sulle mie, la sua lingua che cercava la mia, ed io ricambiai, era ancora fradicia del mio seme che si mischiava dentro le nostre bocche, non avevo mai assaggiato la sborra e mai avrei creduto di poterlo fare ma in quel momento non ci ho proprio pensato perchè tutto era perfetto.
Ci salutammo con una stretta di mano, che paradosso, sulla porta di ingresso, le diedi le ultime istruzioni sugli incartamenti di cui avevo bisogno per ultimare la perizia e lei mi assicurò che sarebbe passato il marito in ufficio.
Come promesso la domenica successiva vedo entrare senza preavviso un signore distinto, era il marito, era solo. Fui colto da un attimo di timore e delusione poiché speravo di rivedere la sua bella mogliettina.
Guardammo le carte che mi aveva portato, raccolsi quelle che mi interessavano, due parole sul più e sul meno, mi sembrava molto tranquillo e sereno, la mia paura che potesse avere qualche rancore, svanì nel nulla.
Arrivati al momento dei saluti gli promisi che nel giro di una settimana sarei stato pronto con il lavoro e sarei passato di persona per riconsegnare i documenti che mi stava lasciando con la mia perizia. La sua pronta risposta:
- Perfetto Dario, anche prima di quel che pensavo ma la prossima volta che vieni a casa facciamo di domenica,....... sai com'è vorrei divertirmi un po' anch'io-
Cosa avrà voluto dire?????????????
AUTORIZZATI ALLA PUBBLICAZIONE DA DACOM70.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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