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Il contratto


di iltiralatte
23.11.2023    |    2.926    |    4 8.0
"Ora, alla guida del grosso complesso annaspava..."
Come tutte la mie storie pure questa è frutto esclusivo della mia fantasia per cui ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è puramente casuale.

Quando lo ho conosciuto Enea era un giovane industriale.
Aveva ricevuto, non so come, una piccola somma di denaro, la aveva investita e l’aveva raddoppiata.
Ulteriore investimento, ulteriore rischio ed era andata bene: la piccola somma era divenuta una grossa somma ed aveva potuto permettersi addirittura di acquistare la tessitura dove lavorava.
Perspicace e capace la aveva ristrutturata ed innovata.
I profitti presto si rivelarono ingenti e lui, affidato tutto ad un amministratore fidato, si dedicò alla bella vita!
Meno di 30 anni, scapolo, simpatico, fisico palestrato e, soprattutto abbiente era naturale che le ragazze gli ronzassero attorno.
Io non ero tra queste. Facevo, non per mio merito, parte della créme cittadina per cui ero accettata ovunque decidessi di passare le serate, ma la mondanità non era proprio al culmine delle mie aspirazioni.
Anch’io avevo naturalmente i miei mosconi che mi giravano attorno, quindi se una sera desideravo andare in discoteca (anch’io sono giovane dopotutto) non avevo difficoltà a trovare l’accompagnatore che mi ci avrebbe portata.
Proprio in discoteca ebbe luogo l’incontro.
Avevo un tavolino posto proprio al lato della pista ed un deficiente, che aveva in mano un bicchiere ricolmo di una bibita zuccherina, pensò bene di scontrarsi con una coppia che stava volteggiando.
Indovinate dove finì tutto il liquido?
Sul mio Versace naturalmente.
Immediatamente il mio accompagnatore scattò in piedi pronto a difendermi ma io lo trattenni notando l’espressione sul volto dell’uomo.
Ene “Mi spiace signorina: sono desolato.“
Io “Lei sarà anche desolato ma ora io come faccio a scendere in pista?”
Ene “Mi creda. Si è trattato solo di uno sfortunato incidente. Il suo abito è bellissimo, mi consenta di ripagarglielo anche se devo dire che esso non rende completamente giustizia alla bellezza della donna che lo indossa.”
Era un comportamento un po’ da provolone ma realizzai immediatamente dove mi trovassi: era logico, in discoteca si potevano agganciare elementi come quello.
Intervenne una sciacquetta che si era alzata da un tavolo poco lontano: “Enea, mi avevi promesso una bibita: io ho sete.”
Sotto gli occhi pieni d’odio ed assetati di vendetta sia del mio accompagnatore che della puttanella, lui mi porse un biglietto da visita
Ene “Signorina, domani la attendo qui, le risarcirò integralmente il suo vestito. Nell’attesa cosa ne direbbe se la accompagnassi a casa a cambiarsi e poi la conducessi io stesso a completare la serata? Sono in colpa e debbo ben risarcirla in qualche modo.”
Restai un momento pensosa: “Perché no?( pensai.) dopo tutto il mio accompagnatore mi era assolutamente indifferente ed avrebbe potuto terminare la serata (e con migliori probabilità di successo) con la puttanella lasciata libera da Enea”
Io (tendendo la mano) “D’accordo, piacere Sara.”
Congedato con un gesto il mio moscone personale lo abbandonai in discoteca allontanandomi al braccio di un uomo che si era rivelato veramente affascinante e che non avrebbe certo attentato al patrimonio di mio padre più che mio.
Un cambio veloce e, dato che l’ora si era fatta un po’ tarda, decidemmo di concludere la serata al Casinò.
Ero sempre più affascinata da lui. Provammo un po’ tutti i giochi ed avemmo fortuna: ai dadi vincemmo una cospicua somma che azzerò di un colpo le perdite alla Buole (roulette con soli 9 numeri) ed a Blackjack.
Non mi pentii del cambio di cavalier servente tanto che, da allora, lo frequentai regolarmente-
Lui mi corteggiò dapprima con discrezione, poi sempre più sfrontatamente.
Ci sposammo come logica conclusione del corteggiamento nonostante una certa opposizione di mio padre: “Sara, quel ragazzo non è adatto a te! Troppo farfallone e troppo assente al lavoro. Ricorda che l’occhio del padrone ingrassa il cavallo.”
IO “Ma che dici papà? Enea vede solo me! Ci divertiamo assieme ed è gelosissimo, praticamente non mi lascia avvicinare da nessuno. Considera poi che si è fatto da solo. Ha creato praticamente dal nulla la sua fabbrica e la ha resa super efficiente. È l’unico tra i miei corteggiatori a non aver mai adocchiato la mia dote.”
Papà “Davvero? Allora tu sposalo me scorda i miei soldi. Saranno tutti tuoi solo al momento della mia morte. Se lui è tanto bravo certo saprà mantenerti e sostenerti. Per te ci sarà sempre un posto nella mia casa: per lui NO!”

Dopo il matrimonio iniziammo a frequentare l’alta società che, da nubile, avevo spesso snobbato.
Una persona in particolare entrò nel nostro giro di conoscenze: Elia, discendente ricchissimo di una nobile famiglia che in poco tempo si invaghì di me.
Ad ogni festa mi corteggiava, anche sfrontatamente sotto gli occhi di Enea.
Non mi interessava come uomo ed ogni volta rifiutavo le sue attenzioni ridendone poi con mio marito che, non appena lo vedeva, irrigidiva i muscoli della mascella.
Io “Amo te gelosone. Lo sai che mai ti farei un torto del genere.”
Ene “Lo so Sara ma è più forte di me. Ogni volta che lo vedo, sapendo quello che vuole farti, mi va il fumo agli occhi. Lo odio: lo odio proprio.”

Si scoprì che mio padre aveva avuto ragione.
L’amministratore fidato, tanto fidato non era.
Approfittando dell’eterna assenza di Enea, aveva sottratto una ingentissima cifra alla ditta, fuggendo poi in un paese tropicale senza estradizione a godersi il maltolto.
La bella vita era terminate: Enea dovette tornare personalmente in ufficio a cercare di salvare il salvabile.
La congiuntura economica non era però favorevole.
Mentre pochi anni prima era riuscito a trasformare una fabbrichetta in un grosso complesso industriale. Ora, alla guida del grosso complesso annaspava.
Lo spettro del fallimento e della susseguente miseria cominciava a prospettarsi all’orizzonte.
Io “Stai sereno Enea: io sono al tuo fianco. Ti amo e farò quanto necessario per sostenerti. Tu sei bravissimo, vedrai che ce la faremo”
Lui mi guardava con quegli occhi persi ed io sentivo, istante per istante, crescere il mio amore per lui.
Ene “Potremmo farcela Sara, ma in questo momento ho un disperato bisogno di liquidi. Quel disgraziato non solo ci ha rubato i soldi ma ha lasciato dietro di se una scia di debiti.”
Io “Posso provare a chiedere a mio padre: di certo lui è in grado di aiutarci.”
E corsi via per raggiungere il babbo.
Papà “Non se ne parla Sara. Ricordi cosa ti dicevo a proposito di occhio e cavallo? Ora parliamo di buoi e di stalla. I buoi sono fuggiti, cercare di farli rientrare sarebbe solo un rischio inutile.”

Abbacchiata tornai a casa. Mio padre aveva ragione: ero certa che non ci avrebbe consentito di morire di fame ma lui, oculato com’era, non avrebbe rischiato la sua fortuna.
Lo riferii ad Enea e lo vidi annuire.
Tre giorni più tardi Enea mi invitò a mettermi in ghingheri.
Ene “Abbiamo troppi problemi: ci serve un diversivo. Ho deciso di accettare l’invito che Elia ci ha rivolto per la festa che ha organizzato questa sera.”
Lo guardai perplessa: non mi sembrava tempo di feste e non mi andava l’idea di far la parte dell’invitata povera. Al nostro livello si sapeva sempre tutto di tutti tuttavia non volli contrariarlo. Qualche abito da sera lo possedevo ancora e, anche se non fosse stato all’ultimissima moda, avrei potuto fare la mia buona figura.
Raggiungemmo quindi la villa di Elia.
La festa era definita “intima” nel senso che non c’erano più di una trentina di persone sedute al lungo tavolo nobiliare in cui Elia era a capotavola.
Un pranzo delizioso e poi le danze.
Enea sembrava sparito dalla circolazione ed io mi ritrovai a volteggiare proprio con Elia che immediatamente iniziò la solita sequenza di proposte.
Oramai avevo imparato a non fargli più caso, per cui potei tranquillamente divertirmi.
Dopo tre ballo Elia mi propose di visitare la sua villa, antica e ricca di tesori artistici.
Era una occasione unica.
Enea era fuori vista per cui accettai con piacere.
Mi mostrò varie sale che apprezzai moltissimo sotto la sua guida sapiente ed infine giungemmo all’ultima.
Eli “Manca solo la camera da letto, ma questa è forse la più preziosa: per questo la ho tenuta per ultima.
Mi spalancò la porta ed io vidi una stanza, tutto sommato normale, senza quadri di eccessivo pregio alle pareti, con un letto doppio perfettamente rifatto e con un plico appoggiato su un cuscino.
Lo guardai interrogativamente.
Eli “Accomodati Sara, quel plico è per te.”
Esitante presi il fascicolo tra le mani.
Era un contratto mediante cui Elia si obbligava a finanziare al completo la fabbrica.
In cambio …
Eli “In cambio tu diverrai la mia amante. Così mi sono accordato con tua marito”
In un attimo tutto l’amore che avevo per Enea si trasformò in odio: un odio furioso.
Io “Avete fatto i conti senza l’oste. (replicai). Tu ottieni una donna che ti piace, mio marito conserva la sua fabbrica, ma io! Cosa guadagno io?”
Elia era un tipo sicuro di se ma di fronte alla mia esplosione vacillò.
Eli “Cosa intendi? Tu continuerai a vivere nel lusso e non è cosa da poco!”
Io “Nel lusso ci sono nata e mi basterebbe tornare da mio padre per continuare la vita cui sono abituata. No voglio figurare anch’io nel contratto, come attrice non solo come merce di scambio.”
Eli “Allora cosa vuoi?”
Io “Sei abituato a fare contratti, stilane un altro. Qui si dovrà specificare, a chiare lettere
1. che l’unico che può penetrarmi è mio marito. Se poi lo farà col tuo pene problemi suoi.
2. Io sarò l’unica donna con cui Enea potrà scopare. Se trasgredirà l’intera proprietà della fabbrica passerà a me unitamente ai suoi attivi restando i passivi a lui.
3. Io sarò invece libera di chiavare con chi voglio e se rimanessi gravida Enea dovrà riconoscere il bimbo come suo senza protestare e senza indagare.
4. Un impegno anche tuo. Trova una penale se capiterà che vorrai abbandonarmi. E che sia una penale che ti faccia male.
Qui l’unica che deve essere libera di copulare devo essere io. voi uomini di contratto dovrete avere un contratto da soddisfare ed a cui sottomettervi.”
Quella notte nessuno scopò, si doveva rifare il contratto, ma da allora io sono la vera regina con due uomini asserviti al mio comando.

Fine
Come sempre mi succede mendico critiche motivate (anche negative) e pareri, indispensabili per migliorarsi.
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