tradimenti
Allattare è bello 3
di iltiralatte
10.06.2024 |
1.500 |
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"Non ero abituata a tanto ben di Dio e, dopo la terza portata cominciai a piluccare un po’ qua e la..."
Dio mi aveva indicato la sua volontà per cui, raccolte le poche cose cui veramente tenevo andai a comunicare a mio padre la decisione del Conte di nominarlo calzolaio di corte, salutai Eloise, l’unica vera amica che avevo, i miei fratelli colle loro famiglie e tornai velocemente a palazzo.Strano trovarci la mia cameriera personale che il Conte mi aveva assegnato e che, come prima cosa, mi aiutò ad immergermi in una vasca ripiena di acqua calda e profumata lavandomi poi con energia in ogni dove.
Dopo il bagno un massaggio con una nuvola sotto forma di accappatoio che in breve tempo mi lasciò completamente asciutta.
A questo punto ero veramente curiosa di vedere quali abiti avesse scelto per me il mio Pigmalione ma fui subito delusa: dopo avermi sottratto l’accappatoio la cameriera mi fece sdraiare su un lettino facendo poi cenno ad un avvenente collaboratore di iniziare un massaggio con unguenti profumati.
Neppure questa volta il servo si fece scrupoli e mi massaggiò, con evidente perizia, per ogni dove interrompendosi solo una mezzoretta per consentirmi di allattare il piccolo Elia.
Ma neppure in questa occasione mi concesse la mia intimità, anzi, ad un certo punto riapparve la cameriera che mi sottrasse il bimbo e la routine ricominciò.
Terminai che già era l’ora di cena per cui la cameriera mi pose una leggera vestaglia cui sovrappose un nuovo accappatoio asciutto.
-Sua grazia ha richiesto la Sua presenza, signora. Normlment6e dovrà presenziare completamente vestita ma, per questa sera, Sua Grazia dovrà accontentarsi di trovarvi così addobbata. Abbiamo trascorso l’intero pomeriggio a farvi bella e non abbiamo avuto il tempo di scegliere acconci abiti. Inoltre è già l’ora di nutrire il bambino. Credo farà un dono gradito se lo allatterà dinanzi a lui.
-Va bene, accetto il tuo consiglio, ma dimmi, come mi devo comportare? Tu hai più esperienza di me nei rapporti con la classe nobile mentre io sono completamente estranea ai loro usi e costumi.
-Non deve preoccuparsi signora! Il conte non è un orco ed è ben consapevole della situazione. Lei gli piace e lui ha deciso di fare di lei il suo giocattolo. Si comporti normalmente, come se fosse davanti ad un corteggiatore tra i suoi pari, acconsenta sempre a ciò che le chiederà e tutto andrà bene.
Ciò detto mi fece strada per un intrico di stanze e di corridoi fino a raggiungere una stanza con un enorme tavolo e, a capotavola, Lui attendeva pazientemente.
Vidi la cameriera avvicinarsi al padrone e parlargli brevemente.
Il conte assentì col capo e mi fece cenno di prendere poso accanto a lui.
-Non sei mia moglie per cui il tuo posto, a tavola, non può essere quello di fronte a me, ma dovrai accontentarti di un lato del tavolo come tutti gli invitati, capisci?
-Si Conte Charles, comprendo perfettamente ma ora devo domandarle la cortesia di iniziare da solo la cena. Immagino che il mio piccolo già stia reclamando la sua di cena.
L’uomo si mise a ridere:
-D’accordo, siamo adulti e possiamo ben attendere che il bimbo sia satollo. Abbiamo tutta la notte a nostra disposizione e, secondo quanto ti ho promesso, in questo caso lascio a te il bastone del comando.
Fece un cenno ad un valletto ed un istante dopo una cameriera apparve portando con se il bambino.
-Ecco il vero padrone di casa
Continuò sempre ridendo il conte.
-Vuoi un po’ di intimità mentre lo nutri. Posso assentarmi se lo desideri.
-No Conte, anzi la prego di rimanere. Lei si è ampiamente meritato il privilegio di assistere allo spettacolo.
Preso in braccio il bambino estrassi un seno davanti a lui e cominciai a nutrire il piccolo.
Il Conte rimase a guardarmi come affascinato e solo verso la fine si alzò e fece una lieve carezza a me ed al bambino.
Riconsegnai il lattante alla cameriera che lo portò rapidamente alla sua culla e rimisi la mammella al suo posto sotto la leggera vestaglia.
-Desidera forse poterla nuovamente vedere non oscurata dal capo del bambino Conte?
-Oh la vedrò e la toccherò, stai tranquilla, ma ora dedichiamoci alla cena. Fingiamo di essere due vecchi coniugi che cenano assieme dopo una giornata di lavoro.
Le portate iniziarono ad arrivare, varie, numerose ed eccellenti.
Non ero abituata a tanto ben di Dio e, dopo la terza portata cominciai a piluccare un po’ qua e la.
-Che hai? Non ti piacce il cibo? Ti farò portare ciò che desideri, basterà che tu me lo dica.
-Mi perdoni Conte ma non sono abituata a tanta grazia. Tra me e mio marito, in una sera particolarmente fortunata eravamo abituati a dividerci una baghette in due
-Già, tuo marito: dimenticavo. Come hai risolto con lui i tuoi pernottamenti presso di me? Si è lamentato? Posso anche consolarlo con del danaro, certamente se tanto siete poveri questo sarà un incentivo che lo convincerà a cederti.
-Non sarà necessario Conte, Dio vede e Dio provvede. Proprio mentre lei stava decidendo la mia punizione ha pensato bene di farsi ammazzare per cui ora sono una donna libera e non tradirò nessuno concedendomi a voi.
-Veramente Dio deve avere qualche progetto su di te, lo riconosco, ma ora, egoisticamente, voglio approfittarne per il mio personale piacere. Seguimi, ti mostrerò il letto in cui d’ora in poi giacerai.
Lo seguii fiduciosa, cominciavo io stessa a credere alla mano ed al sostegno di un Essere Superiore il che mi consentì di concederglimi senza pudore.
L’amante era superbo ma, contrariamente a quella sveltina che una volta gli avevo concesso, a letto si esaltava. Mi teneva vuoti i seni succhiando golosamente il loro contenuto e, questo semplice fatto, magnificava la mia voglia di essere da lui posseduta,
Sapeva anche essere prudente arrivando a prevedere i miei giorni fertili e a non scoparmi in quelle occasioni.
Durante i tre mesi che trascorsi con lui riuscì a non mettermi incinta pur scopandomi con una frequenza e con una abbondanza che avrebbe sicuramente fatto invidia al mio defunto marito.
Una sola cosa mi parve strana.
Un giorno arrivò un messo con un messaggio: il re lo voleva a Parigi.
Immediatamente fece fare i bagagli, sia suoi che miei.
-Desiré andiamo a Parigi. Qui troverai il fior fiore della nobiltà e non voglio che nessuno capisca che ho con me la figlia di un ciabattino. Ti ho studiata in questo periodo e sono certo che saprai comportarti adeguatamente ma. per essere certi, voglio che tu cambi nome. D’ora in poi ti chiamerai Jeanne Bécu e nessuno potrà mai rintracciarti.
Elia oramai era svezzato ed il nono lo accudiva amorosamente.
Senza rimpianti seguii felice il mio protettore.
Parigi: il sogno di ogni ragazza a qualunque classe sociale appartenga.
Già il girare tra quelle via famose mi emozionava.
Immaginate poi l’emozione che ho provato, io, una semplice popolana, nell’essere ammessa a corte.
Il conte mi invitò a ballare e scoprii con piacere che, pur senza educazione musicale, era una cosa facile e divertente.
Mentre sorseggiavamo una bibita seduti al tavolo che ci eravamo scelti un ometto si avvicinò a noi,
Immediatamente il conte si alzò rispettosamente in piedi.
Jeane permettimi di presentarti il Duca di Lorena, camerlengo del re.
Immediatamente mi alzai in piedi, feci una graziosa riverenza e porsi la mano al nuovo venuto che me la rese dopo aver effettuato un elegante baciamano.
Duca, mi permetta di presentarle Jeanne Bécu, la mia protetta.
-Sono sempre lieto di conoscere i fiori migliori, caro Conte, e Voi me ne avete portato uno veramente eccezionale.
Poi scusandosi con me, si appartò un momento parlando fittamente col conte.
Dopo qualche minuto il mio protettore tornò al mio tavolino.
-Jeanne, sei una ragazza bella ed intelligente. Voglio sperare che tu non ti sia fatta certe illusioni.
-Oh no Conte. So di non e non potere essere al vostro livello. Io sono solo una popolana e mai ho pensato alla possibilità di far di Voi mio marito. So stare al mio posto solo, Vi prego, non si stanchi troppo presto di me. Voi mi avete aperto un mondo che neppure osavo sognare.
-Brava Jeanne, è vicino il momento di separarci ma non temere: questo ambiente hai conosciuto e questo mondo sarà in un modo o nell’altro tuo. Vedi? Io ed il Duca abbiamo un compito ingrato: dobbiamo procurare donne per il letto del re. Solo che lui non lo sa: si illude di poter essere lui stesso il conquistatore ma ignora che ogni sua possibile amante è passata prima al nostro vaglio. In questo periodo, poi, Madame Pompadour è spirata a soli 42 anni per un attacco di tisi e lui non ha più una amica ufficiale. Cosa ne diresti se io riuscissi ad infilare te in quel letto?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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